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I live di Sonda visti da voi: Altre di B
Altre di B
Off, 06/02/2013
main guest James Walsh
“Era la prima volta che suonavamo in acustico, ma ci siamo saltati fuori dignitosamente, e la risposta del pubblico è stata molto buona”
È il 6 febbraio 2013, e i bolognesi Altre di B vengono chiamati da Sonda per aprire il live di James Walsh – storico cantante dei britannici Starsailor – all’Off di Modena, fra i primi locali partner del progetto e meta fissa di importanti tour indipendenti italiani. Non è la prima volta che i quattro calcano il palco del club: “Avevamo già suonato all’Off in due occasioni precedenti, assieme a Canadians e Low Frequency Club”, racconta Giacomo chitarrista della band. “E’ di sicuro uno dei nostri locali preferiti: palco basso, vicinanza col pubblico, ci siamo sempre trovati molto bene con tutto lo staff”. Un live però diverso dai precedenti, visto che il quintetto ha dovuto reinventarsi in veste acustica per adattarsi al set chitarra e voce di Walsh. “Conoscevamo sia James che la sua band, gli Starsailor. La sua musica è abbastanza in linea col nostro stile. Pur avendo preparato un set acustico, una novità, una sfida artistica, ci siamo saltati fuori dignitosamente e la risposta del pubblico è stata molto buona. Per una band emergente misurarsi con realtà musicali del genere è un esame di maturità importante, ed è un bene che Sonda dia questa opportunità”. In più, oltre che sul pubblico gli Altre di B hanno fatto breccia anche nel cuore del main guest della serata: “Eravamo nel parcheggio e vediamo James Walsh in macchina, che aspetta di essere portato in albergo. Ci siamo lanciati verso di lui per dargli un nostro disco, e lui si è chiuso dentro pensando fossimo dei malintenzionati… Poi ha capito e ci siamo fatti una risata!”.
Malascena – SONDAinONDA
I Malascena sono un gruppo rock italiano formatosi a Bologna nel 2010 grazie all’incontro di tre coetanei Tiziano Cicconetti (chitarra & voce), Alessandro Renzetti (basso) e Felice Roberto Addeo (batteria). Dopo un intenso periodo di lavoro sugli arrangiamenti dei brani accompagnati da una parallela attività nei concerti dal vivo, inizia nel 2012 la collaborazione con il Producer & Sound Engineer Alex Volpi (Dalla, Zucchero, Malavasi) che insieme al gruppo riuscirà a valorizzare l’impronta sonora creando uno stile caratteristico delle proprie composizioni. Nell’aprile del 2013 esce l’EP omonimo, totalmente autoprodotto, stampato in 1.000 copie e contenente 5 tracce selezionate da due differenti sessioni di registrazione, il primo singolo estratto Essere che hanno registrato in versione acustica a fine intervista per il nostro canale youtube.
Ordinary Frank – SONDAinONDA
Gli Ordinary Frank nascono alla fine dell’estate del 2008 come gruppo alternativo da un’idea del cantante Ala, che chiede la collaborazione di Lode per suonare il suo chitarrone a quattro corde e mettere insieme pezzi innovativi. Dopo qualche prova insieme, chiamano Dema alla batteria. Suonando insieme il cantante si rende conto che la sua chitarra è troppo pesante per continuare, così contattano Ballot “Billy” Tube che passava di li per caso. Il filo conduttore non c’è, infatti dopo neanche due mesi di prove si sciolgono. Ma poi si accorgono che hanno fatto un sacco di canzoni proprie, innovative e d’impatto. Da allora la loro produttività non si è mai fermata, al massimo è solo rallentata di molto, e puntano a registrare altri albumi e a fare soldi a palate…se capita. A fine intervista ci hanno regalato una versione acustica del loro brano Febbre e Razionalità in esclusiva per il nostro canale youtube.
Le scelte dei valutatori: Carlo Bertotti
Carlo Bertotti
GRAZIA CINQUETTI
Una curiosità. Nomen omen: Grazia Cinquetti, non poteva che chiamarsi così.
Il lavoro di Grazia è indubbiamente una delle cose migliori che mi è capitata di ascoltare su Sonda. In “Anima e Corpo”, uno dei brani che ho ascoltato, si intrasentono Sakamoto e certi accordi di “emersoniana” memoria. Credo che Grazia sia un’artista che dovrebbe insistere sulla strada della ricerca cercando di non cedere a richiami troppo pop. Se riuscisse a dimenticare di essere italiana nel suono, senza quindi cedere alla tentazione del bel canto fine a se stesso, se si accorgesse fino in fondo che nel suo caso la voce è solo uno strumento che deve imparare a gestire rompendola e manovrandola, allora credo possa veramente fare cose importanti.
