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IN BETWEEN: In Between
Quasi sicuramente pensate di non conoscere In Between, ma in realtà si tratta di una nostra vecchia conoscenza: si tratta infatti del neonato progetto solista di Luca Maria Baldini, una metà del duo ravennate Kisses From Mars di cui abbiamo già avuto modo di parlarvi su queste pagine. Fra chitarre ed elettronica, questo esordio omonimo pur essendo volutamente un album di musica ambient riesce però a diventare qualcosa di altro, sfociando nel post-rock quanto basta, in bilico tra brani dilatati e ritmi incalzanti, inserendo qua e là registrazioni d’ambiente e persino registrazioni di voci prese probabilmente da una collezione personale di ricordi. Un esperimento compiuto con una consapevolezza profonda del proprio operato, così vasto e vario da non poterlo raccontare nel poco spazio che abbiamo. Meglio che ve lo procuriate e siate voi a dirci cosa ci avete visto dentro, perché la sensazione è che “In Between” sia un po’ come le macchie di Rorschach: ci vedi quello che vuoi, e ti costringono a guardare dentro a te stesso.
(Autoprodotto) Digitale
IL GIORNO DOPO: Il giorno dopo
Il Giorno Dopo è un progetto musicale di Andrea Zoboli (autore, cantante e chitarrista) che nell’album si è avvalso della presenza di Francesco Zaccanti (basso), Giulio Martinelli (batteria) e Simone Pederzoli (trombone, tromba, bombardino). Il disco contiene sette tracce originali che coinvolgono l’ascoltatore in un viaggio onirico, dove esperienze personali sono esorcizzate attraverso parole e musica. Testi in italiano che si fondono a sonorità rock, influenze pop e jazz. Il Giorno Dopo è un cantautore con le spalle grosse di una band, che ama dipingere piccoli affreschi sonori. Importanti le incursioni sonore di Pederzoli che danno spessore ai brani. Tra i pezzi più riusciti “In vetrina”, “È una scelta tua” e “Da quella finestra”, in pratica il cuore del disco. Cantautorato che strizza l’occhio all’anima. Anima che stringe in mano una latente malinconia che sovrasta tutto l’album. Per cuori infranti. Per cuori spezzati. Per cuori in cerca di una risposta. Buona o cattiva che sia.
(Autoprodotto) CD
GAPPA: Un lupo
Gaspare Palmieri, in arte Gappa, è un cantautore modenese medico psichiatra. “Un lupo” è il suo secondo album, anche se nel mezzo sono stati pubblicati altri progetti artistici in compagnia di colleghi e amici e un libro pubblicato da Arcana, “Psicorock”, nel quale Gappa racconta il legame tra rock e psicopatologia. “Un lupo”, come il suo predecessore, è un album che mette in luce l’ottima scrittura di Gappa, un novello cantautore che da un lato si trova ad ascoltare il Vinicio Capossela più ispirato e dall’altra vuole muovere i muscoli del corpo attraverso sonorità balcaniche. Gappa si destreggia tra ironia e atti d’accusa, “Badanti” e “Mio fratello” sono un ottimo esempio di entrambe le sfaccettature della musica di Gappa. “Un lupo” è un disco che potrebbe figurare nella discografia dei vostri cantautori più amati. Tutto è costruito alla perfezione sia nei brani più intimisti (“Stacca la spina”) sia in quelli più “caciaroni” (“Lupo”). Gappa è un cantautore medico psichiatra. Insomma uno che può vedere la vita attraverso lenti deformate che però mettono a fuoco quello che in tanti non riescono a vedere. Ascoltatelo o prendete un appuntamento. In entrambi i casi vedrete che sarà una bella esperienza.
