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I Live di Sonda visti da voi: Ashman
ASHMAN
Bronson, 16/03/2014 – main guest Piers Faccini
Diagonal Loft Club, 09/04/2014 – main guest Quilt
“Non avevamo mai avuto l’occasione di suonare né al Bronson, né al Diagonal ma li conoscevamo per fama, essendo due bellissimi locali. Da parte nostra abbiamo apprezzato entrambi (Faccini, Quilt), sia professionalmente sia umanamente. Una nota particolare va sicuramente per Faccini, un’artista di enorme spessore. È stato un vero onore aprire il suo live. La sua musica e il suo pubblico sono stati una cornice perfetta anche per la nostra esibizione. Ottima platea, attenta e davvero recettiva, ottimo locale, con gestori precisi e accoglienti. Dei Quilt ricordiamo una bellissima cena prima del concerto in cui abbiamo esibito il nostro sgangherato inglese. Metti degli americani e degli italiani a tavola assieme e di sicuro ne verrà fuori qualcosa di divertente. Sono dei ragazzi molto amichevoli e davvero talentuosi. Da segnalare anche l’accoglienza dei gestori del Diagonal, decisamente “romagnola” e quindi ottima, ci siamo sentiti a casa. Questa iniziativa legata a Sonda è molto importante. Misurarsi con situazioni live professionali e artisti che fanno di questa passione un mestiere consente di toccare con mano l’impegno che suonare dal vivo richiede, in termini sia di passione sia di competenze tecniche. Non ultimo, pone di fronte alle aspettative di un pubblico pagante che desidera uno spettacolo all’altezza e consente di mettersi in gioco per dare il meglio e non disattenderle. Come migliorarlo? Forse dandogli maggiore continuità e aumentando il numero di date per ogni band ma ci rendiamo conto che non è semplice. In chiusura un aneddoto legato alla cena con Faccini. Abbiamo mangiato dei piatti a base di cozze, non esattamente l’ideale per arrivare leggeri sul palco! Dei Quilt ricordiamo una bellissima cena prima del concerto in cui abbiamo esibito il nostro sgangherato inglese. Metti degli americani e degli italiani a tavola assieme e di sicuro ne verrà fuori qualcosa di divertente”.
The Waiters – SONDAinONDA
I The Waiters nascono a Modena nel 2012 su iniziativa di tre ragazzi amici sin dall’infanzia: Gianluca Re (batteria), Andrea Addabbo (basso) e Gianmarco Marchetti (chitarra e voce). Per completare il sound della band l’anno successivo si unisce al trio Gabriele Ravera, da tempo amico dei tre, chitarrista e tastierista. I The Waiters hanno un suono profondamente influenzato da gruppi rock inglesi e scrivono i propri pezzi in italiano ed in inglese. Il loro EP di debutto uscirà prima della fine dell’anno e nel frattempo hanno registrato una versione acustica di “What you Need” in esclusiva per il nostro canale youtube.
Le Parole dei Valutatori: Luca Fantacone
Fino a qualche tempo fa, in Sony Music, ti occupavi di digital marketing, ora di repertorio internazionale. Come mai hai scelto questo percorso professionale?
“Il digital marketing è stata una fase di sviluppo personale e professionale alla quale sono andato incontro perché le modalità di consumo della musica stavano cambiando così profondamente che non prepararsi ad essi avrebbe significato rinunciare a fare questo lavoro, o peggio chiudere gli occhi e non godere di una rivoluzione più unica che rara. Ed ha cambiato radicalmente il mio modo di lavorare: gli ho dedicato a tempo pieno 4 anni, dopo di che sono tornato ad occuparmi di ambito internazionale con una mentalità di lavoro nuova e con competenze che prima non avevo. A dire il vero, già quando lavoravo nella indie NuN sperimentavamo strumenti digitali che servivano a testare la produzione e la comunicazione di contenuti digitali a supporto del lancio dei CD tradizionali. Poi con l’avvento dei social tutto è cambiato nuovamente, ma ero già abbastanza pronto, e soprattutto curioso. La curiosità è la chiave di tutto secondo me”.
Una provocazione: al giorno d’oggi, per un musicista, vale di più concentrarsi sullo studio di uno strumento musicale oppure farsi un bel corso di Social Media Marketing?
