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I Live di Sonda visti da voi: Settembre Adesso
SETTEMBRE ADESSO
Off 21/03/2014 – main guest Soltanto
“Conoscevamo già il locale per diverse frequentazioni ed alcuni di noi ci si erano precedentemente esibiti con altri progetti. Per noi è stata la prima volta perché comunque è abbastanza complesso entrare nel programma dell’OFF”, racconta Marcello dei Settembre Adesso, ricordando quella serata di marzo in cui la band ha aperto per il cantautore emergente Soltanto. Una serata che si prospettava dal risultato incerto, almeno per l’affluenza di pubblico, e che infatti non ha tradito le aspettative. “Sinceramente e sfortunatamente la risposta e l’affluenza del pubblico è stata scarsa”, confessa Marcello, “Un vero peccato perché la serata e l’artista meritavano un altro tipo di sorte”. Sintomo questo di una sindrome che ha colpito purtroppo tutto il sistema live italiano, un contesto in cui, come ci raccontano i Settembre Adesso “probabilmente la cultura musicale si è abbassata, e la gente è molto meno predisposta ad assistere a concerti dal vivo di band inedite. Forse con più promozione o con serate che includano più di un solo artista ‘conosciuto’, ed ovviamente più band emergenti, si potrebbe aumentare l’affluenza”. La band modenese non si perde però d’animo e cerca comunque di vedere i lati positivi dell’esperienza, a partire dall’opportunità formativa offerta da Sonda per confrontarsi con artisti di maggior calibro all’interno di palcoscenici (per quanto possibile) prestigiosi. Ed è proprio sul piano personale che i Settembre Adesso hanno portato a casa i risultati migliori di quella serata: “Ci siamo trovati molto bene sia con i gestori che l’altra band, entrambi molto disponibili e gentili. Il locale non ci ha fatto mancare nulla e i primi davanti al palco durate la nostra performance sono stati Soltanto e la sua band. La cosa, devo dire, ci ha fatto molto piacere, perché rispecchia il rapporto che dovrebbe esserci tra musicisti, emergenti o meno che siano”.
I Live di Sonda visti da voi: Sapone Intimo
SAPONE INTIMO
Off 14/11/2013 – main guest Kutso
Non si aspettavano certo grandi novità i modenesi Sapone Intimo, all’alba della data che li attendeva all’OFF di Modena: un po’ perché il locale è uno dei più conosciuti nell’ambito live cittadino, un po’ perché giocavano in casa, un po’ perché quel palco già lo conoscevano. A parlare è Penne, chitarrista della colorita band emiliana: “Frequentiamo l’Off fin dalla sua apertura, tra invernale ed estivo era la quinta volta che ci suonavamo, inoltre conosciamo bene i due gestori (Valerio e Filippo) e con loro ci siamo sempre trovati bene”. Quindi, una garanzia. Ma l’headliner della serata, i romani Kutso? Anche su questo versante intesa perfetta, sintetizzabile con un aneddoto che coinvolge proprio i chitarristi delle rispettive formazioni. “Ero in camerino che stavo preparando il mio vestito”, racconta Penne, “Quella sera avevamo deciso di vestirci indossando semplicemente un sacco del pattume. Mentre stavo scrivendo sul mio ‘Io sono il Punk’, si avvicina Donatello (il chitarrista dei Kutso). Dopo avergli spiegato che quello sarebbe stato il mio abito per il concerto, mi disse che aveva intenzione di vestirsi da Ultimate Warrior, cosa che secondo lui non aveva mai fatto nessuno. ‘Guarda’, gli dissi, ‘io l’ho fatto un paio di settimane fa’. La sua risposta fu ‘niente, allora mi vestirò normale, ora so che Modena oltre che la città della musica è anche la città della moda’. Donatello si vestì da Ultimate Warrior 6 mesi dopo, quando i Kutso suonarono al Concerto del Primo Maggio”. Dress code a parte, la serata ha raccolto ottimi consensi tra il pubblico, riconfermando come sia importante permettere a band emergenti di confrontarsi con professionisti del settore: “Se fosse per me, io farei una legge dove ad ogni concerto di un artista o gruppo famoso, ci sia l’obbligo di avere una o più band emergenti locali di apertura”. Che dire? Penne for President!
