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Bombay – SONDAinONDA

Nati nel novembre 2014 a Medicina (Bologna) i Bombay suonano un alternative rock potente, con testi in italiano e una ritmica potente. A marzo 2017 pubblicano il primo EP “Abat-jour”, con cui la band inizia ad inserire nel proprio sound atmosfere più oscure, mescolando alt-rock e del rock sperimentale con l’energia del grunge e post-grunge. Ma la dimensione in cui i cinque bolognesi si danno più da fare è, ovviamente, quella live: tantissime date in giro per la penisola, e aperture a band di spessore come Il Teatro degli Orrori e Bologna Violenta.

Con due videoclip all’attivo, che accompagnano i due singoli tratti dal primo album, abbiamo incontrato il cantante dei Bombay Marco Cardona, per parlare del passato e del futuro della band. Oltre all’intervista, potete guardare il video del loro ultimo singolo “Sospesi” a questo link. Buona visione!

facebook.com/BombayBologna

I partner, i locali: ALCHEMICA MUSIC CLUB

alchemica immagineL‘Alchemica Music Club è una struttura polifunzionale che offre la possibilità di vivere la musica a 360 gradi, in tutta la sua grandezza: dall’apprendimento dello strumento, alle prove in sale attrezzate e registrazioni in studio, sino ad una promozione della musica sul territorio italiano e internazionale.
L’area live, le sale prova, le aule didattiche, lo studio di registrazione sono stati allestiti con la massima attenzione a partire dalla progettazione acustica degli ambienti, studiati per risuonare al meglio. La strumentazione top notch è in grado di soddisfare le necessità non solo del neofita ma anche del professionista.
Una struttura per musicisti pensata e creata da musicisti

SONDAcase: Vampa

Vampa è un trio modenese attivo dal 2016. Trova un terreno comune suonando alcune cover dei Morphine e successivamente sviluppa una produzione di brani originali di matrice folk blues anglofona.

In questo SONDAcase di inizio stagione i Vampa ci hanno raccontato l’origine del loro nome e hanno suonato qualche pezzo del loro repertorio in versione semi-acustica.

Angela Finotello – SONDAinONDA

La musica è entrata nella vita della bolognese Angela Finotello per gioco, quando nel ’91 inizia a cantare e decide di formare una band: da lì ha poi proseguito con altre band, l’incontro con Gaetano Pellino con cui ha registrato un mini-album contenente “Piccola luce” con cui ha ricevuto i complimenti da Lucio Dalla, la scoperta del soul e del blues, l’esperienza live con i conterranei Groove City. Nel 2008 assieme all’autrice Tiziana Pisani nascono “Limpido” e “Nomade”, che la fanno avvicinare alla SanLucaSound con cui realizza il singolo “Mare Altrove”, inserito poi nella compilation “quelli di Bologna per la basilica di Santo Stefano” promossa dal Resto del Carlino nell’ambito delle iniziative per raccogliere fondi destinati al restauro della piazza Santo Stefano di Bologna.

Nel 2011 inizia un nuovo progetto con la collaborazione della nuova band, che la porta ad aprire i concerti di Claudio Lolli e Il parto delle Nuvole Pesanti, con i brani inediti che fanno parte del
nuovo cd “Sala d’attesa”, completamente autoprodotto. Nel 2013 entra a far parte della band il bassista Lucio Bellagamba, formando insieme a Danilo Faggiolino alla chitarra e Andrea Sita alla batteria, la nuova band che ora la accompagna nei live. Agli inizi del 2014 esce il suo nuovo 45 giri digitale “Oltre” completamente autoprodotto, che vede la partecipazione di Ivano Zanotti alla batteria.

Tutto questo e molto altro, Angela Finotello ce lo ha raccontato di persona nell’intervista che trovate qui sotto, e ci ha lasciato una versione acustica della sua “Sogno”, che potete ascoltare qui.

facebook.com/AngelaFinotello

RAIN: Space Pirates

rainAllora mettiamola così: i Rain sono nati nel 1980 e da allora non hanno mai mollato la presa. Quando il metal è la tua ragione di vita, non c’è tempo per pensare ad altro. “Space pirates” è il nuovo capitolo di una storia lunga decenni. Una storia che si è dipanata tra tante uscite discografiche, tanti concerti in giro per il mondo (non così per dire ma per davvero) e una passione innata per tutto quello che si avvicina al metal. “Space pirates” è il disco più metal dei Rain, un album che anche nella ballata “Billion dollar song” non perde mai l’asticella del suono duro e puro. I Rain, capitanati da Amos, sono un quintetto dalla forza di un tornado che si abbatte sulla nostra testa e ci solleva da terra per gettarci a chilometri di distanza. I Rain sono assoli che diventano fiamme, sono il metal che non fa prigionieri e si spinge sempre più oltre, dove l’oltre era già il limite massimo. I Rain vivono per il metal e questo può generare problematiche di varia natura, però loro non se ne preoccupano perché c’è sempre un “Hellfire” che li aspetta dietro l’angolo. I Rain da Bologna fanno metal. Quello bello cattivo che non muore mai.

