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Arlo Bigazzi, Materiali Sonori

Arlo Bigazzi, Materiali Sonori

«Il nome Materiali Sonori fu usato per la prima volta nel 1977, quando venne pubblicato il vinile ‘maso 001’. Il gruppo musicale fondato da Giampiero (Bigazzi ndr) aveva lavorato a un progetto con una scuola elementare. Giampiero e Luciano Morini avevano formato il Canzoniere del Valdarno, conoscevano un bel po’ di gente che suonava e così partì l’avventura della casa discografica. Sulle prime pubblicavamo progetti che altri musicisti ci proponevano, senza una logica precisa. Solo nella prima metà degli anni ’80 si concretizzò la consapevolezza di produrre artisticamente ed economicamente quei dischi che avremmo poi realizzato e tentato di distribuire. Insomma, solo più tardi ci rendemmo conto di cosa stavamo facendo». «Il metodo di lavoro, per quanto riguarda Materiali Sonori non credo sia cambiato molto, anche perché abbiamo sempre lavorato su più fronti: progettazione del disco, realizzazione, diffusione, concerti, promozione. Cercare sinergie, distribuire dischi non prodotti da noi». «Il fatto curioso è che, quando iniziammo a lavorare nel settore discografico, già si parlava della crisi del disco. Per quanto mi riguarda, ritengo colpevoli quei manager aridi e avidi all’interno dell’industria. Si è totalmente perso il senso artistico del prodotto discografico. Una volta venivano fatti incidere dischi anche a Miles Davis, perché l’industria – benché non lo comprendesse fino in fondo – si doveva in qualche modo lavare la coscienza. Commercializzava un’arte arricchendosi e in qualche modo sentiva di dover pagare pegno. Oggi non ha neppure questo senso di colpa». «Materiali Sonori decide di produrre un disco piuttosto che un altro in modo casuale. Non credo che ci sia mai capitato di collaborare con un musicista attraverso i provini che ci venivano inviati. Inizialmente ci vuole un passaggio di conoscenze, poi l’artista ci deve far simpatia e pensarlo come una persona curiosa. Se poi sopraggiungono unità d’intenti nasce il disco». «Penso che oggi, chi ha voglia di intraprendere la carriera di musicista da palco abbia di fronte due scelte. Tentare la fortuna seguendo l’iter dei vari format televisivi o cercare di far diventare la propria passione un lavoro che duri nel tempo. Nel primo caso spero che il nostro artista abbia la coscienza che – se gli va bene – è semplicemente una saponetta che sarà venduta in un supermercato. In attesa che l’industria se ne inventi un’altra ‘che lava più bianco’. Se avrà saggezza, saprà far tesoro dei propri guadagni e dei propri successi. Chi vuole intraprendere l’altra strada, cioè comunicare con gli altri in maniera sincera e senza facili successi può tentare di viverci per tutta la vita. Può ritagliarsi uno spazio decoroso e andare avanti, mettendo da parte le invidie e cercando sinergie costruttive. Oggi non c’è più la necessità di avere alle spalle una casa discografica. La tecnologia permette di realizzare buoni lavori anche in cameretta. Se mai ci vogliono buone idee». «Il fatto che Materiali Sonori sia probabilmente la più vecchia etichetta indipendente e tra le poche che hanno venduto i propri prodotti all’estero, non fa piacere. A mio avviso significa che noi vecchi operatori del settore, per le nuove generazioni, abbiamo costruito ben poco. Insomma: siamo profonda provincia e tale siamo rimasti».

 

Alabastro EuforicoNon mi piace molto guardare indietro, quindi come disco più importante per Materiali Sonori dico “Alabastro Euforico”. Però, questo progetto, unisce il passato con le nuove esperienze. Attraverso la proposta di brani inediti e l’interpretazione di altri autori, mescola generi che, seppur amalgamati nel suono e nello stile, spaziano dal minimalismo, al post-punk, alla tradizione popolare. Ha una combinazione di strumenti musicali che vanno dal classico quartetto d’archi, a strumenti dell’aria folk, a inserti elettronici e ambient. È tra le ultime produzioni, realizzata con un gruppo di musicisti che partecipano anche ad altri progetti dell’etichetta.