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Category Archives: A-D
ARCADIA MECCANICA: Arcadia Meccanica
Ambient, elettronica, lounge. Una formazione composta da flauto, sassofono, basso, tastiere e voce recitante. Dalla loro pagina Facebook si scopre ben poco, ma già dal nome e dai simboli all’interno del libretto si capisce che davanti a questo album omonimo degli Arcadia Meccanica ci si trova al cospetto di un rituale, più che di un semplice disco. Un insieme di 10 brani strumentali ben realizzati, dalle atmosfere cinematiche che fondono basi elettroniche a strumenti a fiato e a corda, a cui si aggiunge in più episodi la voce che recita poesie piuttosto che testi di canzoni. Ed è proprio in questa unione tra parole e musica che qualcosa non funziona, non perché uno dei due elementi manchi di qualcosa, ma perché non riescono a compenetrarsi e scorrono a loro modo su due binari paralleli. Un matrimonio non del tutto riuscito, purtroppo, che rappresenta però il margine di miglioramento su cui il trio, che su disco diventa quartetto, ha spazio per lavorare e mettere meglio a fuoco il progetto.
(Autoprodotto) CD
BOB: Km299
Il secondo album dei modenesi BOB segna è un nuovo inizio. Tanto per cominciare è il primo lavoro scritto interamente dalla nuova formazione, composta ora dai due elementi storici Mattia Malavasi (voce) e Matteo Cariani (batteria) e dalle new entry Mauro Siviero (chitarra) e Carlo Cench (basso); in più è il primo album della band che si possa considerare tale, dato che il precedente “La caduta del Re” era più che altro una raccolta di registrazioni già contenute in vari EP. La matrice musicale del quartetto è quella del rock italiano nella sua forma più classica, quello di Litfiba, Vasco, Ligabue, ma che non disdegna anche le atmosfere più dure e le batterie quadrate di matrice americana, con AC/DC e Black Sabbath in testa. Un disco ben scritto, nel suo genere, ma che negli episodi più leggeri (“A22”, “Venerdì”, “Tu”) palesa troppo la ricerca del singolo e del ritornello facile, ammansendo la carica rock di brani come “Ho visto il Diavolo” e “La notte di Anita” e componendo così una tracklist varia ma anche discontinua.
(Autoprodotto) CD / Digitale
DAVIDE BOSI: Don’t Try
Non fosse per il nome, schiacciando play su questo album d’esordio di Davide Bosi non si penserebbe che questo ragazzo sia di Cesena. Magari di Nashville, o di qualche paesino sperduto nel ventre degli Stati Uniti. La sua proposta musicale è un folk-indie leggero nei suoni ma denso nei contenuti, realizzato sempre in punta di piedi e con il minimo della strumentazione necessaria per portare il brano a compimento, con una voce leggera, sussurrata, che esce quasi di soppiatto dalle casse dello stereo. Quello scelto da Davide è un genere tosto con cui cimentarsi, dato che ci vuole un attimo a fare paragoni illustri e ritrovarsi sulla bilancia assieme a giganti come Nick Drake e Elliott Smith, o ai più recenti Kurt Vile e The War On Drugs. Con i suoi limiti, però, questo giovane cantautore riesce a portare a casa il risultato e a confezionare un disco scritto molto bene, anche se complessivamente un po’ piatto. C’è da lavorare per trovare un guizzo, magari una vocalità più caratteristica, ma il solco è segnato e siamo certi che il seguito sarà ancora migliore.
(Autoprodotto) CD / Digitale
BY.LL: Night’s Approaching
La notte si avvicina e con essa arriva il sonno, il sogno è l’unico mezzo per esplorare l’essenza dell’IO. È nel sogno che inizia il viaggio di BY.LL nel labirinto della mente umana, nello spirito che, condotto dall’istinto, fugge e si estrania dal corpo, per poi reincarnarsi disilluso il mattino seguente e ricominciare tutto da capo la notte successiva. Quello di BY.LL, aka Lorenzo Lucchi, è un trip, a tratti esoterico, che prende forma in un ep prodotto con gusto, dove la sintesi elettronica fa da padrona, tra arpeggi pianistici e drum patterns che, come organi pulsanti, scandiscono il tempo in un flusso di coscienza. La vocalità, melodica e graffiante, è ingombrante e ben presente nel mix, secca, ruvida, a volte prende prepotentemente spazio, spiazzando. Un lavoro concettuale che pare suggerire una propria valorizzazione in sede live, che verrà particolarmente apprezzato da chi si lascerà trasportare, senza pretendere melodie facilmente memorizzabili e singoli radiofonici.
(Autoprodotto) Digitale
DANIELE CASTELLANI: Arrivederci Emilia
Daniele Castellani afferma di scrivere solo quando ha qualcosa da dire, frase pesante in un momento storico dove lasciare il proprio pensiero su qualsiasi cosa (QUALSIASI COSA) è all’ordine del giorno. “Arriverderci Emilia” è il suo debutto in veste di solista, dopo aver militato nei Vana Radman (hanno suonato in giro per l’Italia ma anche a Belfast e Parigi) e i Raniero (autori di un EP nel 2012), un debutto giocato in sette brani, scelti nel più vasto repertorio scritto da Daniele. C’è spazio per storie d’amore dimenticate nel tempo, fidanzamenti finiti nel dolore emotivo ma anche per paesaggi dove si è cresciuti che sono cambiati in meglio o in peggio dipende dai punti di vista (“Arrivederci Emilia”), o ricordi di alcune estati passate a letto per via di una salute non troppo benevola (“Fantastici poemi”). Non manca uno strumentale (“Slowhand”), forse un omaggio ad un grande chitarrista inglese. Poi si arriva alla chiusura di “Maledetti posters” e tutta il mondo della nostra cameretta adolescenziale si accartoccia su sé stessa. Daniele, da Scandiano, si muove tra il rock e il pop, la musica d’autore e le atmosfere notturne, un debutto da ascoltare con attenzione per scovare anche le più piccole particolarità.
