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I pensieri dei valutatori: Marco Bertoni

Nuovi negozi di dischi stanno aprendo un po’ dovunque. Il vinile è tornato ad essere un supporto amato ed acquistato. Ai concerti si registrano sold-out ad un ritmo vertiginoso, mentre i talent e il Festival di Sanremo macinano share da capogiro. Sono segnali di una ripresa o di una imminente apocalisse? Ecco cosa ne pensano i valutatori di Sonda.

Da molti anni faccio il produttore musicale e mi trovo spesso ad affiancare professionalmente giovani artisti che vogliono concretizzare il loro lavoro e che vogliono proporsi all’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori.
Ho quindi la possibilità di vedere le due facce della medaglia: chi fa le cose e chi prova poi a venderle.
In questi ultimi tempi le praterie lasciate libere dal declino dell’industria discografica sono state invase da altri soggetti commerciali, più adatti a rendersi protagonisti del mercato.
Esempi di questi soggetti sono Nicola Cani, Bomba Dischi, Maciste Dischi, 42Records.
Questi non sono rivoluzionari, non hanno soppiantato nulla.
Hanno colmato spazi imprenditoriali lasciati vuoti dalle majors che si sono ridimensionate e che ora si occupano d’altro (molto spesso però collaborando con loro per alcuni segmenti della filiera).

