Luca Fantacone
“Ascoltare musica in continuazione, senza misura, è per me una necessità e un privilegio. Necessità perché sono nato così, non ci posso fare nulla. Previlegio perché lo faccio per lavoro: me lo sono cercato con ostinazione e sono stato talmente tenace e sufficientemente fortunato da riuscire a trovarlo. Ascoltare vuol dire per me abbandonarsi a qualcosa che forse è in grado di trasportarmi altrove. Forse, non sempre. Dipende da me, da chi ha composto la musica che ascolto, dalle sue orecchie e dalle mie, dal suo cuore e dal mio. Dal suo istinto e dal mio, dal suo ambiente e dal mio. Dalle sue urgenze e dalle mie. Per questa ragione, i cosiddetti “ascolti” sono sempre un thriller ben scritto: non sai mai come va a finire. Ed è per questo che mi piacciono: ho sempre voglia di sapere come potrebbe andare a finire, perché non si sa mai. è altrettanto vero però che ascoltare tanti demo, o rough mix, o provini che dir si voglia, a volte può diventare una specie di routine che tende ad appiattire un po’ le aspettative: generalmente perché il materiale che si ascolta è troppo numeroso, a volte perché le condizioni in cui si ascolta non sono le più adatte (ognuno ha le sue preferite, penso…) altre perché, onestamente, la qualità di ciò che si ascolta è molto bassa e frustra un po’ la voglia di trovare qualcosa di realmente interessante.”
ENRICO MESCOLI
Se non mi sbaglio era il 2004 quando ascoltai le prime canzoni di Enrico Mescoli: ai tempi avevo appena iniziato a lavorare in proprio dopo un periodo abbastanza movimentato che mi aveva visto cambiare 3 aziende in 5 anni, passando dal mondo major a quello di una indie con ambizioni molto alte (Nun Entertainment), e da quest’ultimo a quello della libera professione. Tanti cambiamenti, forse troppi per me in quel momento, ma che si sarebbero rivelati molto utili negli anni a venire. Quindi il contesto era: casa mia, soggiorno, computer, cuffie, internet, finestra su piazza Napoli, idee in continuo movimento, spesso confuso a dire il vero. Ascolto una, due, dieci, venti cd e poi quello di Enrico: e lì mi fermo di colpo. Così succede, di solito. Si ascoltano tante cose, ma se ne “sentono” solo alcune.
Nel caso di Enrico, semplicemente, mi immagino una persona che scrive e suona tutto da solo, che rivela un background musicale fatto di cose che mi suonano nuove e di altre che riconosco subito (anche perché mi piacevano ancora molto). E mi sorprende la facilità con cui Enrico unisce e mischia il tutto, con grande disinvoltura e con la curiosità che lo porta ad imbastire arrangiamenti sufficientemente arditi per un “esordiente”. Tutto questo mi fa dire: “però…!”
Ci si scrive, ci si parla, si tenta di capire se ci sono punti di contatto, reali possibilità di sviluppare qualcosa insieme. Ma la mia situazione a quel tempo non era abbastanza strutturata per poter mantenere delle promesse che infatti non gli faccio. Le illusioni non mi interessano, non le voglio avere né trasmetterle. Soprattutto e prima di tutto in questo lavoro. Per questo si rimane blandamente in contatto, francamente e gentilmente. Dopo poco tempo (non mi ricordo quanto francamente), SONDA mi comunica di avere un nuovo artista da farmi ascoltare e da valutare. E, guarda un po’, ecco ricomparire Enrico: brillante nelle sue soluzioni musicali, più maturo, un po’ diverso ma sempre stimolante. Soprattutto per la semplicità e l’efficacia di musica e parole.
Ricomincio ad ascoltare, a “sentire”, a capire e non capire. Ci si scrive di nuovo, si condivide con franchezza. E poi ci si incontra a Modena, si parla, ci si intende. Ironicamente, ormai da diversi anni mi occupo solo di repertorio internazionale, che vuol dire che non sono la persona che direttamente produce progetti italiani e li lavora perché si creino un proprio spazio nel mercato e nel pubblico italiano. Quindi non sono la persona che “serve” direttamente ad Enrico, anche se il mio contatto con chi effettivamente produce e lavora musica internazionale mi permette di avere un punto di vista ugualmente utile per chi fa musica qui in Italia. A prescindere dal livello, dal genere, dal gusto.
In ogni caso, per queste ragioni, la storia fra Enrico e me non è quella di un discografico che si imbatte in un artista che raggiunge il successo e che poi racconta di come “aveva capito tutto dal primo ascolto!”. Ma quella di due persone con ruoli diversi ma con lo stesso fulcro: trasmettere e ricevere attraverso la musica. Questo è il punto di partenza imprescindibile: persone che entrano in contatto, si capiscono, si piacciono, si immaginano percorsi ed obbiettivi comuni, non necessariamente raggiungibili. Ma belli proprio perché visionari. E ancora più belli se da visionari diventano reali, perché permettono di avere nuove e più grandi visioni.
Ed è questo il contributo, la funzione di SONDA: mettere in contatto in modo sano persone che hanno qualcosa da dire. Non assicurare o garantire obbiettivi, successi, carriere, ma contribuire a crearne i presupposti. Il problema forse più grosso dell’industria musicale (artisti, discografici, distributori, media, etc.) in Italia e non solo (ma in Italia un bel po’ di più…) è pensare al punto di arrivo prima di sapere da dove si vuole e si può partire, sentirsi in diritto di ottenere un “consenso” senza essere realmente sicuri di trasmettere agli altri qualcosa che li possa far sentire “uno”. A SONDA, a me, questo non interessa. Ci interessa certamente essere concreti e raggiungere degli obbiettivi, ma soprattutto avere delle visioni e condividerle con chi ne ha altre. Enrico le ha, ed io penso tuttora che siano potenzialmente molto interessanti anche per altre persone.
Luca Fantacone 48 anni, laureato in Scienze Politiche, dopo un primo impiego come marketing assistant in Unilever, e un breve soggiorno a Londra, nel 1991 entra in Warner Music come product manager e poi come promotion manager. Dopo 4 anni passa in PolyGram, dove gestisce l’etichetta Black Out in qualità di direttore artistico. Segue una rapida esperienza in Sony Music e un’esperienza indie con la NuN Entertainment, al cui termine lavora due anni come free lance. Nel 2006 rientra in Sony Music, prima come digital marketing manager poi come direttore marketing del repertorio internazionale.