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ANDREA ZACCHI: Via Emilia

Diciamolo: il primo singolo inedito di Andrea Zacchi, che arriva dopo due EP di cover acustiche, non poteva che essere una dichiarazione d’amore per la propria terra. Il giovane cantautore di Castel San Pietro Terme viene proprio dal confine fra Emilia e Romagna, come fosse nato su quel trattino che le unisce in forma scritta, e racconta le due anime della regione in un viaggio immaginario su quella Via Emilia che unisce il territorio da est a ovest e che ha ispirato tanta musica. E infatti nel testo Andrea cita un po’ tutti, da Vasco Rossi a Lucio Dalla, senza dimenticare i Nomadi, Ligabue, Cesare Cremonini, Nek, Laura Pausini e chi più ne ha più ne metta. Il pop chitarristico di “Via Emilia” è solido e convincente, e il pezzo è corredato da un video (lo potete trovare facilmente su YouTube) che racconta le storie parallele di due gruppi di ragazzi agli estremi della Regione. Ok, raccontata così sembra un po’ un’operazione “pro loco”, ma se avete questa impressione è perché l’abbiamo spiegata male noi. La soluzione? Cercare il singolo di Andrea Zacchi e farvi la vostra idea!

(Autoprodotto) Singolo Digitale

YATRA: Behind the great disguise

Gli Yatra da Reggio Emilia hanno scelto questo nome (un termine sancrito che deriva dalla lingua sacra indiana che significa viaggio o pellegrinaggio) perché i cinque componenti della band sentono di aver intrapreso un viaggio che è un pellegrinaggio alla ricerca di un nirvana fatto di ritmi e melodie. Un rock contaminato da tante influenze (prog, hard, grunge, alternative) che si sviluppa in queste otto tracce. Caratterizzato da un sound arcigno e dalla voce di Denise Pellacani, per ascoltare questo album bisogna prepararsi. Prepararsi fisicamente a sostenere una prova. Gli Yatra non sono per tutti. Non sono per chi cerca di ascoltare qualcosa da mettere in sottofondo alla vita quotidiana. Con gli Yatra viene richiesta partecipazione e attenzione. Perlomeno una capacità fisica per andare incontro a tempi dispari, controtempi e crescendo. Uno sguardo nei meandri della società che ha portato all’apice il puro e crudo materialismo. Gli Yatra non fanno sconti. Gli Yatra sono alla ricerca del nirvana e noi con loro. Potenza e alienazione per le masse. Da ascoltare a volume altissimo.

(Autoprodotto) CD

TUGO: Giorni

Un po’ come il fuoco che rinasce dalle braci ancora calde nascoste dalla cenere, Tugo prende il via da un’altra band dall’esperienza decennale, un progetto acustico di cui non sveliamo il nome. Fatto sta che dopo un paio di anni di stop Francesco Mazzini (batteria), Andrea Rossi (basso/voce) e Andrea Mordonini (chitarra/voce) hanno deciso di dare vita a questo power trio, la cui prima manifestazione è questo EP “Giorni”, totalmente autoprodotto – nel senso che hanno proprio deciso di produrre, registrare, mixare e masterizzare tutti i brani in autonomia – e pubblicato il 25 Settembre 2020. Un reset totale per i tre, che sono tornati alle proprie origini, alla spontaneità di quel rock che, arrivato dal mondo anglosassone, si è impossessato della provincia (in particolare di quella emiliana) negli anni a cavallo del millennio. Dobbiamo tirare in ballo i soliti Gazebo Penguins e Fine Before You Came? Facciamolo, dai, tanto per rendere l’idea. Senza fare operazioni nostalgia però i Tugo nelle quattro tracce di “Giorni” riescono a fare un disco indie-rock credibile e spontaneo, che di questi tempi non è poco.

