WALTER PIVA: Due
Sono passati alcuni anni dal primo album di Walter Piva (“Esteso ad un tempo finito”), artista di Gela trasferitosi da tempo a Bologna. Così “Due”, come suggerisce il titolo, è la sua seconda fatica discografica. Una fatica con 8 brani (più ghost track) che esplorano il mondo di Walter fatto di nostalgia per il suo paese natale o pieno di domande “Se avessi fatto il cantautore”. Canzoni che girano attorno ad un pop rock che attinge a piene mani dalle radici di Piva, non solo per l’uso, a volte, del dialetto ma per un certo sapore che avvolge tutto il disco. Due è il numero dei duellanti, due è il numero che Walter aveva sulla schiena quando giocava a calcio, due è il secondo capitolo di una storia in musica, due è la voglia di sorridere anche quando non c’è niente per cui gioire. Walter Piva ha pubblicato un disco pieno di speranza, quella speranza che alberga nelle sue canzoni. Un solo consiglio, l’utilizzo di un coro femminile che colora il secondo brano in scaletta si poteva “sfruttare” maggiormente. A quando il terzo capitolo della saga?
(Autoprodotto) CD
WILD GRAPES: My wine in a small club
Folk rock, country blues, world music. Prendete questi generi musicali, mescolateli insieme e dateli in pasto ad un album concept di 12 canzoni. Avrete tra le mani il debutto discografico dei Wild Grapes, trio che forse avrebbe preferito vivere nelle sterminate praterie statunitensi. Un sound “sporco” ma allo stesso tempo incline a momenti di puntigliosi passaggi sonori. In un periodo storico nel quale il folk rock sembra essere tornato tra gli ascolti di tanti, i Wild Grapes escono allo scoperto con un disco da ascoltare indossando stivali d’argento. Un disco per lunghi viaggi, fisici o mentali che siano. Un disco appassionato. Un disco pubblicato in 500 copie che non tarderà ad arrivare alla ristampa. Un disco di contenuti. Un disco leggero. Il disco che alcuni rocker nostrani (di grande fama) vorrebbero fare ma non possono. Un disco che guarda in faccia alla realtà e ci volta le spalle. Folk country sognante ed emozionante. Cowboy d’Italia siete avvertiti. Avete già “parcheggiato” il vostro cavallo? Noi iniziamo l’ascolto.
(Autoprodotto) CD
PALCO NUMERO CINQUE: Palco Numero Cinque
I Palco Numero Cinque, da Budrio, hanno “rubato” il loro nome dal romanzo “Il fantasma dell’opera”, perché quel palco è quello riservato all’angelo della musica. Ciò potrebbe significare che si sentono angeli o forse più semplicemente sono pronti per calcare qualsiasi importante palcoscenico si trovi davanti a loro. L’omonimo ep che ho tra le mani è il debutto discografico e contiene un poker di canzoni fortemente imparentate con il progressive. Testi in italiano che ricordano la migliore canzone d’autore nostrana (l’inizio di “Il cerchio quadra” mi ha ricordato Samuele Bersani) si intrecciano con sonorità secche e piene di groove. Massi si da un gran daffare con la voce, come Catch con la chitarra, mentre la sezione ritmica mantiene alta l’adrenalina e Cassa sottolinea il tutto con le tastiere. Il Palco Numero Cinque è alternative rock. Il Palco Numero Cinque è indie rock. Il Palco Numero Cinque è Progressive rock. Decidete voi, tanto loro hanno preso il nome da “Il fantasma dell’opera”. Una scelta che non si fa a capocchia.
