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Category Archives: G-N
Na Isna: Un dio furioso
“Un dio furioso” è il debutto dei Na Isna. Un debutto denso, impregnato di musica e parole profonde. I Na Isna sono un quintetto che ha deciso di entrare in punta di piedi negli anfratti del cantautorato italiano, quello dei Paolo Benvegnù, Umberto Maria Giardini, Brunori, tanto per citare qualche nome. I Na Isna hanno radici profonde come l’albero disegnato da Marino Neri, radici che sono ancorate al proprio passato e che si protendono verso il futuro. Musica greve, che sembra appoggiare sul nostro stomaco un bilico di cemento armato, con parole che come martelli pneumatici ci fanno sanguinare a ogni sillaba. “Un dio furioso” è un disco di confronti e di confronto, non importa se sono i cori, o le parole sussurrate a ricordarci le continue sfide della vita, quello che conta è il flusso che emana questo disco. Un flusso di pace interiore. I Na Isna potrebbero giocare al fantacalcio delle canzoni e tutti cercherebbero di avere nella propria squadra le loro composizioni. Unico appunto. Se non si è i The Beatles, Prince o i Metallica, in copertina il nome del gruppo ci può anche stare.
(Autoprodotto) CD
Monolith: Even more
È passato un anno dal primo ep dei Monolith e la band è già pronta per farci ascoltare il seguito, “Even more”. L’album, registrato a Bologna nello studio del produttore Marco Bertoni, accentua tutto quello che si era intuito in “Louder”. Nei nove brani in scaletta il grunge e lo stoner la fanno da padrone, anche se qualche richiamo alla psichedelia affiora qua e là. I Monolith sono un concentrato di rock dal peso specifico elevatissimo, la lezione dei vari Soundgarden, Alice In Chains è stata metabolizzata dagli emiliani e fatta propria. Non mancano, come giusto che sia, riferimenti ai Queens Of The Stone Age (e family), come non mancano episodi di sano furore hard rock. I Monolith dimostrano, con la nuova prova discografica, il loro valore assoluto. Adesso devono solo pensare seriamente a espatriare, perché la loro musica merita il rispetto e la fama che dalle nostre parti è sempre più difficile ottenere. Da segnalare il brano d’apertura “Overload”, “Even more”, “Intro” e “Untitled” (sul versante titoli i ragazzi devono ancora lavorare alacremente).
(Autoprodotto) CD
Mista B & Gionathan: Come sabbia
Mettete insieme un dj e producer bolognese come Mista B, al secolo Luca Maruca, attivo dal 1998 e con alle spalle già un bella sfilza di progetti e collaborazioni, e il cantante Gionathan, torinese classe 1985 e un passato nell’hip hop e nell’R&B con il duo 2Soul: il risultato sarà questo “Come sabbia”, un concept album intriso di black music coraggiosamente cantata in italiano, lingua che in pochi nel nostro Paese sono riusciti ad adattare con successo a questo genere, ad esclusione forse di Neffa. Ed è inevitabilmente il rapper salernitano (non a caso forse naturalizzato a Bologna) il nome da indicare come paragone principale per questo lavoro. Insomma, se vi piace l’ex Sangue Misto non potete perdervi questo “Come Sabbia”. Da ultimo, vanno citati i numerosissimi ospiti che fanno capolino tra le 11 tracce che compongono il disco, dodici se si considera la bonus track finale “Il mio angelo”: hanno contribuito infatti all’album il rapper Maxi B, lo storico gruppo ATPC, Mc Caneda (ex Dogo Gang), LaMiss (a.k.a. Luana), Noà, Flake e il capitolino Lord Madness.
(Latlantide) CD
May Gray: Londra
Dalla California all’Emilia, attraversando un passato fatto di liriche in inglese e un futuro costruito su testi in italiano. I May Gray arrivano al vero debutto discografico con nove canzoni che raccontano storie di viaggi, non importa se fisici o mentali, quello che conta è cercare di evadere, lasciandosi alle spalle i tormenti per correre spediti verso la luce del sole. I May Gray fanno del rock pop, quel rock pop che ti riempie i polmoni d’aria pulita, che ti fa viaggiare, sì proprio viaggiare, immaginando il tuo paradiso sulle Terra. “1000 miglia” è l’esempio perfetto del loro sound, con un giro di chitarra che ti avvolge, un cantato ammiccante e un ritornello killer. Il gioco è fatto. I May Gray sembrano divertirsi un sacco e riescono a trasmettere questo divertimento anche negli ascoltatori. Se poi intitolano il loro debutto “Londra”, la città più rock del Vecchio continente, non si può che tuffarci di testa dentro a queste nove canzoni, sognando la California (come il loro nome ci ricorda), mentre la nebbia ti costringe a restare in casa. Londra può essere la risposta ai nostri problemi, anche se a Londra la nebbia è di casa.
