Sondascolta – Oyku Dogan
Le nostre video segnalazioni: in una manciata di secondi vi raccontiamo la musica (nuova) degli iscritti al progetto SONDA.
Oggi Sonda ascolta Mi Ricordo di Oyku Dogan
Garda 1990: SONDAinONDA
Il progetto solista di Davide Traina – Garda 1990 – nasce nel 2017 in uno studio di architettura nel centro di Bologna. In breve si trasforma in un duo e successivamente prende la forma attuale, quella del trio. I testi ora sono in italiano e la musica è identificabile come emo-core. L’ultimo lavoro pubblicato – Venti – è uscito a marzo 2020.
Ascolta Difetti che Davide ha suonato in acustico a fine intervista
SONDAHeart – Il podcast. Ep.23: Iosonomoka
SONDAHeart, il podcast che raccoglie le interviste degli artisti iscritti a Sonda.
Già da diversi anni pubblichiamo brevi interviste registrate in formato video sul nostro canale Youtube; SONDAheart ci dà la possibilità di espandere le chiacchierate con gli artisti ospiti e di toccare diversi aspetti che, nei video di 3-4 minuti, finiscono per essere tralasciati.
SONDAHeart è distribuito sulle principali piattaforme: Spotify, Apple Podcast, Spreaker, Amazon Music, Deezer, Google Podcast.
SONDAHeart ospita oggi Iosonomoka
ANDREA ZACCHI: Via Emilia
Diciamolo: il primo singolo inedito di Andrea Zacchi, che arriva dopo due EP di cover acustiche, non poteva che essere una dichiarazione d’amore per la propria terra. Il giovane cantautore di Castel San Pietro Terme viene proprio dal confine fra Emilia e Romagna, come fosse nato su quel trattino che le unisce in forma scritta, e racconta le due anime della regione in un viaggio immaginario su quella Via Emilia che unisce il territorio da est a ovest e che ha ispirato tanta musica. E infatti nel testo Andrea cita un po’ tutti, da Vasco Rossi a Lucio Dalla, senza dimenticare i Nomadi, Ligabue, Cesare Cremonini, Nek, Laura Pausini e chi più ne ha più ne metta. Il pop chitarristico di “Via Emilia” è solido e convincente, e il pezzo è corredato da un video (lo potete trovare facilmente su YouTube) che racconta le storie parallele di due gruppi di ragazzi agli estremi della Regione. Ok, raccontata così sembra un po’ un’operazione “pro loco”, ma se avete questa impressione è perché l’abbiamo spiegata male noi. La soluzione? Cercare il singolo di Andrea Zacchi e farvi la vostra idea!
(Autoprodotto) Singolo Digitale
YATRA: Behind the great disguise
Gli Yatra da Reggio Emilia hanno scelto questo nome (un termine sancrito che deriva dalla lingua sacra indiana che significa viaggio o pellegrinaggio) perché i cinque componenti della band sentono di aver intrapreso un viaggio che è un pellegrinaggio alla ricerca di un nirvana fatto di ritmi e melodie. Un rock contaminato da tante influenze (prog, hard, grunge, alternative) che si sviluppa in queste otto tracce. Caratterizzato da un sound arcigno e dalla voce di Denise Pellacani, per ascoltare questo album bisogna prepararsi. Prepararsi fisicamente a sostenere una prova. Gli Yatra non sono per tutti. Non sono per chi cerca di ascoltare qualcosa da mettere in sottofondo alla vita quotidiana. Con gli Yatra viene richiesta partecipazione e attenzione. Perlomeno una capacità fisica per andare incontro a tempi dispari, controtempi e crescendo. Uno sguardo nei meandri della società che ha portato all’apice il puro e crudo materialismo. Gli Yatra non fanno sconti. Gli Yatra sono alla ricerca del nirvana e noi con loro. Potenza e alienazione per le masse. Da ascoltare a volume altissimo.
(Autoprodotto) CD
TUGO: Giorni
Un po’ come il fuoco che rinasce dalle braci ancora calde nascoste dalla cenere, Tugo prende il via da un’altra band dall’esperienza decennale, un progetto acustico di cui non sveliamo il nome. Fatto sta che dopo un paio di anni di stop Francesco Mazzini (batteria), Andrea Rossi (basso/voce) e Andrea Mordonini (chitarra/voce) hanno deciso di dare vita a questo power trio, la cui prima manifestazione è questo EP “Giorni”, totalmente autoprodotto – nel senso che hanno proprio deciso di produrre, registrare, mixare e masterizzare tutti i brani in autonomia – e pubblicato il 25 Settembre 2020. Un reset totale per i tre, che sono tornati alle proprie origini, alla spontaneità di quel rock che, arrivato dal mondo anglosassone, si è impossessato della provincia (in particolare di quella emiliana) negli anni a cavallo del millennio. Dobbiamo tirare in ballo i soliti Gazebo Penguins e Fine Before You Came? Facciamolo, dai, tanto per rendere l’idea. Senza fare operazioni nostalgia però i Tugo nelle quattro tracce di “Giorni” riescono a fare un disco indie-rock credibile e spontaneo, che di questi tempi non è poco.
