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FREERAGGIO: Nel buio sparire
Mi ricordavo di un album accreditato ai Freeraggio che s’intitolava “Sky Hi-Fi”. Oggi ascoltando questo CD EP mi sembra che in quel vecchio disco le sonorità fossero decisamente diverse ma forse sono io in errore. Poco importa, qui si respira aria di rock blues con un pizzico di soul. Qui c’è la voce di Cinzia Zaccaroni che spazia dall’italiano all’inglese, c’è il western di “Smoking by the harp”, c’è la versione “Pop edit” di “Like a bird” che ti avvolge come un guanto, c’è una sottile eleganza che unisce tutti i brani, anche quello più riuscito, “Superhero” (con un groove che ti strappa le budella) e quello da lacrime agli occhi, “Nel buio sparire”. I Freeraggio hanno anche prodotto un video (guardatelo) che potrebbe figurare nei clip di artisti d’alto profilo. Insomma, mi ricordavo tutt’altro e questa è stata una bella sorpresa. Rock blues da mandare a ripetizione con una voce che riesce ad emozionare. Abbiamo letto di interessanti novità nel pianeta Freeraggio. In bocca al lupo.
(Autoprodotto) CD EP
ANGELA FINOTELLO: Sogno
“Sogno” è l’ultimo, in ordine di apparizione, lavoro discografico di Angela Finotello, cantante/musicista bolognese che di strada ne ha già fatta tanta. Il suo amore per la musica si perde nell’adolescenza, il suo nome è apparso in diverse line-up di altrettante band (Rito Pagano, Box Car Blues Band, Groove City), ha aperto i concerti di Claudio Lolli e Il Parto Delle Nuvole Pesanti (solo per citare un paio di colleghi) e negli anni si è avvalsa di importanti musicisti per dare corpo al suo gruppo. “Sogno” è una ballata rock che ricorda le immense highway americane (la nostra via Emilia), che volge lo sguardo verso la maestosità dell’oceano (il nostro mare Adriatico) e ti viene voglia di riascoltarlo all’infinito. Nell’approccio Angela ricorda la rocker nazionale per eccellenza Gianna Nannini, ma si tratta per lo più di un’attitudine simile, non di una copia carbone. C’è chi giura che le due rocker si sono anche incontrate, cosa si siano dette rimane però un mistero. Nel brano da segnalare la presenza di Ivano Zanotti (batteria), Roberto Brunetti (chitarra) e Domenico Loparco (basso).
(Effety) CD Singolo
EXIT LIMBO: Exit Limbo
Non ci sono parole per descrivere il nuovo lavoro degli Exit Limbo. Non ci sono parole perché si rischia di fare loro un torto. Infatti, potremmo scrivere che la band è pronta per il grande salto (quello della fama internazionale) e rischieremmo di passare per megalomani. Potremmo scrivere che queste 8 tracce sono l’essenza di un suono e di un percorso, ma il fraintendimento sarebbe dietro l’angolo. Potremmo scrivere che la cover di “Mongoloid” dei Devo non fa rimpiangere l’originale ed i fan della band di Akron non capirebbero. Potremmo scrivere che questo non è un gruppo italiano (difficile pensarlo ascoltando per esempio, “Strays”) ma immaginiamo già i colpi di gomito. Quindi cosa fare? Gli Exit Limbo sono perfetti. Questo CD è perfetto. Nulla di più da aggiungere. Perché altrimenti risulteremmo poco credibili. E la credibilità non è cosa da poco in un mondo dove l’apparire vale di più dell’essere. Exit Limbo = Magnificenza. Exit Limbo = Incredulità. Exit Limbo = Perfezione. Boom!!!