SESTO PROJECT
Sesto Project è un progetto indubbiamente interessante, che se “miscelato” e sviluppato bene in futuro potrebbe regalare al gruppo diverse soddisfazioni. In particolare si sente una maniera differente di approcciarsi alla costruzione dei pezzi: un modo intelligente di pensare una musica adatta sia al dancefloor di un club che a live veri e propri. Ascoltandoli istintivamente richiamano echi di Fatboy Slim o di Underworld e già questo è un buon punto di partenza! Nei loro brani a volte sembra di essere di fronte ad un remix: è una caratteristica particolare che andrebbe sfruttata di più. Non ricercano a tutti i costi la forma-canzone classica e se dovessero riuscire a far convergere tutta l’energia e gli spunti che emergono dai provini ci sono le premesse per un progetto decisamente originale.
ANIMAL FARM PROJECT
Un gruppo con delle idee, e questa, guardandosi attorno nel panorama delle band italiane, è già una notizia!
Una scrittura dei brani con un respiro quasi internazionale con un lavoro originale sulle armonie e con delle linee melodiche mai scontate. Un immaginario sonoro che spazia dai Sigur Ros ai primi Morcheeba con ampi margini di miglioramento soprattutto se in futuro volessero cimentarsi con l’italiano. Un’unica considerazione su questo punto: in Svezia, Francia, Olanda e Belgio vengono scritti e prodotti pezzi in inglese con un sound simile. In Italia invece non conosco molti gruppi che abbiano uno stile e un suono così e che cantino in italiano. Che dite? Speriamo non si perda un’occasione…
Carlo Bertotti Autore, produttore e musicista, inizia la propria attività nei primi anni '90 comecompositore di musiche per cortometraggi e pubblicità. Nel 1996 fonda i Delta V insieme a Flavio Ferri, formazione con cui scrive e produce 6 album durante il decennio successivo. Parallelamente ha scritto e remixato brani per molti artisti italiani (Ornella Vanoni, Garbo, Alex Baroni, Baustelle, Angela Baraldi), e ha collaborato con Neil Maclellan (produttore di Prodigy e Nine Inch Nails), JC001 (Nitin Sawhney, Le Peuple de l'Herbe), Roberto Vernetti (La Crus, Elisa, Ustmamò).
Le scelte dei valutatori: Giampiero Bigazzi
Giampiero Bigazzi
3000 battute per quello che ho ascoltato da Sonda.
Devo scegliere tre nomi, fra quelli che il Centro Musica mi ha assegnato negli ultimi due anni come “valutatore del progetto Sonda” e non è facile. “Quelli che ritieni particolarmente meritevoli”, mi dicono. Ma son tutti bravi! Questa è la caratteristica dominante: il livello delle proposte è veramente buono, non solo nell’ultimo periodo, ma dall’inizio di quest’impresa. Ma devo parlare solo di tre proposte. E poi devo farlo in 3000 battute e ne ho consumate già 503…
Ok, rischio. E scelgo tre gruppi musicalmente diversi, ma che hanno in comune formazioni strumentali fuori dallo standard rock-pop.
THE CHICKEN QUEENS
Il primo è un duo: The Chicken Queens. Sono Matteo Capirossi, voce e chitarra, e Luca Sernesi, batteria (o “tum tum pa”). C’è energia. Lo chiamano “blues incattivito”. Abituato a gestire ensemble affollatissimi, mi piace l’idea del duo, essenziale e grintoso. Facile da presentare dal vivo (e infatti mi dicono che concerti ne fanno). Forse si sente un po’ la mancanza delle frequenze basse, risolvibile da un missaggio accurato in modo da poter sfruttare lo sfruttabile al massimo (per esempio la cassa della batteria). Il risultato sono canzoni ruvide, ma eseguite bene. C’è la base blues e sonorità più contemporanee. Semmai potrebbero provare a sviluppare il loro suono e tentare un po’ di sperimentazioni. In modo che la radice blues non diventi una piccola prigione (che comunque non è male, come prigione).
FOURSOME
Il secondo è Foursome.
