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I partner, i locali: OFF

Mr Muzik OffL’Associazione Culturale Stoff, composta da un gruppo di giovani ragazzi modenesi, si occupa di promuovere la diffusione di attività sociali e culturali svolgendo iniziative e organizzando servizi. Dal settembre 2008 gestisce il complesso Mr. Muzik, che comprende cinque sale prove e il locale Off, di cui l’associazione garantisce tutti i servizi, dalla custodia degli spazi all’organizzazione e produzione di concerti ed eventi. L’alto livello di questi ultimi ha portato velocemente il nome dell’Off all’interesse di stampa e addetti del settore.

 

Nato come luogo per ospitare attività culturali e in particolare spettacoli di musica dal vivo, l’Off fa parte di Mr Muzik, struttura del Comune di Modena che comprende anche 5 sale prova. Da circa 4 anni è sotto la gestione dell’associazione culturale Stoff: “La decisione di intraprendere quest’avventura è arrivata grazie ad una opportunità offertaci dal Centro Musica di Modena”, racconta Valerio Gilioli, a capo dell’associazione assieme a Filippo Stanzani, “Che ha visto in noi due figure professionali in grado di sviluppare un progetto credibile per rilanciare questa struttura, in particolare perché il fulcro delle iniziative da noi sviluppate all’interno del contenitore è la musica dal vivo, con un occhio di riguardo per le realtà locali e nazionali”. Dal 2009 il locale collabora con il progetto Sonda, anche se non è l’unico modo con cui la struttura contribuisce allo svilupparsi della scena di band emergenti: offrire ai giovani un palco importante, un club che abbia una reputazione e che quindi ospiti nomi di richiamo, ma anche dargli la possibilità di ascoltare e confrontarsi con artisti più avanti di loro professionalmente parlando è secondo gli organizzatori un modo per favorire la crescita dei musicisti modenesi.

Valerio Gilioli e Filippo Stanzani dell'Off
Valerio Gilioli e Filippo Stanzani dell’Off

“Mi piace pensare”, spiega Valerio, “che portare nomi di richiamo a Modena aiuti la nostra città stimolando sempre nuovi ragazzi a iniziare a suonare, o ad impegnarsi per raggiungere un traguardo importante”, obiettivo che fa da controparte alle tante difficoltà legate al tempo e al reperimento delle risorse, oltre al crescente aumento della burocrazia e delle limitazioni imposte ad associazioni come Stoff, ma che è compensato dalle tante soddisfazioni che questo impegno porta con sé, soprattutto quando Filippo racconta che “grazie al mio lavoro di fonico, che mi vede ospite di altri live club lungo tutta la penisola, sento che l’Off è conosciuto e considerato come uno dei locali più attivi in Italia, e mi rendo conto di quante siano le persone che ormai vedono nel locale una seconda casa, o meglio una tana dove rifugiarsi. Infatti negli anni abbiamo ospitato la produzione e l’allestimento di parecchi tour, con artisti come Marta Sui Tubi, Dente, Bugo, Immanuel Casto e Offlaga Disco Pax”. Quattro anni in crescita, dunque, che hanno permesso ai due soci di Stoff di farsi un’idea abbastanza chiara sullo stato della musica dal vivo nel nostro Paese, un ambiente in cui le cose più importanti per andare avanti sono secondo loro umiltà e spirito di sacrificio. Sia nella gestione di un locale, sia nell’ottica di una band emergente è importante “essere pronti a mettere in discussione il proprio lavoro e a ricominciare ogni giorno, non fossilizzarsi su idee che non funzionano e non avere paura di sbagliare” almeno tanto quanto “crearsi una buona cultura musicale, ascoltando e andando a vedere concerti perché sono momenti di confronto e crescita. Il vero valore aggiunto di Sonda è infatti che segue le band proponendo incontri e collaborazioni con professionisti di tutti gli ambiti legati alla musica, cosa che un artista difficilmente può fare da solo”.

 

Di episodi ne sono successi veramente tanti, e anche se non ci è capitato nessuno che mangiasse un pipistrello sul palco ci siamo fatti delle risate: artisti che hanno fatto commenti sulle ragazze (ignorando fossero le nostre), band che ci chiedono da bere sul palco tisane calde messe in bottiglie che le facciano sembrare bevande da duri, rider faraonici e un cantautore americano che viaggiava in tour senza telefonino e navigatore sostenendo che il bello di viaggiare è il perdersi. Le altre “avventure” è meglio che rimangano un piccolo segreto.

