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SONDAheart – Il podcast. S2/Ep9: Giovanni Gandolfi
Questa settimana SONDAheart ospita Giovanni Gandolfi, direttore artistico del Locomotiv Club di Bologna.
Ascolta questa puntata se vuoi sapere:
• come si diventa direttore artistico di un live club
• cosa fa esattamente il direttore artistico di un club
• che caratteristiche deve avere un artista per suonare al Locomotiv
• come ha fatto il Locomotiv a resistere durante la pandemia
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Ascolta il podcast in versione solo audio su Spotify
I partner, i locali: Locomotiv Club
Il Locomotiv è un live club che si pone l’obiettivo di arricchire l’offerta culturale della città di Bologna, portando in nel capoluogo alcune tra le band e gli artisti più importanti e attivi sulla scena contemporanea, oltre a coltivare quella delle band locali. Aperto dal 2007, il Locomotiv ha prodotto più di 500 concerti, tra cui: Autechre, The Jesus Lizard, Pan Sonic, Lali Puna, The Pop Group, Caribou, Four Tet, Swans, Iron & Wine, Verdena, Deerhunter, Anna Calvi, The Melvins, St Vincent, Tune Yards, The Jon Spencer Blues Explosion, !!!, Codeine, Apparat, Peaches e molti altri.
L’avventura del Locomotiv Club di Bologna inizia nel 2007 per mano di Gabriele Ciampichetti e Michele Giuliani, a cui poi si sono aggiunti Massimiliano Galli e Giovanni Gandolfi, entrato a tempo pieno nel 2009. “Nel mio caso è stato finalmente il trovare un luogo stabile invece che continuare ad organizzare eventi in location sempre diverse”, spiega Giovanni, “Per gli altri credo sia stata una scelta assai azzardata, dato che Bologna già offriva molto in termini di luoghi per la musica live”. Un azzardo che si è poi rivelato invece azzeccato, data la crescita che il locale ha avuto in termini di spessore, di presenze e di credibilità, tanto da rendere necessario per gli organizzatori espandersi con produzioni esterne in teatri, piazze o altri club. “Cerchiamo di mantenere sempre alta la qualità, e di spaziare tra i generi musicali più svariati. Dobbiamo tenere sempre presente la fattibilità economica della cosa, anche se i problemi più grandi in tal senso ce li ha dati (sembra incredibile) il vicinato: nonostante ci si trovi all’interno di un parco, con le prime abitazioni veramente molto distanti da noi, ci hanno fatto chiudere e abbiamo potuto riaprire solo dopo aver fatto dei lavori di insonorizzazione molto onerosi”. Problemi burocratici a parte, che hanno anche intaccato la rassegna estiva del locale in Piazza Verdi, l’acustica ottimale del locale e la sua dimensione ideale per la fruizione di concerti hanno reso il Locomotiv uno dei club più appetibili per le band nazionali e internazionali di passaggio nel nostro Paese.
Ma come si pone la direzione artistica nei confronti degli emergenti? “Per quanto possibile ci piacerebbe dare spazio alla scena locale, ma siamo più orientati a nomi che abbiano un certo richiamo. In sostanza credo però che cercare di suonare al Locomotiv per un emergente sarebbe una perdita di tempo, e quindi un partire già col piede sbagliato, nel senso che prima di arrivare in club come il nostro bisogna comunque crescere in situazioni più piccole”. Nell’ottica di Gandolfi infatti suonare nel locali non è un diritto ma qualcosa che va conquistato, accettando (almeno all’inizio) ogni tipo di occasione senza trascurare l’aspetto della promozione della propria band. Sonda, di cui il locale è partner nel nuovo triennio del progetto, diventa quindi una via d’accesso privilegiata per i gruppi che vogliano calcare il palco del Locomotiv. “Ci sono sempre piaciute le iniziative ‘dal basso’, anche se raramente riusciamo a proporre gruppi esordienti se non in apertura a gruppi più rinomati”, spiega Giovanni, “Riceviamo una quantità infinita di proposte e per ascoltarle tutte dovremmo avere uno staff dedicato solo a questa mansione. Per cui ovviamente non riusciamo a farlo, ed un’iniziativa come Sonda aiuta a ‘scremare’ un po’ le proposte più meritevoli”.
“Effettivamente lavorando in un locale c’è un’aneddotica piuttosto vasta. Assurdità ce ne sono parecchie, la volta in cui ho temuto che un concerto non si potesse svolgere a pochi minuti dall’inizio fu quando il frontman si rese conto che la suola delle scarpe di scena si era rotta, e non voleva più fare il concerto. Si è chiuso in camerino in una sorta di crisi isterica e non usciva più, a quel punto sono entrato col nostro fonico che si è improvvisato calzolaio risolvendo in extremis la situazione”.