I numeri di Sonda
Un anno ricco di belle sorprese, quest’ultimo, per SONDA. Novanta nuovi artisti (settembre 2013 – settembre 2014) sono entrati a far parte della “grande famiglia” inscrivendosi al progetto, avendo fatto la sua conoscenza, in particolare, tramite i social network. A maggio 2014 è uscita la terza compilation di SONDA, SONDA vol.3, presentata ufficialmente nella sede del Centro Musica: una selezione di 15 gruppi e musicisti emiliano-romagnoli, che hanno avuto la possibilità di trascorrere una giornata in studio con il produttore Marco Bertoni. La partnership con le etichette discografiche, ha portato al primo grande ed importante risultato per noi di SONDA, ovvero la pubblicazione del vinile 7” da parte della Covo Records, che vede protagonisti i bolognesi Altre di B ed Absolut Red. Per quanto riguarda la rete dei Live Club dell’Emilia Romagna, tra settembre 2013 e settembre 2014, 10 artisti iscritti a Sonda si sono esibiti in apertura ad altrettanti concerti all’Off di Modena di band quali Criminal Jockers, Jack Jaselli, Riccardo Sinigallia, Kutso. Il Bronson di Ravenna ha affidato ai The Ashman l’apertura del concerto di Piers Faccini; il Calamita di Cavriago ai Divanofobia quella di Maria Antonietta. Altra apertura al Diagonal per il concerto di Quilt. Il Covo club di Bologna ha ospitato Ed in apertura a Villagers e Natan Rondelli per Anna Calvi. Tre gruppi iscritti hanno partecipato al concerto del Capodanno Modenese di Paolo Belli, davanti ad una piazza gremita all’inverosimile. Francesco Galavotti ha introdotto il concerto di Nada in occasione del 25 aprile in piazza XX settembre a Modena. 6 gruppi hanno partecipato alla Festa della Musica, esibendosi il 21 giugno su un palco a loro dedicato, sempre a Modena. Le Mura di Mos hanno partecipato al concerto Modena, 29 Settembre a fianco di artisti del calibro di Paolo Benvegnù e Roberto Vecchioni. Nell’ultimo anno per SONDAinONDA abbiamo intervistato 16 gruppi. Tutte le interviste sono raccolte nel nostro canale youtube, www.youtube.it/CentroMusicaModena, che conta più di 23.000 visualizzazioni totali. Su soundcloud, www.soundcloud.com/centromusicamodena, è possibile ascoltare e downloadare (gratuitamente e legalmente) i brani dei musicisti iscritti, oltre alle nostre produzioni, con la possibilità di invio nuovi brani. Nel 2014 abbiamo superato gli 8300 ascolti. SONDA ed il Centro Musica, sono presenti sul web con il sito www.musicplus.it che conta una media di 2200 visite mensili; mentre il sito dedicato al progetto, sonda-t.comune.modena.it, ha una media di 500 visite mensili.La pagina www.facebook.com/centromusicamo, ha superato i 6.000 fan.
Sonda Vol.3
Quale migliore momento se non il ventennale del Centro Musica per presentare finalmente SONDA vol. 3: la terza compilation completamente targata SONDA. Una selezione di 15 su oltre 500 fra solisti e band residenti in Emilia Romagna, che il progetto Sonda ha portato in studio per registrare un brano. Per alcuni degli artisti coinvolti si è trattata della prima esperienza in uno studio di registrazione e, soprattutto, la prima volta con un vero e proprio produttore artistico.
