Matteo Cincopan: Passati futuri

matteocincopanOKMatteo Cincopan, da Bologna, era nei Poets, band di pop anni 60, per poi fondare i Guidos, comporre musica per cinema e spettacoli teatrali e ritrovarsi anche con nome e cognome nelle vesti di cantautore. In tre anni ha pubblicato tre album, tutti legati da un comune filo conduttore, visioni diverse del mondo di Matteo, tra fantascienza, progressive rock , pop, ritornelli melodici, visioni ipnotiche e sperimentazione. Matteo si muove leggiadro tra i suoni di “Agosto”, filtra la sua voce, mentre le sue parole si modellano su storie dedicate al tempo, quel tempo che passa inesorabile, quel tempo che ti ricorda che l’oggi non come l’ieri, non sarà come il domani. “Passati futuri” è un disco di pop stralunato, di leggere brezze sonore, di una delicatezza palpabile fin dal primo ascolto. Matteo Cincopan è un cantautore fuori dagli schemi, qui non c’è l’annoso problema dei sentimenti d’amore, tanto caro a tutti gli artisti sofferenti, qui c’è altro, qui c’è l’incontro tra il sogno e la realtà, tra una carezza e uno schiaffo. Matteo Cincopan ha scritto una trilogia, non è da tutti.

(Autoprodotto) CD-R

Cadori: Cadori

cadoriOKCadori è Giacomo Giunchedi ed ha voluto dare un corpo a un progetto cantautorale ridotto ai minimi termini (in fatto di
suoni), dove la voce di Cadori fluttua leggera. Parole, un poco di elettronica, un violino, una batteria minimale, una chitarra dolorante, una vena malinconica tipica di ogni cantautore che si rispetti, il tutto condito però con una capacità di entrare nelle storie in punta di piedi per poi farsele proprie e guidarle alla meta. Cadori è uno specchio lo-fi dove la nostra immagine riflette un’aurea new wave e gli occhi sprigionano un pop raffinato lontano anni luce dalla becera musica d’intrattenimento per menti appiattite dalle troppe radiazioni cui sono sottoposte. “La brutta musica”, brano che mi ha ricordato i Bluvertigo e “Fuori cadono i fulmini” tra i pezzi da ascoltare a ripetizione, insieme al resto dell’album. M’immagino Cadori a Campovolo, davanti a qualche decina di migliaia di spettatori a bocca aperta, che non capiscono cosa sta succedendo sul palco, mentre lui canta: “Se ti vedo a terra, ti risolleverai” e sorride soddisfatto. Ma i testi, si possono trovare da qualche parte?

(Autoprodotto) CD

Massimo Boeri: Massimo Boeri

massimo-boeriOKNon è certo un ragazzo di primo pelo Massimo Boeri, piacentino classe 1962. Si sente dalla voce, si sente dai testi, e quelle che sono le sue influenze come cantautore. Perché sì, Massimo è un cantautore nel senso più stretto del termine, di quella scuola che ormai in Italia si è quasi estinta, quella in grado di creare, soprattutto, canzoni. A dire il vero nei sei brani di questo EP, frutto di un percorso iniziato nel 2009 assieme al bassista e compositore Lorenzo Poli, c’è molto lo zampino di quest’ultimo: arrangiamenti estremamente vari, ben curati, che danno un tocco di classe ai brani ma che non funzionerebbero se questi non fossero scritti proprio in quel modo. Insomma una cosa tira l’altra, è vero, ma la convinzione è che queste sei canzoni funzionerebbero anche solo voce e chitarra. Chiariamo: non siamo davanti a un capolavoro, ci sono momenti alti e bassi, ma questo esordio omonimo è un buon punto di partenza, soprattutto se la strada seguita sarà quella di brani come “Non puoi dirmi di no”, in bilico tra un Pino Daniele e uno Jannacci.

