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Category Archives: Gli ascolti di Sonda 2015
ALTRE DI B: Sport
Gli Altre Di B sono eccezionali. Mi piacciono un casino. Mi piacciono le loro canzoni. Mi piacciono i loro concerti. Mi piacciono fin dalla prima volta che ho sentito un loro brano. Gli Altre Di B stanno macinando migliaia di chilometri in giro per l’Italia e l’Europa per portare la loro musica. Ed oggi appena sento una loro canzone ne riconosco il marchio di fabbrica. “Sport” è l’ultima fatica discografica sottoforma di album (da pochi giorni è stato pubblicato uno split singolo dalla Covo Records in collaborazione con Sonda, con un brano della band) ed è una festa di colori, emozioni, trovate sceniche, divertimento e voglia di vivere. Gli Altre Di B dovrebbero seriamente pensare di espatriare e tornare da noi sulle ali di un successo planetario. Con la spocchia di chi ha visto la luce e nella luce ha trovato la sua strada. Gli Altre Di B hanno una marcia in più. Non me ne vogliano figuracce e figuranti. Qui c’è classe ed idee a bizzeffe. Avete visto il clip con Dino Zoff? Da antologia. Come da antologia è “Sport”. E se vi dicessi che devo ancora ascoltare l’album ma ho scritto ugualmente questa recensione. Dai scherzo. Con voi non si può mai fare una battuta!!!
(Gente Bella, La Pioppa Records/MIE) CD
ANDREA CARRI: Chronos
Potrebbe essere la colonna sonora di un film, questo “Chronos” del giovane Andrea Carri, classe 1990 e un’autentica passione per il pianoforte. Un progetto ambizioso, finanziato con una campagna su MusicRaiser, un affresco strumentale in cui a farla da padrone è il pianoforte di Andrea, accompagnato a tratti da sintetizzatori, pad, lap steel trasfigurate dall’eco, violoncelli. L’album è concepito come uno studio del concetto di tempo, e diviso quindi in tre fasi – passato, presente e futuro – ognuna caratterizzata da sonorità e atmosfere differenti. Un disco già maturo nonostante la giovane età del suo compositore, infatti è già il quarto album inciso da Carri, che dimostra di avere parecchio da dire: non a caso “Chronos” ha già riscosso un buon risultato di critica un po’ ovunque sul Web, oltrepassando facilmente i confini nazionali. In un periodo in cui artisti omologhi come Einaudi e Allevi si possono considerare mainstream, che sia questo l’inizio di una carriera fortunata per questo musicista emiliano?
(Psychonavigation Records) CD
KAOS INDIA: The distance between
I quattro Kaos India si siedono a vicenda nella poltrona utilizzata come set fotografico nelle foto all’interno del booklet, un giusto riposo per i musicisti coinvolti in “The distance between”, album che si apre con un brano strumentale (“Nightfall”) per poi prendere corpo in un rock cantato in inglese che richiama i fasti degli anni ‘90, quando sembrava che una rivoluzione musicale avrebbe sconvolto il mondo. I Kaos India (sul perché del nome non indaghiamo troppo), esistono dal 2011 in quel di Modena e hanno fatto delle atmosfere il loro marchio di fabbrica, “The passenger seat” ne è un esempio lampante, come la sognante “Underego”. I Kaos India hanno pubblicato un album invernale, da ascoltare per riscaldare il cuore nei momenti freddi delle nostre giornate. Tra gli episodi più intriganti da segnalare anche “Island” che ci ha ricordato la scena psichedelica del tempo che fu. A quando un tour internazionale? Sarebbe il giusto coronamento al disco.