Il cd, il terzo della serie SONDA, è frutto di un anno di confronto creativo e professionale particolarmente intenso tra musicisti e produttore. La compilation è stata realizzata dallo studio Ghee di Bologna con la supervisione del musicista, produttore e storico valutatore di Sonda Marco Bertoni. Dopo Sonda vol. 1 nel 2010 con 25 brani e Sonda vol. 2 del 2012 con 15, Sonda vol.3 è una nuova mappa di quello che si muove a livello regionale in ambito musicale, un ambito estremamente variegato. Il cd si apre con l’alternative metal dei romagnoli Ayokera con “Cocaine Generation”. In un crescendo la compilation vede protagonisti, nell’ordine: il louder grunge dei pavullesi The Monolith con “The Scarred” a cui segue una carrellata di modenesi. I Settembre Adesso con la loro “Proteggimi”; The Chicken Queens, duo garage blues, con “Sorrow Blues”; gli electro alternative The Ashman con “Engine of the world”; i bolognesi The Talking Bugs con “Random”; il cd prosegue con il jazz di “Non peggiorare le cose” dei Foursome; i bolognesi Divanofobia ed i loro “Incontri poco romantici”; i Korach ci presentano “Il Conto” come traccia numero nove; si ritorna alla provincia modenese con il gruppo più giovane, quello degli Undercover Brothers con “Non sanguiniamo più”; modenesi anche i May Gray e la loro “Tormentata baby”; il cd si avvia a conclusione con Natan Rondelli da Bologna in una sperimentale (rispetto ai suoi classici) “Someone will save you”; tocca poi al crossover degli Exit Limbo con “Nemesis”; i Not Dead Yet interpretano la loro “Purchase”; e il cd si chiude nel migliore dei modi con Dani Male e la sua “Bolla di cartilagine”. Per la copertina è stato scelto il lavoro che Dipankara (Davide Montorsi) aveva realizzato per la pagina centrale dello scorso numero di Musicplus.it, che meglio di qualsiasi altra illustrazione, riesce a comunicare lo spirito del progetto, la musica che diventa linfa vitale e cuore pulsante per un’intera regione.
Il cd, stampato in 1000 copie, è in distribuzione gratuita fino ad esaurimento presso il Centro Musica. È possibile ascoltarlo e scaricarlo all’indirizzo soundcloud.com/centromusicamodena
Buon compleanno Centro Musica!
10 maggio 1994 / 2014
…. E sono 20 anni di Centro Musica a Modena. Sabato 10 maggio 2014 il Centro Musica ha celebrato e festeggiato i suoi primi vent’anni insieme agli amici e protagonisti di questa lunga storia. Una giornata per ritrovarsi, per fare il punto su tanti anni di intense attività a stretto contatto con giovani, artisti, musicisti e professionisti.
Il Comune di Modena, infatti, si dota del servizio Centro Musica nel 1994. Il Centro, nato come Centro Regionale per la Promozione e Produzione musicale giovanile, sostenuto finanziariamente oltre che dal Comune, dalla Regione Emilia Romagna e dalla Provincia di Modena, oggi fa riferimento all’Assessorato alle Politiche Giovanili e si rivolge ad un’utenza di musicisti e operatori del settore musicale con un’offerta diversificata di servizi. In capo al Centro Musica sono un complesso di 5 sale prova (Mr Muzik, capofila rete provinciale sale prova), un locale per musica dal vivo (Off), un ufficio consulenza e informazione sulle tematiche legate al diritto d’autore (Siae, Enpals, contrattualistica), un ufficio promozione per l’organizzazione di eventi e attività musicali, un settore legato all’attività di formazione sia per musicisti che per figure professionali della filiera musicale. Duecento i concerti ospitati dal 2006 a oggi all’Off di via Morandi, gestito in collaborazione con l’associazione Stoff, mentre nelle sale prova Mr. Muzik, inaugurate nel 2002 e recentemente ristrutturate, vengono