(Private Stanze/Audioglobe) CD
FLEXUS: in concerto – This land is your land
I Flexus vanno decisamente controcorrente. In un periodo storico nel quale la musica cerca di minimizzare tutto, le band si prosciugano fino a diventare l’incarnazione di un solo componente, loro si fanno fotografare tutti insieme (con fonici, registi, grafici) con tanto di leggenda per districarsi tra i numerosi volti immortalati. I Flexus sono una squadra di calcio (con tanto di panchina) che ha messo su cd un concerto registrato il 18 ottobre 2015 al Teatro Italia di Soliera (Modena), intitolato con le parole di una canzone di Woody Guthrie del 1940 e che si muove tra tante storie di uomini e donne con la propria terra. Un viaggio che ci porta ai quattro angoli del pianeta, dal Messico a Cuba, dall’Irlanda al Sud Africa, fino ai Balcani e ovviamente in Italia. I Flexus cantano di gente oppressa, di gente che ha dovuto emigrare, di gente in cerca di speranza. C’è spazio per il canto di Nelson Mandela quando era imprigionato, c’è il canto dei scaricatori di porto di New York o quello del popolo messicano. Uno spettacolo fatto di gente. Uno spettacolo fatto di storie. Uno spettacolo che in alcuni episodi diventa un classico, per esempio in “The foggy dew” con la stupenda voce iniziale di Elisa Meschiari. I Flexus raccontano storie.
(Caotica Musique) CD
EARTHSET: In a state of altered unconsciousness
Gli Earthset sono una band bolognese giunta al debutto discografico con “In a state of altered unconsciousness”, album concept sullo stato di alterazione sensoriale. Paura, incoscienza, ilarità, sofferenza, sono stati d’umore scandagliati nei dieci brani dell’album (c’è anche una ouverture) attraverso sonorità che spaziano dal post-punk all’indie, passando per psichedelia e progressive. Tra le loro influenze artistiche citano Pink Floyd, Jeff Buckley, Sonic Youth, Smashing Pumpkins e Radiohead, un ampio spettro di stili e generi. L’album è stato registrato in multi traccia live, per poi fissare separatamente le voci. In questo modo si è cercato di mantenere inalterata la carica propulsiva che la band esprime dal vivo. Arrivati fino a Londra, per eseguire i loro brani, gli Earthset sono le figure erranti che si muovono nella foresta immersa nella nebbia raffigurata nella foto di copertina. Debuttare con un concept album è segno di grande maturità o grande pazzia. Decidete voi da che parte preferite stare. Noi la nostra scelta l’abbiamo già fatta.
(Seahorse Records/Audioglobe) CD
DAIMON: Hand Full of Pieces
Non si può certo dire che i Daimon, trio rock bolognese, manchino di ironia: infatti se è pur vero che definiscono “Flowers, Butterflies and the Moon” (il loro primo EP, del 2014) come “il disco meno ascoltato di sempre”, è pur vero che nel frattempo hanno firmato per la siciliana EnZone Records, che nel 2015 ha presentato il loro primo album “Misplaced”, e ora questo nuovo “Hand Full Of Pieces”. Cinque brani che variano dall’intimismo acustico di ‘Poem’ e ‘Fade Out’ ai fuzz di ‘Silly’, a volte mescolandoli assieme come in ‘You’. Cinque brani che tradendo in parte le influenze seminali dichiarate dai tre (The Cure, Fugazi, Black Sabbath) restituiscono nel complesso un post-rock che sa di anni ’90, che rimanda a Pavement, Dinosaur Jr, Weezer. Forse c’è ancora qualcosa di acerbo nella musica dei Daimon, ma prendendo un direzione più netta la band può migliorare ancora molto. Colpisce meno, in chiusura, la cover di ‘Jugband Blues” dei Pink Floyd ma, ragazzi, con mostri sacri del genere non c’è molto margine d’errore.
(EnZone Records) Free Download
COLLETTIVO GINSBERG: Tropico
Sono trascorsi tre anni dal precedente lavoro (debutto sulla lunga distanza) del Collettivo Ginsberg. Tre anni trascorsi (ci piace pensarlo) ad affinare gli strumenti per dare vita a un nuovo capitolo discografico che guarda l’oltre l’orizzonte di un suono e di una attitudine. “Tropico” è l’urlo della scimmia in copertina, è il ballo di “Primavera mambo” (di cui esiste anche un clip con tanto di ballerini), è un cantautore che si trova all’improvviso insieme a una band, è una band che decide di voler incontrare un cantautore, è una carovana gitana, è un circo di clown (si ride ma con grande una tristezza addosso), è una giostra di suoni, è una chitarra cattiva insieme ad una sezione ritmica negroide, è un miscuglio di stili/generi, è Vinicio Capossela che incontra i Confusional Quartet, è il dadaismo fatto a canzone, è il teatro della vita, è una danza macabra che ci sorride, è una edizione limitata in vinile di 250 copie, è il funk che incontra il jazz e pensa di essere liscio d’avanguardia, è un disco che non smetti più di ascoltare. Collettivo Ginsberg guarda avanti, perché dietro non c’è nessuno.