(Autoprodotto) Digitale
THE SCRAP: U.S.E. – United States of Egos
Dei The Scrap non si sa molto e indagare su di loro è come addentrarsi nei meandri più oscuri del deep web. Ogni indizio porta ad un altro, misterioso, dedalo di immagini vagamente conturbanti ed equivoche. La band inizia a postare nel 2016 , su Instagram, foto di autodemolitori, cimiteri di veicoli deformi, piramidi di carcasse metalliche. Poi la luce, la foto di un Kaoss Pad e di una DAW, si produce qualcosa dunque? Non proprio. Si seguita invece con foto di edifici abbandonati, panorami urbani in decadimento, che nel loro degrado si riappropriano del territorio, rendendolo inabitabile all’uomo. E infine la band compare in un’istantanea, i The Scrap emergono dalle ceneri di un mondo che ha plasmato le proprie creature per poi distruggerle ed abbandonarle. Il loro è un synthwave acido, senza perdono, forgiato nel metallo arrugginito, con incursioni noise e industrial, field recording e voci filtrate dal vocoder. I The Scrap sono robot, come i Kraftwerk, ma si sono ribellati all’essere umano e ascoltarli è come offrire dell’ecstasy a Brian Eno e David Byrne. Un bel viaggio.
(Autoprodotto) Digitale
THE ROYALTY INSTRUMENTALITY PROJECT: Impression A.I.
Già nel 2019 il poliedrico musicista Giack Bazz con il suo album “Haikufy”, disco di 30 tracce da 35 secondi, lanciava la sfida dell’erosione delle piattaforme di streaming partendo dall’interno. Il 2020 oltre aver portato un pandemia globale ha generato un ordigno dal nome “Impression A.I.” che rischia di far saltare in aria Spotify, Apple music, Tidal e tutte le varie piattaforme musicali con le sue 366 canzoni per un totale di 6 ore e 19 minuti. Dietro tutto questo non c’è solo la figura di Giack Bazz (al secolo Federico Giacobazzi) ma è una coesione di più menti sparse per il mondo: Sebastian Papa da Modena alla batteria e drum machine, Luca Pusceddu da Glasgow al basso e Deborah Verrascina da Londra che ha tenuto le fila di tutto il progetto con una maxi produzione discografica. Un’odissea musicale che spazia dal rock, al pop, dal folk al rap, dalla musica classica all’elettronica e chi più ne ha più ne metta.
(Autoprodotto) Digitale
PRIM: Before you leave
Prim (Irene Pignatti) è una giovanissima cantautrice modenese. “Before you leave” è il suo debutto discografico sottoforma di cinque brani che ti fanno ben sperare in un futuro splendente (in questo momento ci vuole proprio). Pop rock che è un salvagente in un mare in tempesta. Canzoni che ti lasciano appiccicato addosso un senso di benessere psicofisico. Voce delicata, musica mai invadente ed un talento non comune. Prim dall’alto della sua giovane età ha tutte le carte in regola per percorrere una lunga e luminosa carriera. Pensate a Lana Del Rey, o ai Beach House, mescolateli insieme per ottenere una nuova ricetta che si chiama Prim. Un debutto perfetto in ogni suo aspetto dai girasoli in copertina alle canzoni, passando per le sensazioni che questo ep ti regala ascolto dopo ascolto. Finalmente una giovane che gioca ad armi pari con gli artisti internazionali. Se Prim guardasse da una finestra su un panorama americano o inglese saremmo qui a tessere lodi sperticate, però a noi non interessa quale panorama vede Prim perché le lodi sono comunque sperticate.
(We Were Never Being Boring) CDEP
PARTICLES: Judas Kisses
La vendetta è un piatto da servire freddo, possibilmente con un contorno di breakdown metalcore, una sezione elettronica adrenalinica e bassi che arrivano dritti alla pancia. Come una moderna Beatrix Kiddo, la frontwoman dei Particles mette in guardia il proprio Bill, preannunciando il regolamento di conti. “Judas Kisses” è il nuovo singolo del quintetto modenese e anticipa il debutto sulla lunga distanza. Una filastrocca degna del miglior killer toy horror fa da preludio a atmosfere irruente e coinvolgenti: il sound della band evolve e, sebbene non perda la matrice alternative rock, si arricchisce di tinte metal e synth-pop. Uno dei punti di forza del brano è sicuramente la voce di Silvia Costanzini, capace di passare dallo scream al cantato più melodico, senza perdere credibilità e tenendo l’ascoltatore incollato alle cuffie. La cursed lullaby ripetuta più volte all’interno del brano e il ritornello catchy accompagneranno infatti anche i più scettici all’interno di un mondo fatto di tradimenti e riscatti. Attendiamo dunque il primo disco, con l’auspicio che sia ancora più arrabbiato e accattivante.
(Wavemotion Recordings) Digitale