venduti in media ogni anno 1300 turni. Oltre un migliaio i partecipanti ai percorsi di formazione, che si sono susseguiti negli anni, pensati per sviluppare le capacità professionali artistiche, organizzative, tecniche e gestionali dei giovani aiutandoli a sviluppare un progetto musicale e a orientarsi verso il mercato: da Rockimpresa per la formazione di professionisti della filiera musicale a Fronte del Palco, la residenza formativa per giovani band; da Live Sound Education per fonici professionisti al corso per imparare a fare impresa nel settore musicale Dj Style, al nuovo corso sulla sonorizzazione Soundtracks. In capo al Centro Musica, oltre a tutte le attività sopra citate, ricordiamo i festival: Sconfini, per la musica contemporanea (5 edizioni realizzate); Modena Medina (6 edizioni); Storie di (Stra)ordinaria Scrittura (7 edizioni, 22 appuntamenti). Non possiamo dimenticare i progetti per i più giovani: Piccole band crescono (per ragazzi tra i 13 e 15 anni) progetto biennale che conta 8 edizioni per un totale di circa 80 gruppi partecipanti; ed i concorsi A piece for peace, Note in bilico e Citizen, per la produzione di una canzone originale su tematiche sociali; e la collaborazione con il progetto Nati per la Musica.
Ringraziamo tutti i musicisti che sono venuti a trovarci, quelli che hanno suonato in acustico, i responsabili, i docenti dei corsi, i collaboratori e tutti gli amici, che hanno reso questa giornata davvero intensa ed importante. In questi tempi duri, come auspicio, brindiamo ai prossimi vent’anni!
Il Centro Musica è a Modena, ma lo trovate anche su:
www.musicplus.it
sonda-t.comune.modena.it
www.facebook.com/centromusicamo
www.youtube.it/CentroMusicaModena
wwwsoundcloud.com/centromusicamodena
I Live di Sonda visti da voi: Natan Rondelli
NATAN RONDELLI
Estragon, 22/02/2014 – main guest Anna Calvi
Natan Rondelli (da Bologna) ha giocato in casa, presentandosi insieme alla sua band per aprire un concerto organizzato dal Covo Club presso l’Estragon. L’headliner era Anna Calvi, cantante inglese di successo internazionale. Natan si è, infatti, esibito davanti ad un Estragon bello pieno, lasciando negli spettatori belle emozioni e un dubbio che ci racconterà lui stesso. “Ovviamente conoscevo l’Estragon, locale nel quale avevo già assistito a vari concerti, ma non ci avevo mai suonato. Sapevo chi era Anna Calvi ma l’occasione di aprire un suo concerto mi ha spinto ad ascoltare le sue canzoni in maniera più approfondita, pensando che la sua musica e di conseguenza il suo concerto potevano essere molto in linea con il nostro. Gli organizzatori sono stati fin dal nostro arrivo assai disponibili nei nostri confronti. Con Anna Calvi e i suoi musicisti ci siamo salutati sul palco nella fretta del soundcheck. Il pubblico dell’Estragon ha risposto molto bene alle nostre canzoni, anche perché credo che fosse la platea e il locale giusto per la nostra musica. Questo aspetto di Sonda, la possibilità di aprire ad artisti più affermati, è un’iniziativa molto importante per “spingere” gli artisti emergenti in un locale o evento nel quale non hanno ancora potuto mettere piede, con tutto quello che può comportare in termini di esperienza, nuove conoscenze e visibilità. Non ci sono particolari aneddoti sulla serata. Se non che per un paio di canzoni ho lasciato il dubbio nel pubblico di essere arrivato direttamente con il pullman nero e con i vetri neri di Anna, ringraziando in inglese. Per noi rockers i chilometri percorsi per arrivare al concerto portano sempre qualche applauso in più”.
Le Parole dei Valutatori: Marco Bertoni
Che cosa significa fare il produttore artistico?
