Home » Gli ascolti di Sonda 2016 (Page 3)

Category Archives: Gli ascolti di Sonda 2016

Des Moines: Des Moines

Des-MoinesOKDes Moines è la capitale dello stato dell’Iowa, e ha dato i natali a tutti i componenti degli Slipknot. Ecco, questo non c’entra assolutamente niente. Des Moines è anche e soprattutto, in questo caso, Simone Romei. Che al di là della sua musica, me lo immagino come la cosa più lontana dagli Slipknot che ci possa essere al mondo. Appena mi sono ritrovato tra le mani questo esordio del cantautore Reggiano il primo paragone ad essermi venuto in mente è stato con un altro album d’esordio, quello di Damien Rice, complice il giallo pallido della copertina. Alle prime note di chitarra acustica, e con le prime melodie, si capisce subito che siamo invece in un altro mondo sonoro, più vicino a Nick Drake: dodici brani quasi sussurrati, da ascoltare al lume di candela, ben scritti e piacevoli da ascoltare, figli della tradizione folk inglese e americana. Un senso di intimità che si trasmette anche aprendo il libretto e toccando con mano il disco, con la sensazione di avere tra le mani qualcosa di fatto con dedizione e sentimento, un pezzo di appena cinquanta copie confezionate con cura. E non è una cosa poco.

(Whippoorwill Tunes) Digitale/CD ed. limitata

Il Club dei Vedovi Neri: D’amore non si muore

ilclubdeivedovineriOKNuova produzione discografica per il quartetto de Il Club Dei Vedovi Neri, che già dal nome, un omaggio a una raccolta di Isaac Asimov, connotano una certa propensione per una musica scura ed elegante. “D’amore non si muore”, affermazione assolutamente vera, ma per amore si può stare decisamente male, è un album pieno zeppo di sonorità stilose, tra folk, rock, ballate e musica d’autore, dove si può incontrare la rabbia, l’intensità delle parole ma anche della musica, la passione, la malinconia e le mille sfaccettature dell’esistenza umana. Il Club Dei Vedovi Neri non mette fuori posto nemmeno una nota musicale e nemmeno una parola, segno evidente del lavoro certosino fatto in questa produzione discografica. Adatti per curare anime ferite, amori infranti e coltivare la speranza, “D’amore non si muore” è un album da ascoltare pensando alla frase di Asimov riportata in copertina: “La vita è piacevole. La morte è pacifica. È la transizione che crea problemi”. Un album ricco di emozioni. Un album pacato. Un album da coccolare.

(Autoprodotto) CD

Matteo Cincopan: Passati futuri

matteocincopanOKMatteo Cincopan, da Bologna, era nei Poets, band di pop anni 60, per poi fondare i Guidos, comporre musica per cinema e spettacoli teatrali e ritrovarsi anche con nome e cognome nelle vesti di cantautore. In tre anni ha pubblicato tre album, tutti legati da un comune filo conduttore, visioni diverse del mondo di Matteo, tra fantascienza, progressive rock , pop, ritornelli melodici, visioni ipnotiche e sperimentazione. Matteo si muove leggiadro tra i suoni di “Agosto”, filtra la sua voce, mentre le sue parole si modellano su storie dedicate al tempo, quel tempo che passa inesorabile, quel tempo che ti ricorda che l’oggi non come l’ieri, non sarà come il domani. “Passati futuri” è un disco di pop stralunato, di leggere brezze sonore, di una delicatezza palpabile fin dal primo ascolto. Matteo Cincopan è un cantautore fuori dagli schemi, qui non c’è l’annoso problema dei sentimenti d’amore, tanto caro a tutti gli artisti sofferenti, qui c’è altro, qui c’è l’incontro tra il sogno e la realtà, tra una carezza e uno schiaffo. Matteo Cincopan ha scritto una trilogia, non è da tutti.

(Autoprodotto) CD-R

Cadori: Cadori

cadoriOKCadori è Giacomo Giunchedi ed ha voluto dare un corpo a un progetto cantautorale ridotto ai minimi termini (in fatto di
suoni), dove la voce di Cadori fluttua leggera. Parole, un poco di elettronica, un violino, una batteria minimale, una chitarra dolorante, una vena malinconica tipica di ogni cantautore che si rispetti, il tutto condito però con una capacità di entrare nelle storie in punta di piedi per poi farsele proprie e guidarle alla meta. Cadori è uno specchio lo-fi dove la nostra immagine riflette un’aurea new wave e gli occhi sprigionano un pop raffinato lontano anni luce dalla becera musica d’intrattenimento per menti appiattite dalle troppe radiazioni cui sono sottoposte. “La brutta musica”, brano che mi ha ricordato i Bluvertigo e “Fuori cadono i fulmini” tra i pezzi da ascoltare a ripetizione, insieme al resto dell’album. M’immagino Cadori a Campovolo, davanti a qualche decina di migliaia di spettatori a bocca aperta, che non capiscono cosa sta succedendo sul palco, mentre lui canta: “Se ti vedo a terra, ti risolleverai” e sorride soddisfatto. Ma i testi, si possono trovare da qualche parte?

(Autoprodotto) CD

Massimo Boeri: Massimo Boeri

massimo-boeriOKNon è certo un ragazzo di primo pelo Massimo Boeri, piacentino classe 1962. Si sente dalla voce, si sente dai testi, e quelle che sono le sue influenze come cantautore. Perché sì, Massimo è un cantautore nel senso più stretto del termine, di quella scuola che ormai in Italia si è quasi estinta, quella in grado di creare, soprattutto, canzoni. A dire il vero nei sei brani di questo EP, frutto di un percorso iniziato nel 2009 assieme al bassista e compositore Lorenzo Poli, c’è molto lo zampino di quest’ultimo: arrangiamenti estremamente vari, ben curati, che danno un tocco di classe ai brani ma che non funzionerebbero se questi non fossero scritti proprio in quel modo. Insomma una cosa tira l’altra, è vero, ma la convinzione è che queste sei canzoni funzionerebbero anche solo voce e chitarra. Chiariamo: non siamo davanti a un capolavoro, ci sono momenti alti e bassi, ma questo esordio omonimo è un buon punto di partenza, soprattutto se la strada seguita sarà quella di brani come “Non puoi dirmi di no”, in bilico tra un Pino Daniele e uno Jannacci.

(Remajo) CD

Bitterness: Genetic surgery department

bitternessOKQuando arrivi a trent’anni, puoi decider di fare diverse cose, che non hai mai fatto prima. Tra queste c’è anche quella d’incidere un album ed è proprio quello che hanno deciso tre modenesi che si fanno chiamare Bitterness. Il loro album d’esordio, intitolato “Genetic surgery department”, è un viaggio in undici tracce cantante in inglese che spaziano da un rock “arcigno” a momenti più delicati, con assoli di chitarra, voce pastosa e una sezione ritmica sempre sul pezzo. I Bitterness si sono tolti lo sfizio di pubblicare un album che scandaglia il presente (quindi con un elevato tasso di tecnologia) prendendo però spunto dal passato (che potete chiamare grunge, punk, o progressive). In “Genetic surgery department” c’è molta carne al fuoco, così tanta che può soddisfare i palati dei patiti dei generi sopracitati ma anche chi è cresciuto facendo colazione a base di new wave, dark ed elettronica. I Bitterness sono dei trentenni, una generazione già consapevole di cosa gli aspetta nel futuro, quindi consapevole di doversi “divertire” fin quando sarà possibile. Se a trenta hanno pubblicato un album a quaranta cosa succederà?

(Autoprodotto) CD