• I giovani artisti esordienti non sanno di quanto si è ridimensionato il lavoro in termini economici se paragonato a 20 anni fa quando una hit ti cambiava la vita, non sono figli del declino ma costituiscono la generazione dopo il declino che, anche dal punto di vista artistico, non subisce pesantezze o depressioni.
Una generazione che non deve portare testimonianza di alcunché ma può e vuole essere solo di intrattenimento, più o meno leggero.
• Il declino può essere individuato come coincidente con l’epoca televisiva, i lunghi anni di televisione commerciale, un buio culturale.
La ripresa è paradossalmente individuabile con la nascita del web (o per meglio dire con l’inizio di un uso specifico del web dato dai suoi tempi e dai suoi linguaggi) che ha di certo generato la grande crisi industriale della vendita dei supporti (cd, film, giornali), ma ha anche poi generato nuove procedure e opportunità promozionali e nuovi mercati per nuove generazioni di artisti e di consumatori.
Chi è vecchio o hipster e ama gli oggetti, la musica la compera volentieri in vinile, di cui osserviamo una ripresa commerciale oramai consolidata.
Chi è giovane la musica non la compra, la ascolta e basta, dalla rete.
• Parallelamente, gli eventi live tornano ad affermare la loro importanza come momento sia popolare, sia economico.
È impossibile immaginare un prodotto musicale odierno che non abbia una valenza live, senza la quale tale prodotto non sarebbe utile a generare consensi popolari e incassi.
• In termini artistici chi costituisce la scena indipendente è passato dall’essere “protagonista perché antagonista” all’essere “protagonista” e basta. Cioè se prima essere “contro” aveva una valenza rappresentante una precisa collocazione sia culturale che di mercato, ora non vi è più “alternativa”: la scena indipendente è diventata tutt’uno con la scena mainstream, a parte qualche rivolo di risulta dai vecchi tempi.
Culturalmente sono stati sdoganati, digeriti e superati tanti aspetti e tanti tabù che hanno irrigidito e reso disperata e per certi versi snob per molto tempo la musica indipendente italiana.
La musica definita indipendente o alternativa è oggi diventata in breve tempo mainstream e popolare, trovandosi già adatta e pronta per quell’uso.
Vedere oggi il cast di Sanremo mescolarsi al cast del Primo Maggio non deve apparire strano.
• Senza problemi i nuovi cantautori e autori di canzonette rifanno (in parte) il verso a voci e a melodie considerate fino a poco tempo fa inavvicinabili (echi di Venditti, Dalla, Battisti ecc), e così sentiamo delle nuove canzoni, che possiamo cantare tutti insieme, con melodie e testi contemporanei.
Escono sul mercato nuovi nomi che muovono interessi e soldi, e questo per l’Italia è un dato positivo per tutta la scena.
Le estati tornano ad avere le canzoni di successo, dopo anni di oblio delle canzonette.
Il juke box degli anni 60 e 70 adesso è dentro ogni telefono.
E rimbalza sulle radio e nelle TV.
Il click, il passaggio, è avvenuto durante l’apertura di Radio DeeJay alle musiche di Cosmo e di Brunori SAS, è avvenuto con l’uscita di Calcutta, con l’uscita di Motta, con la crescita mainstream de Lo Stato Sociale, la conferma stilistica de I Cani.
Intendiamoci, non è che si sono aperte le porte del paradiso a cani e porci: le forche caudine della qualità del linguaggio, di cosa funziona e cosa no, ci sono sempre.
I progetti sopra scritti hanno avuto anni di incubazione, crescita, gavetta.
Può cambiare l’attitudine, ma c’è sempre bisogno di essere a fuoco come prodotto, di lavorare tanto, di avere un ruolo attivo soprattutto in una scena germinale live, vero banco di prova per la selezione e la crescita dei prodotti.
• Adesso per chi ci prova c’è la concreta consapevolezza (non più solo la speranza), che se si è adatti al mondo della comunicazione e del mercato ci sono delle possibilità di uscire fuori e di farsi notare, di segnalare la propria esistenza.
Intorno agli esordienti non vi è più il deserto che costringeva noi produttori a dover spiegare ai gruppi ed agli artisti che, parallelamente alla produzione di un progetto, ci si doveva occupare in proprio di mettere in fila – se non sostituire – tutti o quasi tutti i pezzi di una filiera ‘discografica’ e ‘manageriale’ che era sempre più estemporanea disperata e agonizzante.
Fino a pochi anni fa si auspicava una forzata autarchia che oggi pare non più necessaria in modo così disperante.
• La generazione del dopo declino non sente il peso ed il fardello culturale del fare musica ereditato dagli anni 60/70.
Per la maggioranza degli artisti alternativi non si è più degli “antagonisti con la voglia di fare soldi”, ma si è dentro e parte della macchinetta dello spettacolo.
Si è, finalmente e consapevolmente, “intrattenimento”.
Intrattenimento è una parola utile per spiegare la leggerezza l’energia e la differenza di come vengono sentiti il fare il vendere e il consumare musica oggi, rispetto alle generazioni precedenti.
Gli autori di Sanremo attenti ad accontentare ogni possibile ascoltatore, da decenni riservavano una casella alla musica indipendente italiana.
Subsonica, Blu Vertigo, Afterhours…
Oggi quella casella si è parecchio allargata e, il tentativo di “partecipare provocatoriamente per valorizzare la propria differenza e contrapposizione”, da attitudine è mutato in naturale ammiccamento e voglia e piacere di vincere.
• Ridefinito il “nuovo mainstream” molti individuano nella musica trap l’odierna tendenza “ribelle” e “contro”.
Per tutte le cose scritte più sopra non credo sia applicabile una definizione e soprattutto una analisi simile; trovo interessante però osservare che la trap da un punto di vista commerciale e comunicativo utilizza esclusivamente il web per quanto riguarda la diffusione e la promozione.
È musica che gira solo nei telefonini, nelle playlist e nei passaparola.
Poi, come ogni corrente alternativa, travasa alcuni progetti nel mondo mainstream.
• A livello planetario il comparto entertainment ha davanti a sè ancora una bella prospettiva di crescita (la nostra società per come è e per come sarà richiede e richiederà valvole di decompressione, momenti di realtà virtuale dove la gente possa utilizzare il “tempo libero”).
Quindi c’è e ci sarà richiesta di musica che ci tenga compagnia.