 

I partner, i festival: NODE

node festivalNel corso degli ultimi quattro anni Node è diventato una manifestazione di grande importanza, capace di attirare nei prestigiosi spazi della Galleria Civica migliaia di persone provenienti da Modena e da tutta Italia. Con un ricco programma di eventi, spettacoli e workshop, il festival vuole essere per la città un’occasione sperimentare forme di espressione riempiendo spazi con nuovi suoni e nuove immagini. Negli anni Node ha ospitato, fra gli altri: Alva Noto, Ryoichi Kurokawa, Rafael Anton Irisarri, Oval, Leafcutter John, Shigeto, Baths, Anenon, Shlohmo, Salva, Soosh.

 

Risale al mese di giugno 2008 – dopo quasi un anno passato tra le difficoltà proprie dei primi passi e il confronto con i vari interlocutori in campo – la prima edizione di Node, festival modenese dedicato all’incontro delle arti visive con la musica, il cinema e le nuove tecnologie, che ha portato in Italia alcuni tra i progetti più interessanti e ricercati della scena mondiale. “L’idea di fare un festival di musica elettronica è nata un po’ per passione e un po’ per il desiderio di riuscire a creare un momento in cui la ricerca musicale e le arti performative contemporanee trovassero un punto di contatto comune, in un luogo non deputato alla musica come la Galleria Civica di Modena.

NODE, Ryoichi Kurokawa (ph Simona Silvestri)
NODE, Ryoichi Kurokawa (ph Simona Silvestri)

Mischiare le carte, insomma”, dice di Node uno dei suoi fondatori, Fabio Bonetti. Punto forte del festival è certamente la scelta degli artisti, realizzata ricercando costantemente la qualità musicale e la costruzione di un filo logico in grado di unire le esibizioni dei performer, con l’obiettivo di valorizzare al meglio ogni singolo progetto (oltre che l’intera rassegna). Un discorso armonico, quindi, che si svincola dalla semplice presenza di artisti noti e che negli anni ha anzi cercato in ogni modo proporre live artisti poco conosciuti, destinati dopo non molto tempo a calcare le scene dei migliori festival europei e non solo. Un traguardo, però, raggiunto non senza poca fatica. “Penso che la difficoltà principale sia il riuscire a trovare i finanziamenti necessari per realizzare il festival. A chi volesse intraprendere una strada del genere consiglierei di armarsi di pazienza, determinazione e una buona dose di elasticità”. Un mondo duro quello della musica dal vivo, anche se, prosegue Bonetti: “Le soddisfazioni? Sono tante, quelle più grandi direi siano la presenza di un pubblico sempre crescente ad ogni edizione, e il clima sereno e disteso che si instaura tra gli artisti e lo staff nei giorni del festival”. Ma cosa deve avere un artista, oltre a un prodotto musicale valido, per partecipare a Node? Una performance ben definita, chiara, che vada oltre alla semplice idea di “live”. Si, perché il punto di arrivo che da sempre Node si ripropone di raggiungere è l’unione fra la musica e le arti, un legame difficile da creare ma impossibile da sciogliere: il festival non è infatti solo musica, ma anche installazioni interattive, creazioni di video-maker e sound-designer, è incontro, scambio, un’intersezione (appunto) fra diverse forme artistiche. Ed è forse anche in quest’ottica che Node è entrato a far parte dei partner di Sonda nel nuovo triennio del progetto, una sfida affrontata con la curiosità di scoprire se tra tante band rock iscritte al progetto si nascondano anche artisti interessati alle nuove frontiere della sperimentazione con la musica elettronica.

 

Fabio Bonetti, NODE Festival
Fabio Bonetti, NODE Festival

 

“Vedendo passare tanti artisti, di episodi e richieste assurde ce ne sono stati diversi, ma sicuramente nella top ten c’è l’insistente richiesta – alle 4 del mattino – di andare in un night club… Imbarazzante”.

