QUID: Quid
I Quid hanno confezionato un perfetto biglietto da visita. In tre brani, tutta l’essenza di una band che arriva dritta al cuore e colpisce per la sua chiarezza d’intenti e tematiche trattate. La voce è la colonna portante di un edificio dalle basi solide, l’ossatura che da sola regge il peso di un messaggio oscuro e malinconico. I riferimenti stilistici sono chiari, dal grunge anni ‘90, al pop rock di Negrita e Timoria, fonte d’ispirazione negli arrangiamenti e nelle vocalità struggenti ma orecchiabili. Andando ad analizzare la produzione scopriremo, tra linee di basso azzeccate, arpeggi in clean e powerchord ben assestati, una chitarra acustica che accompagna l’ascoltatore, che si tratti di una ballad (a tratti impreziosita da take di piano e archi) o di brani più energici. Questo a rimarcare l’intento della band di creare canzoni che possano ‘funzionare’ anche nella loro essenza, esperimento assolutamente riuscito. Le sonorità più accomodanti fanno da contrappunto ai testi del vocalist, vero punto di forza del progetto. La perdita di una persona cara, il tempo che passa inesorabile, cercare il proprio ruolo nel mondo, combattendo l’oppressione della negatività. Questi solo alcuni dei temi trattati all’interno di un piccolo ep, che tuttavia delinea in modo preciso i contorni di un progetto già maturo.
(Autoprodotto) CD/Digitale
PANDOREA: XX
Primo EP per questa formazione interamente al femminile proveniente dalla provincia di Modena,, nata nel novembre del 2015 e tenuta a battesimo nel giugno 2016 da un’altra girl-band del territorio (Roipnol Witch, da Carpi) in apertura al loro concerto al Peter Pan di Marina di Ravenna. Nelle sei tracce di questo “XX”, in cui si alternano equamente brani cantati in italiano e in inglese, c’è tutta l’anima rock’n’roll del quintetto che nelle intenzioni si vuole inserire nel solco della tradizione rock femminile di Joan Jett e Lizzy Hale, anche se nei brani più duri e dalle atmosfere metal/nu-metal viene spontaneo affiancarle a band (non di sole ragazze, ahinoi) come Evanescence e Lacuna Coil. La band, ad oggi formata da Sara Valenti (chitarra-cori), Ambra Pincelli (voce), Alice Nocetti (basso), Giulia Camellini (chitarra-cori) e Nancy Luduena (batteria) è attualmente al lavoro su un secondo album e nel portare avanti l’intensa attività live che l’ha caratterizzata fin dalla sua nascita.
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OYKU: Moontide
Il ballo tra la luna e il mare, una sfida eterna tra il prevaricare di sentimenti contrastanti. “Moontide” è un po’ questo, la descrizione di una parentesi di vita, nel modo più sincero e asciutto possibile. Oyku conosce i suoi strumenti e li usa al meglio, solo piano e voce, melodie pop e ambienti notturni. Un album dal respiro internazionale nell’intenzione musicale e nei temi. Basti pensare a “Forget You”, nel suo dualismo tra armonie spensierate e parole amare, di abbandono. Un viaggio mentale che attraversa le città visitate dalla cantautrice, un mezzo per districare lo spettro di sensazioni che accompagnano il distacco dalla persona amata. Non mancano le citazioni implicite o esplicite alla terra natia di Oyku, la Turchia, e alla sua città natale, Smirne. La traccia che spicca maggiormente è quella che dà il nome al disco, non a caso, facendo presagire orizzonti più elettronici, in cui lo strumento madre delle creazioni di Oyku potrà essere accompagnato da drum machine e synth. Per ora accontentiamoci di questo flusso di emozioni, autobiografiche, sincere. Per i fan del minimalismo.