La formazione è notevole: tromba, trombone, tastiera (bell’organo antico…), elettronica, batteria. Mi piace. E’ atipica, coraggiosa, ma in fondo – con strumenti diversi e quindi più originali – si riesce a coprire lo spettro armonico di un quartetto “rock normale”. Bella scelta. L’atmosfera jazz-rock è molto interessante. Sono Simone Copellini, tromba, Federico Pierantoni, trombone, Giulio Stermieri, Hammond ed elettronica, Riccardo Frisari, batteria. Era molto tempo che non ascoltavo soluzioni come queste, presi come siamo dal dominio delle chitarre elettriche o dai suoni finti. Mi hanno ricordato i miei amici Lounge Lizards… non so se li abbiano mai ascoltati… lontani anni Ottanta… Non so quanto possa aver successo oggi questo tipo di proposta, ma merita insistere: chissà che non appaia una novità che potrebbe anche colpire l’attenzione di un pubblico più giovane.
LA METRALLI
Infine, se proprio devo fermarmi a tre, La Metralli. è stato difficile trovare appunti da fare a questo ensemble che si potrebbe definire di “canzone d’autore”, ma tinta con i colori della tradizione popolare. Una buona nuova veste raffinata alla canzone d’autore, mescolata a sapori popolari non consueti, non di maniera. Molta attenzione ai testi con arrangiamenti giusti. Esecuzione perfetta. Bella la voce. Sono tutti bravi musicisti. C’è un po’ di jazz, un po’ di balera. è un quartetto: Meike Clarelli, voce, chitarra, kazoo; Matteo Colombini, chitarra acustica ed elettrica; Marcella Menozzi, chitarra elettrica; Serena Fasulo, contrabbasso, basso.
Giampiero Bigazzi Produttore, editore, compositore, autore e musicologo, ha cominciato a suonare nel 1968 e ha legato il suo nome a quello dell’etichetta Materiali Sonori. Più “organizzatore di suoni” che musicista, ha collaborato con importanti artisti e band fra i protagonisti della musica indipendente e di ricerca in Italia e nel mondo. Scrive, organizza festival, mette in scena spettacoli di narrazione e di teatro minimo musicale.
Le scelte dei valutatori: Luca Fantacone
Luca Fantacone
“Ascoltare musica in continuazione, senza misura, è per me una necessità e un privilegio. Necessità perché sono nato così, non ci posso fare nulla. Previlegio perché lo faccio per lavoro: me lo sono cercato con ostinazione e sono stato talmente tenace e sufficientemente fortunato da riuscire a trovarlo. Ascoltare vuol dire per me abbandonarsi a qualcosa che forse è in grado di trasportarmi altrove. Forse, non sempre. Dipende da me, da chi ha composto la musica che ascolto, dalle sue orecchie e dalle mie, dal suo cuore e dal mio. Dal suo istinto e dal mio, dal suo ambiente e dal mio. Dalle sue urgenze e dalle mie. Per questa ragione, i cosiddetti “ascolti” sono sempre un thriller ben scritto: non sai mai come va a finire. Ed è per questo che mi piacciono: ho sempre voglia di sapere come potrebbe andare a finire, perché non si sa mai. è altrettanto vero però che ascoltare tanti demo, o rough mix, o provini che dir si voglia, a volte può diventare una specie di routine che tende ad appiattire un po’ le aspettative: generalmente perché il materiale che si ascolta è troppo numeroso, a volte perché le condizioni in cui si ascolta non sono le più adatte (ognuno ha le sue preferite, penso…) altre perché, onestamente, la qualità di ciò che si ascolta è molto bassa e frustra un po’ la voglia di trovare qualcosa di realmente interessante.”
ENRICO MESCOLI
Se non mi sbaglio era il 2004 quando ascoltai le prime canzoni di Enrico Mescoli: ai tempi avevo appena iniziato a lavorare in proprio dopo un periodo abbastanza movimentato che mi aveva visto cambiare 3 aziende in 5 anni, passando dal mondo major a quello di una indie con ambizioni molto alte (Nun Entertainment), e da quest’ultimo a quello della libera professione. Tanti cambiamenti, forse troppi per me in quel momento, ma che si sarebbero rivelati molto utili negli anni a venire. Quindi il contesto era: casa mia, soggiorno, computer, cuffie, internet, finestra su piazza Napoli, idee in continuo movimento, spesso confuso a dire il vero. Ascolto una, due, dieci, venti cd e poi quello di Enrico: e lì mi fermo di colpo. Così succede, di solito. Si ascoltano tante cose, ma se ne “sentono” solo alcune.
