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ATOMI: Little Floating Oracles
Atomi (fate attenzione a dove mettete l’accento) è arrivato al suo primo album. Sette tracce di dark ambient, musica contemporanea, elettronica e sperimentazione. Un viaggio nella nascita di una nuova vita. Scritta così sembra la paranoia del recensore di turno, invece, Atomi ha cercato di tradurre in musica la crescita di un feto, definito come incarnazione fisica dell’essenza cosmica che incarna la conoscenza infinita di un oracolo. Dopo un brano che funge quasi da introduzione, l’ascoltatore viene preso per mano e condotto dentro la canzone più lunga del disco, Laniakea, 15 minuti di sonorità rarefatte, che danno l’idea della trasformazione di una vita. Musica che potrebbe accompagnare le immagini di un film di fantascienza che inquadra solo ed esclusivamente una nave spaziale in rotta verso l’infinito. Il viaggio continua fino ad arrivare ai vocalizzi di Giulia Bernardi, il feto è diventato un essere pensante. Atomi, emiliano-romagnolo ormai di base a Berlino, ha iniziato la sua peregrinazione. È l’astronauta di “2001 Odissea nello spazio”, è Hal 9000, è il monolite. È silicio allo stato puro.
YESTERDAY WILL BE GREAT: The weather is fantastic
Un disco strumentale ed è meglio chiarirlo subito per evitare fraintendimenti di sorta. Sei brani supervisionati da Nicola Manzan che ha suggerito al trio di Ravenna di suonare in presa diretta, lasciando eventuali “sporchi”, che diventano così anche una cifra stilista. Ne è venuto fuori un disco dove la mancanza delle parole non si avverte, sostituite da sciabolate della chitarra, o dalla caduta di massi sottoforma di basso e batteria. Un album in cui è bello immergersi con la voglia di andare sempre più a fondo e vedere dove possiamo arrivare. Un disco di post-rock che deve qualcosa ai Mogwai o ai Sigur Ros, tanto per citare un paio di riferimenti ma che ampia l’orizzonte con psichedelia, alt-rock e ambient. Un album che risulta immediato nella sua non immediatezza, un disco che gratta la superficie e scopre che sotto c’è qualcosa. Una sorpresa. Un qualche cosa da scoprire. Bello brutto che sia, sarà comunque una novità da guardare con curiosità. Uniche voci nel brano Overblues, ma sono un tappeto sonoro, un quarto elemento sonoro alla pari degli strumenti.
TIZIO BONONCINI: Uomo macho
Con Tizio Bononcini c’è sempre un problema di fondo. I suoi pezzi vanno ascoltati pesando ogni parola del testo o si possono sentire canticchiandole senza fare troppo caso a quello che stiamo dicendo. Sì, perché Tizio ama scrivere canzoni anche su tematiche un filo scomode per il pop. In questo singolo s’infila negli stereotipi dell’uomo che non deve chiedere mai, che non deve mostrare i suoi sentimenti, quello tutto d’un pezzo che poi si scopre che vorrebbe indossare una gonna di pizzo. Il brano è accompagnato da un video che non ha nulla da invidiare alle produzioni milionarie di artisti di successo. Ecco, adesso lo possiamo dire, Tizio merita il successo. Merita che il pop faccia suoi i testi del cantautore bolognese, li trasmetta in radio, li passi in televisione. Poi il problema di come ascoltarlo ci penseremo a risolverlo in seconda battuta.
LA CONVALESCENZA: Ce lo avevano detto
La Convalescenza torna con un nuovo singolo, Ce lo avevano detto, una grido di difesa o di attacco, dipende dai punti di vista. Un pezzo che canta di dubbi, paure e certezze (poche a dire il vero). “Ce lo avevano detto che ci sarebbe servito un lavoro. Ce lo avevano detto che avremmo dovuto mettere su famiglia. Ce lo avevano detto che avremmo dovuto costruire qualcosa”, dice La Convalescenza che continua: “È un brano dedicato a tutti noi, che abbiamo avuto bisogno della più dolorosa e sanguinosa delle cadute, “di abbracciare l’asfalto”, prima di poterci rialzare in piedi per davvero, senza peso addosso”. Un alternative rock per chi ha superato la trentina e vive in quella bolla che potrebbe scoppiare da un momento all’altro. E se scoppia cosa succederà? Ve lo avevano detto ma forse è meglio non credere sempre a tutto ciò che ci viene raccontato. Da ascoltare a volume altissimo con le finestre aperte mentre si canta a squarciagola.
