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BY.LL: Night’s Approaching
La notte si avvicina e con essa arriva il sonno, il sogno è l’unico mezzo per esplorare l’essenza dell’IO. È nel sogno che inizia il viaggio di BY.LL nel labirinto della mente umana, nello spirito che, condotto dall’istinto, fugge e si estrania dal corpo, per poi reincarnarsi disilluso il mattino seguente e ricominciare tutto da capo la notte successiva. Quello di BY.LL, aka Lorenzo Lucchi, è un trip, a tratti esoterico, che prende forma in un ep prodotto con gusto, dove la sintesi elettronica fa da padrona, tra arpeggi pianistici e drum patterns che, come organi pulsanti, scandiscono il tempo in un flusso di coscienza. La vocalità, melodica e graffiante, è ingombrante e ben presente nel mix, secca, ruvida, a volte prende prepotentemente spazio, spiazzando. Un lavoro concettuale che pare suggerire una propria valorizzazione in sede live, che verrà particolarmente apprezzato da chi si lascerà trasportare, senza pretendere melodie facilmente memorizzabili e singoli radiofonici.
(Autoprodotto) Digitale
DANIELE CASTELLANI: Arrivederci Emilia
Daniele Castellani afferma di scrivere solo quando ha qualcosa da dire, frase pesante in un momento storico dove lasciare il proprio pensiero su qualsiasi cosa (QUALSIASI COSA) è all’ordine del giorno. “Arriverderci Emilia” è il suo debutto in veste di solista, dopo aver militato nei Vana Radman (hanno suonato in giro per l’Italia ma anche a Belfast e Parigi) e i Raniero (autori di un EP nel 2012), un debutto giocato in sette brani, scelti nel più vasto repertorio scritto da Daniele. C’è spazio per storie d’amore dimenticate nel tempo, fidanzamenti finiti nel dolore emotivo ma anche per paesaggi dove si è cresciuti che sono cambiati in meglio o in peggio dipende dai punti di vista (“Arrivederci Emilia”), o ricordi di alcune estati passate a letto per via di una salute non troppo benevola (“Fantastici poemi”). Non manca uno strumentale (“Slowhand”), forse un omaggio ad un grande chitarrista inglese. Poi si arriva alla chiusura di “Maledetti posters” e tutta il mondo della nostra cameretta adolescenziale si accartoccia su sé stessa. Daniele, da Scandiano, si muove tra il rock e il pop, la musica d’autore e le atmosfere notturne, un debutto da ascoltare con attenzione per scovare anche le più piccole particolarità.
(New Model Label) CD
IL CORPO DOCENTI: Scivoli
Il Corpo Docenti è un trio nato nella primavera del 2017 che vede al suo interno un ex The Chicken Queens. I tre musicisti vivono insieme ed hanno creato un sodalizio artistico che ha portato alla pubblicazione di un debutto discografico sottoforma di EP con 5 brani. Il loro è un alternative rock cantato in italiano, le loro canzoni, invece, raccontano storie finite malamente, rabbia repressa, stati d’animo, problemi personali, senza però avere la pretesa di dare soluzioni, o far intravedere la luce in fondo al tunnel ma più semplicemente far sentire l’ascoltatore meno solo nella sua tempesta emotiva personale. Il trio, in una intervista video per Sonda, ha definito l’ep un disco malinconico e noi non possiamo che concordare con questa definizione. “Scivoli” diventa quindi una specie di seduta dallo psicanalista, un percorso interiore dei tre musicisti per esorcizzare alcuni momenti del passato. Pur non avendo la soluzione in tasca, il brano che chiude l’ep lascia ben sperare per un futuro meno oscuro. Rock arcigno. Testi introspettivi. Da ascoltare a volume altissimo.