(Remajo) CD

Bitterness: Genetic surgery department

bitternessOKQuando arrivi a trent’anni, puoi decider di fare diverse cose, che non hai mai fatto prima. Tra queste c’è anche quella d’incidere un album ed è proprio quello che hanno deciso tre modenesi che si fanno chiamare Bitterness. Il loro album d’esordio, intitolato “Genetic surgery department”, è un viaggio in undici tracce cantante in inglese che spaziano da un rock “arcigno” a momenti più delicati, con assoli di chitarra, voce pastosa e una sezione ritmica sempre sul pezzo. I Bitterness si sono tolti lo sfizio di pubblicare un album che scandaglia il presente (quindi con un elevato tasso di tecnologia) prendendo però spunto dal passato (che potete chiamare grunge, punk, o progressive). In “Genetic surgery department” c’è molta carne al fuoco, così tanta che può soddisfare i palati dei patiti dei generi sopracitati ma anche chi è cresciuto facendo colazione a base di new wave, dark ed elettronica. I Bitterness sono dei trentenni, una generazione già consapevole di cosa gli aspetta nel futuro, quindi consapevole di doversi “divertire” fin quando sarà possibile. Se a trenta hanno pubblicato un album a quaranta cosa succederà?

(Autoprodotto) CD

I Live di Sonda visti da voi: Settembre Adesso

SETTEMBRE ADESSO

Off 21/03/2014 – main guest Soltanto

settembre_adesso-ok“Conoscevamo già il locale per diverse frequentazioni ed alcuni di noi ci si erano precedentemente esibiti con altri progetti. Per noi è stata la prima volta perché comunque è abbastanza complesso entrare nel programma dell’OFF”, racconta Marcello dei Settembre Adesso, ricordando quella serata di marzo in cui la band ha aperto per il cantautore emergente Soltanto. Una serata che si prospettava dal risultato incerto, almeno per l’affluenza di pubblico, e che infatti non ha tradito le aspettative. “Sinceramente e sfortunatamente la risposta e l’affluenza del pubblico è stata scarsa”, confessa Marcello, “Un vero peccato perché la serata e l’artista meritavano un altro tipo di sorte”. Sintomo questo di una sindrome che ha colpito purtroppo tutto il sistema live italiano, un contesto in cui, come ci raccontano i Settembre Adesso “probabilmente la cultura musicale si è abbassata, e la gente è molto meno predisposta ad assistere a concerti dal vivo di band inedite. Forse con più promozione o con serate che includano più di un solo artista ‘conosciuto’, ed ovviamente più band emergenti, si potrebbe aumentare l’affluenza”. La band modenese non si perde però d’animo e cerca comunque di vedere i lati positivi dell’esperienza, a partire dall’opportunità formativa offerta da Sonda per confrontarsi con artisti di maggior calibro all’interno di palcoscenici (per quanto possibile) prestigiosi. Ed è proprio sul piano personale che i Settembre Adesso hanno portato a casa i risultati migliori di quella serata: “Ci siamo trovati molto bene sia con i gestori che l’altra band, entrambi molto disponibili e gentili. Il locale non ci ha fatto mancare nulla e i primi davanti al palco durate la nostra performance sono stati Soltanto e la sua band. La cosa, devo dire, ci ha fatto molto piacere, perché rispecchia il rapporto che dovrebbe esserci tra musicisti, emergenti o meno che siano”.

Buon compleanno Centro Musica!

ventennale310 maggio 1994 / 2014
…. E sono 20 anni di Centro Musica a Modena. Sabato 10 maggio 2014 il Centro Musica ha celebrato e festeggiato i suoi primi vent’anni insieme agli amici e protagonisti di questa lunga storia. Una giornata per ritrovarsi, per fare il punto su tanti anni di intense attività a stretto contatto con giovani, artisti, musicisti e professionisti.