“Buona questa! Beh, io mi concentrerei innanzitutto sullo strumento, ma senza ammazzarsi di tecnica fine a se stessa: la tecnica deve servire ad esprimere bene quello che hai dentro, conta più l’espressione che si è in grado di dare ad una nota che la velocità d’esecuzione. Poi studierei anche i Social, anche in modo artigianale, più che altro per capire come si muove il mondo contemporaneo della comunicazione, nel bene e nel male. Tanto è innegabile che molta parte delle nostre attività di tutti i giorni passino per l’uso dei social, indipendentemente da quello che si fa di professione o da che persone si è. Prenderne coscienza e impararne un po’ serve sia per sapere come usarli (e sfruttarli), sia per prenderne le distanze. Ma rapportarsi ad essi è quasi obbligatorio”.
Visto che hai citato NuN, ti chiedo: perché al giorno d’oggi il mondo “indie” e quello “major” sembrano due compartimenti stagni, che non comunicano tra di loro?
“In realtà secondo me non è mai cessato l’asse indie-major, l’unica differenza forse è che le dinamiche sono un po’ più “brusche”: essendo i cicli di vita e di lavoro molto più compressi che in passato, se prima major e indie dialogavano con più pazienza nello sviluppare anche insieme gli artisti, ora tutto è più rapido e improvviso, a volte un po’ più “cinico” da entrambe le parti. Ma poi, come sempre, sono le persone che fanno la differenza”.
Domanda da un milione di dollari: cosa significa oggi fare il discografico in una major?
“Per me il significato primario è “fare il discografico”, indipendentemente dal fatto di farlo in una indie o in una major. Certamente il contesto e le dinamiche lavorative sono molto differenti sotto alcuni aspetti, ma le “regole” di base del mestiere sono le stesse: cercare un talento e lavorare insieme agli artisti, ai media, al pubblico per riuscire a comunicare questo potenziale ed attuarlo più possibile. Di sicuro comunque lavorare in una major nel 2014 è molto differente rispetto al 1991, quando iniziai: meno persone, più lavoro, più pressione, meno risultati tradizionalmente apprezzabili. Ma anche molte più sfide, nuovi ruoli, nuovi obiettivi, nuovi modi per lavorare su progetti musicali, nuove cose da inventare o visioni da avere. I cambiamenti degli ultimi 15 anni circa non sono ovviamente una prerogativa delle major, ma in esse si sono manifestati con molta più urgenza, ed hanno necessariamente innescato profondi cambiamenti strutturali che in altri contesti più piccoli sono stati più rapidi ed accolti con minore resistenza. Ma questo è un aspetto legato ovviamente anche alla grandezza e alla lentezza di tutte le strutture complesse”.
Parlando di cambiamenti, che cosa è successo al mercato discografico in questi 15 anni?
“Questo è un tema troppo ampio per pretendere di risolverlo in una battuta. Potrei semplicemente dire che è cambiato il tessuto socio/culturale da cui la musica attinge e a cui si rivolge, è cambiato il modo di rapportarsi alla musica, è cambiato il modo di consumarla, ma non è diminuita la sua presenza nella vita della gente, anzi è aumentata. Il mercato è completamente diverso rispetto a 20 anni fa, e lo deve essere anche l’industria. Lo è la gente, lo è drasticamente la tecnologia. In futuro il consumo di musica sarà sempre più ampio e sempre più differenziato, a tratti imprevedibile. Quello che si richiede ad artisti e industria è di essere pronti, lungimiranti, spavaldi, rapidi, visionari”.
Quindi in questo scenario di musica “liquida” ha ancora senso pubblicare un disco? Oppure in futuro ci troveremo in un mondo di sole canzoni?
“Ha senso nella misura in cui lo si considera come solo uno dei centri di interesse della gente, e non come l’unico. Pretendere che tutti si concentrino ancora sul disco come elemento in cui l’interesse del pubblico si autoalimenta, non ha senso. Accettare che ci siano porzioni di pubblico attratte solo da una canzone, che magari si ascolta solamente e non si possiede è indispensabile”.
Per concludere, un consiglio ad un musicista che vuole arrivare a pubblicare una major?