Nel caso di Enrico, semplicemente, mi immagino una persona che scrive e suona tutto da solo, che rivela un background musicale fatto di cose che mi suonano nuove e di altre che riconosco subito (anche perché mi piacevano ancora molto). E mi sorprende la facilità con cui Enrico unisce e mischia il tutto, con grande disinvoltura e con la curiosità che lo porta ad imbastire arrangiamenti sufficientemente arditi per un “esordiente”. Tutto questo mi fa dire: “però…!”
Ci si scrive, ci si parla, si tenta di capire se ci sono punti di contatto, reali possibilità di sviluppare qualcosa insieme. Ma la mia situazione a quel tempo non era abbastanza strutturata per poter mantenere delle promesse che infatti non gli faccio. Le illusioni non mi interessano, non le voglio avere né trasmetterle. Soprattutto e prima di tutto in questo lavoro. Per questo si rimane blandamente in contatto, francamente e gentilmente. Dopo poco tempo (non mi ricordo quanto francamente), SONDA mi comunica di avere un nuovo artista da farmi ascoltare e da valutare. E, guarda un po’, ecco ricomparire Enrico: brillante nelle sue soluzioni musicali, più maturo, un po’ diverso ma sempre stimolante. Soprattutto per la semplicità e l’efficacia di musica e parole.
Ricomincio ad ascoltare, a “sentire”, a capire e non capire. Ci si scrive di nuovo, si condivide con franchezza. E poi ci si incontra a Modena, si parla, ci si intende. Ironicamente, ormai da diversi anni mi occupo solo di repertorio internazionale, che vuol dire che non sono la persona che direttamente produce progetti italiani e li lavora perché si creino un proprio spazio nel mercato e nel pubblico italiano. Quindi non sono la persona che “serve” direttamente ad Enrico, anche se il mio contatto con chi effettivamente produce e lavora musica internazionale mi permette di avere un punto di vista ugualmente utile per chi fa musica qui in Italia. A prescindere dal livello, dal genere, dal gusto.
In ogni caso, per queste ragioni, la storia fra Enrico e me non è quella di un discografico che si imbatte in un artista che raggiunge il successo e che poi racconta di come “aveva capito tutto dal primo ascolto!”. Ma quella di due persone con ruoli diversi ma con lo stesso fulcro: trasmettere e ricevere attraverso la musica. Questo è il punto di partenza imprescindibile: persone che entrano in contatto, si capiscono, si piacciono, si immaginano percorsi ed obbiettivi comuni, non necessariamente raggiungibili. Ma belli proprio perché visionari. E ancora più belli se da visionari diventano reali, perché permettono di avere nuove e più grandi visioni.
Ed è questo il contributo, la funzione di SONDA: mettere in contatto in modo sano persone che hanno qualcosa da dire. Non assicurare o garantire obbiettivi, successi, carriere, ma contribuire a crearne i presupposti. Il problema forse più grosso dell’industria musicale (artisti, discografici, distributori, media, etc.) in Italia e non solo (ma in Italia un bel po’ di più…) è pensare al punto di arrivo prima di sapere da dove si vuole e si può partire, sentirsi in diritto di ottenere un “consenso” senza essere realmente sicuri di trasmettere agli altri qualcosa che li possa far sentire “uno”. A SONDA, a me, questo non interessa. Ci interessa certamente essere concreti e raggiungere degli obbiettivi, ma soprattutto avere delle visioni e condividerle con chi ne ha altre. Enrico le ha, ed io penso tuttora che siano potenzialmente molto interessanti anche per altre persone.
Luca Fantacone 48 anni, laureato in Scienze Politiche, dopo un primo impiego come marketing assistant in Unilever, e un breve soggiorno a Londra, nel 1991 entra in Warner Music come product manager e poi come promotion manager. Dopo 4 anni passa in PolyGram, dove gestisce l’etichetta Black Out in qualità di direttore artistico. Segue una rapida esperienza in Sony Music e un’esperienza indie con la NuN Entertainment, al cui termine lavora due anni come free lance. Nel 2006 rientra in Sony Music, prima come digital marketing manager poi come direttore marketing del repertorio internazionale.
