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Il tuo pezzo e un produttore – Incontri 2024
Il Centro Musica ripropone gli incontri con i valutatori del progetto Sonda. La nostra intenzione è quella di portare a conoscenza degli iscritti di Sonda, e più in generale dei musicisti interessati, le varie figure professionali della filiera musicale. I valutatori di Sonda coprono i diversi aspetti del mercato musicale e possono fugare ogni dubbio o perplessità nel loro specifico campo professionale.
Gli incontri, rivolti principalmente e musicisti e gruppi musicali, sono aperti a tutti.
Si svolgeranno di pomeriggio e ruoteranno principalmente attorno agli ascolti dei brani; tutti potranno far sentire un proprio brano e avere una sorta di ‘report’ in diretta dai valutatori.
• sabato 2 marzo 2024, dalle 14.30 alle 18.30
Incontro con Carlo Bertotti (produttore, autore), Gabriele Minelli (A&R e marketing manager Virgin Music Italy); Roberto Trinci (responsabile artistico Edizioni SonyAtv-Emi).
• sabato 13 aprile 2024, dalle 14.30 alle 18.30
Incontro con Marco Bertoni (produttore, musicista), Luca Fantacone (catalogue director Sony Music); Nicola Manzan (produttore, musicista).
Gli incontri si terranno presso La Torre_71MusicHub – Via Morandi 71, Modena
SONDAheart – Il podcast. S2/Ep12: Marco Bertoni
Abbiamo il piacere di ospitare Marco Bertoni, musicista tra i fondatori della band Confusional Quartet, produttore artistico, collaboratore del progetto Sonda fin dalle sue prime fasi.
Ascolta questa puntata se vuoi sapere:
• come sono nati i Confusional Quartet
• dove si posiziona il produttore artistico nella filiera musicale
• le difficoltà da affrontare con un artista affermato e con un emergente
• quanto tempo si sta in studio oggi per produrre un disco
Guarda il video su Youtube
Ascolta il podcast in versione solo audio su Spotify
I pensieri dei valutatori: Marco Bertoni
Penso (e spero) che il mio lavoro di produttore dopo la pandemia non cambierà.
Già da anni, soprattutto quando mi viene chiesto solo di mixare o masterizzare dei brani, si fa un intenso lavoro a distanza grazie alla rete, (spedendosi files, lavorando a medesime
produzioni da studi differenti grazie a clouds).
Ma il mio vero lavoro, cioè produrre un progetto sin dalle prime fasi di lavorazione, spesso dalla sala prove, poi in studio, prevede assolutamente il contatto umano, psichico, di discussione, di creazione, con gli artisti con cui collaboro.
Produrre, fare musica, creare fisicamente insieme qualcosa che poi si possa comunicare e possibilmente vendere e suonare dal vivo, fa parte integralmente del mio modo di lavorare e credo che sia la parte magica, dove dall’unione di persone diverse escono a volte in tempo reale momenti irripetibili che il produttore deve essere pronto a registrare.
L’alchimia dell’energia prevede la compresenza fisica.
Mi riesce molto difficile immaginare il mio lavoro unicamente svolto a distanza, o per lo meno se provo ad immaginarlo così, lo vedo molto meno interessante meno emozionante e meno efficace.
Alla mia attività, dopo il lockdown, si è tolto il freno a mano e sono potuti ripartire tutti i progetti che avevo in lavorazione. Rispetto alle cose nuove vediamo cosa succederà, è ancora troppo presto per valutare cosa si fermerà e per quanto tempo, in termini lavorativi ed economici.
A mio parere il ruolo del produttore e dello studio di registrazione come “factory” creativa e non solo tecnica rimane un anello ancora saldo nella filiera musicale. Il punto è il mondo che ci circonda, se ancora è in grado di consumare musica, soprattutto rispetto ai concerti e spettacoli live.
Durante la pandemia il mondo della musica, cinema, teatro, ecc… si è rivelato essere concepito come un passatempo e non come qualcosa di economicamente rilevante.
Siamo un paese piccolo, che muove numeri piccoli.
La ‘industria’ musicale italiana è un comparto di dimensioni economicamente ridotte.
