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Cantautori su Marte

Cantautori su Marte è la rassegna promossa dal Centro Musica, all’interno del progetto Sonda, che ospita a La Tenda di Modena ogni anno, da cinque anni, alcuni degli artisti più influenti d’Italia. Il format è un incontro intimo con l’artista per fare il punto, parole e musica, sulla canzone d’autore; le interviste sono a cura di Francesco Locane, speaker radiofonico e giornalista.
Per questo numero di Musicplus.it faremo due chiacchiere con Corrado Nuccini (Giardini di Mirò) direttore artistico e curatore della rassegna.

Siamo ormai giunti alla quinta edizione di Cantautori su Marte, anticipata quest’anno da due incontri sold out con ospiti Vasco Brondi e Coma Cose. Partiamo dal principio: qual è stata l’origine della rassegna? Da che esigenza è nata?
La rassegna è nata in maniera molto spontanea. L’intuizione che ha portato a Cantautori è stata quella d’inseguire non tanto la mia scena personale, con cui mi sono formato, ma di puntare alla nuova generazione di cantautori.

Come sta cambiando secondo te il ruolo del cantautore in Italia?
Come dice De André “La musica per me continua a essere un tram per portare in giro le parole”. Il cantautorato, in ogni epoca e in ogni periodo storico, è un importantissimo tram che trasporta parole di cambiamento e trasformazione che devono essere profondamente legate al linguaggio e alla società nella quale si sviluppano. Non esiste mai un cantautorato che non sia di strettissimo riferimento alla società con cui parla. È da sempre stato così, da Bob Dylan in poi. Si è sempre parlato alla generazione più prossima. E così il nuovo cantautorato italiano racconterà l’Italia degli anni ‘20 e lo farà con il proprio linguaggio, con le proprie capacità, possibilità e prospettive. Sarebbe molto bello che Cantautori potesse continuare a documentare questo tipo di trasformazione.

Quanto reputi sia importante conoscere il lato umano di un artista e quanto è importante per un artista aprirsi al proprio pubblico?
Non credo che l’aspetto umano dell’artista sia fondamentale, credo sia fondamentale riuscire a capire i processi mentali, emotivi, sentimentali che portano un artista a trasformare un’emozione in una canzone e riuscire a farlo con un linguaggio contemporaneo, comprensibile, non retorico. Il confronto con il proprio pubblico è poi da sempre fondamentale, ma rientra nella dimensione che esula dal nostro compito. Noi a tal riguardo cerchiamo di avere un rapporto gentile e delicato, che possa portare artista e pubblico a un punto di vicinanza, senza alcuna forzatura.

Raccontaci uno degli episodi più curiosi della rassegna.
A Cantautori c’è sempre stato uno scambio molto corrisposto, grazie al lavoro di Francesco Locane, del Centro Musica e di tutto lo staff. Gli artisti si sentono un po’ a casa loro, quindi quella dimensione di stranezza, di eccentricità viene leggermente meno e al centro arriva la possibilità da parte del pubblico di ascoltare una meravigliosa storia di vita, d’arte creatività. Con al centro sempre le canzoni.

Per concludere: quale pensi possa essere, nel lungo termine, il ruolo di Cantautori su Marte nell’offerta culturale della città di Modena?
Di sicuro nel contingente Cantautori su Marte ha offerto delle possibilità, per gli artisti ma soprattutto per il pubblico, per confrontarsi e ragionare sulle trasformazioni del cantautorato, che è un linguaggio di emancipazione giovanile, per riuscire a raccontare il proprio mondo, in una maniera che non sia mai uguale alla generazione precedente. Riuscire a capire queste trasformazioni è un compito molto importante, fondamentale e noi in questi cinque anni, nei nostri limiti, ci abbiamo provato.