 

 

 

 

I partner, i festival: MEI

MEIIl Meeting delle Etichette Indipendenti nasce nel 1997 ad opera di Giordano Sangiorgi e un gruppo di organizzatori modenesi, e raduna tutte le produzioni discografiche indipendenti italiane alla Fiera e al Palazzo delle Esposizioni di Faenza. Nel 2009 si arriva a oltre 30 000 presenze, con 300 espositori e più di 400 artisti che si sono esibiti dal vivo, mentre dal 2011 il MEI si trasferisce all’interno del Medimex di Bari (Fiera delle Musiche del Mediterraneo) mentre a nel centro di Faenza organizza il festival per artisti emergenti Supersound.

 

Seconda metà degli anni ’90. Le etichette discografiche indipendenti, per lo più quelle aderenti ad AudioCoop, occupavano il 3% del mercato e puntavano ad allargarsi sempre più, scalzando quote alle multinazionali del disco. Come fare, però? Un vecchio proverbio dice che l’unione fa la forza: proprio quella fu la strada intrapresa con la nascita del Mei (Meeting delle Etichette Indipendenti), una strada che ha portato la Fiera a diventare punto di incontro per tutto un comparto arrivato a coprire il 25% dell’intero mercato discografico nazionale. Giordano Sangiorgi, patron della manifestazione, ha ben chiara la linea artistica della propria creatura, nonché le ragioni del suo successo: “Non scelgo mai da solo, ma sempre sulla base delle proposte che mi arrivano dai produttori discografici o dai festival. Poi lavoro sempre affinché i nuovi talenti siano in qualche modo presenti, anche perché uno dei motivi principali di crescita e sviluppo del Mei è che negli anni ha proposto al 90% artisti sconosciuti al grande pubblico, oltre ad avere condiviso le scelte con tanti altri. Non una direzione artistica unica ma una rete, un network di proposte artistiche, in questo modo si costruisce il futuro della musica del nostro Paese, anziché lasciarlo in mano alle major del disco o al sistema dei talent”. Un impegno progettuale non facile da sostenere, però, data la difficoltà – racconta sempre Sangiorgi – nel reperire fondi e risorse in un contesto in cui la musica non è riconosciuta a livello nazionale come un elemento di crescita culturale, lontana quindi dalla certezza del sostegno pubblico e quindi impossibilitata a fare progetti sul lungo termine. “Credo che la musica in Italia meriterebbe di avere ogni anno, come accade per il cinema e per altri settori, una vera e propria vetrina ufficiale dei suoi prodotti nuovi”, prosegue Sangiorgi, “Bisogna fare un ragionamento per salvare il circuito dei live degli artisti indipendenti che fanno innovazione e ricerca: se non vi sarà sostegno a questi circuiti, si rischia di ritrovarsi solo con il mercato del live del lusso a prezzi stratosferici oppure con il discount della musica: piano bar, karaoke e cover band a costo zero nelle birrerie”. In quest’ottica si inserisce anche la partecipazione del Mei al progetto Sonda, per creare sinergia in un territorio emiliano romagnolo “da sempre in prima fila nella produzione di talenti musicali vecchi e nuovi, che meriterebbe ci fosse un piano di intervento che faccia diventare il settore culturale uno dei volani economici della regione”. Intanto anche il Mei è già cambiato, traslocando il Meeting vero e proprio all’interno del Medimex di Bari e mantenendo in terra faentina la sua ultima genesi: il Supersound – la cui prima edizione ha registrato oltre 20mila presenze – che nasce quindi anni dopo dagli stessi intenti, riunendo insieme alla Rete dei Festival la nuova musica italiana.

 

Giordano Sangiorgi, MEI
Giordano Sangiorgi, MEI

“Gli aneddoti sono tantissimi, ma ce n’è uno che mi piace ricordare: alla fine degli anni ’90 si iscrive per fare uno showcase acustico un artista che pochi anni dopo diventerà di gran moda, e io lo inserisco perché mi piace moltissimo, è stravagante e innovativo. Naturalmente all’epoca era sconosciuto, ma non ci potevamo aspettare che – con la fiera stracolma di gente – non lo sarebbe venuto a sentire nessuno. Imbarazzante. Lui senza battere ciglio prende la chitarra e attacca il suo showcase con me come unico spettatore, ma dopo appena trenta secondi mi cercano al cellulare per questioni di lavoro (ovvio, trovandomi al Mei) e mi tocca lasciarlo solo mentre continua imperterrito a suonare di fronte a nessuno. Un anno o due dopo vincerà un premio al Mei e avrà il palco sotto strapieno di gente, naturalmente stralunato come sempre ma felicissimo”.

