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I partner, i festival: NODE
Nel corso degli ultimi quattro anni Node è diventato una manifestazione di grande importanza, capace di attirare nei prestigiosi spazi della Galleria Civica migliaia di persone provenienti da Modena e da tutta Italia. Con un ricco programma di eventi, spettacoli e workshop, il festival vuole essere per la città un’occasione sperimentare forme di espressione riempiendo spazi con nuovi suoni e nuove immagini. Negli anni Node ha ospitato, fra gli altri: Alva Noto, Ryoichi Kurokawa, Rafael Anton Irisarri, Oval, Leafcutter John, Shigeto, Baths, Anenon, Shlohmo, Salva, Soosh.
Risale al mese di giugno 2008 – dopo quasi un anno passato tra le difficoltà proprie dei primi passi e il confronto con i vari interlocutori in campo – la prima edizione di Node, festival modenese dedicato all’incontro delle arti visive con la musica, il cinema e le nuove tecnologie, che ha portato in Italia alcuni tra i progetti più interessanti e ricercati della scena mondiale. “L’idea di fare un festival di musica elettronica è nata un po’ per passione e un po’ per il desiderio di riuscire a creare un momento in cui la ricerca musicale e le arti performative contemporanee trovassero un punto di contatto comune, in un luogo non deputato alla musica come la Galleria Civica di Modena.
Mischiare le carte, insomma”, dice di Node uno dei suoi fondatori, Fabio Bonetti. Punto forte del festival è certamente la scelta degli artisti, realizzata ricercando costantemente la qualità musicale e la costruzione di un filo logico in grado di unire le esibizioni dei performer, con l’obiettivo di valorizzare al meglio ogni singolo progetto (oltre che l’intera rassegna). Un discorso armonico, quindi, che si svincola dalla semplice presenza di artisti noti e che negli anni ha anzi cercato in ogni modo proporre live artisti poco conosciuti, destinati dopo non molto tempo a calcare le scene dei migliori festival europei e non solo. Un traguardo, però, raggiunto non senza poca fatica. “Penso che la difficoltà principale sia il riuscire a trovare i finanziamenti necessari per realizzare il festival. A chi volesse intraprendere una strada del genere consiglierei di armarsi di pazienza, determinazione e una buona dose di elasticità”. Un mondo duro quello della musica dal vivo, anche se, prosegue Bonetti: “Le soddisfazioni? Sono tante, quelle più grandi direi siano la presenza di un pubblico sempre crescente ad ogni edizione, e il clima sereno e disteso che si instaura tra gli artisti e lo staff nei giorni del festival”. Ma cosa deve avere un artista, oltre a un prodotto musicale valido, per partecipare a Node? Una performance ben definita, chiara, che vada oltre alla semplice idea di “live”. Si, perché il punto di arrivo che da sempre Node si ripropone di raggiungere è l’unione fra la musica e le arti, un legame difficile da creare ma impossibile da sciogliere: il festival non è infatti solo musica, ma anche installazioni interattive, creazioni di video-maker e sound-designer, è incontro, scambio, un’intersezione (appunto) fra diverse forme artistiche. Ed è forse anche in quest’ottica che Node è entrato a far parte dei partner di Sonda nel nuovo triennio del progetto, una sfida affrontata con la curiosità di scoprire se tra tante band rock iscritte al progetto si nascondano anche artisti interessati alle nuove frontiere della sperimentazione con la musica elettronica.
“Vedendo passare tanti artisti, di episodi e richieste assurde ce ne sono stati diversi, ma sicuramente nella top ten c’è l’insistente richiesta – alle 4 del mattino – di andare in un night club… Imbarazzante”.