(Autoprodotto) CD EP
RADIOALICE: Outlet
Oltre dieci anni di carriera, dal 1997 i reggiani RadioAlice raccontano la società che gli sta attorno attraverso il loro rock, e non è da meno questo “Outlet”. Dodici brani di aspra critica alla società attuale, dodici storie a volte allegoriche in cui la band si scaglia contro i mali del nostro tempo: il consumismo, uno su tutti, ma anche la violenza delle forze dell’ordine (“Maxillo Facciale”), il razzismo e il problema dell’immigrazione (“Buffet”), il mondo del lavoro (“Commerciale”, “C.B.T.P.C.”), la religione (“Sacra Sindrome”), la moda (“Design”), la necessità di apparire piuttosto che essere. Musicalmente figli degli anni ’90 e della tradizione alternative italiana, quella più narrativa e lirica di CCCP e Massimo Volume così come quella più rock di Marlene Kuntz e Afterhours, curati e a volte violenti negli arrangiamenti figli del post punk e della new wave nostrana. Questa la base per le crude narrazioni a mezzo della voce di Massimiliano Cavazzoni, sempre sul filo del recitativo, ma senza dimenticare di infilare sempre il ritornello giusto.
(Lo Scafandro) CD
REVERVE: Cardiattak.o.
Si sente parecchio l’influenza degli anni ’90 nella musica dei Reverve, formazione carpigiana composta da Alberto Strazzeri (chitarra e voce), Mattia Arletti (basso e cori), Simone Giari (batteria), Riccardo Rossi (chitarra e cori) e Daniele Rossi (chitarra). Nata nel 2004, dopo un primo EP self titled, la band torna con questo mini-album “Cardioattack.o” che riprende alcuni brani del lavoro precedente, riarrangiati a fianco di nuove composizioni. Tanto noise, quello di Melvins, Motorpsycho e Sonic Youth, ma anche tinte hardcore, post punk, rimandi ai Nirvana e al grunge, tutto in cinque tracce che rendono bene l’idea del muro di suono e dell’energia live del quintetto, già messa alla prove sugli stessi palchi di The Zen Circus, Super Elastic Bubble Plastic, The Death of Anna Karina, Three in One Gentleman Suit. L’unico dispiacere è che il materiale sia poco e che l’ascolto si esaurisca in appena mezz’ora, perché si intravede il potenziale per un’opera più completa ed omogenea, accompagnata da una produzione che dia maggior risalto ai testi, qui un po’ sacrificati.
(Autoprodotto) CD
SAPONE INTIMO: Sensibile
I Sapone Intimo da Modena esistono dal 2011 e questo è il loro primo album. Un disco che mette un bidet in copertina, sul retro posiziona un lavandino e all’interno un wc cosa potrà mai contenere? Probabilmente rock demenziale. Probabilmente. Così passo all’ascolto e vengo travolto da testi che dicono: “Ti piacciono i funghi, tu ami i funghi e vai in piscina per prenderti i funghi”, oppure “Frequenti solo ambienti sani e intelligenti, tutti i tuoi argomenti sono arguti e convincenti, del tuo sapone intimo conosci tutti i componenti”. Sì, i Sapone Intimo fanno rock demenziale, qualche parolaccia di troppo si poteva evitare, per il resto il disco scorre via tra frizzi e lazzi come deve essere. “Socio Coop” è una spanna sopra il resto. Se amate la goliardia, il divertimento, la presa in giro, i doppi sensi e tutto ciò che è demenziale i Sapone Intimo fanno per voi. Una domanda: “Il bagno dove è stato fatto il set fotografico di chi è?” Un domani potrebbe essere meta di pellegrinaggio di orde di fan.
(Autoprodotto) CD
SETTEMBRE ADESSO: Il timore degli sguardi
Prima produzione in studio per i Settembre Adesso, questo EP di quattro brani scivola via leggero, imprimendosi nella mente e lasciando (bisogna davvero dirlo) una certa voglia di sentire di più, di avere di più, quasi un senso di amaro in bocca. Nonostante la band sia nata appena nel 2009, e solo nel 2012 abbia ampliato la propria tavolozza sonora includendo una seconda chitarra, i cinque modenesi hanno già raccolto diversi successi, tra cui i primi posti a Rock Targato Italia (2012) e Note in Bilico (2013). Il loro è un cantautorato completo e ricco di sfumature psichedeliche e dark, persino di accelerazioni prog e nu-metal, figlio della scena rock italiana a cavallo del millennio – Marlene Kuntz, Verdena, Massimo Volume, Cristina Donà – in cui le trame sonore ricche ed articolate, a volte ipnotiche del quartetto Benatti / Borsari / Michelazzi / Vezzali si fondono perfettamente con le melodie sempre al limite del recitativo stese dalla voce di Laura Antonioli. E sulla coda di “Fuori tempo” il dito è già sul tasto repeat all, speriamo solo per poco però.
