SAPONE INTIMO: Sensibile
I Sapone Intimo da Modena esistono dal 2011 e questo è il loro primo album. Un disco che mette un bidet in copertina, sul retro posiziona un lavandino e all’interno un wc cosa potrà mai contenere? Probabilmente rock demenziale. Probabilmente. Così passo all’ascolto e vengo travolto da testi che dicono: “Ti piacciono i funghi, tu ami i funghi e vai in piscina per prenderti i funghi”, oppure “Frequenti solo ambienti sani e intelligenti, tutti i tuoi argomenti sono arguti e convincenti, del tuo sapone intimo conosci tutti i componenti”. Sì, i Sapone Intimo fanno rock demenziale, qualche parolaccia di troppo si poteva evitare, per il resto il disco scorre via tra frizzi e lazzi come deve essere. “Socio Coop” è una spanna sopra il resto. Se amate la goliardia, il divertimento, la presa in giro, i doppi sensi e tutto ciò che è demenziale i Sapone Intimo fanno per voi. Una domanda: “Il bagno dove è stato fatto il set fotografico di chi è?” Un domani potrebbe essere meta di pellegrinaggio di orde di fan.
(Autoprodotto) CD
SETTEMBRE ADESSO: Il timore degli sguardi
Prima produzione in studio per i Settembre Adesso, questo EP di quattro brani scivola via leggero, imprimendosi nella mente e lasciando (bisogna davvero dirlo) una certa voglia di sentire di più, di avere di più, quasi un senso di amaro in bocca. Nonostante la band sia nata appena nel 2009, e solo nel 2012 abbia ampliato la propria tavolozza sonora includendo una seconda chitarra, i cinque modenesi hanno già raccolto diversi successi, tra cui i primi posti a Rock Targato Italia (2012) e Note in Bilico (2013). Il loro è un cantautorato completo e ricco di sfumature psichedeliche e dark, persino di accelerazioni prog e nu-metal, figlio della scena rock italiana a cavallo del millennio – Marlene Kuntz, Verdena, Massimo Volume, Cristina Donà – in cui le trame sonore ricche ed articolate, a volte ipnotiche del quartetto Benatti / Borsari / Michelazzi / Vezzali si fondono perfettamente con le melodie sempre al limite del recitativo stese dalla voce di Laura Antonioli. E sulla coda di “Fuori tempo” il dito è già sul tasto repeat all, speriamo solo per poco però.
(Autoprodotto) CD
SMANIA UAGLIUNS: Troglodigital
Un packaging ultra lussuoso accompagna il nuovo album degli Smania Uagliuns, trio con diverse basi operative, una di queste è Modena. Leggendo la loro biografia sembra di camminare su una sceneggiatura per un film d’azione. Innamorati dell’hip hop da sempre, è nel 2003 che il progetto prende una piega decisamente più convinta e professionale. Un primo demo e poi un album fino ad arrivare a questo “Troglodigital”. Un disco pieno zeppo di cose. Dove per cose intendo suoni, parole, trovate, invenzioni, generi musicali, idee, frizzi e lazzi. L’hip hop sembra un lontano ricordo (tranquilli c’è sempre) ma è seppellito tra cori, tecnologia, beat e groove. Gli Smania si divertono ad intitolare un brano “Spesso le parole rovinano i brani” e in un Paese come l’Italia, dove le parole sono sempre mixate davanti alla musica, è decisamente una forte presa di posizione. Non so perché ma gli Smania mi ricordano gli Empire of The Sun. Boh! Tra Caparezza e i Thirty Second To Mars. Uno spettro decisamente ampio come raggio d’azione. Da ascoltare con attenzione.
(ReddArmy) CD
STATOBRADO: Orgonite
“Orgonite” è l’ultimo CD degli Statobrado (da Porretta Terme), attivi dalla fine degli anni 90 e con diverse pubblicazioni alle spalle. La copertina che potete vedere qui è quella dell’edizione promozionale dell’album, che è stato pubblicato anche in una versione con un art work completamente diverso. Tra le fila della band milita un certo Amos, pilastro anche dei bolognesi Rain. Gli Statobrado fanno del power rock in italiano ad ampio respiro. In alcuni momenti mi hanno ricordato le mitiche sigle dei manga giapponesi ma poi cantano: “Siamo quello che mangiamo, quello che respiriamo” e penso al pranzo da poco consumato. “Orgonite” sembra sia stato scritto per essere eseguito dal vivo davanti a migliaia di spettatori urlanti. Un disco per le grandi arene che può mettere d’accordo i fanatici del metal e i fan di Vasco Rossi. E magari anche le ragazzine urlanti degli One Direction. “Dea del rock”, “Raggio di luna” e “Cielo bianco” tra i brani da segnalare. Adrenalina e rock. Sudore e chitarre.
