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GISO M: Mood a 360

Giannino Mattia, Giso M, è un rapper classe 1992 di Finale Emilia che afferma: “La musica è vita, è quella cosa che ti mantiene a galla quando stai sprofondando”. In 7 mesi ha scritto 14 pezzi, era il 2020, il mondo si stava guardando non capendo cosa succedeva. Giso M, invece, aveva le idee ben chiare, capace di adattarsi a qualsiasi beat. Nelle sue barre parla di Deep Purple, partiti politici, nelle sonorità si passa dal reggaeton alla techno, per infilarsi nella old school che riporta alla golden age dell’hip hop. Dieci brani come unico protagonista e quattro con la presenza di featuring come Serena De Angelis. Rap che cerca di uscire dal ghetto della musica e della vita.

ELLEN RIVER: Lost Souls

Ellen River si muove con estrema consapevolezza in uno spazio che conosce e di cui è padrona. Le sue parole suonano cristalline, trasparenti, sincere. Una musica che viene dal cuore e dallo spirito, tra soul, blues e rock.
La pronuncia, si nota da subito, è impeccabile, non sfigurerebbe in un contesto internazionale, così come l’indiscutibile talento, sia nella scrittura che nell’esecuzione.
Ellen River, al secolo Elena Ortalli, si stacca dai Seekers, ex band che l’aveva accompagnata nel lavoro precedente, e si avvale di musicisti di un certo calibro per gli arrangiamenti, anch’essi sempre on point, mai una sbavatura, mai un “imprevisto”.
Lost Souls è un disco che scorre, placido, con qualche colpo di testa, ma tutto sommato controllato, un disco che scalda, suadente.

(New Model Label) CD

CIRI 5 QUARTI: Poser EP

ciri5quartilowBasandosi solo su quello che si trova online è difficile capire chi sia questo Ciri 5 Quarti: ex batterista, votato al rap dai 21 anni, per cui “rappare era un’urgenza, ora è un dovere”. L’unico modo per scoprire di più è questo “Poser EP”, soprattutto la opener “Generazione senza nome”, in cui C5Q si racconta: è un bolzanese trapiantato a Bologna, dove frequenta l’Università, che racconta la sua quotidianità di studente, fra esami, feste, tipe, i bar, gli amici, descritta in “Belmeloro Struggle”. Il suo modo di rappare morbido e tranquillo ricorda quello di un altro naturalizzato bolognese (Neffa) sorretto dai beat old school e anni ’90 di diversi produttori (Apoc, Esa, Beatzunami, Freshbeat, Dequantiside). Che poi pensandoci non è vero che Ciri 5 Quarti online non dice nulla di sé. Cercando un po’ si trova una sua definizione di “poser”: una condizione dello spirito da cui ogni rapper deve passare se vuoi aspirare alla “realness”, stato in cui l’individuo pensa, parla e interagisce con l’ambiente che lo circonda, lontano da ogni teatralità, con naturalezza.

(Autoprodotto) CD

Le scelte dei valutatori: Luca Fantacone

Luca Fantacone segnala alcuni degli iscritti a Sonda più interessanti tra quelli che sono stati lui attribuiti negli ultimi anni.