(Autoprodotto) CD
EL V AND THE GARDENHOUSE: Manana serà tarde
Ascoltare il nuovo album di El V And The Gardenhouse in questo periodo storico è una boccata d’ossigeno. In “Manana serà tarde” si sente l’esperienza di un combo che non ha mai mollato la presa, sono in attività da più o meno trent’anni e credono fermamente che la musica possa aiutarci a superare le barriere che ultimamente si stanno erigendo un po’ dovunque. Ska, reggae, world music e soul sono le musiche nelle quali El V ci sguazza come un bambino, insieme a tanti amici che hanno prestato la loro presenza come Sergent Garcia, Tweneboa, Hueso Negro o La Franci. “El doctor” è un tributo al calciatore brasiliano Socrates, passato alla storia anche per la sua idea che essere campioni è solo un dettaglio, riuscì a mettere al centro del campo di calcio e della sua vita non i soldi degli sponsor ma le persone, quelle di una squadra di football e quelle dei suoi concittadini. Ascoltare un album di El V è un calcio di rigore. Impossibile sbagliare. Amanti dei suoni calienti fatevi avanti, qui c’è pane per le vostre orecchie. Qui si abbattono i muri (“Non ci sono confini, ma solo orizzonti”), dispiace per muratori e capomastri, che però potrebbero essere impiegati nella costruzione di ponti. Ponti che uniscono.
(DeepOut Records) CD
EARTHSET: Popism
Nasce da un gioco compositivo, da un’idea di sfida con sé stessi, questo secondo album dei bolognesi Earthset. Infatti, rispetto all’esordio “In a State of Altered Unconsciousness”, i quattro hanno deciso di cercare una via più leggera, lasciandosi portare verso il pop: da questo atteggiamento nasce il titolo, “Popism”, riferimento a quella corrente della critica musicale che riconosce dignità alla musica più commerciale. Il risultato sono quattro brani da cui traspare l’amore incondizionato della band per il rock anni ’90, fra chitarre elettriche nervose e costruzioni melodiche che ricordano a tratti i Radiohead dei tempi di “The Bends”, che in chiusura cambiano direzione con i sette minuti dal sapore post rock della quinta traccia “Ghosts and Afterthoughts”. Al momento non è dato sapere se “Popism” rimarrà un episodio isolato nella produzione degli Earthset, o se segnerà la rotta dei prossimi lavori del gruppo. In ogni caso possiamo dire che la scommessa di risultare credibilmente pop, per il momento, è vinta.
(Autoprodotto) CD
CIRI 5 QUARTI: Poser EP
Basandosi solo su quello che si trova online è difficile capire chi sia questo Ciri 5 Quarti: ex batterista, votato al rap dai 21 anni, per cui “rappare era un’urgenza, ora è un dovere”. L’unico modo per scoprire di più è questo “Poser EP”, soprattutto la opener “Generazione senza nome”, in cui C5Q si racconta: è un bolzanese trapiantato a Bologna, dove frequenta l’Università, che racconta la sua quotidianità di studente, fra esami, feste, tipe, i bar, gli amici, descritta in “Belmeloro Struggle”. Il suo modo di rappare morbido e tranquillo ricorda quello di un altro naturalizzato bolognese (Neffa) sorretto dai beat old school e anni ’90 di diversi produttori (Apoc, Esa, Beatzunami, Freshbeat, Dequantiside). Che poi pensandoci non è vero che Ciri 5 Quarti online non dice nulla di sé. Cercando un po’ si trova una sua definizione di “poser”: una condizione dello spirito da cui ogni rapper deve passare se vuoi aspirare alla “realness”, stato in cui l’individuo pensa, parla e interagisce con l’ambiente che lo circonda, lontano da ogni teatralità, con naturalezza.
(Autoprodotto) CD
ANDREA CARRI & FRANCESCO CAMMINATI: Shadows
Non conosco Andrea Carri (perché mai dovrei conoscerlo) ed ho capito, guardando il suo sito, che sono arrivato decisamente lungo. Mi sono perso diversi album prima di “Shadows”, diversi progetti paralleli di questo pianista dalla provincia di Reggio Emilia che suona con il cuore in mano. Non lo dico perché ascoltando il suo ultimo album ho pianto come un vitello, ma perché ho cominciato a leggere le sue cose mentre “Shadows” continuava a produrre note dopo note. Ho letto di concerti in Polonia, di live in Germania, ho visto T-Shirt con le date di lunghi tour, ho osservato foto di lui mentre suona un pianoforte pedalando per le strade, ho letto di rifare un brano di Ligabue, piuttosto di un altro, motivando la scelta fatta, ho visto passione come non mi capitava da tempo. Andrea Carri è un pianista, il suo è un album strumentale che scorre leggiadro. Tristezza e malinconia vanno a braccetto. Note delicate sembrano accarezzarti la pelle. Sono arrivato lungo. Chiedo venia.