Da un punto di vista macroeconomico il mondo dello spettacolo e della musica non può che essere visto se non come entertainment. La funzione industriale di ciò che facciamo o che tentiamo di fare è quella: intrattenere. Il core si sposta più sui providers che non sulle stars. La quantità a livello planetario scalza l’ipotesi (l’utopia?) di qualità a livello locale.
A mio parere l’aspetto veramente importante sul quale si dovrebbe fare leva dovrebbe essere quello culturale e quello artistico, prima di quello economico.
Qualcosa di virtuoso si potrebbe mettere in moto se ci fosse questa visione e la conseguente volontà politica di dare importanza e supporto. Non un sostegno tout court, ma una tutela delle arti tutte, alte e basse, non più viste come solo intrattenimento.
Se allarghiamo la visione del comparto prendendo in esame anche la valenza culturale e quindi sociale, ecco che le responsabilità politiche vanno ben oltre il conteggio del valore economico, ma diventano un perno su cui si gioca la possibilità di esprimersi e di creare e, quindi anche di lavorare e di produrre (nel senso economico).
Bisogna pur dirlo che in alcune circostanze il mondo della musica non è e mai sarà autosufficiente.
Ad esempio per quanto riguarda i giovani che iniziano a suonare o per quanto riguarda la musica di ricerca e sperimentale.
Sarebbe bello vivere in una società dove sia stabilito politicamente che si devono sostenere ambiti creativi ed artistici a prescindere, che siano comunque al di fuori di ciò che è entertainment.
Durante il lockdown centinaia di ragazzi e ragazze si sono messi con chitarra o piano davanti al telefono e hanno condiviso la loro canzone. Mi pare più interessante l’atto di questa generazione di esordienti che non il materiale scritto e prodotto.
Questo è forse più sociologia che non musica, certamente non mercato musicale.
Ricordando che i soldi li facevano i gestori di telefonia, li facevano i giganti del web, ricordando che in un attimo i sentimenti e gli slogan della pandemia sono stati fagocitati dagli spot pubblicitari, musicalmente ci ricorderemo forse di un giovane chitarrista che suona Morricone su Piazza Navona deserta, non di molto altro.
Incontri con i valutatori 2020
Il Centro Musica ripropone quest’anno gli incontri con i valutatori del progetto Sonda. La nostra intenzione è quella di portare a conoscenza degli iscritti di Sonda, e più in generale dei musicisti interessati, le varie figure professionali della filiera musicale. I valutatori di Sonda coprono i diversi aspetti del mercato musicale e possono fugare ogni dubbio o perplessità nel loro specifico campo professionale.
Gli incontri si svolgeranno di pomeriggio e ruoteranno principalmente attorno agli ascolti dei brani; i partecipanti potranno far sentire un proprio brano e avere una sorta di ‘report’ in diretta dai valutatori.
Gli incontri 2020, nel rispetto delle normative igieniche legate all’emergenza Covid, avranno una modalità di accesso leggermente diversa.
Potranno partecipare al massimo 30 persone per ciascun incontro (di conseguenza chiediamo alle band di mandare un solo componente) registrandosi attraverso un modulo on line (il login dovrà essere effettuato con un account Google/Youtube/Gmail).
Unitamente ai dati occorrerà inviare il brano che verrà ascoltato durante l’incontro. In questo modo eviteremo il passaggio di cd, chiavette usb, ecc…
Coloro che si iscriveranno riceveranno l’eventuale conferma di partecipazione via email all’indirizzo indicato, compatibilmente con il numero di posti disponibili.
E’ richiesto a tutti i partecipanti di essere presenti dall’inizio dell’incontro alle ore 14.
Chiediamo di comunicarci tempestivamente eventuali rinunce in modo da consentire ad altri di partecipare
Gli incontri del 7 e 28 novembre sono stati entrambi rimandati come da disposizioni del DPCM del 24/10/2020 e verranno riprogrammati appena possibile.
SONDAinPILLOLE
Questo è il periodo in cui di solito si tengono i Sonda Camp, gli incontri con i valutatori.
L’emergenza sanitaria ci ha costretto a rimandarli quindi per rimanere in contatto, per riannodare i fili di Sonda che in questo periodo sono un po’ laschi, abbiamo fatto ai valutatori un paio di domande:
• come si sviluppa la giornata di un produttore (di un musicista, di un editore, di un discografico, di un direttore di live club…) in queste giornate di quarantena?