Mangroovia
A volte mi capita di non riuscire ad ascoltare in tempi brevi la musica che mi viene inviata con una certa regolarità (nonostante non mi occupi quotidianamente di artisti italiani ormai da parecchio tempo). Non è il massimo, me ne rendo conto, ma a volte capita, e per motivi banali: immediata mancanza di tempo unita alla voglia di ascoltare con la testa libera e senza telefonate in arrivo, fondamentalmente.
Perché la curiosità non manca mai, anzi non ne posso fare a meno.
E spesso capita anche che proprio quando ritardo in un ascolto, vengo poi particolarmente sorpreso dalla musica che ha dovuto “aspettare il suo turno”…
Anche nel caso dei Mangroovia mi ci è voluto parecchio tempo prima di ascoltare i loro brani, e sinceramente me ne sono pentito: perché se avessi ritardato meno avrei goduto prima, semplicemente…
I pezzi dei Mangroovia mi si sono dischiusi con naturalezza, nonostante siano tutt’altro che “immediati”.
Ma soprattutto mi hanno ricordato immediatamente artisti molto diversi fra di loro ma che tutti fanno parte del mio background, di una parte della mia crescita musicale come ascoltatore e come irrinunciabile amante della musica: di colpo mi sono passati davanti Steely Dan, Me’shell Ndegeoshello, e perfino la Bill Bruford Band di “Gradually Going Tornado”…insomma artisti e musica che per me contano molto, e ai quali non è proprio facile rapportarsi…questo la dice molto lunga sulla qualità del progetto dei Mangroovia: grande tecnica (ovviamente, per riuscire a fare musica come la loro non si può suonare così così…) e molto gusto (non facile da trovare…).
Fin qui tutto bene (cit.). Ma ovviamente il mio mestiere è composto da due elementi saldamente legati l’uno all’altro: la sensibilità nei confronti della musica e l’attenzione nei confronti del mercato in cui si opera. Perché qualunque musica si desideri di portare ad un pubblico attraverso attività di marketing, promozione e ovviamente vendite, deve confrontarsi col pubblico che può comprare, downloadare, streamare o andare a vedere dal vivo quella musica, nonché con tutti i canali di comunicazione che permettono di raggiungere un determinato pubblico: radio, TV, stampa, siti, piattaforme social, etc.
Di conseguenza, nel momento in cui mi metto il “cappello” del discografico, riconosco che la scelta musicale dei Mangroovia sia molto difficile da commercializzare in quanto il mercato italiano non la premia sicuramente con facilità…
Pertanto, con un po’ di cinismo ben riposto, dico che “vendere dischi” (detto in modo un po’ old school…) con un tipo di progetto musicale come quello dei Mangroovia è sicuramente molto più difficile che con altri. Detto ciò, ho sempre pensato che alla base di una scelta ci deve essere la serenità nel farla, e che quindi alla base di una band ci deve essere una prima importante coesione nelle intenzioni che, nel tempo qualificherà e distinguerà la band stessa, in un modo o in un altro. E che quindi un artista debba fare quello che si sente innanzitutto, mantenendo la lucidità per capire anche perché quello che fa possa o non possa “funzionare”. Ossia, non è detto che quello che si vuole fare possa piacere facilmente ad un certo numero di persone, piccolo o grande che sia, e quindi bisogna essere molto appassionati tanto quanto molto disincantati ed eventualmente pronti a cambiare nel tempo qualcosa della propria produzione, possibilmente senza snaturarsi o abdicare da se stessi.
Nei Mangroovia ho trovato molta auto coscienza e serenità, così come molta sagacia in quello che fanno.
Del resto un proprio pubblico c’è sempre o quasi, soprattutto se l’idea alla base di un progetto è chiara e presentata nel modo giusto. Nella musica dei Mangroovia ci sono ottime basi tecniche e compositive, nonché una notevolissima visione organica e dinamica della struttura dei brani (caratteristica fondamentale secondo me delle band che non fanno della struttura della canzone mainstream pop un proprio cardine).
E tantissimo stile, quello naturale, non traslato dalle tendenze contemporaneo. Quello che piacerebbe a uno come Pharrell tanto per capirci.
Purtroppo non sono ancora riuscito ad ascoltarli e vederli dal vivo. E spero di poterlo fare presto, sempre per la curiosità di cui non posso fare a meno. E sono convinto che riuscire a conquistare il pubblico dal vivo sia uno degli strumenti più efficaci per un progetto come il loro. Così come sono convinto che si debba sempre e comunque provare a cambiare un po’ le “carte in tavola”, altrimenti ci si annoia… Forse i Mangroovia non cambieranno la storia della musica, ma meno male che ci sono.