 

Sonda Live: le aperture nei locali partner 2013/2014

Sonda ha già confermato diversi artisti in apertura ai concerti in questa seconda stagione di collaborazione con live club e festival dell’Emilia Romagna:

OFF
– 17 ottobre: BORZ in apertura a The Crazy Crazy World of Mr.Rubik
– 18 ottobre: RADIOALICE in apertura a Criminal Jokers
– 7 novembre: EUGENIO RICHETTA in apertura a Riccardo Sinigallia
– 14 novembre: SAPONE INTIMO in apertura a Kutso
– 15 novembre: ENRICO MESCOLI in apertura a Selton
– 19 dicembre: MAY GRAY in apertura a Go!Zilla
– 20 dicembre: EXIT LIMBO in apertura a Unwelcome
– 21 febbraio: ORDINARY FRANK in apertura a Zeman
– 21 marzo: SETTEMBRE ADESSO in apertura a Soltanto
– 24 aprile: THE TALKING BUGS in apertura a Jack Jaselli

COVO CLUB
– 6 dicembre: ED in apertura a Villagers
– 22 febbraio: NATAN RONDELLI in apertura a Anna Calvi

BRONSON
– 16 marzo: THE ASHMAN in apertura a Piers Faccini

CALAMITA
– 29 marzo: DIVANOFOBIA in apertura a Maria Antonietta

DIAGONAL LOFT CLUB
– 9 aprile: THE ASHMAN in apertura a Quilt

Festa della Musica 2013

festadellamusica2013Sonda Stage all’interno della Festa della Musica 2013 a Modena.

Sul palco di Largo Muratori si esibiranno cinque artisti di Sonda, a partire dalle 18.30: Master Of Confusion, Ero, Natan Rondelli, Ex Presidenti, Exit Limbo.

Alesya: Notte Elettrica

alesya_notteE’ in uscita Notte Elettrica, il primo singolo della cantautrice emiliana Alesya.
Il brano è in programmazione su Radio Reggio e verrà presentato al Fim Rock Festival presso la Fiera Internazionale della Musica a Villanova D’Albenga (SV).
Alesya suonerà anche all’interno della manifestazione Music Town a Modena il 7 giugno sul palco di Calle di Luca.

I valutatori: intervista a Marcello Balestra

Marcello BalestraAutore e compositore, laureato in legge con una tesi sul Diritto d’autore. L’inizio della carriera di Marcello Balestra nell’industria musicale è legato a Lucio Dalla: Balestra è stato tour manager del cantautore bolognese nel periodo 86-88 poi nel tour mondiale Dalla-Morandi 88-89. Nello stesso anno diventa responsabile editoriale, artistico e legale dell’etichetta Pressing, sempre con Dalla, e delle Edizioni Assist. Fino al 2000 è docente universitario in Diritto d’autore e Discografia ESE, poi inizia a collaborare con la casa discografica CGD. Dal 2004 è in Warner Music Italia.

 

Tu rivesti il ruolo di A&R manager per la Warner Music. Come si diventa A&R di una multinazionale discografica?
“A mio parere non c’è un percorso standard per ricoprire questo ruolo. C’è chi ha fatto gavetta e chi ha imparato ricoprendone il ruolo anche per caso. La mia esperienza è stata varia ma sempre rivolta alla produzione di progetti artistici musicali e di ricerca sul repertorio. Occorre sicuramente essere immersi nella musica a 360° gradi, poiché l’A&R può e deve sviluppare progetti totalmente diversi tra loro, specie in una major”.

Quali sono le caratteristiche che deve avere un A&R per svolgere al meglio il suo lavoro?
“Un A&R manager deve avere il piacere, la curiosità, il bisogno, la voglia di ascoltare qualsiasi cosa gli sia proposta e poi con passione e determinazione, in base anche alle linee editoriali dell’azienda per cui opera, con serenità scegliere i progetti maturi per un pubblico che reputa potenzialmente pronto a capirli. Occorre anche tantissima umiltà e predisposizione all’arte altrui, senza quindi cercare di prevaricare artisti o produttori con la personale visione che si ha dei progetti, ma dando un contributo alla creatività già espressa”.

Come è cambiato il ruolo dell’A&R nel corso degli anni?
“Il ruolo è rimasto sempre legato alla progettualità e alle idee da sviluppare, oltre ai progetti obbligati da contratti, o da cadenze occasionali come il Festival di Sanremo. Da qualche anno l’A&R ha sempre più un ruolo trasversale e di ricerca anche in settori paralleli alla musica”.

