Nuovi negozi di dischi stanno aprendo un po’ dovunque. Il vinile è tornato ad essere un supporto amato ed acquistato. Ai concerti si registrano sold-out ad un ritmo vertiginoso, mentre i talent e il Festival di Sanremo macinano share da capogiro. Sono segnali di una ripresa o di una imminente apocalisse? Ecco cosa ne pensano i valutatori di Sonda.
Da
molti anni faccio il produttore musicale e mi trovo spesso ad
affiancare professionalmente giovani artisti che vogliono
concretizzare il loro lavoro e che vogliono proporsi all’attenzione
del pubblico e degli addetti ai lavori.
Ho quindi la possibilità
di vedere le due facce della medaglia: chi fa le cose e chi prova poi
a venderle.
In questi ultimi tempi le praterie lasciate libere dal
declino dell’industria discografica sono state invase da altri
soggetti commerciali, più adatti a rendersi protagonisti del
mercato.
Esempi di questi soggetti sono Nicola Cani, Bomba
Dischi, Maciste Dischi, 42Records.
Questi non sono rivoluzionari,
non hanno soppiantato nulla.
Hanno colmato spazi imprenditoriali
lasciati vuoti dalle majors che si sono ridimensionate e che ora si
occupano d’altro (molto spesso però collaborando con loro per
alcuni segmenti della filiera).
• I
giovani artisti esordienti non sanno di quanto si è ridimensionato
il lavoro in termini economici se paragonato a 20 anni fa quando una
hit ti cambiava la vita, non sono figli del declino ma costituiscono
la generazione dopo il declino che, anche dal punto di vista
artistico, non subisce pesantezze o depressioni.
Una generazione
che non deve portare testimonianza di alcunché ma può e vuole
essere solo di intrattenimento, più o meno leggero.
• Il
declino può essere individuato come coincidente con l’epoca
televisiva, i lunghi anni di televisione commerciale, un buio
culturale.
La ripresa è paradossalmente individuabile con la
nascita del web (o per meglio dire con l’inizio di un uso specifico
del web dato dai suoi tempi e dai suoi linguaggi) che ha di certo
generato la grande crisi industriale della vendita dei supporti (cd,
film, giornali), ma ha anche poi generato nuove procedure e
opportunità promozionali e nuovi mercati per nuove generazioni di
artisti e di consumatori.
Chi è vecchio o hipster e ama gli
oggetti, la musica la compera volentieri in vinile, di cui osserviamo
una ripresa commerciale oramai consolidata.
Chi è giovane la
musica non la compra, la ascolta e basta, dalla rete.
•
Parallelamente, gli eventi live tornano ad affermare la loro
importanza come momento sia popolare, sia economico.
È
impossibile immaginare un prodotto musicale odierno che non abbia una
valenza live, senza la quale tale prodotto non sarebbe utile a
generare consensi popolari e incassi.
• In termini artistici chi
costituisce la scena indipendente è passato dall’essere
“protagonista perché antagonista” all’essere “protagonista”
e basta. Cioè se prima essere “contro” aveva una valenza
rappresentante una precisa collocazione sia culturale che di mercato,
ora non vi è più “alternativa”: la scena indipendente è
diventata tutt’uno con la scena mainstream, a parte qualche rivolo
di risulta dai vecchi tempi.
Culturalmente sono stati sdoganati,
digeriti e superati tanti aspetti e tanti tabù che hanno irrigidito
e reso disperata e per certi versi snob per molto tempo la musica
indipendente italiana.
La musica definita indipendente o
alternativa è oggi diventata in breve tempo mainstream e popolare,
trovandosi già adatta e pronta per quell’uso.
Vedere oggi il cast
di Sanremo mescolarsi al cast del Primo Maggio non deve apparire
strano.
• Senza problemi i nuovi cantautori e autori di
canzonette rifanno (in parte) il verso a voci e a melodie considerate
fino a poco tempo fa inavvicinabili (echi di Venditti, Dalla,
Battisti ecc), e così sentiamo delle nuove canzoni, che possiamo
cantare tutti insieme, con melodie e testi contemporanei.