• come vedi il tuo lavoro – e il mondo della musica in generale – dopo questa epidemia?
Ecco le loro risposte.
SONDAinPILLOLE: Carlo Bertotti
SONDAinPILLOLE: Roberto Trinci
SONDAinPILLOLE: Nicola Manzan
SONDAinPILLOLE: Giampiero Bigazzi
SONDAinPILLOLE: Luca Fantacone
SONDAinPILLOLE: Marcello Balestra
SONDAinPILLOLE: Marco Bertoni
I pensieri dei valutatori: Marco Bertoni
Se nella tua vita sei diventato un produttore, musicista, direttore artistico, editore, discografico, talent scout, manager qual è stata la tua formazione musicale negli anni dell’adolescenza?
Una semplice domanda che nasconde una profonda risposta. Scopriamo insieme cosa ascoltavano e cosa leggevano i valutatori di Sonda.
Radio, dischi, riviste, concerti. Ho iniziato a suonare intorno agli 11 anni, spinto da curiosità per questi organi Farfisa che avevano due tastiere, la pedaliera dei bassi e una batteria elettronica con ritmi ed accompagnamenti preprogrammati su diversi generi musicali: samba. cha cha. swing…
Mio padre me ne regalò uno e questo fu il primo strumento della lunga serie che invase la mia camera da allora in poi.
Poi il pianoforte, le lezioni di pianoforte, poi l’Istituto Nazionale di Studi sul Jazz a Parma con Franco D’Andrea (istituto gratuito e pubblico) per imparare armonia. Quindi un percorso fatto di hardware (gli strumenti) e software (la passione, l’interesse, il piacere).
Sicuramente elementi che hanno supportato e alimentato questo amore per la musica, prima come ascoltatore poi come musicista compositore e produttore
sono stati appunto la radio, i dischi, le riviste, e i concerti.
La radio era una radiolina portatile a pile che ascoltavo in terrazza d’estate e i programmi erano solo quelli della RAI. Amavo le canzonette e ricordo “Crocodile Rock” di Elton John, “Sugar Baby Love” dei The Rubettes. Inutile dire che il tipo di selezione e di fruizione era completamente diverso da quello che hanno i giovani ora, vabbè l’ho detto…
I dischi erano proprio i dischi, cioè soprattutto i vinili lp che si compravano in 2/3 negozi a Bologna (negozi che non ci sono più: Nannucci, La coja, La casa del disco) anche se il primissimo 45giri l’ho comprato in un negozio di elettrodomestici sotto casa ed era ‘Come together’ dei Beatles, avevo 8 anni e alla radio avevo sentito questa musica con questi tamburi particolari…e poi ‘Venus’ degli Shocking Blue”, “Chirpy chirpy Cheep Cheep’ dei Middle of the road, ma questa era già del 71. Tutti vinili suonati rigorosamente dal mangiadischi Lesa bianco e rosso portatile e a pile.
Quindi, in ordine: la radio nelle trasmissioni di canzonette della RAI, i 45 giri, poi l’organo, la musica suonata in camera. Dopo andando alle superiori inizio a suonare in un gruppo, vado a vedere i concerti e leggo le riviste specializzate (CIAO2001 anche se più tardi arrivarono Musica 80 e Rockstar e Popster).
Crescendo gli episodi che vorrei fissare sono due. Due concerti gratuiti tenuti nel corso di una rassegna estiva presso il Parco della Montagnola di Bologna, non saprei dire che anno precisamente, ma sicuramente seconda metà degli anni ’70.
Ero proprio un ragazzino e mi meraviglio che mi fosse permesso di uscire così tardi per andare così a zonzo…ma insomma: Enrico Rava e la sua tromba in trio (o in quartetto) e poi un’altra sera Frederic Rzewski con un concerto per piano solo. Ricordo Rzewski suonò alcune variazioni di ‘El pueblo unido, jamás será vencido’ e un pezzo di (credo) Braxton. MERAVIGLIA E STUPORE: Non capivo niente, in fondo non mi interessava sapere niente, solamente ricordo che sentivo la magia che sprigionavano queste esecuzioni e queste musiche, decidendo proprio lì che la musica sarebbe stata dentro la mia vita.
