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MAN MAZE: Man Maze
Man Maze è un viaggio. Man Maze è un sentiero da percorrere insieme. Man Maze è uno sguardo sull’uomo. Man Maze evoca spazi immensi dove perdersi (fisicamente e mentalmente). Man Maze si guarda attorno e vede in lontananza i Pink Floyd (nessuna eresia) e i Beach House (nessun paragone spropositato). Man Maze è mistero che avvolge le canzoni. Man Maze è un lavoro a quattro mani tra Natan Rondelli e il produttore Marco Bertoni. Man Maze è l’oggi, l’adesso, l’ora. Man Maze ti porta lontano pur rimanendo fermo. Man Maze sogna ad occhi aperti. Man Maze vorrebbe, perché è consapevole che può. Man Maze è siderale. Man Maze è rosso sangue. Man Maze è così potente che può scaraventarci a terra. Man Maze osa dove altri si sono arresi. Man Maze è un distillato di emozioni. Man Maze è un concept. Man Maze è tanta roba. Man Maze è bellissimo.
AperiDVO: EP
AperiDVO arriva ad un ep con quattro brani ad un anno di distanza dal primo singolo intitolato Different shapes. A dire il vero nell’ep compaiono due canzoni già pubblicati anche se in versioni differenti (“Forme diverse” e “Black bunny”). Tre pezzi sono stati registrati dall’ultima formazione live di L’Orca, mentre “Dance with me” appartiene al nuovo trio che ha già licenziato due singoli: “Change your mind” e Vattene via”. Da sottolineare che Sandro dei S.EM. Whisper suona la batteria in tre canzoni, mentre Samu è presente dietro piatti e tamburi nel quarto brano. Pezzi in italiano e inglese a dimostrazione del respiro internazionale del progetto, che dovrebbe emigrare per portare a termine il percorso iniziato.
PAOLO G.: Mo’… Jazz!
Nuovo album per Paolo Giannelli, in arte Paolo G., che da Ravenna dove vive, vede il mondo in maniera diversa rispetto a noi comuni mortali. In questo quarto album a suo nome si destreggia in 14 brani tra pezzi originali e cover di alta classe. Il suo brano, “Pensando a te” è presente in due versioni, quella acustica è decisamente emozionante. Nel resto dell’album si passa con molta naturalezza da “Balla balla ballerino” di Lucio Dalla ad “Estate di Bruno Martino, arrivando fino “Love for sale” di Cole Porter e “All of me” di Gerald Marks e Seymour Simons. Nelle note del disco Paolo G. scrive: “Music saved my life”, noi ne siamo felici ed ascoltando l’album anche voi potreste trovare motivo di appagamento sonoro. Astenersi fan di suoni duri e contorti.
BINGE DRINKERS: Muerte – An apology of V acts
Perché si decide di fare musica? Perché si ascolta musica? Alla prima domanda, non essendo un musicista colui che scrive, è arduo rispondere, ma alla seconda, invece, colui che scrive può dire di cercare energia, emozioni, le risposte della vita, scoprire nuovi suoni, nuovi nomi, nuove scene, nuove tendenze. Visto, però, che conosco, musicalmente parlando, i Binge Drinkers da tempo, azzardo una risposta anche alla prima domanda. I Binge fanno musica perché si divertono e nel rock trovano il loro posto nel mondo. La riprova cristallina è questo nuovo ep, un concept che analizza la visione della morte secondo la cultura spagnola. Solo ai Binge Drinkers (il loro nome è già un programma), poteva venire in mente un concept di questa natura. Da Vignola alla conquista del Sud America e della Spagna con i Binge è un attimo. Suoni energici, potenza di fuoco e tanta adrenalina. Può bastare? Sì, può decisamente bastare.
GIACK BAZZ: Just a little bit more famous
Giack Bazz è un artista difficile da catalogare, come è difficile riuscire a seguire passo dopo passo le sue creazioni. Lui è capace di scrivere un album con 366 canzoni e proporlo come il disco più semplice mai realizzato, oltre sei ore di musica, che si sposano con un lavoro precedente di 30 brani per la durata complessiva di meno di venti minuti (qui i Circle Jerks insegnano), oppure eccolo con “Just a little bit more famous”, una sorta di secondo capitolo di un album del 2018. Otto canzoni tra indie rock e psichedelia, tra cantautorato e folk, tra Paul McCartney e Kevin Morby, tra Elliott Smith e Jamie T. Giack ha scritto l’album durante la pandemia non sapendo come sarebbe andata a finire, il disco ma anche il mondo. Oggi l’ha pubblicato e magari è anche contento che la razza umana non sia scomparsa. O forse no?
