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Category Archives: H-N
KARBONIO 14: Tra le luci bianche
Iniziamo dando alcune coordinate di ascolto per prepararci nel migliore dei modi ai Karbonio 14. Se siete tra i fan di Modà, Cremonini, Renga, Le Vibrazioni, Subsonica ma anche Coldplay (soprattutto nella loro ultima fase creativa) questo disco lo dovete ascoltare tutto d’un fiato. Dietro (o davanti) ai Karbonio 14 ci sono scafati musicisti (ex Ladri Di Biciclette) e “giovinastri” con una mission ben precisa, quella di scrivere la canzone perfetta. E a dire il vero i Karbonio 14 ci vanno molto vicini. Due le bonus presenti nel disco, una di queste in inglese, a dimostrazione che la band potrebbe anche pensare al mercato internazionale. Personalmente li preferisco quando si avvicinano alle sonorità Subsonica, “Catene” potrebbe diventare l’hit della prossima estate ed anche “Tradirefaremale” e “Come follia” non sono da meno. Luci bianche ci indicano la strada fino cuore dei Karbonio 14 che curiosamente non appaiono con nessuna foto nel lussuoso libretto. “Quello che conta è la musica” dicono fieri ed orgogliosi.
(Molto Pop/Universal) CD
LIA FAIL: Cynical Stones
Da una band che porta il nome di un megalite irlandese, la Pietra del Destino, ci si dovrebbe aspettare niente altro che traditional folk d’oltremanica, magari declinato secondo l’italico e ormai inevitabile paradigma dei Modena City Ramblers, se proprio va bene beccarsi una scarica di punk e quadrifogli in stile Pogues. No? Ebbene, no. Dentro a questo esordio ai bolognesi Lia Fail infatti c’è si il neofolk canonico, ma anche molto di più: tantissima new e dark wave, accenni progressive, atmosfere quasi epic metal, una tavolozza sonora che sfugge le costrizioni della classica formazione rock ibridandole c on elementi folk come il violino, l’intreccio tra voce maschile e femminile in una unione di opposti. Tutto questo sorretto da una predisposizione letteraria strabordante, capace di condensarsi negli appena due minuti di pura tragicità di “Battlefield” o di rompere ogni schema nel crescendo di quasi dieci minuti della closing track “A Soldier”. Un progetto indubbiamente interessante, ben conscio di come muoversi sul proprio terreno (e ampliarlo) senza ricercare facili consensi.
(Three Legged Cat Records) CD
LINFA: Valanga EP
“Valanga EP” è il nuovo vagito discografico dei Linfa. I Linfa sono attivi dal 2005 ed arrivano da Modena. Sulla loro pagina Facebook indicano il rock come genere di riferimento (io qui andrei di più nello specifico citando il grunge), elencano Raffaella Carrà, Cristiano Malgioglio e gli Abba tra le influenze (io qui citerei anche i Pearl Jam, Soundgarden, Screaming Trees), mentre Paolo Gobbi, Lorenzo Morini e Salvatore Giorgio figurano tra i membri (io qui aggiungerei come elemento esterno Mark Lanegan), infine l’esoterismo e il bondage estremo sono tra gli interessi del gruppo (io qui metterei anche le poesie di Yukka Swindlehurst). Con tutte queste informazioni in mano posso ascoltare il poker di canzoni di “Valanga”, registrate da Omid Jazi (nome ricorrente nelle ultime produzioni provenienti dal territorio emiliano). Quindi non ho idea se è per colpa di Omid, o se i Linfa hanno tirato fuori dal cilindro magico quattro canzoni meritevoli di attenzione ma questa valanga suona proprio compatta e coesa. Il primo e l’ultimo brano da elevare a hit. Linfa per non dimenticare gli anni 90 rock’n’roll.