Escono
sul mercato nuovi nomi che muovono interessi e soldi, e questo per
l’Italia è un dato positivo per tutta la scena.
Le estati
tornano ad avere le canzoni di successo, dopo anni di oblio delle
canzonette.
Il juke box degli anni 60 e 70 adesso è dentro ogni
telefono.
E rimbalza sulle radio e nelle TV.
Il click, il
passaggio, è avvenuto durante l’apertura di Radio DeeJay alle
musiche di Cosmo e di Brunori SAS, è avvenuto con l’uscita di
Calcutta, con l’uscita di Motta, con la crescita mainstream de Lo
Stato Sociale, la conferma stilistica de I Cani.
Intendiamoci, non
è che si sono aperte le porte del paradiso a cani e porci: le forche
caudine della qualità del linguaggio, di cosa funziona e cosa no, ci
sono sempre.
I progetti sopra scritti hanno avuto anni di
incubazione, crescita, gavetta.
Può cambiare l’attitudine, ma
c’è sempre bisogno di essere a fuoco come prodotto, di lavorare
tanto, di avere un ruolo attivo soprattutto in una scena germinale
live, vero banco di prova per la selezione e la crescita dei
prodotti.
• Adesso per chi ci prova c’è la concreta
consapevolezza (non più solo la speranza), che se si è adatti al
mondo della comunicazione e del mercato ci sono delle possibilità di
uscire fuori e di farsi notare, di segnalare la propria
esistenza.
Intorno agli esordienti non vi è più il deserto che
costringeva noi produttori a dover spiegare ai gruppi ed agli artisti
che, parallelamente alla produzione di un progetto, ci si doveva
occupare in proprio di mettere in fila – se non sostituire – tutti o
quasi tutti i pezzi di una filiera ‘discografica’ e ‘manageriale’
che era sempre più estemporanea disperata e agonizzante.
Fino a
pochi anni fa si auspicava una forzata autarchia che oggi pare non
più necessaria in modo così disperante.
• La generazione del
dopo declino non sente il peso ed il fardello culturale del fare
musica ereditato dagli anni 60/70.
Per la maggioranza degli
artisti alternativi non si è più degli “antagonisti con la voglia
di fare soldi”, ma si è dentro e parte della macchinetta dello
spettacolo.
Si è, finalmente e consapevolmente,
“intrattenimento”.
Intrattenimento è una parola utile per
spiegare la leggerezza l’energia e la differenza di come vengono
sentiti il fare il vendere e il consumare musica oggi, rispetto
alle generazioni precedenti.
Gli autori di Sanremo attenti ad
accontentare ogni possibile ascoltatore, da decenni riservavano una
casella alla musica indipendente italiana.
Subsonica, Blu
Vertigo, Afterhours…
Oggi quella casella si è parecchio
allargata e, il tentativo di “partecipare provocatoriamente per
valorizzare la propria differenza e contrapposizione”, da
attitudine è mutato in naturale ammiccamento e voglia e piacere di
vincere.
• Ridefinito il “nuovo mainstream” molti
individuano nella musica trap l’odierna tendenza “ribelle” e
“contro”.
Per tutte le cose scritte più sopra non credo sia
applicabile una definizione e soprattutto una analisi simile; trovo
interessante però osservare che la trap da un punto di vista
commerciale e comunicativo utilizza esclusivamente il web per quanto
riguarda la diffusione e la promozione.
È musica che gira solo
nei telefonini, nelle playlist e nei passaparola.
Poi, come ogni
corrente alternativa, travasa alcuni progetti nel mondo mainstream.
•
A livello planetario il comparto entertainment ha davanti a sè
ancora una bella prospettiva di crescita (la nostra società per come
è e per come sarà richiede e richiederà valvole di decompressione,
momenti di realtà virtuale dove la gente possa utilizzare il “tempo
libero”).
Quindi c’è e ci sarà richiesta di musica che ci
tenga compagnia.