“Fare il produttore artistico per me significa affiancare l’artista nella fase di realizzazione del suo prodotto. Cioè passare dall’idea originale dell’artista a qualcosa di organizzato, definito e messo a fuoco per meglio comunicare/vendere le intenzioni dell’artista”.
Com’è cambiato il tuo mestiere in questi anni?
“A livello tecnico è cambiato ovviamente con l’utilizzo massiccio del computer. Quindi il passaggio dall’analogico al digitale. Per poi tornare al giorno d’oggi dove si usano insieme oramai ambedue le tecnologie. Nel mio studio cablato con pro tools ho un mixer del 1975. I microfoni sono del ‘72. A causa dei budget sempre più bassi, se una volta il produttore era affiancato da un fonico e da un assistente fonico, adesso molte produzioni le seguo interamente io anche come fonico, dalla sala prove al mastering finale. Con il dissolvimento della vecchia industria discografica, nella filiera della produzione musicale il ruolo del produttore artistico ha resistito. Cioè serve ancora un professionista che sappia fare realizzare all’artista il suo prodotto sia tecnicamente sia artisticamente. Se una volta erano le case discografiche a ingaggiarmi ora sono le collaborazioni con gli artisti che mi permettono di essere pagato per quello che faccio”.
Come trovi gli artisti con cui lavori?
“A dire il vero sono loro che trovano me. Però devo dire che sono molto felice che alcune delle ultime cose che ho realizzato le ho fatte insieme a artisti conosciuti grazie a “Sonda” (e anche noi ne siamo felici N.d.R.). Un giorno mentre registravo il cd di un artista di nome Megahertz, è entrato in studio un suo conoscente, uno strano ragazzo, curioso e volenteroso di conoscermi, sarebbe diventato Bob Rifo aka Bloody Beetroots. I Motel Connection mi telefonarono”.
Cosa ti deve colpire al primo ascolto?
“La volontà di esistere”.
Le nuove tecnologie (social network, MP3, ecc.) aiutano l’artista? Se sì, come credi che debbano essere utilizzate?
“In generale aiutano l’artista tanto quanto aiutano tutti noi. Sono degli strumenti che ci mettono in contatto con il mondo e questo da un punto di vista anche professionale è utile. Dal punto di vista artistico è uno strumento ancora poco utilizzato a livello creativo. Se però si pensa che grazie a internet possano uscire nuove star musicali siamo parecchio lontani”.
Come vedi il futuro della musica (in generale) e di quella registrata (nello specifico)?
“La musica in generale come suono e suono prodotto dall’uomo non ha bisogno di futuro, fa parte di noi e della nostra natura e sempre ci accompagnerà. Se si parla di musica commerciata, stiamo vivendo un momento abbastanza stagnante. Rimane il fatto che registrare musica è una cosa entusiasmante, quasi magica. Ma che la musica possa ancora veicolare energia fresca ho qualche dubbio”.
Che cosa deve spingere una persona a fare musica? Tu perché hai deciso di iniziare?
“Io ho iniziato perché da piccolo ho visto alcuni concerti che mi entusiasmarono e mi fecero sentire che succedeva qualcosa suonando. Come dicevo prima la musica è parte della nostra natura, e ci sta che qualcuno di noi trovi un suo modo creativo ed espressivo suonando”.
Ha senso pubblicare un supporto discografico (anche sottoforma di file) in questo periodo storico?
“Ha senso per i collezionisti di vinili (il vinile) e per i banchetti dei concerti (il cd). In generale è proprio la parola “pubblicare” che ha cambiato significato pratico, no?”.
Che cosa deve trasmettere una canzone?
“Quello che l’ascoltatore ritrova di sé, e da lì portarlo da qualche parte”.
Un tempo l’esigenza di fare musica sembrava legata a un bisogno interiore dell’artista, oggi sembra più legato all’aspetto “figo” del fare musica e all’eventuale successo.