(Autoprodotto) CD
LUBRIFICATION: Dragged into dust
Inizia quasi con una marcia militare questo nuovo album dei Lubrification, come se il trio punk volesse dichiarare guerra. A chi, però? Un po’ a tutti, o almeno a chi si mette sulla loro strada, a chi cerca di ingabbiarli. In fondo è questo il punk, no? Perché con i Lubrification di punk e solo di punk si tratta, nella sua accezione più cruda e irruenta, quello suonato a mille battiti al minuto e con la distorsione sparata al massimo, la melodia al costante inseguimento della parte strumentale in un folle testa a testa. O no? No, o almeno non sempre. Perché in questo “Dragged To Dust” i Lubrification trovano anche il modo di infilarci ballad, cori e strutture più aperte, persino un pianoforte, grazie alla partecipazione di Betta Sacchetti e Paolo Betti. Una band ancora in evoluzione, che non sappiamo a questo punto quali sorprese ci riserverà in futuro visto che – impariamo dalla loro pagina Facebook – sono già al lavoro sul seguito di questo album. dell’oceano. Dai vi aspetto.
(Autoprodotto) CD
MALASCENA: Malascena
Potenza. Potenza. Potenza. No, non si tratta di un inno per la città in Basilicata ma la forza che i tre Malascena riescono ad imprimere alle loro canzoni. Un ep con cinque brani, stampato in 1000 copie, ha anticipato questo omonimo album che contiene anche le canzoni dell’extended play. I bolognesi Malascena non si nascondono dietro ad un vorrei ma non posso, perché qui non ci sono mezze misure, tutto va dritto al bersaglio, la voce di Tiziano (anche chitarra) si contorce, aggrovigliandosi alle parole, in un urlo primordiale, la sezione ritmica (Felix, batteria, Alessandro, basso) fa il suo mestiere dando la giusta enfasi alle canzoni, in un viaggio nel grunge di flanella memoria. “Essere”, “Madida”, “Alice”, solo per citare tre dei quattordici brani in scaletta, sono il centro di gravità permanente dei Malascena. Rock al fulmicotone che potrebbe vivere anche in versione acustica, andando all’osso di melodia e parole. Vi teniamo d’occhio. State attenti.
(Autoprodotto) CD
MARS 157: Nothing lasts forever
I modenesi Mars 157 hanno ufficialmente debuttato con il loro primo minicd uscito nel 2014. Alessandro e Stefano Santilli, Gianluca Ravagnani e Giovanni Sandri compongono il quartetto che ama il punk rock e canta in inglese come dettano le regole orali del genere in questione. Punk con l’attitudine alla spensieratezza, tra cori, passaggi vocali anche “cavernosi” e tanta voglia di divertimento. In questo ep non c’è un brano che risalta sugli altri, perché tutti contribuiscono al risultato finale. Se amate gente come Offspring, Millencolin, No Use For A Name ascoltate i Mars 157. Se poi volete fare un ulteriore passo in avanti organizzate una festa/concerto e chiamate a suonare i quattro punk rocker. Bella musica, sollazzo e pogo saranno i pilastri della vostra serata. Infine se proprio volete strafare pensate ad un matinée come facevano i Dead Kennedys per aiutare i minorenni a frequentare i loro live. Punk matinée. Un vero e proprio sballo.
(Autoprodotto) MINICD
EMILIANO MAZZONI: Cosa ti sciupa
Emiliano Mazzoni continua la sua avventura solista e pubblica il secondo capitolo discografico, “Cosa ti sciupa”. Emiliano è una persona che vive la sua musica, la vive dentro e l’esterna fuori come un vagabondo delle sette note. Anche questo capitolo è stato prodotto da Luca Rossi (ex Ustmamò) che ha messo in risalto le parole e le musiche di Mazzoni, sempre sospeso sulla lama di un affilato coltello. Emiliano canta, anzi racconta le sue storie pubbliche e private con la consapevolezza che le sue canzoni possono cambiarti la giornata. Prima o poi “Tornerà la felicità” anche se “Non rivedrò più nessuno”, perché “Nell’aria c’era un forte odore” di “Diva” che intonava una “Canzone di bellezza”. Lo spirito di Emiliano vaga sui monti, dove abita e quando scende a valle, noi poveri cittadini della Bassa non possiamo che rimane estasiati. Fatevi rapire da questo album. Fatevi assorbire da queste canzoni e piangerete come non avete mai fatto. Bello.