Il Comune di Modena, infatti, si dota del servizio Centro Musica nel 1994. Il Centro, nato come Centro Regionale per la Promozione e Produzione musicale giovanile, sostenuto finanziariamente oltre che dal Comune, dalla Regione Emilia Romagna e dalla Provincia di Modena, oggi fa riferimento all’Assessorato alle Politiche Giovanili e si rivolge ad un’utenza di musicisti e operatori del settore musicale con un’offerta diversificata di servizi. In capo al Centro Musica sono un complesso di 5 sale prova (Mr Muzik, capofila rete provinciale sale prova), un locale per musica dal vivo (Off), un ufficio consulenza e informazione sulle tematiche legate al diritto d’autore (Siae, Enpals, contrattualistica), un ufficio promozione per l’organizzazione di eventi e attività musicali, un settore legato all’attività di formazione sia per musicisti che per figure professionali della filiera musicale. Duecento i concerti ospitati dal 2006 a oggi all’Off di via Morandi, gestito in collaborazione con l’associazione Stoff, mentre nelle sale prova Mr. Muzik, inaugurate nel 2002 e recentemente ristrutturate, vengono venduti in media ogni anno 1300 turni. Oltre un migliaio i partecipanti ai percorsi di formazione, che si sono susseguiti negli anni, pensati per sviluppare le capacità professionali artistiche, organizzative, tecniche e gestionali dei giovani aiutandoli a sviluppare un progetto musicale e a orientarsi verso il mercato: da Rockimpresa per la formazione di professionisti della filiera musicale a Fronte del Palco, la residenza formativa per giovani band; da Live Sound Education per fonici professionisti al corso per imparare a fare impresa nel settore musicale Dj Style, al nuovo corso sulla sonorizzazione Soundtracks. In capo al Centro Musica, oltre a tutte le attività sopra citate, ricordiamo i festival: Sconfini, per la musica contemporanea (5 edizioni realizzate); Modena Medina (6 edizioni); Storie di (Stra)ordinaria Scrittura (7 edizioni, 22 appuntamenti). Non possiamo dimenticare i progetti per i più giovani: Piccole band crescono (per ragazzi tra i 13 e 15 anni) progetto biennale che conta 8 edizioni per un totale di circa 80 gruppi partecipanti; ed i concorsi A piece for peace, Note in bilico e Citizen, per la produzione di una canzone originale su tematiche sociali; e la collaborazione con il progetto Nati per la Musica.

Ringraziamo tutti i musicisti che sono venuti a trovarci, quelli che hanno suonato in acustico, i responsabili, i docenti dei corsi, i collaboratori e tutti gli amici, che hanno reso questa giornata davvero intensa ed importante. In questi tempi duri, come auspicio, brindiamo ai prossimi vent’anni!

Il Centro Musica è a Modena, ma lo trovate anche su:
www.musicplus.it
sonda-t.comune.modena.it
www.facebook.com/centromusicamo
www.youtube.it/CentroMusicaModena
wwwsoundcloud.com/centromusicamodena

 

Sonda Vol.3

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Quale migliore momento se non il ventennale del Centro Musica per presentare finalmente SONDA vol. 3: la terza compilation completamente targata SONDA. Una selezione di 15 su oltre 500 fra solisti e band residenti in Emilia Romagna, che il progetto Sonda ha portato in studio per registrare un brano. Per alcuni degli artisti coinvolti si è trattata della prima esperienza in uno studio di registrazione e, soprattutto, la prima volta con un vero e proprio produttore artistico.