(Autoprodotto) CD
SMANIA UAGLIUNS: Troglodigital
Un packaging ultra lussuoso accompagna il nuovo album degli Smania Uagliuns, trio con diverse basi operative, una di queste è Modena. Leggendo la loro biografia sembra di camminare su una sceneggiatura per un film d’azione. Innamorati dell’hip hop da sempre, è nel 2003 che il progetto prende una piega decisamente più convinta e professionale. Un primo demo e poi un album fino ad arrivare a questo “Troglodigital”. Un disco pieno zeppo di cose. Dove per cose intendo suoni, parole, trovate, invenzioni, generi musicali, idee, frizzi e lazzi. L’hip hop sembra un lontano ricordo (tranquilli c’è sempre) ma è seppellito tra cori, tecnologia, beat e groove. Gli Smania si divertono ad intitolare un brano “Spesso le parole rovinano i brani” e in un Paese come l’Italia, dove le parole sono sempre mixate davanti alla musica, è decisamente una forte presa di posizione. Non so perché ma gli Smania mi ricordano gli Empire of The Sun. Boh! Tra Caparezza e i Thirty Second To Mars. Uno spettro decisamente ampio come raggio d’azione. Da ascoltare con attenzione.
(ReddArmy) CD
STATOBRADO: Orgonite
“Orgonite” è l’ultimo CD degli Statobrado (da Porretta Terme), attivi dalla fine degli anni 90 e con diverse pubblicazioni alle spalle. La copertina che potete vedere qui è quella dell’edizione promozionale dell’album, che è stato pubblicato anche in una versione con un art work completamente diverso. Tra le fila della band milita un certo Amos, pilastro anche dei bolognesi Rain. Gli Statobrado fanno del power rock in italiano ad ampio respiro. In alcuni momenti mi hanno ricordato le mitiche sigle dei manga giapponesi ma poi cantano: “Siamo quello che mangiamo, quello che respiriamo” e penso al pranzo da poco consumato. “Orgonite” sembra sia stato scritto per essere eseguito dal vivo davanti a migliaia di spettatori urlanti. Un disco per le grandi arene che può mettere d’accordo i fanatici del metal e i fan di Vasco Rossi. E magari anche le ragazzine urlanti degli One Direction. “Dea del rock”, “Raggio di luna” e “Cielo bianco” tra i brani da segnalare. Adrenalina e rock. Sudore e chitarre.
(Brado Records) CD
THE STRANGE SITUATION: Dentro
I parmensi The Strange Situation (a proposito andate a cercare in Rete il significato di questo nome) sono arrivati al debutto discografico intitolato “Dentro”. Un debutto che mette in luce una particolare propensione alla musica di matrice pop in una versione acustica che mette in risalto la voce di Daniele Urbano. Una chitarra sognante si mescola agli archi in un continuo peregrinare dalle parti del cuore. Un guardarsi dentro alla ricerca di risposte o nuove domande da porsi. I The Strange Situation sembrano una versione asciutta dei Coldplay, novelli Negramaro che fanno il verso a Renga. Al prossimo lavoro potrebbero osare di più o farci sentire l’altra faccia della medaglia, quella meno sognante e più “cattiva”. Per adesso “Dentro” ci può bastare per farci sognare mentre sorseggiamo una tazza di the bollente. Un disco invernale, da gustare magari in compagnia della propria/o amata/o. Tra i brani più riusciti: “Trattenendo il respiro”, “Dreamer’s” e “Spleen”. Astenersi persone burbere e facinorose.
(Autoprodotto) CD