Credi che si possa in qualche modo uscire dalla crisi che attanaglia la musica? Se sì, come?
“Cercando di non parlare solo del nostro settore ma di tutti i settori merceologici di beni ai quali si può rinunciare in momenti di crisi, direi che è possibile riconfigurare il ruolo della musica, specie per quella pop, e spostarlo da quasi sottofondo radiofonico a spazio culturale urbano. La musica può tornare protagonista e importante ad artisti e pubblico, soltanto allontanandosi dall’uso distratto che se n’è fatto negli ultimi anni, cercando invece di diventare un qualcosa da comunicare e non da somministrare: musica che serve a chi la ascolta e non a chi la produce. Solo guardando con più rispetto alla sensibilità di chi ascolta, si può trovare una soluzione diversa da quelle adottate fino ad ora, che assomigliano più alla vendita a peso che a quella di creatività emotiva”.

Nelle ultime stagioni i talent show hanno dato impulso al mercato discografico. è questa la strada da percorrere anche in futuro, o è stata una fortunata parentesi?
“Come previsto da tempo, anche il talent conferma il suo destino di programma tv che non riesce a sorprendere all’infinito. Il mercato è stato invaso da tanti nuovi nomi ma solo in pochi rimarranno. Ricordo che tre anni fa, quando cercai di porre l’attenzione sulle diverse intenzioni che ha un talent nei confronti di un partecipante, rispetto a quelle dello stesso partecipante, o di un eventuale produttore artistico e discografico, qualcuno disse che intanto coi talent si potevano far nascere nuovi talenti. Se pensiamo che i pochi giovani nuovi talenti sono il riassunto di centinaia di migliaia di partecipanti, c’è da riflettere sulle motivazioni prettamente televisive di un talent, ossia quelle giuste e primarie per chi fa televisione, di produrre uno show televisivo e non necessariamente di produrre talenti o costruire carriere. è sicuramente un bene che i talent abbiano dato a tanti giovani l’opportunità di imparare, migliorarsi e cimentarsi in programmi tv ma oggi rimangono spazi illusori”.

Cosa ti spinge a lavorare con un artista piuttosto che con un altro?
“Gli ingredienti di un artista sono tanti per capirli tutti al primo colpo e spesso ci si lascia coinvolgere dall’istinto più che da considerazioni tecniche. Aiuta molto la versatilità e la riconoscibilità oltre alla grande determinazione e all’intelligenza. Altri elementi fondamentali sono ovviamente lo stile, la scrittura e il modo di esprimere il tutto. Ultima cosa, comunque importante, è l’immagine, che deve essere coerente con ciò che esprime”.

Cosa ti aspetti dalla collaborazione con Sonda?
“Ogni volta che approccio nuovi spazi creativi, penso a nuove energie e a idee che s’incontrano. L’aspettativa è semplicemente questa, nella speranza di essere sorpreso da qualcosa di diverso, anche difficile da capire ma artisticamente e umanamente stimolante”.

Un tuo ricordo di Lucio Dalla.
“A Lucio devo tanto, lo ringrazierò sempre per avermi insegnato ad ascoltare e a dare!”.


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Delio Tropeano: 44mila click su Youtube

Delio Tropeano, un giovane cantautore bolognese, ha postato una settimana fa un video su Youtube.
Il brano, dal titolo Il vostro mondo,  è stato prodotto da Marco Bertoni e il video è stato realizzato dalla The Loc Production.
Ha superato le 44mila visualizzazioni in pochi giorni – cosa non da poco per un artista emergente e indipendente – e ci sembrava doveroso segnalarlo.

I valutatori: intervista a Giampiero Bigazzi

Produttore, editore, compositore, autore e musicologo, Giampiero Bigazzi ha cominciato a suonare nel 1968 e ha legato il suo nome a quello dell’etichetta Materiali Sonori. Più “organizzatore di suoni” che musicista, ha collaborato con importanti artisti e band fra i protagonisti della musica indipendente e di ricerca in Italia e nel mondo. Scrive, organizza festival, mette in scena spettacoli di narrazione e di teatro minimo musicale.