Questo facilitò e confortò il naturale passaggio da ascoltatore a musicista.
Sentire dopo qualche anno la conferenza che Brian Eno tenne nella Sala dei 600 a Bologna fu per me una conferma. Sentire Eno che parlava della assoluta fondamentale importanza della registrazione multitraccia, e del “suonare lo studio di registrazione” era esattamente quello che in quei giorni con Gianni Gitti stavo facendo per registrare il mio disco “18/8/81”. Quella descritta da Eno era per noi una prassi creativa molto istintiva naturale e, insomma, c’eravamo anche noi ed era appunto il 1981 e avevo già 20 anni.
Già dal 1978 suonavo con il Confusional Quartet , a Bologna era tutto veloce in quello scorcio 1978/1981 (suonare in un gruppo e trovarsi adolescente davanti a migliaia di persone in Piazza Maggiore, alla Bussola a Camaiore, in vari palazzetti dello sport e locali in giro per l’Italia), sembrava tutto naturale e sequenzialmente normale.
Ma frequentavo la seconda superiore, anni prima, quando andai al primo concerto che vidi dal vivo: il Banco del Mutuo Soccorso al MAC2 tra Modena e Bologna. Nelle radio arrivarono anche le frequenze delle radio libere, e non si ascoltavano più canzonette, ma si ascoltavano gli Area de ‘La mela di Odessa’, i Suicide di ‘Cherie Cherie’, Vasco Rossi di ‘Albachiara’ e la nostra ‘Volare’ tutte mescolate insieme come se fosse normale.
Oltre le occasioni casuali, sono importanti anche i nomi e le persone. Mio padre che mi comprò i primi strumenti musicali, Stefano che mi fece innamorare nel 73 dei Genesis (disco basilare nei miei ascolti di allora “The lamb lies down on Broadway), e Luca che mi consigliò di ascoltare gli Area e i Suicide. Bang.
I pensieri dei valutatori: Marco Bertoni
Nuovi negozi di dischi stanno aprendo un po’ dovunque. Il vinile è tornato ad essere un supporto amato ed acquistato. Ai concerti si registrano sold-out ad un ritmo vertiginoso, mentre i talent e il Festival di Sanremo macinano share da capogiro. Sono segnali di una ripresa o di una imminente apocalisse? Ecco cosa ne pensano i valutatori di Sonda.
Da
molti anni faccio il produttore musicale e mi trovo spesso ad
affiancare professionalmente giovani artisti che vogliono
concretizzare il loro lavoro e che vogliono proporsi all’attenzione
del pubblico e degli addetti ai lavori.
Ho quindi la possibilità
di vedere le due facce della medaglia: chi fa le cose e chi prova poi
a venderle.
In questi ultimi tempi le praterie lasciate libere dal
declino dell’industria discografica sono state invase da altri
soggetti commerciali, più adatti a rendersi protagonisti del
mercato.
Esempi di questi soggetti sono Nicola Cani, Bomba
Dischi, Maciste Dischi, 42Records.
Questi non sono rivoluzionari,
non hanno soppiantato nulla.
Hanno colmato spazi imprenditoriali
lasciati vuoti dalle majors che si sono ridimensionate e che ora si
occupano d’altro (molto spesso però collaborando con loro per
alcuni segmenti della filiera).
• I
giovani artisti esordienti non sanno di quanto si è ridimensionato
il lavoro in termini economici se paragonato a 20 anni fa quando una
hit ti cambiava la vita, non sono figli del declino ma costituiscono
la generazione dopo il declino che, anche dal punto di vista
artistico, non subisce pesantezze o depressioni.
Una generazione
che non deve portare testimonianza di alcunché ma può e vuole
essere solo di intrattenimento, più o meno leggero.
• Il
declino può essere individuato come coincidente con l’epoca
televisiva, i lunghi anni di televisione commerciale, un buio
culturale.
La ripresa è paradossalmente individuabile con la
nascita del web (o per meglio dire con l’inizio di un uso specifico
del web dato dai suoi tempi e dai suoi linguaggi) che ha di certo
generato la grande crisi industriale della vendita dei supporti (cd,
film, giornali), ma ha anche poi generato nuove procedure e
opportunità promozionali e nuovi mercati per nuove generazioni di
artisti e di consumatori.