“Scrivere tanto, quello che si sente di scrivere. E tenere sempre presente il contesto in cui si trova – l’Italia ha caratteristiche decisamente particolari e anche difficili per la musica – ma non troppo, altrimenti si rischia di perdere di vista il proprio obiettivo. Infine: non fare il discografico, non pensare a qual è il singolo, alla strategia, ma alla musica e a quello che si vuole dire. Per il resto poi c’è tempo”.
49 anni, laureato in Scienze Politiche, dopo un primo impiego come marketing assistant in Unilever, e un breve soggiorno a Londra, nel 1991 entra in Warner Music come product manager e poi come promotion manager. Dopo 4 anni passa in PolyGram, dove gestisce l’etichetta Black Out in qualità di direttore artistico. Segue una rapida esperienza in Sony Music e un’esperienza indie con la NuN Entertainment, al cui termine lavora due anni come free lance. Nel 2006 rientra in Sony Music, prima come digital marketing manager poi come direttore marketing del repertorio internazionale.
River – SONDAinONDA
River è il progetto solista di Francesco Federico Pedrielli, nato a Correggio il 12/11/1991. Francesco impara a suonare la chitarra sin da piccolo, avvicinandosi alla musica rock e metal e suonando in varie band come chitarrista. Con gli anni capisce che in quell ambito non riusciva ad esprimere se stesso e che la musica che suonava non gli dava soddisfazioni aspettate. Scopre John Mayer e di conseguenza tanti altri, come Neil Young, Nick Drake, Jeff Buckley, Paolo Nutini, Matt Corby e comincia a suonare la chitarra acustica e a cantare, abbandonando le band in cui suonava per fare una musica che fosse più personale. Il suo primo EP, pubblicato pochi giorni fa, contiene 5 canzoni scritte durante il 2014. Una di queste, “She Runs”, ce l’ha regalata in versione acustica per il nostro canale youtube.
Jet Leg – SONDAinONDA
I Jet Leg nascono ufficialmente a Modena nel Novembre del 2012, dall’unione di quattro ragazzi provenienti da esperienze musicali precedenti, che dopo una parentesi progressive rock, decidono di focalizzarsi sul genere funk: la loro vera passione.
La band viene influenzata sia da artisti come Jamiroquai e Red Hot Chili Peppers, che da pilastri del soul come James Brown; grazie all’unione di questi diversi generi, i quattro iniziano a comporre quelle che sono le loro prime canzoni. Dal Febbraio 2013 il gruppo inizia ad esibirsi con ottimo successo in vari locali della provincia modenese, tutti molto diversi; questo consente loro di adattarsi efficacemente alle varie situazioni che si trovano ad affrontare. La band è attualmente al lavoro per concludere il loro primo EP “Out of the Blue”.
feat. Esserelà – SONDAinONDA
I feat. Esserelà si fondano nel Settembre del 2009, sotto l’unica e profonda ispirazione dell’Esserelà, protagonista indiscusso di ogni evento musicale e mondano, autore dei testi più introspettivi ed esperto conoscitore di musica bosniaca contemporanea. Suonano un genere definito ProgRockJazzFusionFunkAcid, dal nome eterno per confondere lo spettatore e celare il fatto che, tutto sommato, suonano Progressive Rock.
Il discreto ritardo con il quale il gruppo si è approcciato a tale stile li rende alieni in un qualsiasi contesto di giovini coetanei. Per questa ragione sempre più spesso fanno uso di formidabili travestimenti, tali da rendere il chitarrista sempre più simile ad un mocio vileda, il batterista a sua madre e il tastierista ad una meretrice dal dubbio gusto estetico.
Negli anni accumulano infiniti concerti, riscuotendo un unanime successo di pubblico, quando presente. Riescono persino a vincere due concorsi musicali: il primo, svoltosi nel ridente paesino di Castel Maggiore, li vede protagonisti di una demenziale intervista nella quale vengono erroneamente collocati nel fulgido panorama musicale della cittadina, collocazione che non riusciranno mai più a scrollarsi di dosso; il secondo ha luogo presso il Bravo Cafè, storico locale jazz di Bologna, che ospita il trio in tre occasioni, ognuna delle tre contraddistinta da una terribile scelta di tre tremendi vestiti, sempre più estremi. Recentemente hanno partecipato al progetto Soundtracks del Centro Musica contribuendo alla sonorizzazione del film muto “Charlot Soldato”.