Tu sei musicista, produttore e discografico. Come si diventa produttore e discografico?
“Non c’è una scuola, un concorso, o un bando, c’è qualche meritevole corso, come quelli che organizza periodicamente il Centro Musica di Modena. Nella musica il ruolo del produttore corrisponde a quello del regista nel cinema e nel teatro. Un ruolo molto importante. Quindi è giusto che venga svolto da musicisti, persone che, come in una sorta di ‘chiamata’ si fanno produttori e poi anche discografici”.

Quali sono le caratteristiche che deve avere un produttore e un discografico per svolgere al meglio il suo lavoro?
“Nella musica il produttore non è l’uomo solo al comando, ma deve per forza interagire con i musicisti, creare e gestire la giusta miscela d’idee. E spesso è chi fa da ‘intermediario’ con il resto del mondo. Per fare il discografico bisogna avere sensibilità musicale, conoscenza della materia, delle tappe della sua realizzazione ed anche il senso degli affari”.

Come è cambiato il ruolo del produttore e del discografico nel corso degli anni?
“Non riesco a cogliere molti cambiamenti, soprattutto nel ruolo del produttore. Il regista del disco è sempre quello dagli anni ‘60. Capita che siano gli stessi titolari del progetto, i musicisti, a fare anche da produttori artistici e la cosa funziona ugualmente. Il ruolo del discografico invece è cambiato con l’esaurirsi della materia prima. Vendere dischi è sempre più difficile. Una volta si facevano i concerti per promuovere i dischi, oggi si fanno i dischi per organizzare un tour. Però esistono ancora le etichette e quindi esiste ancora il discografico”.

Credi che si possa in qualche modo uscire dalla crisi che attanaglia la musica? Se sì, come?
“Intanto la crisi in cui vivacchia il mercato della musica sta dentro una crisi terribile di tutto il sistema occidentale e forse planetario. Quindi la resistenza è ancora più dura. Soprattutto in Italia, Paese che ha sempre avuto una classe dirigente avulsa dallo ‘sfruttamento’ della cultura ed in particolare della musica. Oggi ci vuole molta più creatività di qualche anno fa. Si deve lavorare su più fronti. è una dura battaglia, che per il momento ha collezionato solo sconfitte”.

E’ plausibile pensare che la musica possa ancora inventare qualcosa di nuovo nel 2012?
“Penso di sì. In fondo anche i Beatles s’ispiravano a un rock‘n’roll pre-esistente e lo mescolarono con un certo tipo di canzone inglese. Non s’inventa mai qualcosa di completamente nuovo. E anche oggi si può e si deve mescolare, ma è più difficile, perché la comunicazione totale e la circolazione della musica rischiano di rendere tutto una gigantesca marmellata. Inoltre c’è il rincorrersi di antiche e nuove suggestioni. Amici mi fanno ascoltare i Radical Face, che mi piacciono, ma mi sembra di sentire Simon & Garfunkel: le stesse armonie nelle voci, gli stessi accordi, gli stessi strumenti. Oppure mi consigliano The Tallest Man On Earth, interessante, ma è uguale al giovane Dylan! E poi tutte queste band che usano rock ed elettronica. Una volta ho fatto ascoltare un CD dei Tuxedomoon ad una giovane amica, appassionata di elettronica, dicendole che avevo ricevuto questo demo da una band di Zurigo, per farne un disco, è rimasta folgorata: ‘Senti che suoni! Che originalità! Fallo, il disco’. ‘Cribbio’, rispondo io, ‘ma sono registrazioni del ‘79!’. Per inventare qualcosa di nuovo, ci vuole anche l’humus culturale e sociale adatto”.

Cosa ti spinge a lavorare con un artista piuttosto che con un altro?
“Per quanto riguarda la nostra storia, cioè quella più che trentennale della Materiali Sonori, i meccanismi sono stati per lo più casuali! Diciamo una specie di ‘meccanismo a incastro’. Noi siamo musicisti e quindi fin dall’inizio abbiamo suonato ed interagito con altri musicisti e questo ci ha portato a conoscerne altri ancora e quindi a creare una rete di collaborazioni e di proposte”.

Cosa pensi di Sonda?
“E’ un bel progetto, che fa onore non solo al Centro Musica di Modena che l’ha inventato, ma a tutti gli Enti che lo sostengono. è un modo per stare in sintonia con i ragazzi che fanno musica. Da parte mia, del Centro Musica e degli Enti, se lo vogliono, è un’occasione per avere sotto mano le tendenze contemporanee che animano la scena musicale e quindi è un mezzo per capire molte cose sulla cultura giovanile, non solo musicale”.