Alternative Station in Standing Ovation

Alternative4lowPuoi essere fan o meno di Vasco Rossi. Resta il fatto che poter suonare a “Modena Park” non capita tutti i giorni e quando ti succede lascia un segno. Un segno profondo. Il concorso “Standingovation” ha messo in palio (oltre a premi in denaro) la possibilità di esibirsi prima del concerto evento del Komandante e finire in un cd compilation con un brano originale e una cover di Vasco. Tutto molto bello direbbe qualcuno e tutto molto bello è stato. Tra i vincitori figurano i riminesi Alternative Station, iscritti a Sonda, che a distanza di alcuni mesi sono ancora carichi pensando alla giornata di luglio ed hanno risposto ad alcune nostre domande. “Ci siamo trovati davanti l’’opportunità di poter arrivare a partecipare ad un evento che rimarrà nella storia della musica e sapevamo che non era una di quelle cose che capitano due volte”. Effettivamente è proprio così, un evento del genere non si può replicare ogni weekend. Per partecipare al concorso si doveva presentare una cover del rocker di Zocca, una scelta difficile da prendere, perché se sbagliata si rischiava di non passare nemmeno il giudizio della prima giuria regionale: “La scelta della cover è stata abbastanza semplice, abbiamo individuato alcuni dei brani che più ci piacevano e li abbiamo provati, “Fegato fegato spappolato” era quella che ci convinceva di più. La cover è arrivata in modo naturale e forse anche questo fattore ci ha aiutato a capire che si trattava del brano giusto. Nel suonarla abbiamo cercato di pensare il meno possibile al suo fine (il contest) e alla versione originale, così da renderlo il più personale possibile. Per studiare la reazione del pubblico lo abbiamo proposto in un paio di concerti e lo abbiamo suonato a ripetizione in sala prove”. Quando poi succede che la giuria ti porta alla vittoria – “Abbiamo conosciuto i giurati, avendo l’occasione di ricevere consigli e complimenti da grandissimi nomi del mondo della musica” – capisci che le questioni in secondo piano diventano basilari: “Una volta vinto il contest ci siamo resi conto di non avere un posto dove dormire la notte (tornando a Rimini il giorno dopo non saremmo riusciti e avremmo rischiato di non arrivare in tempo). Per fortuna ci ha dato una mano una gentilissima signora del luogo che ci ha aiutato a trovare una delle ultime stanze d’albergo disponibili”. Infatti, in situazioni del genere quello che conta è mantenere la calma e la concentrazione: “La giornata dell’1 luglio è iniziata carica di emozione e con un po’ di ansia, ma già nel pomeriggio, arrivati al punto di incontro con l’organizzazione, non aspettavamo altro che salire sul palco. Siamo stati accolti bene e ciò ci ha permesso di concentrarci al massimo sulla nostra esibizione. Nel momento in cui siamo saliti sul palco abbiamo realmente realizzato che ce l’avevamo fatta e allora ci siamo lasciati andare e abbiamo suonato con tutta l’energia possibile”. Suonare ad un evento come “Modena park” significa confrontarsi con una platea particolarmente devota al proprio idolo, il tasso di rischio diventa elevatissimo: “Il pubblico davanti al palco è stato molto attento e si è lasciato coinvolgere. Nel momento in cui abbiamo suonato la cover di Vasco tutti, ma proprio tutti, hanno cantato insieme a noi”. Un pomeriggio che difficilmente si può dimenticare: “La forte carica emotiva di quel giorno ci accompagna ancora a distanza di tempo. Sicuramente le soddisfazioni sono state tante e l’essere uniti dall’inizio alla fine ci ha fatto vivere con grande grinta e forza tutto l’evento. L’unico aspetto negativo del primo luglio è stato scendere dal palco e tornare a casa”. A questo punto rimane solo una cosa da fare, poter stringere la mano a Vasco Rossi: “Se potessimo avere l’occasione ci piacerebbe ringraziarlo”. Standing ovation per gli Alternative Station.

Standingcdcop“Standing ovation Modena” il CD

Tracklist:
Alternative Station “Smiling” “Fegato spappolato”
AnimArma “Invisibile” “L’una per te”
Ego “Sto bene qui” “Stupendo”
Ex “Occhi neri” “Colpa d’Alfredo”
May Gray “1000 miglia” “Un gran bel film”
Nevruz “L’immigrato” “Stupendo”

Il CD stampato in 1000 copie si può richiedere gratuitamente, fino ad esaurimento, presso il Centro Musica.

Prova form

OGGETTO E FINALITA’ DEL CORSO
Soundtracks è un progetto che si rivolge a tutte le realtà musicali interessate all’integrazione tra linguaggi musicali e cinematografici. Gli artisti selezionati lavoreranno alla sonorizzazione di pellicole cinematografiche e si esibiranno all’interno di festival e rassegne della Regione Emilia Romagna (nelle precedenti edizioni all’interno della rassegna del Supercinema Estivo di Modena, Festivalfilosofia). E’ promosso da Associazione Culturale Intendiamoci in collaborazione con Centro Musica del Comune di Modena ed Antwork, curato da Corrado Nuccini dei Giardini di Mirò.

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