(Irma Records) CD
Marsch: Sul fondo delle acque
Provengono da quattro band diverse i riminesi Marsch, e a vedere il loro sito ufficiale alla sezione band arriva la conferma di quanto si sente tra le note di “Sul fondo delle acque”: i nomi in comune tra le influenze dei quattro membri sono soprattutto provenienti dalla scena grunge anni ‘90 (Pearl Jam e Soundgarden) e dalla scena rock alternativa italiana (Afterhours, Marlene Kuntz, soprattutto Verdena). Suggestioni che si miscelano e si accavallano negli 11 brani dell’esordio discografico, pubblicato nel 2015 a tre anni dall’EP omonimo e registrati presso lo Stop Studio con la collaborazione di Andrea Muccioli (Shelly Johnson Broke My Heart, Talk To Me, Delay House) e Ivan Tonelli (Cosmetic). Chitarre ruvide e drumming potente abbracciano le voci dei due cantanti, a cui purtroppo un mixaggio volutamente rock non rende giustizia e complica spesso l’ascolto dei testi, che sono pur ben curati e interessanti. Un album scritto e suonato indubbiamente bene, che con qualche accorgimento che ne faciliti l’ascolto potrebbe raggiungere un pubblico ancora più vasto.
(Stop Studio / Acanto Sas) CD
Mantideatea: Fuga verso il ritorno
Nuovo lavoro discografico per i bolognesi Mantideatea, band nata nel 2001, che negli anni, come prassi vuole, ha visto alternarsi al suo interno diversi componenti, tutti con precedenti progetti artistici alle spalle. Contraddistinti da un suono rock con elementi progressive, “Fuga verso il ritorno”, è un concept album (sette brani in scaletta) che racconta la fuga, il viaggio, la partenza ma anche l’arrivo. Un video di presentazione del disco, una sorta di chiave di lettura, è visibile sul canale Youtube della band e può aiutare a entrare nel labirinto dei Mantideatea. “Fuga verso il ritorno” è un’evasione verso un luogo incontaminato, dove regna sovrano il Re Mida. I Mantideatea girano vorticosi, in poco meno di mezz’ora (la durata del disco) corrono verso la loro meta con lo spirito di chi conosce già cosa ci sarà al traguardo. Rock in italiano con qualche spunto prog. Tra i brani da segnalare “Re Mida”, “Solo l’istinto” e “Planet default”. Per chi cerca nel rock spunti di riflessione oltre gli assoli di chitarra.
(Autoprodotto) MINICD
Jet Leg: Effemeridi
“Le effemeridi sono fondamentali per trovare immediatamente gli astri nel cielo, pianificare osservazioni a lungo e breve termine e identificare gli stessi astri presenti nel campo di osservazione dello strumento”. Nel caso dei Jet Leg, quintetto modenese nato nel 2012, “Effemeridi” più che uno strumento per studiare la volta celeste può essere una colonna sonora per guardare le stelle in una sera d’estate. Per quanto le influenze dichiarate dalla band stessa siano marcatamente funk e soul (Jamiroquai, Red Hot Chili Peppers e James Brown i nomi citati sul loro sito web) il risultato in questo primo EP è assolutamente pop: brani orecchiabili e solari, che ammiccano alla radio e al grande pubblico, con una scrittura da mettere a fuoco in particolare nei testi, di una leggerezza forse eccessiva nascosta dalla lingua inglese. Il brano più riuscito risulta la conclusiva “Rise”, dove finalmente l’anima funky dei Jet Leg fa sentire più la sua voce: un ottimo spunto per le prossime produzioni del gruppo.
(Autoprodotto) CD
Groove Connection: Groove Connection
In bilico tra album, EP o semplice demo arriva questo omonimo esordio dei modenesi Groove Connection, che già dal nome fanno capire qual è il loro campo di azione: nel loro sound c’è tanto funk, acid funk, un bel po’ di influenze jazz, progressive, fusion, tutti generi insomma in cui il ritmo, il “groove” appunto, è un elemento portante. Il risultato sono cinque pezzi rigorosamente strumentali, ben suonati e prodotti, che fanno ben sperare anche per la resa dal vivo del quintetto. Tra i brani spunta anche la cover, “Super Mario Bros. Theme”, tema musicale del celeberrimo videogame, che bisogna dire è l’episodio meno riuscito del disco. Sarà che il tema è già stato usato e abusato (cercandolo su YouTube appaiono ben 826.000 risultati di cover in tutte le salse), sarà che i Groove Connection veramente convincono molto di più nei propri brani, il che non può essere altro che un lato positivo. Nel complesso un disco di genere suonato ottimamente, da cui non ci si può aspettare grandi sorprese ma che soddisferà senza dubbio gli amanti del groove.
(Autoprodotto) CD