Le scelte dei valutatori: Marco Bertoni
Marco Bertoni
“Nel corso di questa bella avventura che è SONDA ho avuto il piacere di incontrare e di poter “valutare” parecchi artisti, bands, progetti. Come produttore musicale ho avuto anche la sorte di produrre due compilations con alcuni degli artisti che hanno seguito l’iter di SONDA, che hanno cioè provato a seguire le indicazioni dei valutatori e hanno percorso un tratto di strada insieme a SONDA, crescendo e tentando di evolversi per provare a comunicare il loro prodotto. SONDA è un progetto nato con l’intento di aiutare a sviluppare l’aspetto artistico ed espressivo dei giovani artisti in un momento prima del mercato; mi piace qui scrivere di alcuni soggetti che questo passo l’hanno compiuto un poco più lungo e che stanno tentando di proporsi proprio a quel mercato (per lo più indipendente) che è l’inizio vero e proprio di una qualsiasi avventura. Premessa: parlare oggi di mercato equivale a fotografare un momento dove all’artista è richiesta una forte dose di autarchia e relative abilità a darsi da fare per procurarsi produttore, ufficio stampa, concerti, e iniziare un percorso che, se funziona, può incontrare durante la crescita partners come editori, discografici e agenzie di booking… Che arrivano quando le cose già girano e che le faranno girare ancora di più.”
MILA SERVE AI TAVOLI
Dopo alcuni incontri al Centro Musica e la produzione one shot in un giorno solo di studio per la prima compilation di SONDA, la band mi chiede di collaborare per produrre nuovi brani. è forte la sensazione che serve un aiuto per tentare di realizzare quanto è emerso durante gli incontri a SONDA.
Analizziamo insieme il progetto, evidenziando i punti forti e i punti da cambiare. Iniziamo un duro e lungo lavoro in sala prove. I ragazzi suonano, io prendo appunti e facciamo tanti tentativi di cambiamento di strutture e di soluzioni musicali diverse da quelle solitamente svolte dalla band. Piano piano crescono dei pezzi nuovi, dal vivo la band sente che i pezzi nuovi hanno più potenziale comunicativo di quelli vecchi. Si entra in studio, si registra… Molto bene. Adesso il gruppo ha acquisito un’altra prospettiva sia di scrittura musicale sia di immagine; l’aspetto che rimane da elaborare e su cui lavorare per crescere ancora sono i testi: cosa cantare in italiano se sei una band con una potente frontwoman? I loro brani cominciano ad essere presi in considerazione dagli “addetti ai lavori”.
Voce potente dell’Emilia con il coraggio della melodia della canzone italiana.
DELIO TROPEANO
Delio mi ha contattato dopo gli incontri con i valutatori che ogni anno si tengono al Centro Musica di Modena perché aveva necessità di realizzare una demo. Mi ha da subito colpito la sua voce e la sua scrittura musicale. Quando Delio ha deciso di autoprodursi un album, mi ha chiesto di collaborare. Ha uno stile moderno che non tralascia l’importanza del contenuto dei testi, politicamente e socialmente impegnati. Il suo stile e la sua giovane età lo rendono partecipe di una scena che non è gestita dalle etichette indipendenti, ma che dovrà trovare il suo naturale sbocco presso le major. Per questo motivo è dura mettere fuori la testa, nonostante i notevoli apprezzamenti sul lavoro. Delio con alcuni amici ha prodotto un video che è stato un piccolo caso su YouTube. Anche lui è sulla ripida strada dell’autarchia, dove se non ti muovi nessuno si muove, ma è sorretto da una classe e da un talento sicuri. In questo caso il lavoro suo era già chiaro e “maturo”, si è trattato solo di rendere con la produzione quello che l’artista aveva già in testa.
MIRCO MAZZACANI
Mirco è un cantautore con grosse potenzialità comunicative. Abbiamo lavorato veramente molto per scolpire e selezionare dal suo vasto repertorio una possibile immagine di artista e di musicista coerente con un mondo da raccontare. Abbiamo scoperto che Mirco è il figliolo di Gaber e di Jannacci, e che nelle foto viene bene con il cappello. Ho prodotto e arrangiato e registrato alcune sue canzoni e grazie a un ufficio stampa c’è già stata una certa esposizione radiofonica… Ma anche Mirco è un prodotto popolare, pertanto le sue strade sono la televisione o una etichetta major, e per questo è difficile partire e salire subito: ci vuole costanza, impegno, fede e continuare a scrivere canzoni belle. Mirco ha delle nuove belle canzoni. Tante storie, (citando solo di passaggio altre collaborazioni come quelle con il Collettivo Ginsberg o The Villains), tanti percorsi che vedono, come sempre, lo sforzo e la passione dei musicisti che lavorano e ridono e soffrono e discutono.
SONDA ha attraversato i loro sentieri dando un bell’apporto.