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NOT 2 LATE: Planetary Alignment
Un curriculum di tutto rispetto per questo duo di Modena nato nel 2017: da una parte Mariano Caleffi (voce), 25 anni di concerti alle spalle, ex corista gospel e clarinettista, dal 2003 trapiantato a Londra; dall’altra Paolo Crotti (tastiere e programmazione), jazzista e collaboratore live per Jenny B, i Ridillo, i Ladri di Biciclette, Adriano Molinari (batterista di Zucchero) e i comici Paolo Cevoli, Paolo Hendel e Max Pisu. Con queste premesse non è un caso che l’incontro dei due sia risultato in questo “Planetary Aligment”, sei brani in perfetto stile jazz/r’n’b un po’ sornione nelle ballad e che ammicca alla discomusic appena il metronomo inizia a salire di frequenza. Non a caso i due citano fra le proprie influenze nomi iconici del genere come Earth Wind & Fire, Chic e Bee Gees, mentre a fare invece un parallelo in Italia, non può non venire in mente Mario Biondi. Quale strada sceglieranno quindi i Not 2 Late: guardare al mercato e coltivare la propria vena più pop, o puntare sul genere e spingere ancora di più sull’acceleratore della discomusic? Restiamo in ascolto.
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NONMIPIACEILCIRCO!: Mantra Marx
“Mantra Marx” è uno di quei dischi che ti aspetti di trovare nella parte strana dell’internet, alle due di notte, dopo decine di video di gattini e una maratona della dottoressa Pimple Popper. Prendete “Il Capitale”, dividetelo nei suoi 25 capitoli, immaginate ora 25 brani i cui testi siano basati su questi ultimi, che sintetizzino i concetti chiave tramutandoli in mantra induisti recitati da 25 voci cinesi differenti. Il tutto registrato e prodotto in Cina naturalmente, lo-fi, qualità audio WhatsApp. L’operazione non nasconde, dietro a provocatorie premesse didattiche, un evidente ermetismo consapevole, frutto di ricerche e di una premessa: “Nessuno ti prende seriamente se hai forti opinioni politiche”. La ridondanza e l’utilizzo accessorio di una musicalità spartana, inducono nell’ascoltatore uno stato d’ipnosi meditativa, spesso straniante. Dunque, se hai trovato l’operazione interessante, sai perché sei finito qui e non devi vergognartene. Diversamente i NonMiPiaceIlCirco!, progetto di Matteo Preabianca, nascono nel 2003 e hanno anche avuto altre e varie declinazioni, che ti invitiamo a esplorare.
(Autoprodotto) Digitale
MOTEL SATORI: Blossom and flower
I Motel Satori sono un quartetto capitanato dalla voce di Cora Marzola che disegna paesaggi lunari con grazie ed eleganza. I Motel Satori sono il post-rock che da Ferrara vuole conquistare il mondo. Sono gli alchimisti che cercano di trasformare il metallo in oro. Sono gli esploratori che si fanno strada nella giungla più pericolosa. Sono il freddo del nord Europa che incontra i suoni slow-core dell’ensemble. I Motel Satori in queste quattro tracce si reinventano canzone dopo canzone, passaggio dopo passaggio, in una rincorsa all’ultima emozione. Citare un brano piuttosto che un altro significa fare un torto a qualcuno o qualcosa. In certi momenti ricordano le Lush più eteree, in altri gli Arab Strap più sognatori, in altri ancora i Motel Satori. Può sembrare strano ma vi consigliamo l’ascolto dall’ultima traccia, per poi risalire la corrente verso la sorgente di questo sound personale e per certi versi innovativo. Post-rock tinto di noir. Slow-core intriso di elettronica. I Motel Satori sono uno sguardo rivolto allo spazio, verso la stella più luminosa, quella che ci guiderà verso l’infinito e oltre.
(Autoprodotto) CD
MORIEL: Emma Stone Ep
Un ep, due facce della stessa medaglia, due singoli pop prodotti a regola d’arte, memorabili e accattivanti. “Emma Stone” è il brano che dà il nome alla release, una canzone d’amore carica di tutto l’entusiasmo che caratterizza le fasi iniziali di una relazione. I piccoli gesti vissuti trattenendo il fiato, i primi progetti, l’impressione immersiva che esista solo l’altro a dare luce alle proprie giornate. È tutto perfetto e irrinunciabile. Poi cala il tramonto e inspiegabilmente, quasi senza accorgersene, il rapporto si sgretola, in un moto perpetuo e inarrestabile. “Non ci ripensi mai” è la break up song per chi si è arreso agli eventi. Una stanchezza atavica, accompagnata da una chitarra acustica indolente, traccia i passi di un cammino senza possibilità di ritorno. “Saremo solo scritte sui muri”. E allora, come una specie di caccia al tesoro, leggiamo tra le righe un messaggio di speranza. Sulla pagina Facebook dell’artista spicca un’immagine, un murales che recita: “oggi ti succederà una cosa straordinaria”. Allora non possiamo che augurare a Moriel “cose straordinarie”.