(Brado Records) CD
THE STRANGE SITUATION: Dentro
I parmensi The Strange Situation (a proposito andate a cercare in Rete il significato di questo nome) sono arrivati al debutto discografico intitolato “Dentro”. Un debutto che mette in luce una particolare propensione alla musica di matrice pop in una versione acustica che mette in risalto la voce di Daniele Urbano. Una chitarra sognante si mescola agli archi in un continuo peregrinare dalle parti del cuore. Un guardarsi dentro alla ricerca di risposte o nuove domande da porsi. I The Strange Situation sembrano una versione asciutta dei Coldplay, novelli Negramaro che fanno il verso a Renga. Al prossimo lavoro potrebbero osare di più o farci sentire l’altra faccia della medaglia, quella meno sognante e più “cattiva”. Per adesso “Dentro” ci può bastare per farci sognare mentre sorseggiamo una tazza di the bollente. Un disco invernale, da gustare magari in compagnia della propria/o amata/o. Tra i brani più riusciti: “Trattenendo il respiro”, “Dreamer’s” e “Spleen”. Astenersi persone burbere e facinorose.
(Autoprodotto) CD
SUN ON SUNDAY: Tutte le distanze
Nella pagina Facebook dei Sun On Sunday (da Monghidoro) c’è scritto che fanno “Disco-Country”. Uhmmmm…… In copertina un divano da salotto è in un bosco, mentre i nostri quattro sono a tavola in una cucina di una casa che immagino sull’Appennino. Comincio ad ascoltare. Il rock è di spessore, ci sono richiami al blues che diventano evidenti in “Blues di provincia”, poi vengo travolto dall’impeto di “Blues di città”, scopro che “Bologna è umida” (ecco perché ho male alle ossa) e mi vedo allo specchio con “Acne”. I Sun On Sunday vanno dritti al centro. Immaginate voi un centro che volete. Sono passati dall’inglese degli esordi all’italiano. Ottima scelta. Il tutto sembra girare per il verso giusto. Meno country e più radici autoctone. “Tutte le distanze” risulta un lavoro maturo, stranamente il brano che mi convince di meno è proprio al title track. Ma cosa importa, ci sono altre tredici canzoni da cantare a squarciagola. Affamati di rock blues, pardon Disco-Country, fatevi avanti. Ce n’è per tutti.
(Autoprodotto) CD
SUSTAIN: Genesi
I Sustain sono attivi dal 2008 e tra le varie apparizioni live annoverano un “Modena 29 settembre” e un “Friction Festival”. Un loro brano è finito anche nella prima raccolta di “Sonda”. Cosa si potrebbe chiedere di più. Si potrebbe chiedere di non cambiare continuamente formazione, situazione che ha rallentato il cammino della band. Nel 2012 con l’arrivo di un nuovo bassista i tre Sustain decidono di dedicarsi alla registrazione di un ep. “Genesi” è il titolo del cd autoprodotto pubblicato nell’estate del 2013. Sei brani di rock cantati in italiano con diversi spunti interessanti. Nessuna sovra incisione, nessuna correzione, nessun marchingegno software. Scelta dettata dalla volontà di avvicinarsi il più possibile alla resa live del gruppo. Tra i sei brani la title track e “Il ponte” sono da ascoltare ripetutamente. La voce di nonno Vittorio in “Il ponte” è veramente molto azzeccata. I Sustain stanno cercando la quadratura del cerchio e un po’ alla volta ci stanno arrivando. Rock con un messaggio dritto e diretto. Sperando che la line-up tenga botta.