(Tempura Dischi/Libellula Music) CD EP
DEN: Honest (H)earth
Sul retro del jewel case di “Honest (H)earth” c’è Den in posa esultante, braccia in alto e sorriso stampato in faccia, probabilmente appena uscito dallo studio di registrazione nel quale ha inciso a Birmingham. La sua è una musica che si apre al mondo, universale nel messaggio che vuole trasmettere e nelle melodie che, potenzialmente, possono toccare le corde di un vasto pubblico. Questo perché Daniele parte da sé stesso, dalle esperienze provate sulla sua pelle, dal suo chitarrismo poliedrico e dalla sua scrittura sincera. Eccezionale il team assemblato per l’occasione, polistrumentisti e professionisti arruolati oltreoceano, tra i quali spicca la voce cristallina di Stu Hope.
In sintesi: un disco rock ben fatto,che scorre e si lascia ascoltare tutto d’un fiato, adatto alle orecchie di molti.
(Autoprodotto) CD
DISTILLERIE ITALIANE: Stato di Grazia
C’è un sacco di roba dentro la musica dei Distillerie Italiane, formazione bolognese di sei elementi che dopo due demo nel 2013 e 2014 pubblica su Seahorse Recordings questo album d’esordio, “Stato di Grazia”. La matrice della band, come si intuisce già dalla copertina, affonda le radici nel rock psichedelico e progressive, seguendo una certa tradizione felsinea, senza limitarsi però nei confini del genere: non mancano infatti incursioni post-rock, kraut, elementi elettronici, e un certo lirismo nei testi. A tratti, insomma, più che avere l’impressione di trovarsi davanti a degli epigoni di PFM e Area, nel recitativo della voce si trovano echi delle esperienze di Giovanni Lindo Ferretti (“La Solitudine di Cerbero”) o di Pierpaolo Capovilla (“Persuaso”). Si rileva però che nel disco emergono le canzoni, mentre i brani più lunghi e marcatamente psych perdono un po’ di mordente. I Distillerie Italiane sono davanti a un bivio: lavorare meglio sulle strutture lunghe, oppure trasformarsi definitivamente in una band rock più compatta? Noi speriamo nella seconda ipotesi.
(Seahorse Recordings) CD / Digitale
DYNAMICA: Dynamica
Chi conosce un pochino la scena musicale di Modena sicuramente li ha già sentiti nominare, dato che i Dynamica esistono da ben 10 anni (a memoria forse anche qualcosina di più) e si sono sempre dati un gran da fare, soprattutto sul palco, coprendo in una decade quasi tutto il Nord Italia e non facendosi mancare un bel po’ di concorsi. Come mai questo album di debutto omonimo arrivi solo ora è (quasi) un mistero… oppure no? Ascoltando questo disco, quattordici (quattordici!) tracce di hard rock vecchio stile, blues, riff di chitarra tirati e voci che vanno sempre più su, fino a qualche tempo fa sarebbe stato facile marchiare i Dynamica come gruppo di nicchia, arrivato fuori tempo massimo a rivivere i fasti di un genere ormai morto. Ma ora, con band come i Greta Van Fleet che riempiono i palazzetti un po’ ovunque, e i Maneskin che fanno riscoprire il rock al pubblico televisivo italiano, la situazione è un bel po’ diversa. Che i tempi siano maturi perché i ragazzi finalmente si possano togliere qualche soddisfazione? Long live rock’n’roll!
(Areasonica Records) CD / Digitale
VERTICAL LINES: The Ghost Inside Of Me
Primo album per i reggiani Vertical Lines, band di quattro elementi formatasi nel 2014 e giunta a realizzare questo “The Ghost Inside Of Me” dopo aver pubblicato l’omonimo singolo e un EP intitolato “Victory”. Il loro è un rock alternativo che oscilla fra distorsioni taglienti e melodie morbide, fra sonorità oscure e malinconiche ed innesti di elementi elettronici. Un mix che ricorda molto la scena musicale americana di inizio millennio, e che a tratti fa pensare ai Muse come primo riferimento musicale per il quartetto. Idealmente suddiviso in due parti da sei brani ciascuna, “The Ghost Inside Of Me” dà l’impressione di essere più che altro una carrellata dei brani realizzata dalla band dalla sua nascita fino ad ora, fra ballad e brani più energici, pezzi propriamente rock e altre prove più sperimentali. Comunque una buona prova per una formazione che è appena all’inizio del proprio percorso, e che è già in evoluzione: nel frattempo infatti hanno messo a punto un nuovo EP, “Fiori d’inverno”, questa volta cantato in italiano.