(Autoprodotto) CD
CABRERA: Una montagna in casa
Secondo album per i Cabrera, band emocore nata in terra modenese qualche anno fa, e nota ormai agli amanti del genere in tutta Italia. “Una montagna in casa” fa da seguito a “Da qui si vede tutto” del 2014, e se già nel primo LP i presupposti erano buoni, con questo nuovo lavoro la band fa un bel salto in avanti sia in termini di scrittura – miscelata spesso con influenze math e post rock – che di suono, molto più solido e definito. Particolarmente riuscita la più sperimentale “Sei diversa”, che a tratti accarezza melodie vicine a quelle dei Verdena. Intensi e a fuoco i testi, per un concept che i quattro descrivono come “un disco che parla di rinascita. E’ una scelta da difendere a denti stretti, il bisogno di tornare a stare bene, dopo aver preso coscienza che è impossibile salvare tutti. La cosa più giusta da fare è scalare la propria montagna per arrivare in cima e vedere di nuovo il mondo”. Una buona prova che conferma i Cabrera fra le band più interessanti della loro scena di riferimento, ma che potrebbe sicuramente piacere ad un pubblico più ampio.
(Out Stack/Dreamingorilla/Stay Home/Screamore/V4V) CD
BOMBAY: Abatjour
Attivi dal 2015 nella provincia di Bologna (Medicina), i Bombay sono un quintetto che spazia dal grunge al post-grunge, passando per le fauci dell’alt-rock e del rock sperimentale. Testi in italiano sofferti e rock arcigno sono le carte messe sul tavolo con i brani del loro ep di debutto. Registrato in parte alla Front Of House, “Abatjour” è un sali e scendi di emozioni, si passa, infatti, da momenti di furore cosmico (“Pessimi eroi”) a momenti di pace interiore (“Sospesi”), per poi farsi largo a colpi di rock nella giungla della musica moderna (“Animale”) e raccontare la storia di “Johnny”. I Bombay sono cattivi al punto giusto, suonano duro e puro, hanno realizzato un paio di videoclip (se vi capita dateci un occhio) ed hanno suonato per la festa di apertura di Radio 1909 (i tifosi di calcio hanno già capito). Verdena, Afterhours, Marlene Kuntz e tanto sudore. Queste sono le coordinate di movimento dei Bombay che sembra non vogliano fare nessun prigioniero. Ultima cosa, “Track #2” spacca di brutto.
(Autoprodotto) CD EP
BABEL FISH: Follow Me When I Leave
Passato un anno dall’esordio omonimo, i Babel Fish tornano con un nuovo album che marca un nuovo passo nel percorso di questa band modenese. Un passo in avanti o di lato, a seconda dei gusti, perché se da una parte troviamo quartetto persino migliorato a livello di qualità di scrittura, che già colpiva per maturità nell’episodio precedente, dall’altra le quattro tracce di questo “Follow Me When I Leave” risultano fin troppo prodotte, e dove le stratificazioni sonore diventano quasi eccessive si finisce per rimpiangere la semplicità (passateci il termine) delle registrazioni live dell’EP d’esordio. Al netto di queste considerazioni quello che rimane è la consapevolezza che questi quattro ragazzi modenesi abbiano stoffa da vendere: la prova è che in pochissimo tempo si sono già creati una seguito notevole, forti di un approccio personale alla musica che riesce a rendere il post rock appetibile anche ai meno avvezzi al genere, ibridandolo con la psichedelia e con l’indie à la Radiohead.
(Autoprodotto) CD/Digitale