(Valvolare) CD EP
SYNTHONIA: Synthonia
Prima di tutto i Synthonia hanno sbaragliato la concorrenza e si sono aggiudicati il premio nella categoria: “La copertina più originale del momento”. Infatti, il loro album è racchiuso in una custodia di eco-camoscio, foderata internamente con seta pura 100% in varie fantasie e con un libretto in carta patinata, riciclata, bigoffrata, certificata fsc. Complimenti. Se poi oltre all’oggetto volete anche ascoltare il cd (solitamente si fa) vi potete imbattere in un rock dalle sfumature elettroniche, con echi progressive e cambi di ritmo repentini. Testi in italiano per 12 brani dalla sagoma marcata. Un disco che può fare la gioia di chi cerca orecchiabilità ed energia nella stessa canzone. Da ascoltare senza esitazione “Falling down”, le elucubrazioni al silicio di “1979” e “Demonio”. I Synthonia potrebbero essere considerati la versione “metal” dei Subsonica. Tante influenze, tanta esperienza (a leggere la loro bio) e tanta voglia di rock. Complimenti ancora per il packaging.
(Autoprodotto) CD
Le scelte dei valutatori: Luca Fantacone
Luca Fantacone
“Ascoltare musica in continuazione, senza misura, è per me una necessità e un privilegio. Necessità perché sono nato così, non ci posso fare nulla. Previlegio perché lo faccio per lavoro: me lo sono cercato con ostinazione e sono stato talmente tenace e sufficientemente fortunato da riuscire a trovarlo. Ascoltare vuol dire per me abbandonarsi a qualcosa che forse è in grado di trasportarmi altrove. Forse, non sempre. Dipende da me, da chi ha composto la musica che ascolto, dalle sue orecchie e dalle mie, dal suo cuore e dal mio. Dal suo istinto e dal mio, dal suo ambiente e dal mio. Dalle sue urgenze e dalle mie. Per questa ragione, i cosiddetti “ascolti” sono sempre un thriller ben scritto: non sai mai come va a finire. Ed è per questo che mi piacciono: ho sempre voglia di sapere come potrebbe andare a finire, perché non si sa mai. è altrettanto vero però che ascoltare tanti demo, o rough mix, o provini che dir si voglia, a volte può diventare una specie di routine che tende ad appiattire un po’ le aspettative: generalmente perché il materiale che si ascolta è troppo numeroso, a volte perché le condizioni in cui si ascolta non sono le più adatte (ognuno ha le sue preferite, penso…) altre perché, onestamente, la qualità di ciò che si ascolta è molto bassa e frustra un po’ la voglia di trovare qualcosa di realmente interessante.”
ENRICO MESCOLI
Se non mi sbaglio era il 2004 quando ascoltai le prime canzoni di Enrico Mescoli: ai tempi avevo appena iniziato a lavorare in proprio dopo un periodo abbastanza movimentato che mi aveva visto cambiare 3 aziende in 5 anni, passando dal mondo major a quello di una indie con ambizioni molto alte (Nun Entertainment), e da quest’ultimo a quello della libera professione. Tanti cambiamenti, forse troppi per me in quel momento, ma che si sarebbero rivelati molto utili negli anni a venire. Quindi il contesto era: casa mia, soggiorno, computer, cuffie, internet, finestra su piazza Napoli, idee in continuo movimento, spesso confuso a dire il vero. Ascolto una, due, dieci, venti cd e poi quello di Enrico: e lì mi fermo di colpo. Così succede, di solito. Si ascoltano tante cose, ma se ne “sentono” solo alcune.
Nel caso di Enrico, semplicemente, mi immagino una persona che scrive e suona tutto da solo, che rivela un background musicale fatto di cose che mi suonano nuove e di altre che riconosco subito (anche perché mi piacevano ancora molto). E mi sorprende la facilità con cui Enrico unisce e mischia il tutto, con grande disinvoltura e con la curiosità che lo porta ad imbastire arrangiamenti sufficientemente arditi per un “esordiente”. Tutto questo mi fa dire: “però…!”
Ci si scrive, ci si parla, si tenta di capire se ci sono punti di contatto, reali possibilità di sviluppare qualcosa insieme. Ma la mia situazione a quel tempo non era abbastanza strutturata per poter mantenere delle promesse che infatti non gli faccio. Le illusioni non mi interessano, non le voglio avere né trasmetterle. Soprattutto e prima di tutto in questo lavoro. Per questo si rimane blandamente in contatto, francamente e gentilmente. Dopo poco tempo (non mi ricordo quanto francamente), SONDA mi comunica di avere un nuovo artista da farmi ascoltare e da valutare. E, guarda un po’, ecco ricomparire Enrico: brillante nelle sue soluzioni musicali, più maturo, un po’ diverso ma sempre stimolante. Soprattutto per la semplicità e l’efficacia di musica e parole.