(Autoprodotto) Digitale

THE SCRAP: U.S.E. – United States of Egos

Dei The Scrap non si sa molto e indagare su di loro è come addentrarsi nei meandri più oscuri del deep web. Ogni indizio porta ad un altro, misterioso, dedalo di immagini vagamente conturbanti ed equivoche. La band inizia a postare nel 2016 , su Instagram, foto di autodemolitori, cimiteri di veicoli deformi, piramidi di carcasse metalliche. Poi la luce, la foto di un Kaoss Pad e di una DAW, si produce qualcosa dunque? Non proprio. Si seguita invece con foto di edifici abbandonati, panorami urbani in decadimento, che nel loro degrado si riappropriano del territorio, rendendolo inabitabile all’uomo. E infine la band compare in un’istantanea, i The Scrap emergono dalle ceneri di un mondo che ha plasmato le proprie creature per poi distruggerle ed abbandonarle. Il loro è un synthwave acido, senza perdono, forgiato nel metallo arrugginito, con incursioni noise e industrial, field recording e voci filtrate dal vocoder. I The Scrap sono robot, come i Kraftwerk, ma si sono ribellati all’essere umano e ascoltarli è come offrire dell’ecstasy a Brian Eno e David Byrne. Un bel viaggio.

(Autoprodotto) Digitale

THE ROYALTY INSTRUMENTALITY PROJECT: Impression A.I.

Già nel 2019 il poliedrico musicista Giack Bazz con il suo album “Haikufy”, disco di 30 tracce da 35 secondi, lanciava la sfida dell’erosione delle piattaforme di streaming partendo dall’interno. Il 2020 oltre aver portato un pandemia globale ha generato un ordigno dal nome “Impression A.I.” che rischia di far saltare in aria Spotify, Apple music, Tidal e tutte le varie piattaforme musicali con le sue 366 canzoni per un totale di 6 ore e 19 minuti. Dietro tutto questo non c’è solo la figura di Giack Bazz (al secolo Federico Giacobazzi) ma è una coesione di più menti sparse per il mondo: Sebastian Papa da Modena alla batteria e drum machine, Luca Pusceddu da Glasgow al basso e Deborah Verrascina da Londra che ha tenuto le fila di tutto il progetto con una maxi produzione discografica. Un’odissea musicale che spazia dal rock, al pop, dal folk al rap, dalla musica classica all’elettronica e chi più ne ha più ne metta.

(Autoprodotto) Digitale

PRIM: Before you leave

Prim (Irene Pignatti) è una giovanissima cantautrice modenese. “Before you leave” è il suo debutto discografico sottoforma di cinque brani che ti fanno ben sperare in un futuro splendente (in questo momento ci vuole proprio). Pop rock che è un salvagente in un mare in tempesta. Canzoni che ti lasciano appiccicato addosso un senso di benessere psicofisico. Voce delicata, musica mai invadente ed un talento non comune. Prim dall’alto della sua giovane età ha tutte le carte in regola per percorrere una lunga e luminosa carriera. Pensate a Lana Del Rey, o ai Beach House, mescolateli insieme per ottenere una nuova ricetta che si chiama Prim. Un debutto perfetto in ogni suo aspetto dai girasoli in copertina alle canzoni, passando per le sensazioni che questo ep ti regala ascolto dopo ascolto. Finalmente una giovane che gioca ad armi pari con gli artisti internazionali. Se Prim guardasse da una finestra su un panorama americano o inglese saremmo qui a tessere lodi sperticate, però a noi non interessa quale panorama vede Prim perché le lodi sono comunque sperticate.

(We Were Never Being Boring) CDEP

PARTICLES: Judas Kisses

La vendetta è un piatto da servire freddo, possibilmente con un contorno di breakdown metalcore, una sezione elettronica adrenalinica e bassi che arrivano dritti alla pancia. Come una moderna Beatrix Kiddo, la frontwoman dei Particles mette in guardia il proprio Bill, preannunciando il regolamento di conti. “Judas Kisses” è il nuovo singolo del quintetto modenese e anticipa il debutto sulla lunga distanza. Una filastrocca degna del miglior killer toy horror fa da preludio a atmosfere irruente e coinvolgenti: il sound della band evolve e, sebbene non perda la matrice alternative rock, si arricchisce di tinte metal e synth-pop. Uno dei punti di forza del brano è sicuramente la voce di Silvia Costanzini, capace di passare dallo scream al cantato più melodico, senza perdere credibilità e tenendo l’ascoltatore incollato alle cuffie. La cursed lullaby ripetuta più volte all’interno del brano e il ritornello catchy accompagneranno infatti anche i più scettici all’interno di un mondo fatto di tradimenti e riscatti. Attendiamo dunque il primo disco, con l’auspicio che sia ancora più arrabbiato e accattivante.