Il cd, il terzo della serie SONDA, è frutto di un anno di confronto creativo e professionale particolarmente intenso tra musicisti e produttore. La compilation è stata realizzata dallo studio Ghee di Bologna con la supervisione del musicista, produttore e storico valutatore di Sonda Marco Bertoni. Dopo Sonda vol. 1 nel 2010 con 25 brani e Sonda vol. 2 del 2012 con 15, Sonda vol.3 è una nuova mappa di quello che si muove a livello regionale in ambito musicale, un ambito estremamente variegato. Il cd si apre con l’alternative metal dei romagnoli Ayokera con “Cocaine Generation”. In un crescendo la compilation vede protagonisti, nell’ordine: il louder grunge dei pavullesi The Monolith con “The Scarred” a cui segue una carrellata di modenesi. I Settembre Adesso con la loro “Proteggimi”; The Chicken Queens, duo garage blues, con “Sorrow Blues”; gli electro alternative The Ashman con “Engine of the world”; i bolognesi The Talking Bugs con “Random”; il cd prosegue con il jazz di “Non peggiorare le cose” dei Foursome; i bolognesi Divanofobia ed i loro “Incontri poco romantici”; i Korach ci presentano “Il Conto” come traccia numero nove; si ritorna alla provincia modenese con il gruppo più giovane, quello degli Undercover Brothers con “Non sanguiniamo più”; modenesi anche i May Gray e la loro “Tormentata baby”; il cd si avvia a conclusione con Natan Rondelli da Bologna in una sperimentale (rispetto ai suoi classici) “Someone will save you”; tocca poi al crossover degli Exit Limbo con “Nemesis”; i Not Dead Yet interpretano la loro “Purchase”; e il cd si chiude nel migliore dei modi con Dani Male e la sua “Bolla di cartilagine”. Per la copertina è stato scelto il lavoro che Dipankara (Davide Montorsi) aveva realizzato per la pagina centrale dello scorso numero di Musicplus.it, che meglio di qualsiasi altra illustrazione, riesce a comunicare lo spirito del progetto, la musica che diventa linfa vitale e cuore pulsante per un’intera regione.

Il cd, stampato in 1000 copie, è in distribuzione gratuita fino ad esaurimento presso il Centro Musica. È possibile ascoltarlo e scaricarlo all’indirizzo soundcloud.com/centromusicamodena

 

I numeri di Sonda

_DSC5597Un anno ricco di belle sorprese, quest’ultimo, per SONDA. Novanta nuovi artisti (settembre 2013 – settembre 2014) sono entrati a far parte della “grande famiglia” inscrivendosi al progetto, avendo fatto la sua conoscenza, in particolare, tramite i social network. A maggio 2014 è uscita la terza compilation di SONDA, SONDA vol.3, presentata ufficialmente nella sede del Centro Musica: una selezione di 15 gruppi e musicisti emiliano-romagnoli, che hanno avuto la possibilità di trascorrere una giornata in studio con il produttore Marco Bertoni. La partnership con le etichette discografiche, ha portato al primo grande ed importante risultato per noi di SONDA, ovvero la pubblicazione del vinile 7” da parte della Covo Records, che vede protagonisti i bolognesi Altre di B ed Absolut Red. Per quanto riguarda la rete dei Live Club dell’Emilia Romagna, tra settembre 2013 e settembre 2014, 10 artisti iscritti a Sonda si sono esibiti in apertura ad altrettanti concerti all’Off di Modena di band quali Criminal Jockers, Jack Jaselli, Riccardo Sinigallia, Kutso. Il Bronson di Ravenna ha affidato ai The Ashman l’apertura del concerto di Piers Faccini; il Calamita di Cavriago ai Divanofobia quella di Maria Antonietta. Altra apertura al Diagonal per il concerto di Quilt. Il Covo club di Bologna ha ospitato Ed in apertura a Villagers e Natan Rondelli per Anna Calvi. Tre gruppi iscritti hanno partecipato al concerto del Capodanno Modenese di Paolo Belli, davanti ad una piazza gremita all’inverosimile. Francesco Galavotti ha introdotto il concerto di Nada in occasione del 25 aprile in piazza XX settembre a Modena. 6 gruppi hanno partecipato alla Festa della Musica, esibendosi il 21 giugno su un palco a loro dedicato, sempre a Modena. Le Mura di Mos hanno partecipato al concerto Modena, 29 Settembre a fianco di artisti del calibro di Paolo Benvegnù e Roberto Vecchioni. Nell’ultimo anno per SONDAinONDA abbiamo intervistato 16 gruppi. Tutte le interviste sono raccolte nel nostro canale youtube, www.youtube.it/CentroMusicaModena, che conta più di 23.000 visualizzazioni totali. Su soundcloud, www.soundcloud.com/centromusicamodena, è possibile ascoltare e downloadare (gratuitamente e legalmente) i brani dei musicisti iscritti, oltre alle nostre produzioni, con la possibilità di invio nuovi brani. Nel 2014 abbiamo superato gli 8300 ascolti. SONDA ed il Centro Musica, sono presenti sul web con il sito www.musicplus.it che conta una media di 2200 visite mensili; mentre il sito dedicato al progetto, sonda-t.comune.modena.it, ha una media di 500 visite mensili.La pagina www.facebook.com/centromusicamo, ha superato i 6.000 fan.