Chi è vecchio o hipster e ama gli
oggetti, la musica la compera volentieri in vinile, di cui osserviamo
una ripresa commerciale oramai consolidata.
Chi è giovane la
musica non la compra, la ascolta e basta, dalla rete.
•
Parallelamente, gli eventi live tornano ad affermare la loro
importanza come momento sia popolare, sia economico.
È
impossibile immaginare un prodotto musicale odierno che non abbia una
valenza live, senza la quale tale prodotto non sarebbe utile a
generare consensi popolari e incassi.
• In termini artistici chi
costituisce la scena indipendente è passato dall’essere
“protagonista perché antagonista” all’essere “protagonista”
e basta. Cioè se prima essere “contro” aveva una valenza
rappresentante una precisa collocazione sia culturale che di mercato,
ora non vi è più “alternativa”: la scena indipendente è
diventata tutt’uno con la scena mainstream, a parte qualche rivolo
di risulta dai vecchi tempi.
Culturalmente sono stati sdoganati,
digeriti e superati tanti aspetti e tanti tabù che hanno irrigidito
e reso disperata e per certi versi snob per molto tempo la musica
indipendente italiana.
La musica definita indipendente o
alternativa è oggi diventata in breve tempo mainstream e popolare,
trovandosi già adatta e pronta per quell’uso.
Vedere oggi il cast
di Sanremo mescolarsi al cast del Primo Maggio non deve apparire
strano.
• Senza problemi i nuovi cantautori e autori di
canzonette rifanno (in parte) il verso a voci e a melodie considerate
fino a poco tempo fa inavvicinabili (echi di Venditti, Dalla,
Battisti ecc), e così sentiamo delle nuove canzoni, che possiamo
cantare tutti insieme, con melodie e testi contemporanei.
Escono
sul mercato nuovi nomi che muovono interessi e soldi, e questo per
l’Italia è un dato positivo per tutta la scena.
Le estati
tornano ad avere le canzoni di successo, dopo anni di oblio delle
canzonette.
Il juke box degli anni 60 e 70 adesso è dentro ogni
telefono.
E rimbalza sulle radio e nelle TV.
Il click, il
passaggio, è avvenuto durante l’apertura di Radio DeeJay alle
musiche di Cosmo e di Brunori SAS, è avvenuto con l’uscita di
Calcutta, con l’uscita di Motta, con la crescita mainstream de Lo
Stato Sociale, la conferma stilistica de I Cani.
Intendiamoci, non
è che si sono aperte le porte del paradiso a cani e porci: le forche
caudine della qualità del linguaggio, di cosa funziona e cosa no, ci
sono sempre.
I progetti sopra scritti hanno avuto anni di
incubazione, crescita, gavetta.
Può cambiare l’attitudine, ma
c’è sempre bisogno di essere a fuoco come prodotto, di lavorare
tanto, di avere un ruolo attivo soprattutto in una scena germinale
live, vero banco di prova per la selezione e la crescita dei
prodotti.
• Adesso per chi ci prova c’è la concreta
consapevolezza (non più solo la speranza), che se si è adatti al
mondo della comunicazione e del mercato ci sono delle possibilità di
uscire fuori e di farsi notare, di segnalare la propria
esistenza.
Intorno agli esordienti non vi è più il deserto che
costringeva noi produttori a dover spiegare ai gruppi ed agli artisti
che, parallelamente alla produzione di un progetto, ci si doveva
occupare in proprio di mettere in fila – se non sostituire – tutti o
quasi tutti i pezzi di una filiera ‘discografica’ e ‘manageriale’
che era sempre più estemporanea disperata e agonizzante.
Fino a
pochi anni fa si auspicava una forzata autarchia che oggi pare non
più necessaria in modo così disperante.
• La generazione del
dopo declino non sente il peso ed il fardello culturale del fare
musica ereditato dagli anni 60/70.
Per la maggioranza degli
artisti alternativi non si è più degli “antagonisti con la voglia
di fare soldi”, ma si è dentro e parte della macchinetta dello
spettacolo.
Si è, finalmente e consapevolmente,
“intrattenimento”.
Intrattenimento è una parola utile per
spiegare la leggerezza l’energia e la differenza di come vengono
sentiti il fare il vendere e il consumare musica oggi, rispetto
alle generazioni precedenti.