(Wavemotion Recordings) Digitale

P.O.E.: Of Humanity And Other Odd Things

Sei al Luna Park di quartiere con la tua dolce metà. Tutto va per il meglio, c’è intesa e leggerezza nell’aria. Prendete le mele caramellate (che fanno schifo ma sono belle da vedere) e vinci per lei un orsetto di peluche formato gigante. Lei ha un’idea: fare il giro nella casa infestata. Sarà l’occasione per stringersi un po’ di più. Però da subito l’atomsfera si fa pesante, il bigliettaio ha una profonda cicatrice sul volto e qualcosa ti dice che non sia trucco di scena. Poi sali sulla giostra e si abbassano le sbarre, troppo strette, inizia a salire un senso di claustrofobia. Il trenino parte, ti aspetti i soliti fantocci e ambientazioni da quattro soldi, ma le pareti iniziano a colare sangue e scorgi in lontananza una figura deforme con un machete estremamente realistico in mano. É qui che inizia a suonare la musica dei P.o.E. , per la precisione “Of Humanity And Other Odd Things”, ultima fatica uscita per Sheratan Records. Un metal solenne, a tratti sinfonico e gotico, a tratti heavy, con riff da headbanging e atmosfere lugubri. I testi sono ispirati ai racconti di E.A. Poe e indagano gli angoli più oscuri e macabri dell’animo umano, un po’ per esorcizzarli, un po’ per terrorizzarvi. Allora, siete pronti a salire su questa giostra infernale?

(Sheratan Records) Digitale

OVERTHOUGHT: Overthought

Gli Overthought da Pavullo nel Frignano (a volte è bello sottolineare dove nasce e si sviluppa un progetto artistico) sono giunti al traguardo del primo album. Un disco che potrebbe arrivare da qualsiasi parte degli Stati Uniti o dai verdi pascoli britannici ed invece è nato e si è sviluppato in provincia di Modena. Una musica senza confini e senza barriere quella degli Overthought. Un folk rock che ha fatto suo le lezioni dei grandi del genere, mescolandolo con la contemporaneità dell’indie pop. Sì, perché questo può essere anche il pop del 2020, non giocato sul ritornello martellante ma sulle melodie, sulle chitarre che disegnano delicati affreschi sonori. Il bello di questo album è che arrivati alla fine dell’ascolto si sente la necessità di doverlo riascoltare. Si potrebbero citare alcuni titoli come “Lighthouse”, “King of my own”, “Fly over the sun”, “Sphere”, o “Little town’s lights” ma sarebbe un torto alle altre canzoni. Un torto che non meritano. Gli Overthought arrivano da Pavullo nel Frignano ma sono cittadini del mondo. Un mondo in musica che nelle ballad trova il suo respiro.

(All Right Riserva Recordz) LP/CD

OGNIBENE: Il varietà sulla natura umana, Vol.1

Ognibene è un fuoriclasse nel gioco del pop, ne è la prova una militanza di undici anni nella band modenese Remida, dalla quale si stacca per intraprendere la carriera solista. E nel distacco si perde qualcosa e si acquista altro, come uno scatto in avanti per raggiungere un obiettivo ambizioso, che se si spezza il fiato dopo un po’ non si sente la fatica, soprattutto quando si è allenati. E Davide di muscoli se ne è fatti tanti, nella scrittura in primis, così densa, umana, personale, capace di raggiungere davvero chiunque, soprattutto perché si proietta verso l’esterno, invece di accartocciarsi su sé stessa. Parte dalle storie di chi ci circonda, da uno sguardo a 360 gradi al bancone del bar di provincia, dove la vita degli altri insegna a sopportare le proprie fatiche, dove nessuno giudica nessuno e così sia. “Il varietà sulla natura umana, Vol.1” è la prima metà di un disco che uscirà, completo, nel 2021. Un assaggio che ha già riscosso un ottimo successo tra i fan e che fa presagire un buon primo esordio sulla lunga durata. Cinque brani che oscillano dalla musica leggera radiofonica, al synth pop, sino ad accenni di un rock emiliano, senza ignorare la lezione dei grandi cantautori.

(LaPop) Digitale