Marco Bertoni Nato a Bologna nel 1961, inizia a 16 anni a suonare fondando il Confusional Quartet, gruppo storico della “new wave italiana”. Dopo quell'esperienza inizia a lavorare a progetti di musica contemporanea (unosu tutti il lavoro di ricerca sulla voce umana, che coinvolge le voci di Carmelo Bene, Kathy Berberian e Demetrio Stratos) e di musica leggera (con Lucio Dalla, Gianni Morandi, Angela Baraldi, Bracco di Graci, Gianna Nannini). Produce poi Motel Connection, Maccaroni Circus, il primo lavoro di Bob Rifo, collabora con diversi top dj e cura remix per artisti come Morgan, Jovanotti, The Simple Minds, Raiz, Subsonica. Ha collaborato, infine, come arrangiatore per lo Zecchino d’Oro e ha scritto colonne sonore per il cinema, la tv e la radio. Oltre all’attività con il Confusional Quartet, continua oggi il lavoro di produttore musicale nel suo studio.
Le scelte dei valutatori: Daniele Rumori
Daniele Rumori
COLLETTIVO GINSBERG
Sicuramente il gruppo che mi ha colpito di più. Prima di tutto perché si capisce che questi ragazzi hanno degli ascolti molto raffinati, che vanno da Nick Cave a Luigi Tenco. Ascolti che certamente sono presenti nella loro musica, ma che sono riusciti a rielaborare in modo del tutto personale ed originale. Per Sonda ho ascoltato (e riascoltato) due brani davvero straordinari: “To The Womb” e “Yama”. Canzoni perfette, da band già matura e pronta a lanciarsi verso scenari più importanti. Ora li sto seguendo da lontano, con il loro “De La Crudel Ep” hanno dimostrato di saperci fare anche con la lingua italiana e di trovarsi a proprio agio sia quando provano a sperimentare che quando si misurano con forme canzoni più classiche tipo ballate. Tanta tanta qualità, un gruppo da seguire e supportare in tutti i modi.
ALTRE DI B
Da quando ho ascoltato per la prima volta un loro brano, grazie a Sonda, sono diventato un loro fan. Finalmente un gruppo giovane di Bologna che non si ispira ai gruppi che dovrebbero ascoltare i loro genitori, ma a bands contemporanee. Certo, inizialmente il loro limite era proprio l’originalità, l’amore per gruppi come The Libertines o Arctic Monkeys era fin troppo evidente. Ma negli anni passati dalla prima volta che li ho ascoltati sono cresciuti moltissimo, hanno realizzato due album, hanno suonato molto dal vivo e sono diventati una band vera. Sono i portabandiera della nuova scena indie bolognese, una responsabilità non da poco… Ma sono sicuro che saranno all’altezza!
THE VILLAINS
Una ottima band, con una cantante bravissima e con una padronanza dell’inglese che in pochi hanno in Italia. Quando li ho ascoltati mi ha colpito prima di tutto la capacità di costruire i propri brani con molta abilità, senza mai annoiare.
Ho pensato però che fossero un po’ troppo timidi, con un po’ più di consapevolezza dei propri mezzi e la capacità di superare i riferimenti un po’ troppo presenti (anche qui la nuova scena indie, The Strokes, Libertines e Arctic Monkeys su tutti) sarebbero stati pronti a spiccare il volo.
Recentemente sono stati in studio con un produttore molto molto bravo, il collega Marco Bertoni di Sonda, che è riuscito a tirare fuori il meglio della band.
Se continueranno con la stessa tenacia e sapranno mantenere la stessa verve compositiva, sono sicuro che faranno parlare molto di loro…
Daniele Rumori Nato ad Ancona il 25 ottobre 1977, Daniele Rumori si occupa di musica indipendente da circa 15 anni. Vive a Bologna dal 1995, città dove ha fondato Homesleep Music (proclamata dalla stampa italiana migliore etichetta discografica indipendente del nostro Paese), di cui è stato direttore artistico fino al 2009 e per la quale hanno inciso gruppi come Giardini Di Mirò, Yuppie Flu, Julie's Haircut, Fuck, Cut e Midwest. Da circa 10 anni è uno dei gestori, nonché responsabile della programmazione, del Covo Club di Bologna.