Gli autori di Sanremo attenti ad
accontentare ogni possibile ascoltatore, da decenni riservavano una
casella alla musica indipendente italiana.
Subsonica, Blu
Vertigo, Afterhours…
Oggi quella casella si è parecchio
allargata e, il tentativo di “partecipare provocatoriamente per
valorizzare la propria differenza e contrapposizione”, da
attitudine è mutato in naturale ammiccamento e voglia e piacere di
vincere.
• Ridefinito il “nuovo mainstream” molti
individuano nella musica trap l’odierna tendenza “ribelle” e
“contro”.
Per tutte le cose scritte più sopra non credo sia
applicabile una definizione e soprattutto una analisi simile; trovo
interessante però osservare che la trap da un punto di vista
commerciale e comunicativo utilizza esclusivamente il web per quanto
riguarda la diffusione e la promozione.
È musica che gira solo
nei telefonini, nelle playlist e nei passaparola.
Poi, come ogni
corrente alternativa, travasa alcuni progetti nel mondo mainstream.
•
A livello planetario il comparto entertainment ha davanti a sè
ancora una bella prospettiva di crescita (la nostra società per come
è e per come sarà richiede e richiederà valvole di decompressione,
momenti di realtà virtuale dove la gente possa utilizzare il “tempo
libero”).
Quindi c’è e ci sarà richiesta di musica che ci
tenga compagnia.
Incontri con i valutatori 2019
Il Centro Musica ripropone quest’anno gli incontri con i valutatori del progetto Sonda. La nostra intenzione è quella di portare a conoscenza degli iscritti di Sonda, e più in generale dei musicisti interessati, le varie figure professionali della filiera musicale. I valutatori di Sonda coprono i diversi aspetti del mercato musicale e possono fugare ogni dubbio o perplessità nel loro specifico campo professionale.
Gli incontri, rivolti principalmente e musicisti e gruppi musicali, sono aperti a tutti.
Si svolgeranno di pomeriggio e ruoteranno principalmente attorno agli ascolti dei brani; tutti potranno far sentire un proprio brano e avere una sorta di ‘report’ in diretta dai valutatori.
• sabato 16 marzo 2019, dalle 14 alle 18
Incontro con Daniele Rumori (direttore artistico Covo Club);
Giampiero Bigazzi (produttore discografico), Carlo Bertotti (produttore, autore).
• sabato 13 aprile 2019, dalle 14 alle 18
Incontro con Roberto Trinci (direttore artistico Sony/Emi Music Publishing); Marco Bertoni (produttore, musicista); Gabriele Minelli (A&R manager di Universal Music Italia); Marcello Balestra (produttore-editore musicale).
Gli incontri si terranno presso La Torre all’interno del polo 71MusicHub (Via Morandi 71 – Modena) dalle 14 alle 18.
Ingresso gratuito.
Incontri con i valutatori 2018
Il Centro Musica ripropone quest’anno gli incontri con i valutatori del progetto Sonda. La nostra intenzione è quella di portare a conoscenza degli iscritti di Sonda, e più in generale dei musicisti interessati, le varie figure professionali della filiera musicale. I valutatori di Sonda coprono i diversi aspetti del mercato musicale e possono fugare ogni dubbio o perplessità nel loro specifico campo professionale.
Gli incontri, rivolti principalmente e musicisti e gruppi musicali, sono aperti a tutti.
Si svolgeranno di pomeriggio e ruoteranno principalmente attorno agli ascolti dei brani; tutti potranno far sentire un proprio brano e avere una sorta di ‘report’ in diretta dai valutatori.
• sabato 24 febbraio 2018, dalle 14 alle 18
Incontro con Roberto Trinci (direttore artistico Sony/Emi Music Publishing); Luca Fantacone (direttore marketing Sony Music); Daniele Rumori (direttore artistico Covo Club); Marcello Balestra (produttore-editore musicale).
• sabato 24 marzo 2018, dalle 14 alle 18
Incontro con Giampiero Bigazzi (produttore discografico, musicista); Marco Bertoni (produttore, musicista); Gabriele Minelli (A&R manager di Universal Music Italia); Carlo Bertotti (produttore, autore).