(Aural Music) CD

ALESSANDRO POLISCO: La Fenice risorge quando la poesia muore

alessandro-poliscoBisogna ammetterlo: a trovarsi tra le mani questo “La Fenice risorge quando la poesia muore”, in un primo momento si rimane un po’ perplessi. Con quel titolo così complesso e anche un po’ altisonante, ci si aspetta un disco pesante, dai testi complessi, introversi e indecifrabili. Inutile dire che già dalle prime note della opener ‘Purezza immacolata’ si capisce che qui siamo in un campo totalmente diverso, e che quello di Alessandro Polisco non è un album ma un libro, una storia, un concept album quantomai vario, con brani strumentali, tracce che spaziano dai 7 minuti agli appena 39 secondi, da cupe atmosfere Reznoriane a tappeti elettronici sovrastati dalla voce dell’autore che declama il testo in uno stile alla Offlaga Disco Pax. Il tutto impreziosito da un ritmo di narrazione che prende davvero bene, tra criptiche e brevi riflessioni della rapidità di un haiku, e veri e propri capitoli, episodi della storia personale dell’autore. Insomma, una bella sorpresa. L’album anche se ci è arrivato solo ora non è nuovissimo, risale infatti al 2013, e non ha ancora un seguito.

(Autoprodotto) CD

P.O.E.: The tell-tale heart

poeI P.O.E. (Philosophy Of Evil) sono una band di Reggio Emilia che ha debuttato con un EP intitolato come un racconto breve di Edgard Allan Poe (l’influenza dello scrittore è decisamente alla luce del sole) . Dal vivo si presentano con volti dipinti e una carica tipica delle band metal. Sì, perché i P.O.E. suonano metal con influenze prog e power. Ascoltando i brani dell’ep si rimane piacevolmente colpiti dalla forza d’urto che si sprigiona, i P.O.E. potrebbero far parte della scena metal scandinava e nessuno si meraviglierebbe di nulla. Ottima perizia tecnica e ottima attitudine sono i binari sui quali si muovono i nostri eroi. Di loro dicono che non bisogna ma prenderli troppo sul serio, perché loro non lo fanno mai. Giusta precisazione, perché all’ascolto di “The tell-tale heart” si avverte una discesa negli inferi dell’anima, tra malvagità umana e demoni dagli occhi luminescenti. Non c’è da segnalare un brano rispetto all’altro perché l’ep è un unico monolite giunto dallo spazio profondo. Volti dipinti e metal. Un connubio perfetto.

(Autoprodotto) CDEP

PETER PIPER: Temporary Surface

peter-piperSe come dichiarato sulla loro pagina Facebook i Peter Piper si sono formati nel 2014, vuol dire che ci hanno messo un bel po’ a pubblicare questo primo EP, ma si può dire che sia valsa la pena aspettare. Per chi non li conoscesse stiamo parlando di un quintetto di Nonantola, vicino a Modena, ma se riversassimo le cinque tracce di “Temporary Surface” su una musicassetta (qualcuno di voi se le ricorda ancora) e lo spacciassimo in giro come il demo perduto di una band X del primo periodo del grunge, quello di fine anni ’80 quando uscivano i Mother Love Bone e gli Screaming Trees, forse riusciremmo a ingannare facilmente qualcuno. Ok, qualcuno potrebbe dire: sono passati quasi 30 anni, questi sono fuori tempo massimo. E invece vi diciamo di no, perché se è pur vero che i riferimenti sono quelli ed è quello persino lo stile nella scelta degli effetti e negli arrangiamenti, i Peter Piper non imitano una band di quegli anni. Anzi, nonostante tutto ciò riescono ad essere originali, che non è affatto facile.

(Autoprodotto) CD

MASSIMILIANO PATERNO’: U Sud

massimiliano-paternoNato a Crotone e trasferitosi a Bologna, e mai più andato via, Massimiliano Paternò è un vero e proprio personaggio: polistrumentista autodidatta, il suo strumento principale è il basso, ma non disdegna chitarra, batteria e percussioni; ha collaborato con molti musicisti fra cui Peppe Voltarelli de Il Parto delle Nuvole Pesanti, e fatto parte di svariate formazioni rock, punk, reggae, persino di musica etnica; con la sua ultima band, gli Arangara, ha persino accompagnato a teatro personaggi come Carlo Lucarelli e Claudio Lolli. Forse è quindi solo la poliedricità del personaggio che può spiegare un album come questo “U Sud”, dove a spiccare in mezzo alla moltitudine di generi che va a toccare, è la profonda attitudine punk di Paternò, che fra da fil rouge tra il rap sgangherato di ‘A noi ci piace l’hip hop’, la chitarra palesemente scordata della ballad anglo-spagnola ‘Bagavaghida’, il reggae quasi ubriaco di ‘Carolina’. Insomma: tante, tantissime idee, anche forse un filino confuse.

(Autoprodotto) CD/Digitale

PAT: Easy to remove

Pat-ETR-FrontPat è il progetto solista di Patrizio Pastorelli che in molti avranno già visto in azione come bassista dei Controtempo. “Easy to remove” è il suo debutto sulla lunga distanza, un album che gira vorticosamente attorno a sonorità rock, con spunti indie e brit pop. Pat si diletta con liriche in inglese e italiano, dando in ugual misura un respiro nazionale e internazionale al suo lavoro. Dall’album è stato estratto un primo singolo, “You”, canzone molto coinvolgente con Pat che prende per mano l’ascoltatore e lo porta verso spiagge bagnate da melodie fluenti e azzeccate. Pat si destreggia molto bene nel suo debutto, anche quando è alle prese con le liriche in italiano come nel brano d’apertura “Linee d’aria”. Il disco si ascolta con piacere, le sonorità, mai tirate per le orecchie, portano l’ascoltatore fino alla fine dell’album con la voglia/necessità di ricominciare l’ascolto. Pat è figlio degli anni 90, chi come lui è cresciuto con indie e brit pop nelle orecchie dovrebbe sentire “Easy to remove”, non tanto per rimpiangere il passato ma piuttosto per cercare una risposta nel presente. In chiusura del disco “All we left behind” che ricorda i Roxy Music più languidi.

(Autoprodotto) CD Digitale