“L’aspetto “figo” del fare musica è sottolineato anche dalle musiche di tanti gruppi, molto più attenti a sembrare qualcosa piuttosto che a cercare qualcosa. Il successo per come lo intendi tu a mio parere non esiste più, anche “l’essere famoso” ha cambiato abbastanza valore. Rispetto al “bisogno interiore”, ogni musica ha una funzione: se devo far ballare, faccio musica che è una danza e se la gente balla vuole dire che l’ho fatta bene, ma questo è creare qualcosa con uno scopo pratico, non per soddisfare una necessità interiore”.
Perché il mercato discografico si è così contratto negli anni? La colpa di chi è?
“Napster? 🙂 In generale il mercato è sempre tale, solo che non è più discografico. I soldi li fanno/hanno i produttori di hardware. L’ultimo disco degli U2 “distribuito” e “regalato” da Apple mi sembra un ottimo riassunto”.
Per scrivere una hit esiste una formula magica?
“Non credo. Secondo Casadei ha scritto “Romagna mia” che è la canzone italiana con più introiti SIAE nel mondo. L’aveva chiamata “Casetta mia” ed era una canzone come le altre, per lui”.
Nato a Bologna nel 1961, inizia a 16 anni a suonare fondando il Confusional Quartet, gruppo storico della “new wave italiana”. Dopo quell’esperienza inizia a lavorare a progetti di musica contemporanea (uno su tutti il lavoro di ricerca sulla voce umana, che coinvolge le voci di Carmelo Bene, Kathy Berberian e Demetrio Stratos) e di musica leggera (con Lucio Dalla, Gianni Morandi, Angela Baraldi, Bracco di Graci, Gianna Nannini). Produce poi Motel Connection, Maccaroni Circus, il primo lavoro di Bob Rifo, collabora con diversi top dj e cura remix per artisti come Morgan, Jovanotti, The Simple Minds, Raiz, Subsonica. Ha collaborato, infine, come arrangiatore per lo Zecchino d’Oro e ha scritto colonne sonore per il cinema, la tv e la radio. Oltre all’attività con il Confusional Quartet, continua oggi il lavoro di produttore musicale nel suo studio.
I Live di Sonda visti da voi: May Gray
MAY GRAY
Off 19/12/2014 – main guest Go!Zilla
Prima volta sul palco dell’OFF per i May Gray, formazione rock concittadina del locale live modenese, ritrovatisi ad aprire le danze per i fiorentini Go!Zilla in un neanche troppo freddo giovedì di dicembre. “L’OFF per noi è una sorta di seconda casa”, racconta il frontman Paolo Rossi, “L’abbiamo visto nascere, evolversi e affermarsi, e lo frequentiamo spesso durante il weekend. Per noi è stata comunque la prima volta, speriamo di una lunga serie”. Una serata che si è rivelata nel complesso positiva per il quartetto, a prescindere dall’affluenza di pubblico: “Si trattava di un giovedì sera e non si può pretendere lo stesso pubblico del weekend, ma i nostri amici e quelli che ci vogliono bene sono venuti, ci hanno sostenuto e per noi è già tanto”. Un risultato ottenuto, confessa Paolo, unendo le forze con i gestori del locale per promuovere il più possibile la serata, riuscitissima nonostante le due band non fossero propriamente in linea come sonorità, più pop e classic rock americane per i May Gray e più psichedeliche per il power duo Go!Zilla. “Sinceramente li avevamo soltanto sentiti nominare, ma sono stati una piacevolissima scoperta. Ora siamo in contatto con loro, li seguiamo sui social ed averli conosciuti è stato un modo per confrontarci, raccontarci le nostre esperienze e discutere su come gira il mondo della musica dal vivo, in Italia e non solo”. Una possibilità di confronto, offerta da Sonda, a cui altrimenti sarebbe difficile poter accedere, e a cui — parole del Rossi – “un gruppo emergente non può che prendere parte; è gratuita, ti dà visibilità, organizza incontri con gente esperta nel settore, permette alle band iscritte di esibirsi. Non so in quante altre regioni italiane esista qualcosa di simile”. Proprio da Sonda è nata anche la collaborazione tra i May Gray e il produttore Marco Bertoni, con la cui produzione artistica la band sta per pubblicare il suo primo disco.