(New Model Label) CD
IL CORPO DOCENTI: Scivoli
Il Corpo Docenti è un trio nato nella primavera del 2017 che vede al suo interno un ex The Chicken Queens. I tre musicisti vivono insieme ed hanno creato un sodalizio artistico che ha portato alla pubblicazione di un debutto discografico sottoforma di EP con 5 brani. Il loro è un alternative rock cantato in italiano, le loro canzoni, invece, raccontano storie finite malamente, rabbia repressa, stati d’animo, problemi personali, senza però avere la pretesa di dare soluzioni, o far intravedere la luce in fondo al tunnel ma più semplicemente far sentire l’ascoltatore meno solo nella sua tempesta emotiva personale. Il trio, in una intervista video per Sonda, ha definito l’ep un disco malinconico e noi non possiamo che concordare con questa definizione. “Scivoli” diventa quindi una specie di seduta dallo psicanalista, un percorso interiore dei tre musicisti per esorcizzare alcuni momenti del passato. Pur non avendo la soluzione in tasca, il brano che chiude l’ep lascia ben sperare per un futuro meno oscuro. Rock arcigno. Testi introspettivi. Da ascoltare a volume altissimo.
(Tempura Dischi/Libellula Music) CD EP
DEN: Honest (H)earth
Sul retro del jewel case di “Honest (H)earth” c’è Den in posa esultante, braccia in alto e sorriso stampato in faccia, probabilmente appena uscito dallo studio di registrazione nel quale ha inciso a Birmingham. La sua è una musica che si apre al mondo, universale nel messaggio che vuole trasmettere e nelle melodie che, potenzialmente, possono toccare le corde di un vasto pubblico. Questo perché Daniele parte da sé stesso, dalle esperienze provate sulla sua pelle, dal suo chitarrismo poliedrico e dalla sua scrittura sincera. Eccezionale il team assemblato per l’occasione, polistrumentisti e professionisti arruolati oltreoceano, tra i quali spicca la voce cristallina di Stu Hope.
In sintesi: un disco rock ben fatto,che scorre e si lascia ascoltare tutto d’un fiato, adatto alle orecchie di molti.
(Autoprodotto) CD
DISTILLERIE ITALIANE: Stato di Grazia
C’è un sacco di roba dentro la musica dei Distillerie Italiane, formazione bolognese di sei elementi che dopo due demo nel 2013 e 2014 pubblica su Seahorse Recordings questo album d’esordio, “Stato di Grazia”. La matrice della band, come si intuisce già dalla copertina, affonda le radici nel rock psichedelico e progressive, seguendo una certa tradizione felsinea, senza limitarsi però nei confini del genere: non mancano infatti incursioni post-rock, kraut, elementi elettronici, e un certo lirismo nei testi. A tratti, insomma, più che avere l’impressione di trovarsi davanti a degli epigoni di PFM e Area, nel recitativo della voce si trovano echi delle esperienze di Giovanni Lindo Ferretti (“La Solitudine di Cerbero”) o di Pierpaolo Capovilla (“Persuaso”). Si rileva però che nel disco emergono le canzoni, mentre i brani più lunghi e marcatamente psych perdono un po’ di mordente. I Distillerie Italiane sono davanti a un bivio: lavorare meglio sulle strutture lunghe, oppure trasformarsi definitivamente in una band rock più compatta? Noi speriamo nella seconda ipotesi.
(Seahorse Recordings) CD / Digitale
DYNAMICA: Dynamica
Chi conosce un pochino la scena musicale di Modena sicuramente li ha già sentiti nominare, dato che i Dynamica esistono da ben 10 anni (a memoria forse anche qualcosina di più) e si sono sempre dati un gran da fare, soprattutto sul palco, coprendo in una decade quasi tutto il Nord Italia e non facendosi mancare un bel po’ di concorsi. Come mai questo album di debutto omonimo arrivi solo ora è (quasi) un mistero… oppure no? Ascoltando questo disco, quattordici (quattordici!) tracce di hard rock vecchio stile, blues, riff di chitarra tirati e voci che vanno sempre più su, fino a qualche tempo fa sarebbe stato facile marchiare i Dynamica come gruppo di nicchia, arrivato fuori tempo massimo a rivivere i fasti di un genere ormai morto. Ma ora, con band come i Greta Van Fleet che riempiono i palazzetti un po’ ovunque, e i Maneskin che fanno riscoprire il rock al pubblico televisivo italiano, la situazione è un bel po’ diversa. Che i tempi siano maturi perché i ragazzi finalmente si possano togliere qualche soddisfazione? Long live rock’n’roll!
(Areasonica Records) CD / Digitale