I Live di Sonda visti da voi: Sapone Intimo

SAPONE INTIMO

Off 14/11/2013 – main guest Kutso

Sapone-Intimo-okNon si aspettavano certo grandi novità i modenesi Sapone Intimo, all’alba della data che li attendeva all’OFF di Modena: un po’ perché il locale è uno dei più conosciuti nell’ambito live cittadino, un po’ perché giocavano in casa, un po’ perché quel palco già lo conoscevano. A parlare è Penne, chitarrista della colorita band emiliana: “Frequentiamo l’Off fin dalla sua apertura, tra invernale ed estivo era la quinta volta che ci suonavamo, inoltre conosciamo bene i due gestori (Valerio e Filippo) e con loro ci siamo sempre trovati bene”. Quindi, una garanzia. Ma l’headliner della serata, i romani Kutso? Anche su questo versante intesa perfetta, sintetizzabile con un aneddoto che coinvolge proprio i chitarristi delle rispettive formazioni. “Ero in camerino che stavo preparando il mio vestito”, racconta Penne, “Quella sera avevamo deciso di vestirci indossando semplicemente un sacco del pattume. Mentre stavo scrivendo sul mio ‘Io sono il Punk’, si avvicina Donatello (il chitarrista dei Kutso). Dopo avergli spiegato che quello sarebbe stato il mio abito per il concerto, mi disse che aveva intenzione di vestirsi da Ultimate Warrior, cosa che secondo lui non aveva mai fatto nessuno. ‘Guarda’, gli dissi, ‘io l’ho fatto un paio di settimane fa’. La sua risposta fu ‘niente, allora mi vestirò normale, ora so che Modena oltre che la città della musica è anche la città della moda’. Donatello si vestì da Ultimate Warrior 6 mesi dopo, quando i Kutso suonarono al Concerto del Primo Maggio”. Dress code a parte, la serata ha raccolto ottimi consensi tra il pubblico, riconfermando come sia importante permettere a band emergenti di confrontarsi con professionisti del settore: “Se fosse per me, io farei una legge dove ad ogni concerto di un artista o gruppo famoso, ci sia l’obbligo di avere una o più band emergenti locali di apertura”. Che dire? Penne for President!

 

Intervista doppia: Afterhours e Lo Stato Sociale

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AFTERHOURS

Gli Afterhours fanno parte della scena rock italiana da tanti anni. Il loro successo è palpabile, nei concerti e nei dischi venduti. Manuel Agnelli è da sempre il motore principale della band. Per capire una storia artistica così importante gli abbiamo rivolto qualche domanda.

Perché sono nati gli Afterhours e come avete affrontato gli inizi di carriera?

“Sono nati da un’esigenza. Tutti noi volevamo suonare perché era l’unico linguaggio con il quale potevamo parlare. Suonando ci sentivamo noi stessi. Non è stato un progetto nato a tavolino pensando a una carriera. All’inizio abbiamo cercato, anche stentando, una nostra personalità, che quando abbiamo trovato è diventata irrinunciabile. Non c’era una volontà professionale, perché altrimenti non saremmo andati avanti per così tanto tempo. I primi veri guadagni sono arrivati dopo sette/otto anni di gavetta. Non consiglierei mai a nessuno di mettere in piedi un progetto con il puro scopo di crearsi una carriera suonando musica come la nostra”.