(Autoprodotto) CD EP
LUBRIFICATION: Death among us
Se un album si apre con la voce di Freak Antoni (Skiantos) già mi predispone bene all’ascolto. Se poi subito dopo si entra a gamba tesa nel punk allora posso anche decidere di riascoltarlo per alcune volte ricordando che questo genere musicale non vuole morire ed ancora oggi è il grido di rabbia di creste colorate sparse per il mondo. I Lubrification (sono in tre) non inventano niente di nuovo (sia chiaro) perché nel punk non ce n’è bisogno. Quello che serve è energia, testi che denuncino qualcosa “di serio” ed una velocità d’esecuzione vicina a Mach 2. I testi sono in inglese (e qui si potrebbe fare uno sforzo in più verso l’italiano) poi ecco spuntare nuovamente Freak (“Vodka connecting people”, “Amore è dolore”) e mi piace immaginarlo in sala di registrazione in compagnia dei giovani Lubrification a divertirsi come un matto. La old school incontra la new school e gli stritola i cosiddetti. Fatevi sotto, ce n’è per tutti. Punk rock still alive.
(Autoprodotto) CD
LA MALTA BASTARDA: Beata ignoranza
La malta bastarda è un “collante” usato nell’edilizia. I Malta Bastarda, invece, arrivano da San Giovanni in Persiceto ed esistono dal 2002. Negli anni hanno subito, come prassi, diversi cambi di formazione, partecipato a diversi concorsi e rassegne, giungendo spesso sul podio dei vincitori, poi nel 2007 il progetto ha messo la folle e si è fermato. In questo periodo di stasi La Malta Bastarda si è avvicinata agli standard jazz, lasciandosi alle spalle il rock alternativo degli esordi dei primi demo. Nel 2011 con rinnovato entusiasmo il gruppo è tornato in pista. “Beata ignoranza” è il loro debutto ufficiale. Mi auguro che la band non se ne abbia a male se ho iniziato l’ascolto dai tre brani in cui figura Pecos alle percussioni, è stato solo un motivo di rispetto nei confronti di un musicista storico della scena bolognese. Nel disco il gruppo si diverte moltissimo tra jazz, folk, rock, lasciando l’ascoltatore con la voglia di risentire l’album dall’inizio. E questo è un buon segno. Non ho mai visto La Malta Bastarda dal vivo ma mi immagino che siano coinvolgenti e divertenti. Non mi resta che andare ad un loro concerto.
(Autoprodotto) CD
MANTO: Tutto esaurito
Solo a guardare la copertina si capisce che questo non è un album qualsiasi, che ci si trova davanti a qualcosa di assolutamente unico. All’interno, il folk blues indiavolato della backing band Cecco Signa & The Birillos fa da sfondo per i racconti in rima di Manto, che in otto tracce apre le porte del proprio mondo, la propria vita segnata dal disagio mentale, per condividerla senza cercare di spiegarla, ma riuscendoci istintivamente, senza sforzo (ndr: il disco è a sostegno dell’Associazione di utenti della salute mentale di Modena, Idee in Circolo). Ad un primo ascolto ci si ritrova un po’ disorientati di fronte a queste melodie a volte talmente personali da risultare sghembe, fuori da ogni canone, ma che subito portano l’attenzione verso le parole, i testi, le emozioni raccontate con genuina semplicità, dirette, senza giri di parole. In questo senso “Tutto esaurito” è un disco assolutamente unico, come unica è la vita che c’è dentro, in barba a chi non ci metterebbe un soldo, ai teorici musicali e ai grandi maestri.
(Idee in Circolo) CD
MINIMO: Goditi il sole
Ascolto l’album senza cercare informazioni sui Minimo. E rimango decisamente colpito. Tutto gira alla perfezione (a voler essere proprio pignoli in un paio di passaggi la metrica è un po’ tirata per le orecchie), tutto è fatto con professionalità. La band sembra molto affiatata, il rock “teatrale” sgorga continuo tra brani tirati e tastiere anni 80. La voce di Stefano Naldi perfettamente impostata sulle note che lo accompagnano. Dopo l’ascolto cerco info. Leggo che sono di Forlì, si chiamavano Minimo Indispensabile, hanno un legame forte con una compagnia teatrale e trovo perfino una cover online di “Personal Jesus”, brano dei Depeche Mode (uno dei miei gruppi preferiti da sempre). Bene, molto bene, adesso non mi resta che adottare i Minimo tra i miei ascolti (quelli che ritornano periodicamente) e suggerli ad amici e parenti. Il passaparola è ancora una buona forma di pubblicità. Pop rock per svenire sul dancefloor, post wave per immaginare un mondo migliore, rock d’autore per ricaricare le pile.