I Live di Sonda visti da voi: Divanofobia
DIVANOFOBIA
Calamita, 29/03/2014 – main guest Maria Antonietta
I bolognesi Divanofobia sono stati catapultati sul palco del Calamita per aprire un concerto della cantautrice pesarese Maria Antonietta. “Conoscevamo di nome il Calamita ma non ci eravamo mai stati, come conoscevamo la musica di Maria Antonietta e considerando la peculiarità della nostra musica, il suo progetto artistico tutto sommato era in linea con il nostro stile, testi in italiano e ambiente cantautorale. Al nostro arrivo i gestori del Calamita ci hanno accolto e mostrato i camerini. Con Maria Antonietta e i suoi musicisti ci siamo confrontati sulle nostre realtà musicali sia durante il soundcheck e la cena sia dopo il concerto. Aprire a un artista più affermato è sempre una circostanza particolare. Le persone vengono soprattutto per l’artista headliner. Questo però non ci ha penalizzato: siamo stati molto applauditi e siamo rimasti soddisfatti. L’iniziativa creata da Sonda è sicuramente lodevole e utile per una band emergente. Il confronto con il pubblico e con gli altri artisti permette di fare alcune riflessioni importanti all’interno della band, per quel che riguarda l’arrivare al pubblico con le proprie canzoni e anche per riflettere sulla propria resa live. In sé l’iniziativa non crediamo sia propriamente migliorabile, è importante che essa sia inserita, come il Centro Musica già fa, all’interno di un progetto più ampio, che veda la band confrontarsi anche con gli aspetti produttivi artistici e di promozione. Un aneddoto memorabile legato alla serata non c’è. Però i momenti in cui abbiamo caricato gli strumenti nel montacarichi del locale e quello del brindisi nel backstage con gli altri musicisti rimangono sicuramente nella nostra memoria”.
Le Parole dei Valutatori: Daniele Rumori
Parliamo della tua esperienza al Covo Club. Cosa significa oggi, fare il direttore artistico?
“Di base significa provare ad interpretare i gusti del pubblico e cercare di essere sempre aggiornati su quello che succede nel mondo musicale. Credo sia necessario essere molto curiosi e vogliosi di scoprire musica nuova. Nel mio caso, essendo il Covo un locale storico, significa anche rispettare un’importante tradizione e provare a dettare la linea, cercare cioè di arrivare prima degli altri su quelle che saranno le nuove sensazioni del nostro micro mondo”.
Di solito come entri in contatto con gli artisti con cui poi scegli di collaborare?
“Il nostro rapporto è soprattutto con le agenzie. Abbiamo la fortuna di lavorare con tutte le principali, e di poter selezionare tra la parecchie proposte che ci vengono fatte. Spesso, inoltre, siamo noi a chiedere alle agenzie stesse di provare a lavorare con alcuni gruppi che ci piacciono e che crediamo possano funzionare. Infine a volte c’è anche il contatto diretto con le band, soprattutto quando non hanno agenzie di riferimento. Da questo punto di vista i social network sono stati utilissimi”.
Immagino che nel tuo lavoro entrerai spesso in contatto anche con realtà estere: che differenze noti tra il nostro Paese e l’estero?
“Naturalmente anche il nostro settore, quello della musica live, paga quelli che sono i difetti di questo Paese in generale: una burocrazia mostruosa, e regole poco chiare o di diversa interpretazione a seconda dei casi. Ma la nostra arretratezza è soprattutto culturale. I festival musicali, i locali che organizzano concerti o dove ci si diverte la sera, qui da noi sono ancora visti con sospetto, non si fa nulla per sostenerli, in diversi casi si cerca di eliminarli. Altrove si è capito da tempo che, al di là della sua importanza culturale, la musica è anche fonte di turismo ed indotto. Qui siamo ancora fermi al concetto di fenomeno giovanile o comunque culturale di serie B. Per nostra fortuna Bologna rimane un’isola felice, ma basta girare un po’ in Europa e vedere come funzionano le cose in città delle stesse dimensioni per capire che siamo comunque molto indietro”.