Che cosa è cambiato dagli inizi a oggi?

“Sono cambiate tante cose. Sia dal punto di vista di line-up sia dal punto di vista di una crescita personale. Adesso a livello professionale le cose sono molto più gratificanti e semplici, avendo una squadra di persone che lavora con e per noi. Siamo arrivati al punto che suoniamo per il piacere di suonare senza pensare al resto. Con questo non dico che non ci siano, ogni tanto, dei problemi, perché non siamo i Rolling Stones. Però mi ricordo che all’inizio dormivamo per terra dentro i sacchi a pelo e ripensandoci si suonava in situazioni che oggi nessuno affronterebbe neanche all’inizio di carriera”.

Quando vi siete resi conto che era arrivato il successo?

“Dopo l’uscita di “Hai paura del buio?” c’è stata una svolta. Il nostro pubblico è passato da 100 a 1000 persone a concerto, com’è aumentato il numero dei live, da una dozzina all’anno a più di 60, per poi continuare a crescere in maniera costante. Nel 2006 i concerti sono stati ben 120 tra Italia, Stati Uniti ed Europa”.

Come avete gestito il successo a livello mentale?

“Fortunatamente le cose attorno a noi non sono cambiate da un giorno all’altro, il successo è arrivato dopo tanti anni di gavetta che ci hanno permesso di tenere i piedi ben saldi per terra. Con questo non voglio dire che gli Afterhours erano immuni da problematiche interne. Avevano visioni e opinioni diverse su come continuare a fare musica, perché più aumenta la diffusione della tua musica, più diventa difficile gestire tutti i dettagli. Oggi è impensabile, come vent’anni fa, dedicare lo stesso tempo a 300 persone che vogliono parlarti dopo un concerto”.

Come si superano le crisi all’interno di una band?

“Con l’esperienza e con l’intelligenza. Non ci sono delle regole da applicare. Dipende dalle persone coinvolte. Bisogna capire quali sono le cose importanti da salvaguardare. Il mondo della musica non è un mondo di geni, ci sono troppe velleità in ballo. Se manca l’intelligenza prima o poi una band è destinata a rompersi, perché è un compromesso troppo grande da sopportare. Mediamente un gruppo dura intorno ai 4/5 anni. Una band è galvanizzante ma è anche un forte compromesso di personalità diverse”.

Tu ti sei prodigato per far crescere il rock italiano. Però la scena non è mai esplosa. Perché?

“Credo che sia colpa di una mancata informazione. È colpa dei giornalisti che hanno minimizzato quello che stava accadendo rispetto, invece, a quello che succede in Paesi come la Gran Bretagna o gli Stati Uniti, dove la stampa sostiene anche fenomeni musicali del tutto marginali. Forse c’è stata una sorta di paura di sostenere degli artisti che si sarebbero sgonfiati di lì a poco. La stampa specializzata ha aiutato la scena rock nostrana facendolo però con un paternalismo dannoso. Si è persa una grossa occasione per cambiare anche le strutture che stavano intorno alla musica, mi riferisco ai fonici, produttori, tecnici ecc. Non è stata colpa del pubblico e nemmeno degli artisti”.

Per una band calata nell’oggi quanto è importante l’utilizzo dei new media?

“Oggi per una band già avviata è indispensabile avere una forte comunicazione sul web. Per gli esordienti non credo che sia così efficace, in tutto il mondo saranno una decina, le band che sono riuscite a farsi conoscere attraverso la Rete. Troppa informazione crea un corto circuito”.