Ricomincio ad ascoltare, a “sentire”, a capire e non capire. Ci si scrive di nuovo, si condivide con franchezza. E poi ci si incontra a Modena, si parla, ci si intende. Ironicamente, ormai da diversi anni mi occupo solo di repertorio internazionale, che vuol dire che non sono la persona che direttamente produce progetti italiani e li lavora perché si creino un proprio spazio nel mercato e nel pubblico italiano. Quindi non sono la persona che “serve” direttamente ad Enrico, anche se il mio contatto con chi effettivamente produce e lavora musica internazionale mi permette di avere un punto di vista ugualmente utile per chi fa musica qui in Italia. A prescindere dal livello, dal genere, dal gusto.
In ogni caso, per queste ragioni, la storia fra Enrico e me non è quella di un discografico che si imbatte in un artista che raggiunge il successo e che poi racconta di come “aveva capito tutto dal primo ascolto!”. Ma quella di due persone con ruoli diversi ma con lo stesso fulcro: trasmettere e ricevere attraverso la musica. Questo è il punto di partenza imprescindibile: persone che entrano in contatto, si capiscono, si piacciono, si immaginano percorsi ed obbiettivi comuni, non necessariamente raggiungibili. Ma belli proprio perché visionari. E ancora più belli se da visionari diventano reali, perché permettono di avere nuove e più grandi visioni.
Ed è questo il contributo, la funzione di SONDA: mettere in contatto in modo sano persone che hanno qualcosa da dire. Non assicurare o garantire obbiettivi, successi, carriere, ma contribuire a crearne i presupposti. Il problema forse più grosso dell’industria musicale (artisti, discografici, distributori, media, etc.) in Italia e non solo (ma in Italia un bel po’ di più…) è pensare al punto di arrivo prima di sapere da dove si vuole e si può partire, sentirsi in diritto di ottenere un “consenso” senza essere realmente sicuri di trasmettere agli altri qualcosa che li possa far sentire “uno”. A SONDA, a me, questo non interessa. Ci interessa certamente essere concreti e raggiungere degli obbiettivi, ma soprattutto avere delle visioni e condividerle con chi ne ha altre. Enrico le ha, ed io penso tuttora che siano potenzialmente molto interessanti anche per altre persone.
Luca Fantacone 48 anni, laureato in Scienze Politiche, dopo un primo impiego come marketing assistant in Unilever, e un breve soggiorno a Londra, nel 1991 entra in Warner Music come product manager e poi come promotion manager. Dopo 4 anni passa in PolyGram, dove gestisce l’etichetta Black Out in qualità di direttore artistico. Segue una rapida esperienza in Sony Music e un’esperienza indie con la NuN Entertainment, al cui termine lavora due anni come free lance. Nel 2006 rientra in Sony Music, prima come digital marketing manager poi come direttore marketing del repertorio internazionale.
KARBONIO 14: Tra le luci bianche
Iniziamo dando alcune coordinate di ascolto per prepararci nel migliore dei modi ai Karbonio 14. Se siete tra i fan di Modà, Cremonini, Renga, Le Vibrazioni, Subsonica ma anche Coldplay (soprattutto nella loro ultima fase creativa) questo disco lo dovete ascoltare tutto d’un fiato. Dietro (o davanti) ai Karbonio 14 ci sono scafati musicisti (ex Ladri Di Biciclette) e “giovinastri” con una mission ben precisa, quella di scrivere la canzone perfetta. E a dire il vero i Karbonio 14 ci vanno molto vicini. Due le bonus presenti nel disco, una di queste in inglese, a dimostrazione che la band potrebbe anche pensare al mercato internazionale. Personalmente li preferisco quando si avvicinano alle sonorità Subsonica, “Catene” potrebbe diventare l’hit della prossima estate ed anche “Tradirefaremale” e “Come follia” non sono da meno. Luci bianche ci indicano la strada fino cuore dei Karbonio 14 che curiosamente non appaiono con nessuna foto nel lussuoso libretto. “Quello che conta è la musica” dicono fieri ed orgogliosi.
(Molto Pop/Universal) CD