(Gutenberg Music/I.R.D.) CD
MONOLITH: Louder
“Louder” è il primo ep ufficiale dei Monolith. La band figura tra i partecipanti di “Sonda volume 3” e nel corso degli anni di attività ha subito qualche cambio di line-up, sono arrivati Enrico Busi (basso, Fuximile) e Riccardo Cocetti (batteria, ex The Villains). L’ep (tre brani) è un vero e proprio monolite, se proveniente dall’isola di Pasqua (come suggerisce la copertina), o da “2001 odissea nello spazio” non lo sappiamo. Sappiamo però che i Monolith sono una macchina da guerra ben oliata e pronta a fare fuoco davanti a sé. Stoner rock tra Kyuss e Monster Magnet. Hard rock tra Deep Purple e Led Zeppelin. Grunge tra Nirvana e Soundgarden. Ultimamente hanno suonato prima dei The Ghost Inside, riuscendo ad intimorire anche un pubblico prettamente hardcore. “The scarred”, “If?” e “Smelly desert” sono le tre bordate presenti nell’ep che ricordano anche i Queens Of The Stone Age e questo è un pregio non un difetto. Intimidatori.
(Autoprodotto) CD EP
MOORDER: II
I Moorder sono arrivati al secondo capitolo sulla lunga distanza. Se già il primo disco ci aveva piacevolmente sorpresi, questo nuovo album è ancora di più, rispetto al suo predecessore, uno spettacolo circense dove funanboli si alternano a domatori, dove clown martellano le caviglie di uomini forzuti e dove contorsionisti vengono calpestati da elefanti. Qui c’è Zappa che guarda i King Crimson che stanno mangiando della malva insieme ai Primus, mentre Burt Bacharach guarda meravigliato John Zorn che si mette le dita nel naso. Qui c’è “Dico in ferro” ma anche “Jesus zombies crew” e “Abcd”. Qui c’è il rock al servizio del jazz. Qui c’è il jazz al servizio del rock. Qui ci sono suoni che non ti aspetti, ci sono gli anni ‘70 e la sperimentazione. Qui c’è un disco internazionale che non sfigurerebbe in nessuna discografia di altolocati musicisti stranieri. Qui c’è una chitarra, un basso, una batteria, un trombone e una tuba. Qui ci sono i Moorder. Venghino siore e siori, i bambini non pagano, lo spettacolo sta per iniziare.
(Lizard/Eclectic Polpo Records) CD
LE MURA DI MOS: Come sempre non sai più
Da Carpi alla conquista dell’alternative rock. Deve essere questa la missione de Le Mura Di Mos ascoltando il loro album “Come sempre non sai più”. In attività dall’inizio del 2013, la band è giunta terza alla ventesima edizione del “Premio Augusto Daolio”, un ottimo piazzamento dopo appena un anno di attività. Dal vivo si sono esibiti anche il 29 settembre 2014 in Piazza Grande, in cartellone c’erano, tra i tanti, Roberto Vecchioni, Rats, e Paolo Benvegnù. “Come sempre non sai più”, nei brani che lo compongono, risulta essere un disco velato da una tristezza di fondo. Chiedersi che fine abbia fatto “Tereza” o cosa sia successo a “Mogadiscio” è del tutto naturale dopo l’ascolto dei rispettivi brani, come è assolutamente consigliato sentire “Il primo giorno di primavera”. Chitarre delicate, cantato a volte sofferente per via delle vicissitudini della vita, sono le linee guida del gruppo. Poi tutto d’un tratto Le Mura Di Mos ingranano la quinta e sfornano “Tungsteno” scuotendoci come fili d’erba al vento.
(Autoprodotto) CD