Le scelte dei valutatori: Roberto Trinci
Roberto Trinci
SPACCA IL SILENZIO
Nei due brani di questa band si percepisce un mondo cantautorale di grande sensibilità sia dal punto di vista dei testi (personali e non scontati) che nella parte musicale. Ho trovato particolarmente riuscito un brano come “Da questo muro”. Il problema potrebbe nascere pensando ad un possibile inserimento di un repertorio di questo tipo nell’attuale mercato musicale. Probabilmente le strade sono due:
1) continuare nell’attività live fino a crearsi un seguito tale da interessare almeno le etichette indipendenti;
2) trovare un brano più radiofonico che possa aprire le strade verso i network e verso le multinazionali. In questi pezzi c’è molta qualità ma forse manca un brano che sia di immediata presa e che permetta di saltare la lunga gavetta di un percorso “live”. Un progetto comunque interessante che merita di essere portato avanti.
GIACOMO CANTELLI
Un progetto interessante questo del giovane cantautore emiliano. Due brani come “Tenebre e Crocifissi Piegati dal Vento” sono due tra le cose migliori ascoltate in vari anni di SONDA. Sia gli arrangiamenti che lo sviluppo dei testi mi sembrano riusciti e con una loro originalità restando però in un ambito con possibilità anche commerciali. è una forma di cantautorato moderno, ancora un po’ da “raffinare” ma certamente superiore alla media dei demo che girano. Un problema potrebbe essere la sovrappopolazione di cantautori emergenti in questo momento, per cui il progetto potrebbe trovare qualche difficoltà a farsi notare.
In casi come questo il continuare a scrivere e confrontarsi con un pubblico reale (anche se magari solo locale) sono indispensabili alla crescita, ma senza dubbio vale la pena provarci.
MANGIARICOTTA
E’ evidente, fin dal primo ascolto dei brani, che si tratta di un progetto molto particolare ma anche piuttosto interessante. Sia a livello di testi sia per le atmosfere musicali mi sembra che la proposta non si limiti ad essere distruttiva (come sembra in prima battuta) ma riesce, invece, a costruire qualcosa di personale e di riuscito.
Mi sembra che un progetto di questo tipo potrebbe trovare il suo spazio anche nell’affollato mondo indipendente attuale. è chiaro che non è dal mainstream che un lavoro come questo potrà partire (networks radiofonici e majors sono lontane) ma oggi si può partire anche dal basso, se la proposta è originale, e se chi la porta avanti ci crede veramente (come artisti del calibro dei Tre Allegri Ragazzi Morti o Luci della Centrale Elettrica hanno dimostrato). Importante sarebbe, pur mantenendo l’originalità dell’approccio, focalizzarsi un po’ di più anche sulla forma canzone (magari riveduta e corretta).
Roberto Trinci Laureatosi nel 1991 con il massimo dei voti ed una tesi sull’utilizzo delle perversioni sessuali nel marketing discografico, consegue un Master in Business Comunication presso Cà Foscari e dal '94 inizia a lavorare come band manager per Elio e leStorie Tese e label manager di Casi Umani, Psycho Records, Casasonica. Head of A&Rin BMG Music Publishing dal 1997, nel 2005 diventa Direttore Artistico di EMI Publishing Italia, oggi Sony/emi Publishing. Ha firmato e scoperto, tra gli altri: TARM, Subsonica, Baustelle, Dente, Zen Circus, Il Pan del Diavolo, Perturbazione.
Le scelte dei valutatori: Marcello Balestra
Marcello Balestra
“Premetto che quando ascolto un progetto o un artista a me non noto, non mi documento mai su biografia o in rete, per la sola ragione che mi piace essere sorpreso da ciò che ascolto.”
EMILIANO MAZZONI
Il panorama cantautorale italiano sta cambiando i suoi riferimenti ed ogni tanto ci si imbatte in qualcuno che, senza nulla togliere ai “maestri”, si racconta canzone su canzone cercando di fare la sua strada, che sia lunga o breve, in salita o veloce, quasi ignorando la realtà circostante, ma dando importanza e spazio a quella interiore. Forse è il caso di Emiliano Mazzoni giovane cantautore che vocalmente crea interesse in chi ascolta le sue canzoni. Il suono della voce e il suo incedere lento ma risoluto, fanno chiaramente immaginare ciò che racconta e che sicuramente ha vissuto almeno nella sua anima. Un lupo solitario e sognatore che utilizza bene la divisione delle parole e che, anche solo con piano e voce, riesce a creare un piccolo mondo molto affascinante e curioso. La scrittura prevalentemente minimalista, gira attorno a poche parole come scolpite nella roccia, ma con estrema delicatezza non si dilunga in ripetizioni tipiche della canzone pop. Un artista che sta cercando di esprimere sentimenti molto intimi attraverso rare metafore e pochissime sovrastrutture, come se si potessero aggiungere in versioni future, ma che per ora non servono. Una scrittura la sua, diversa dallo standard ma concreta allo stesso tempo. Resta un velo di leggera malinconia o di tristezza che rende il tutto simile ma anche riconoscibile e riconducibile ad una personalità precisa. Un artigiano della canzone d’autore italiana, che non cerca riferimenti né attuali né del passato, ma sembra voler trasmettere onestà creativa e sapori veri, lasciando aggiungere all’ascoltatore quello che potrebbe mancare in termini di arrangiamento o di suono, della serie che “non è un fatto tecnologico se ho deciso di mettere poche cose che non facciano male alle mie canzoni”.