Sonda ti ha “dato” qualcosa in questi anni di collaborazione?
“Intanto devo ripetermi e dire che il Centro Musica di Modena è una delle esperienze più belle e utili per la musica in Italia. è una sorta di università dedicata alla musica popolare contemporanea. E per me è stato sempre un onore collaborarvi. Sonda mi ha permesso di venire a contatto, con serietà e continuità, con le produzioni musicali di un segmento importante della cultura musicale italiana. Per me è come una scuola, dove imparo a conoscere situazioni nuove, una specie di continuo corso di aggiornamento”.


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Filippo Aldovini, Error Broadcast

Error Broadcast nasce nel 2008 dal mio incontro con Sven Swift. Entrambi attivi con altri progetti discografici, con alle spalle le rispettive esperienze nella distribuzione digitale, abbiamo deciso da subito di utilizzare la rete come medium principale per individuare nuovi potenziali ascoltatori. Nonostante i diversi background musicali da cui proveniamo, la musica elettronica strumentale di matrice hip hop è stato il campo che abbiamo individuato come quello più interessante a livello di sperimentazione e di ricerca – infatti anche il mainstream trae sempre più ispirazione da questo tipo di contaminazioni – e, sfruttando al massimo la potenzialità della rete, è stato subito naturale ampliare il proprio raggio d’azione al di là dei confini nazionali (anche perché lavorando su un genere di ricerca guardare oltre l’Italia è stata una scelta obbligata). Da subito ci siamo caratterizzati come una label in grado di scoprire nuovi talenti (vedi il caso Shlomo, ndr), e spesso ci è capitato di lavorare con artisti dal grande potenziale, ma bisognosi di una figura guida: infatti anche se il concetto del DIY oggi si estende a molti fronti extra-musicali come il marketing, la comunicazione o la gestione delle vendite, un’etichetta discografica rimane una risorsa fondamentale per supportare e affiancare un arista nel proprio percorso di crescita. Un percorso che è di crescita anche per noi, perché quello che ricerchiamo è un approccio innovativo al suono elettronico. Per quel che riguarda il mio ruolo cerco infatti sempre di creare un contatto umano con l’artista, diventando così parte attiva nel processo creativo: coordinando il progetto ne curo ogni minimo dettaglio in prima persona, dalla direzione artistica al lavoro di comunicazione, dalla promozione on-line al rapporto con gli artisti. Ed è in quest’ottica che abbiamo deciso di partecipare a Sonda, perché siamo sempre interessati a scoprire i nuovi talenti e penso che tramite il progetto potremo intercettare artisti dal grande potenziale. In fondo l’Emilia Romagna è stata culla della cultura elettronica in Italia, basti pensare a realtà seminali come il Link di Bologna e il Maffia di Reggio Emilia dove molti addetti ai lavori – me incluso – si sono formati. Dovessi consigliare un artista su come pubblicare la propria musica, gli direi innanzitutto di ricercare il più possibile uno stile personale tenendo sempre a mente che al giorno d’oggi il fare musica deve essere accompagnato dalla conoscenza dei nuovi media di comunicazione, senza i quali è davvero difficile per un’artista emergere. Ormai i guadagni ottenuti tramite la vendita diretta di musica non sono più quelli di una volta per cui capita spesso di privilegiare la ‘viralità’ del free-download in particolare per artisti emergenti. Nel caso invece si decida di investire sulla stampa noi privilegiamo il vinile, perché mette in risalto il packaging, ha una una grande qualità sonora e mantiene un fascino senza tempo. Ovviamente alla base di tutto deve esserci un prodotto di qualità. Perché la competizione è durissima, e senza frontiere.

 

shlohmo, shlo-fi

L’album più significativo della discografia di Error Broadcast è sicuramente “Shlo-fi” (2009), il debutto di Shlohmo, produttore losangelino ora considerato tra i principali esponenti della new wave elettronica americana. Pubblicato inizialmente in download gratuito, sull’onda del grande successo ottenuto è stato ristampato su doppio vinile nel 2011 ed è andato sold out in poco più di un mese. “Shlo-fi” rappresenta al meglio l’inclinazione di Error Broadcast a scoprire e produrre nuovi talenti, con assoluta priorità alla qualità delle produzioni e al loro carattere innovativo.