Perché il mercato discografico si è così contratto, e come vedi il futuro della musica?
“Bisogna considerare che il motore del mercato musicale è sempre stato rappresentato dai giovani. Chi oggi ha 20 anni da bambino già scaricava musica gratis, ed ora la ascolta dal computer o dall’iPhone, probabilmente in streaming. Quindi quello che una volta era il target principale di questo mercato ora è probabilmente l’acquirente meno probabile di supporti fonografici. E non credo che in futuro le cose cambieranno molto, nel senso che si continuerà a creare supporti principalmente per gli appassionati. Per il resto il modello Spotify mi sembra quello vincente, anche se sono molto curioso di vedere cosa farà in questo campo la Apple ora che ha comprato Beats”.
Molti artisti al giorno d’oggi decidono di regalare la propria musica gratuitamente, e puntare principalmente sul live: è un modello sostenibile, secondo te?
“Sicuramente la crisi del mercato discografico, di cui parlavamo prima, ha fatto aumentare di molto i cachet degli artisti, anche quelli più piccoli. Di conseguenza si è drasticamente ridotto il margine di chi organizza concerti, che in questo modo fa sempre più fatica a starci dentro e a poter rischiare puntando su gruppi emergenti. Il sistema è sempre meno sostenibile, e qualcosa dovrà cambiare per forza. Il rischio economico non può più rimanere solo del promoter, ma deve iniziare ad essere condiviso con gli artisti. In altri paesi è già così: negli Stati Uniti sono anni che, in locali della dimensione del Covo, i gruppi anziché un cachet prendono solo una percentuale dei soldi che il locale incassa. È brutto da dire ma la dura legge del mercato è che se vali e quindi porti gente, guadagni. Altrimenti no”.
Dunque c’è sempre meno spazio, nel circuito live italiano, per gli emergenti.
“Come dicevo, lo spazio si è ridotto ed è sempre più difficile proporre gruppi emergenti. Chi gestisce un locale alla fine deve far quadrare i conti, cosa impossibile se si fanno suonare artisti sconosciuti e che quindi non hanno ancora un seguito. Bisogna chiedersi però di chi sia la colpa di questa situazione. Mi sembra che il pubblico, soprattutto quello più giovane, non abbia più nessuna curiosità, o che almeno sia davvero poco incline ad andare a vedere cose che non conosce già attraverso altri canali. Ed è una cosa che vale anche per i concerti gratuiti, non solo per quelli a pagamento. Oltre a questo c’è anche un grosso problema di tipo culturale, un problema che riguarda gli stessi gruppi: quanti artisti emergenti vanno a vedere i loro colleghi suonare o frequentano i locali della propria città? Da quello che vedo io, pochi”.
Da promoter, quale consiglio ti sentiresti di dare ad un emergente che vuole organizzarsi un tour, o arrivare a suonare in un locale del livello del Covo?
“L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di non avere fretta. Con le nuove tecnologie si è persa la cara vecchia abitudine di conquistarsi le cose piano piano: mettere i soldi da parte per anni prima di riuscire ad entrare in uno studio di registrazione, risparmiare per settimane per riuscire a comprare un disco. Oggi con un click hai tutto e subito. Per meritarsi di suonare in locali importanti bisogna ancora fare molta gavetta, mangiare tanti bocconi amari e superare mille difficoltà. Bisogna farsi conoscere, iniziando a suonare in posti minuscoli e crearsi un pubblico che parli di te e ti aiuti a farti conoscere. Non è facile, lo so. Ma chi vale, alla fine, di solito ce la fa”.