Si divertono come matti. Pure l’Esserelà, anche se non sembra.
Festa della Musica 2015
Tre palchi con gli artisti di Sonda all’interno della Festa della Musica 2015 a Modena:
– Piazza Mazzini, ore 18.30
Echoes, Groove Connections, Jet Leg, Phono Emergency Tool
– Piazza San Giorgio, ore 18.30
Matteo Cincopan, Last, May Gray, Sapone Intimo, Travel
– Via Gallucci, ore 18.30
Cadori, Michele Guerra, La Foto di Zeno, Tizio
Programma completo della Festa della Musica 2015 a Modena
Kaïroï – SONDAinONDA
Il progetto Kaïroï nasce all’inizio del 2014, dall’incontro di Leonida Maria (U-Lex) , italiano, ex membro della band italiana Jolaurlo e Agnes Le Baube (Ecko) cantante francese di formazione classica, pianista e chitarrista con la passione per la musica “tutta”.
Il genere musicale che propongono vuole incamerare l’elettronica “suonata”, con la vocalità della musica classica e le sfumature musicali di tutti i generi che Lex e Ecko hanno assorbito nella loro vita. Chitarre distorte lasciano spazio a pianoforti delicati, così come synth futuristici dialogano tranquillamente con tastiere vintage, percussioni caraibiche e chitarre acustiche. Si passa dal ballo alle atmosfere dolci e intime, dal digitale all’analogico. I testi ora in francese, ora in inglese, ora in italiano confermano l’internazionalita del progetto. Testi che affrontano temi personali, scritti per dare una voce all’anima e che così diventano di natura globale, propri dell’essere umano. Il duo è ora impegnato nella composizione e registrazione del loro primo demo/album totalmente autoprodotto.
Blanc Noise – SONDAinONDA
La musica dei Blanc Noise, rumore bianco, si può definire come un crogiuolo di origini molto diverse: dall’alternative rock di stampo americano fino alle radicate influenze europee, con un pizzico di tradizione italiana passata e recente. Tra i loro riferimenti compaiono Fabrizio De André, accanto a Teatro degli Orrori e Ministri. Il risultato di questi incroci è una band molto solida che costruisce soluzioni armoniche e melodiche originali e ricercate.
Dopo aver vinto il premio Daolio nel 2013 i Blanc Noise debuttano con l’album ‘Mar dei Mai’ da cui è estratto il brano Sara Tempesta registrato in versione acustica per il nostro canale YouTube.
blancnoise.it
facebook.com/blanc-noise
soundcloud.com/blanc-noise
Cadori – SONDAinONDA
Cadori è il nome scelto da Giacomo Giunchedi, abruzzese, classe 1985, stanziato a Bologna, per dare un’identità artistica ai brani composti nel corso del 2013. Il percorso musicale compiuto per arrivare all’adozione di uno stile come quello di Cadori trae le sue origini dalla passata militanza in diverse formazioni musicali, tutte orientate al rock alternativo.
Nel 2012, dopo aver dato alla luce “Fancy Tunes”, il primo ed ultimo album con la band La N, Giacomo decide di proseguire la sua ricerca musicale con il songwriting, cioè con la scrittura di pezzi in inglese, a cui aveva già lavorato in passato realizzando un album dal nome “We Were There”, distribuito nel 2010 dalla Whoolshop, una label di Palermo. Il seguito di questo disco è “Unalaska”, del 2013, registrato in casa, a bassa fedeltà come il suo predecessore, seppure più curato nei dettagli e dotato di sfumature sonore più ricche. Nel corso del 2013 si esibisce in diverse date con voce e chitarra, iniziando contemporaneamente a comporre brani in italiano che inserisce nel repertorio di Ian Vincent.
Il nuovo materiale inizia ad essere registrato nello stesso 2013, ad Agosto, fino al Marzo 2014, quando Giacomo decide di adottare il nome Cadori e di intraprendere un progetto che aveva ormai poco da condividere con la scrittura di canzoni in inglese. Il primo disco di questo nuovo percorso si intitola “Cadori” ed esce anovembre 2014.
Il brano Fuori Cadono Fulmini registrato in versione acustica raccoglie tutto l’immaginario sonoro di Cadori.