(Autoprodotto) CD
MR.K: Nothing ages like happiness
I Mr.K hanno pubblicato il nuovo album, una sorta di raccolta di singoli già immessi sul mercato o brani presenti in precedenti produzioni. Infatti questo “Nothing ages like happiness” (a proposito, il titolo si fa fatica a leggerlo sulla copertina, maledetti) giunge a noi dopo un cospicuo numero di pubblicazioni discografiche. Segno evidente che i nostri stanno attraversando un buon momento creativo. Dentro ai Mr. K c’è tutto e il contrario di tutto. Ci sono gli Of Men And Monsters o i Lumineers ma anche il nonsense (“Voglio suonare in una cover band”) e gli Arctic Monkeys. Se poi ci sentirete anche il vostro idolo personale o l’amico impiccione sono fatti vostri. Un album che ascolti senza smettere di battere il piedino e alla fine ti ritrovi con un callo dolorante. “Own my own”, “Ginger ale”, “Lilies”, “A long infection ceases existence” e “Washing machine” tra i brani più convincenti. Se da soli canterete “NaNaNaNaNaNa” non preoccupatevi è colpa dei Mr.K e della loro influenza sulla vostra psiche. Astenersi incazzati cronici.
(Autoprodotto) CD
MY SPEAKING SHOES: Holy Stuff
Si farebbe presto a farsi fuorviare dalla voce femminile e dalla chioma rossa di Camilla Andreani, sarebbe ben facile trovare analogie musicali ed estetiche tra questo quartetto e quella manciata di band rock anni ’90 e ’00 (Skunk Anansie, Guano Apes, Paramore) e relative celebri frontwoman. Sarebbe più semplice ridurre a questo i sassolesi My Speaking Shoes, forse per renderli più digeribili o invogliarvi ad ascoltarli, ma il sound della band suggerisce qualcosa di più: infatti, pur mantenendo un occhio attento per la melodia e per la costruzione pop delle canzoni, nelle trame soniche costruite da Alessandro Davoli, Luca Fiandri e Matteo Mussini ci si spinge ben oltre, al limite del math e (persino) del progressive rock, una serie di influenze che mescolate con l’istinto dei vent’anni restituiscono un quadro già personale e maturo. E proprio di un percorso di maturazione si può parlare, per questo “Holy Stuff”, opera prima che condensa i primi due anni di vita di una band di cui sentiremo ancora parlare nei tempi a venire.
(Autoprodotto) CD
NATAN RONDELLI: In a soundless land
I Natan Rondelli sono una band di Bologna che ha debuttato con “In a soundless land”, un concept album, come andava tanto di moda negli anni 70, con dieci tracce. I Natan Rondelli, capitanati da Natan Rondelli (voce e chitarra), amano il folk rock ma anche l’indie rock e pure la west coast. Nel loro essere ci sono richiami al passato che si amalgamano con nuove sonorità, in un continuo gioco a scoprire nuove soluzioni musicali. Liriche in inglese per un disco che potrebbe benissimo essere la colonna sonora della serie televisiva “Nashville” o essere trasmesso da qualsiasi stazione radio in Texas. “In a soundless land” ci sono almeno tre brani da brividi: “Too clever”, “Burned” e “Frivolous” (di quest’ultimo c’è pure un videoclip). Un gruppo per tutti coloro che amano le distese, gli stivali anche d’estate e i documentari sui cavalli selvaggi. Un bel disco di sano rock che meriterebbe apprezzamenti anche all’estero. I ragazzi potrebbero farci un pensierino. Perché no?
(Autoprodotto) CD