SMANIA UAGLIUNS
Degli Smania Uagliuns ho ascoltato due brani che trovo di fine ironia, di intensità convincente e concreta, oltre a racchiudere una libertà espressiva consona del rap, ma musicalmente colta ed intrigante. Della scrittura mi ha colpito molto il linguaggio e l’uso della musicalità delle parole, oltre alla missione espressa nelle due canzoni sul senso civile e sociale dei temi trattati.
Ho riscontrato anche una chiarezza e un bel carattere vocale e verbale, che non cercano di piacere all’ascoltatore. Armonicamente, nonostante siano brani lineari, sono il frutto di una buona ricerca di elementi da aggiungere all’arrangiamento che li rendano sempre affascinanti, anche nelle ripetizioni degli incisi. Qualche sprazzo princiniano che fa bene allo stile e al gusto, aggiunge sapore alla missione testuale.
Una band tra il rap e il pop demenziale, che lascia sempre qualcosa su cui riflettere o da canticchiare, senza l’ambizione di raccontare storie esclusive, ma situazioni comuni e contemporanee. Gli Smania Uagliuns producono i loro brani con un suono basico ma sufficiente per mettere in evidenza la sostanza del messaggio.
Una band che colpisce per creatività e per coerenza del repertorio, elementi che sommati ad un buon live e alla coerenza comunicativa (brani, testi, immagine ed espressività) possono diventare, insieme alla naturale evoluzione tipica delle band, un progetto credibile, duraturo e di riferimento.
THE ASHMAN
Fuori dai canoni dell’ascoltatore medio spesso trovo formazioni che prediligono avvolgere chi ascolta con magia e semplicità. The Ashman è un progetto sonoro-vocale dal grandissimo fascino, un rock minimale capace di creare l’attesa di esplosioni sonore che forse non arriveranno mai, ma proprio per questo resti lì ad aspettare che arrivino e ti coinvolgano ancor di più. Il mood generale del progetto rimane “alto” e unico, coinvolgente, sognante e molto libero, quasi “fumato”, proiettato verso orizzonti immaginari, sottofondo di filmati non urbani, quasi ultraterreni. Strutture slegate dalla forma canzone e dalla forma racconto, ma non da quella dell’esperienza da vivere, rivivere o da far vivere e rivivere. Un viaggio a pelo d’acqua ad alta velocità che tiene altissima l’adrenalina seppur con suoni ed effetti suonati, sussurrati ed easy listening. Anche la vocalità prende uno spazio misurato all’interno del viaggio sonoro, che anche se potrebbe prendere il sopravvento, resta a fianco dei compagni d’avventura, senza guidare ma tenendoli per mano. Fascino, immaginazione, gusto, poesia musicale e melodie misurate ed efficaci, sono gli elementi principali di un progetto che indica la strada definita e definitiva di una band che guarda altrove, che con leggera nostalgia mostra la propria natura “serenamente alternativa”. L’atmosfera è immediatamente riconoscibile e, in generale, i brani sono godibili e coerenti. La sensazione resta comunque quella che anche con pochissimi strumenti The Ashman possano emozionare, rendere visibile l’invisibile, affabulare con gusto e dare spazio all’immaginazione, a quella libera che solo in pochi momenti ci si può permettere di avere.
Marcello Balestra Autore e compositore, laureato in legge con una tesi sul Diritto d’autore. L’inizio della sua carriera nell’industria musicale è legato a Lucio Dalla: Balestra è stato tour manager del cantautore bolognese nel periodo ‘86-’88 poi nel tour mondiale Dalla-Morandi ‘88-’89. Nello stesso anno diventa responsabile editoriale,artistico e legale dell’etichetta Pressing, sempre con Dalla, e delle Edizioni Assist. Fino al 2000 è docente universitario in Diritto d’autore e Discografia ESE, poi inizia a collaborare con la casa discografica CGD. Dal 2004 al 2013 è in Warner Music Italia.