PAOLO KARIM: Tango Mediterraneo
Ci sono dischi che servono per caricarti, altri per rilassarti, altri ancora per farti cullare. “Tango Mediterraneo” è un album che ti culla con amore, quell’amore che Paolo Karim deve aver utilizzato nei tre anni di lavoro per scrivere i nove pezzi contenuti nel disco. Karim è un cantautore italo-marocchino che in questo album, prima si faceva chiamare Ludwig Karim, racconta le sue origini e le abbraccia con il sorriso sulle labbra. Un disco che parla di un mondo multilingue, tra sonorità mediterranee, andaluse, arabe e berbere. Un album che anche quando accenna un ritmo più sostenuto lo fa con delicatezza. Paolo nel 2009 arrivò alla sfida canora con Marco Mengoni, durante la sua partecipazione ad X Factor, negli anni ha aperto i concerti di Roberto Vecchioni, Banco del Mutuo Soccorso o Ghemon. Paolo Karim ha un cuore grandissimo che trasmette nelle sue canzoni. Ci sono dischi che ti cullano. Da ascoltare possibilmente di sera.
THE TREES: Rock sampler 2003-2006
Dodici canzoni raccolte in un album online che rappresentano il percorso di questo progetto che affonda le radici tra l’Emilia e gli Stati Uniti. Dietro c’è L’Orca che ama la new wave, il grunge e anche la psichedelia, almeno in alcuni echi lontani. Un miscuglio di influenze che si dipanano tra brano e brano. A volte sembra di sentire una giostra di band diverse, tanti sono i generi musicali che si possono trovare in questa raccolta. Alcuni pezzi sono più a fuoco di altri, le liriche sono in inglese, L’Orca è andato a vivere a Cleveland, a cui dedica anche una canzone. Tanta carne al fuoco che si rischia un incendio di proporzioni immani. Da ascoltare con la predisposizione a giravolte sonore. Tante idee che potrebbero riempire altri dieci album se sviluppate a dovere.
DABLUZ: Fuoco, fiamme, cenere – Hit – Koala
Dabluz è un rapper prestato al pop, o per meglio dire all’ITpop. Scrive, produce e pubblica senza interruzioni di sorta. Tra ultime uscite tre singoli: Hit, Koala e Fuoco, fiamme, cenere. Tre brani che sono le sue esperienze di vita, racconti che virano verso la trap, una visione a volte malinconica, con una voce che ti sussurra parole che diventano emozioni. Con Dabluz non c’è energia negativa ma solo buone vibes. Tre brani che si possono ascoltare a ripetizione senza annoiarsi mai. Dabluz si butta sul letto, finisce sulla riviera romagnola, si infila sotto le coperte. Non cerca il litigio, vuole volare sulle nuvole, cercando la luce e farsi scaldare dal sole. Itpop dai suoni giusti. Tre brani al passo coi tempi. Sembra poca cosa ma non lo è affatto. Tra Calcutta ed Anastasio.
YUNG WAVEX: 12
Nicolò Diana è un musicista modenese che in arte diventa Yung WaveX. È un rappresentante (forse) unico al mondo della Lo-Fi (Sad) House, musica elettronica applicata a territori anche tenebrosi. Richiami di deep house, scricchioli di vinili ci conducono in questo pianeta al silicio che nel nuovo ep, “12”, realizzato con un Tascam DR-07X, è capace di far abbaiare un cane (forse abbiamo sognato), o darci in pasto una voce eterea. Brani da ascoltare in cuffia magari sorseggiando un thè caldo mentre fuori una tormenta di neve ha interrotto le comunicazioni satellitari. Yung WaveX è un viaggiatore interspaziale nella sua tuta pressurizzata. Un moderno Major Tom partito da Modena verso l’infinito e oltre.
PAOLO SECCHI: Magari ritorno
Paolo Secchi è una “vecchia” conoscenza di Sonda. “Magari intorno” è il suo ultimo singolo. Un brano per la prima volta non autobiografico ma il racconto nato dalla visione di una cena romantica tra due innamorati. Paolo vive la musica senza l’ansia di prestazione, scrive quando sente di dover dire qualcosa che altrimenti farebbe male se non esternato. Una sorta di autoanalisi nella quale si possono ritrovare tanti ascoltatori. “Magari ritorno” è un brano che racconta di una rinascita voluta e (forse) cercata. Una canzone da canticchiare mentre guardi la tua metà, da ascoltare quando il bombardamento sensoriale a cui siamo sottoposti ad ogni ora del giorno deve interrompersi. Chiamatelo pop. Chiamatelo come vi pare. Chiamatelo e basta. Magari ritorno ma non è detto.
ISOULNATURE: Polvere di parole
Andrea Tonelli è ISoulNature, un cantautore di stanza a Reggio Emilia che nel nome d’arte ha racchiuso il suo mondo: l’io (I), l’anima (soul) e la natura (nature). Una sorta di manifesto programmatico della sua musica e del suo progetto artistico. Ha vissuto a Birmingham, assorbendo come una spugna musica e vita. Nelle sue canzoni c’è spazio per diversi generi musicali: rock, pop, folk, funk e blues. Nei testi racconta di amore, di vita, di quotidiano con una carica che non accenna a fermarsi nemmeno per un secondo. Le parole sembrano proiettili che esplodono dentro l’anima. Uno sguardo lucido pieno anche di positività nei confronti della società e del prossimo. Non tutto è perduto ISoulNature ne è convinto. Noi con lui, perché non si può fare altrimenti.