(Autoprodotto) Digitale
MEDICAMENTOSA: Floodd
Bruno Mari è Mediocamentosa. Medicamentosa è Bruno Mari. Due facce della stessa medaglia che lanciata in aria è atterrata al suolo con il terzo parto discografico “Floodd”, un ep con cinque brani che vive, anche lui, in una sorta di parallelismo tra il prima e il dopo. Il prima è la Terra ancora viva e vegeta, il secondo è il pianeta sommerso dalle acque dove l’uomo cerca disperatamente di adattarsi. Un lavoro che ha in “Avremo le ali e le branchie” il pezzo che fa da spartiacque (parola non fu mai più azzeccata) tra la meditazione e la psichedelia. “Floodd” è un disco di musica elettronica, di vapor wave, di pop ambient. Un grido d’allarme. Una sirena che ci invita a vedere il mondo sott’acqua perché le terre emerse non ci saranno più. Rispetto al precedente lavoro, dove i richiami afrobeat erano l’ossatura, qui Medicamentosa ha deciso di entrare in un vortice di silicio siderale, di psichedelia che nella sua voce ricorda il Garbo dei primi album, che a sua volta ricordava il Bowie del periodo berlinese. Un gioco al rimpiattino tra passato e futuro che lascia a bocca aperta. Tecnologia futurista.
(Tempura Dischi) CD
MARBLE HOUSE: Embers
Ogni genere musicale vive dentro le sue regole. Se il primo album dei Circle Jerks (gruppo hardcore punk americano) durava 15 minuti e 40 secondi, la sola canzone che chiude l’ep di debutto dei bolognesi Marble House è lunga 24 minuti e 43 secondi. Una suite che può essere apprezzata da tutti coloro che amano il prog e le sonorità di band come Porcupine Tree o Genesis, per citare il passato e il quasi presente. Non per niente l’uso di strumenti quali Hammond, Farfisa o Mellotron sono pura formalità per i Marble House, che si divertono un mondo a passare da momenti di furore strumentale a delicati passaggi vocali. In questo ep che dura come un album, energia e irrequietezza vanno di pari passo, equilibrio e spaesamento si danno la mano, mentre la band è intenta a portare a segno un risultato strabiliante. “Embers” è un disco anni ’70 calato nell’attualità dell’oggi. I Marble House dovrebbero espatriare e cercare fortuna all’estero. Dimostrare a tutti quanti che dall’Italia possono arrivare band degne di sedersi accanto ai nomi internazionali altisonanti. I Marble House sono i nostri King Crimson. Può bastare o abbiamo esagerato?
(Lizard Records) CD
LUDWIG MIRAK: É quasi l’alba
“É quasi l’alba” è un disco estremamente umano e ha un’anima folk che abbraccia e stringe, delicatamente. Ludwig Mirak non è un nome totalmente sconosciuto ai più, da X Factor al Bungaro Stage, ha cambiato diversi abiti artistici sino a indossare quello che lo veste meglio, una musica d’autore che narra di vicende comuni e profonde, con un trasporto autobiografico calzante e mai banale. Continua dunque a fare da traino un bel canto che non deluderà i fan del pop italiano più inflazionato, con ritornelli catchy e melodie memorabili, ma non mancherà nemmeno una firma personale, che inizia a trasparire dalle otto tracce dell’album. Interessanti le incursioni rock e grunge che spezzano il sentimentalismo e lasciano spazio a virate rabbiose, generando curiosità sulla futura trasposizione dal vivo, già segnata in passato da opening act di rilievo (Ghemon e Carl Brave, per citarne due). Il forte senso d’identità e una consapevolezza non solo artistica e vocale fanno di Ludwig uno degli artisti pop più interessanti del panorama modenese. Da tenere d’occhio.
(Autoprodotto) Digitale