LO-STATO-SOCIALE-Foto-di-Luca-Reggiani-0099-okLO STATO SOCIALE

E’ praticamente dal giorno della pubblicazione di “Turisti della democrazia” nell’ormai quasi lontano 2012, o forse ancora meglio da qualche tempo prima con gli EP “Welfare Pop” e “Amore ai tempi dell’Ikea”, che i ragazzi de Lo Stato Sociale in qualche modo dividono gli animi: da una parte il pubblico spesso giovane (o giovanissimo) che li ha eletti a portavoce generazionale e nuovo fenomeno del cosiddetto “indie” italico, dall’altra la critica che a sua volta si scinde tra gli elogi degli avanguardisti del pop e il biasimo della vecchia guardia, la quale li considera più o meno come la bufala del secolo. Tuttavia, visto che (citando uno che di Pop se ne intendeva) “non c’è migliore pubblicità della cattiva pubblicità”, in questi due anni Lo Stato Sociale ha comunque macinato palchi su palchi, conquistandosi con sudore e chilometri un posto di diritto nel panorama musicale italiano e mettendo sullo scaffale un nuovo lavoro: “L’Italia peggiore”, accolto sorprendentemente con prime posizioni in classifica e compagnia bella, e definitiva consacrazione di questi cinque ragazzi di Bologna. Quale miglior esempio di gruppo emergente (o ormai emerso) per questa intervista doppia? A sopportare le nostre domande è stato Alberto Cazzola, bassista e fondatore del gruppo.

Quando è stato il momento in cui vi siete accorti di essere diventati un gruppo di successo?

“Non so bene cosa sia il successo, forse non esiste. Sicuramente non si può misurare nella dicotomia successo / non successo. Pensa se fossimo diventati un gruppo di insuccesso, per noi è già una battaglia vinta essere un gruppo e basta. Un collettivo che si fa forza e va avanti grazie al supporto di tutti. Per rispondere comunque alla domanda, credo di aver capito definitivamente che non si sarebbe più tornati indietro quando Bebo ha lasciato il suo lavoro per suonare”.

Come è cambiata la vostra vita dopo “Turisti della democrazia”?

“Più che altro abbiamo iniziato ad avere molto meno tempo libero. E adesso, spesso, anche il tempo libero lo si passa a pensare allo spettacolo, ad una canzone, ad una parola”.

Ci sono stati dei momenti difficili? L’impatto con la notorietà, le critiche, i lunghi tour?

“Per uno come me i momenti difficili sono quelli di mancanza di fiducia interna. Certo, il tour alla lunga diventa estenuante e ti succhia il sangue, ma questo lo immaginavamo già da prima, era una cosa messa in conto, difficile da quantificare ma preventivata. Quando a volte invece non funziona qualcosa all’interno è una spiacevole sorpresa per tutti. Quelli sono i momenti più difficili da superare per un collettivo. Per fortuna siamo capaci di psicanalizzarci abbastanza bene tra di noi, guardarci in faccia e andare avanti a volte superando le divergenze, a volte mettendole da parte”.

Come è stato scrivere “L’Italia peggiore” dopo il successo di “Turisti della democrazia”?

“C’è stata un po’ di ansia da prestazione e tante ore di lavoro e discussione. Non per tutto il disco però. Alcuni pezzi si sono scritti e composti praticamente da soli. Altri hanno visto una gestazione al limite della sopportazione umana di tutti, Matteo di Garrincha Dischi compreso”.

Potendo viaggiare nel tempo fino a 20 anni fa, quale esordiente italiano avreste voluto essere?

“Ligabue o Jovanotti, che adesso riempiono gli stadi. Riuscire a fare lo stesso percorso da indipendenti sarebbe un risultato incredibile e inedito… Ma sono tempi diversi e, sebbene possiamo definirci pop, difficilmente potremmo raggiungere quel livello di penetrazione e consenso. Da un certo punto di vista siamo forse anche un po’ troppo estremi per raggiungere un livello del genere”.

Un consiglio per una band giovane che inizia adesso a suonare?

“Consiglio di non pensare solo a suonare ma di dedicare molto tempo ad altro, scoprire cose, uscire di casa, parlare, godere, informarsi, ascoltare musica e parole”.

Dopo un anno di successo, vi siete rotti di…?

“Di rispondere a domande che contengono citazioni dei nostri pezzi”.