(Irma Group) CD/LP
MAX CASALI: Secondo… a nessuno!
Non è certo un novellino, nel mondo della musica, Max Casali: promoter, cantautore, speaker radiofonico, pioniere della break dance italiana, e rapper sotto le pseudonimo Mister Ooze, con un album prodotto da Gazebo nel 1990. Ma questa è un’altra storia, un’altra vita rispetto a quello che il cantautore di Reggio Emilia ci propone in questo nuovo album “Secondo… a nessuno!”: un pop cantautorale italiano ben fatto, permeato di ironia (già nel gioco di parole del titolo), che affronta nei suoi testi le tematiche più disparate, da riflessioni sociali alla politica fino ai rapporti umani, sempre con un piglio leggero e a volte sognante che ricorda a tratti i primi lavori di Samuele Bersani. A curare gli arrangiamenti un ospite d’eccezione come Valerio Carboni, già collaboratore di Morandi, Tatangelo, Fragola e degli Stadio per ‘Un giorno mi dirai’, brano vincitore dello scorso Festival di Sanremo. Un album che presenta Casali come un autore maturo, anche se vocalmente non del tutto a fuoco.
(Autoprodotto) CD
CADORI: An/Ya/Ma
L’ultima volta che abbiamo parlato di Cadori su queste pagine era appena lo scorso anno, per il suo primo e omonimo full lenght risalente al 2014, e nel frattempo Giacomo Giunchedi (questo il suo vero nome) ha messo insieme un mini-album “Il Demo Degli Alberi Fuori Fuoco” (2015) e sta per pubblicare su Labellascheggia Dischi il suo secondo album “Non puoi prendertela con la notte”. Quindi tanta roba. Ed è proprio durante le lavorazioni del suo prossimo album che Cadori ha registrato, in casa, i tre brani che compongono questo brevissimo “An/Ya/Ma”. Un EP brevissimo ma assolutamente intenso, che lascia intravedere quello che ci possiamo aspettare dal disco in arrivo, oltre a riconfermare che Giacomo è davvero bravo a mischiare pop elettronico (‘Tutte quelle cose tra voi’, cantautorato lo-fi (‘Gli Amanti’), chitarre folk e fingerpicking (‘Blu’), riuscendo alla fine a fare l’unica cosa che conta, al di là dei gusti: risultare originale. Perché alla fine, se senti Cadori lo riconosci, e sai cosa stai ascoltando, e non è una cosa da poco.
(Autoprodotto) Digitale
BEGGARS ON HIGHWAY: Onion Eaters
I Beggars On Highway sono di Parma. Il titolo del loro primo album, “Onion eaters”, è nato dal semplice fatto che nel frigorifero della casa che hanno affittato durante le sedute di registrazioni, c’erano solo cipolle e birra. Così immaginando l’alito un poco pesante dei nostri Beggars ci siamo gettati nell’ascolto. Nel disco ci siamo imbattuti in nove tracce, per circa quaranta minuti di rock tirato e sudato, dove un pizzico di punk spunta qua e là. Chitarre lanciate contro i padiglioni auricolari degli ascoltatori, cantato da rincorrere con la propria voce e tanta voglia di divertirsi. Con i Beggars il rock diventa roll, mentre gli anni 70 sono sinonimo di hard e il metal sembra non voler abbandonare il luogo del delitto. Nei testi usano tonnellate di ironia che di tanto in tanto scende dallo sgabello per dirci che certe situazioni (calcio, tv, religione) non funzionano proprio per niente. In “Onion eaters” non c’è lo spazio per annoiarsi, all’inizio si sale su un treno in corsa e alla fine si scende lanciandosi dalla locomotiva pronta a schiantarsi in stazione. I Beggars On Highway non hanno la pretesa di inventare il nuovo suono del millennio, perché per loro bastano cipolle e birra in frigo.
(Raw Lines/New Model Label) CD