STECCA: Tra birra e fumo
Stefano Bertolani, in arte Stecca, è un cantautore di Casalgrande (Reggio Emilia) che unisce il rock al cantautorato. Ha suonato in mezza Europa, riscuotendo sempre ampi consensi ed anche in Italia ha trovato, oltre ai musicisti che lo accompagnano, colleghi di fama che l’hanno sostenuto, come Robby Pellati e Mel Previte. Qualcuno se lo ricorda anche alle prese con le canzoni dei Beatles e Adriano Celentano. Il nuovo singolo potrebbe essere il proseguimento di Certe notti di Ligabue, rock che racconta una storia come quelle che ci possono capitare appena mettiamo il naso fuori di casa. Se poi in futuro deciderà di fare la controfigura dell’attore Owen Wilson, sarà un altro discorso ed altre scelte artistiche.
TIZIO BONONCINI: Tutto il mondo è un palcOSCENO
Terzo album per Tizio Bononcini, che continua stupire per la sua capacità di giocare con parole e note musicali. “Tutto il mondo è un palcOSCENO” è un concept album senza esserlo. Qui il concept è attivare i neuroni e gettarsi a capofitto nei testi, andare oltre i versi e vedere il mondo che ci circonda, che Tizio racconta con dovizia di particolari. Qui ci sono i rapporti d’amore tossici, le fake news, l’uomo virile, la secchia rapita (sì, proprio quella), il giardino di casa, le barriere che ci siamo costruiti attorno a noi, l’ignoranza che regna sovrana, le maratone televisive. Tutto visto attraverso la lente di Bononcini che dedica anche una canzone alla primogenita: Agata. Il mondo osceno ci stringe, ci toglie l’aria, ci stritola e Tizio ci porge una cannuccia (sottoforma di album) per riuscire a respirare.
RAF & JOE: Raf & Joe
Raffaele Pulejo e Giovanni Massari sono musicisti che hanno attraversato i decenni con progetti artistici dai mille risvolti. In carriera si sono approcciati a sonorità progressive, new wave, pop elettronico, rock, cantautorato, senza mai perdere la bussola. Oggi sono insieme in questo album che vede la partecipazione anche di Marco Michelini (violino), Federico Alboneti (saxofono), Valerio Corvino (batteria), Valerio Zanasi (basso elettrico) e Tiziano Salgarelli (flauto). Il disco è un viaggio sospeso tra cielo e terra, un sogno ad occhi aperti, dove delicati movimenti sonori tengono per mano l’ascoltatore. La colonna sonora di un film di fantascienza, con protagonisti il pilota Raffaele e il co-pilota Giovanni in viaggio verso nuovi mondi da abitare, mentre l’uomo dal cappotto grigio si è addormentato nell’ultimo sedile in fondo all’astronave. Musica strumentale per anime erranti.
NERS: The panic room of happiness
I Ners sono tornati. Da Reggio Emilia il loro pop rock risplende come non mai. Nei dieci brani dell’album i nostri eroi si danno daffare per lasciare emozioni nell’ascoltatore. I riferimenti sono quelli di Stereophonics in prima battuta, a volte i pezzi potrebbero benissimo figurare in un disco della band anglosassone, ma anche The Cure, Oasis, Counting Crows, Editors, White Lies o The Killers. Il disco ha un suono internazionale, quello di produzioni di alto livello. Tutto gira per il verso giusto, le musiche, il cantato, l’atmosfera. I Ners forse si guardano in faccia e pensano di essere stati teletrasportati oltre i patri confini, dove il rock alberga da sempre. Gran bel disco.
OYKU DOGAN: I see stars around
La cantante emiliana d’adozione, Öykü Doğan, ha pubblicato un nuovo singolo, “I see stars around”, che la vede collaborare con un chitarrista classico. L’atmosfera che ne esce è un dipinto dai colori pastello, personale e coinvolgente. La bravura della cantante non è un mistero, come le sue collaborazioni con artisti internazionali che hanno portato la sua voce in giro per il mondo. Però, in questo singolo, supera sé stessa, vestendo gli abiti di una popstar alle prese con una ballad che può mandare in tilt i cuori dei fan.