(Autoprodotto) CD
TIZIO BONONCINI: Non fate caso al disordine
Secondo album per il cantautore bolognese Tizio Bononcini, anche se chiamarlo cantautore è alquanto riduttivo. In questa nuova fatica discografica Tizio si muove dal tango allo swing, dal pop al folk, dal reggae all’indie. In questa moltitudine di sonorità Bononcini racconta storie piene di personaggi che potrebbero uscire da un qualsiasi film di Fellini ma anche essere i nostri compagni di viaggio sulla linea 96 che dal centro città arriva fino all’estrema periferia. Musica e teatro a braccetto per una colonna sonora di appunti di viaggio. Se “Un ombrello” ricorda “La sedia di lillà” di Alberto Fortis, nei restanti brani Bononcini prende spunto da De Andrè piuttosto che De Gregori, da Cammariere piuttosto che Dalla, mentre il nostro eroe sta decidendo cosa fare da grande. Può scegliere tra laureto in ingegneria, cantante, pianista, attore e ballerino di swing, papà. Potrebbe anche continuare a fare tutti questi mestieri insieme e nessuno si scandalizzerebbe, perché oggi bisogna essere tutto e il contrario di tutto. Quello che conta è che l’ordine diventi disordine o viceversa. Da ascoltare tassativamente.
(A Buzz Supreme/Audioglobe) CD
TANGE’S TIME: Annuendo
I Tange’s Time arrivano (finalmente) al nuovo lavoro discografico. Guardando la copertina di “Annuendo” potreste pensare che la band sia impazzita. Ed è proprio così quando ammirerete la foto sistemata sull’inlay. Un fotomontaggio tra una pecora e Brian May dei Queen. Pazzi. Dopo il titolo e la foto non resta che ascoltare i sette (sei) brani in scaletta. Con timore ho iniziato con “Diobono” e alla fine ho tirato un sospiro di sollievo, poi sono passato a “Vieni pure al bar!” ed è stato subito festa con tanto di Vasco Rossi e il Roxy Bar. Non ancora pienamente soddisfatto sono finito tra le grinfie de “Il mare” e nel coro da stadio di “Alè”, per poi terminare il viaggio con il brano che da il titolo al disco, “Annuendo”. Tutto mi è diventato chiaro, limpido, cristallino. I Tange’s Time sono dei geni che a colpi di nonsense si fanno strada in questa giungla di perfettini dal look impeccabile. “Se Brian May assomiglia a Branduardi” si chiedono i Tange’s mentre la mia testa esplode in mille pezzi. Chissà che faccia avrà fatto il chitarrista dei Queen quando ha ricevuto il disco dei Tange’s. Perché qualcuno glielo avrà dato. No?!
(Canexotic Music) CD
SAFARI SURROUND: Relazione naturale
Crossover: una parola, un genere, che vuol dire tutto e niente, che identifica semplicemente la sovrapposizione di due stili musicali, ma che ha finito per legarsi a quell’idea di rock ibridato con rap e hip hop nata a cavallo della fine del millennio. In sintesi, quindi, i Safari Surround si potrebbero definire crossover, ma in realtà sono molto di più. Perché se è vero che la base prodotta dal trio Daniele Chiatto (chitarra), Laura Prampolini (basso) e Emer Ferrari (batteria) è un solido funk rock, quando su questa si innestano le rime di Lorenzo “Elefante” Argese il risultato della fusione è profondamente rap. In una situazione in cui sarebbe un attimo cadere nel tranello di scimmiottare Rage Against The Machine, Linea 77 o (peggio) Caparezza e altri, il quartetto tira fuori uno stile personale che ricorda più la scena anni ’90, quando il rap era ancora più suonato che prodotto, e non si abusava dell’autotune. Il safari è appena iniziato, aspettiamo con ansia un secondo capitolo.
(Autoprodotto) CD