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PAOLO IELASI: Glimpses From Quarantine

Che cosa sono i confini? Musicali, territoriali? Domande che negli ultimi mesi hanno cambiato senso, nella situazione totalmente inedita e straordinaria in cui ci siamo ritrovati durante il lockdown. Sono quindi le pareti di casa, che ci confinano nel luogo in cui troviamo? Domande che si è sicuramente posto anche Paolo Ielasi, che ha pubblicato su Soundcloud/Bandcamp questo “Glimpses From Quarantine”, un racconto sonoro in tre parti dei giorni “allucinomagici” (come lui stesso li definisce) passati in quarantena prima a Bologna e poi a Milano. Composizioni rarefatte che in cui a balzare in primo piano è un senso di stasi, una staticità paradossale, quella che abbiamo percepito tutti quanti nel momento in cui il mondo di colpo si è fermato. All’inizio parlavamo di confini, e infatti per quanto la musica di Paolo sia stata scritta e registrata nel perimetro di una stanza in via Pietralata, le onde dei suoi riverberi elettronici diventano mondiali, e ci portano fino a Berlino. Il mondo si è fermato e i confini sono più marcati che mai, ma allo stesso tempo siamo tutti uniti in questa strana, spaventosa situazione. E aspettando che passi, schiacciamo play.

(Autoprodotto) Digitale

I LOVE DEGRADO: Siamo dei cazzo di pionieri ci abbiamo sempre creduto

Toglietevi dalla testa le pagine Facebook popolate da boomer con la bava alla bocca e dal meme facile e dimenticatevi, già che ci siamo, qualsiasi riferimento al rock demenziale. É vero, i testi sono assurdi, si ok abbiamo letto anche noi il nome dell’album e i titoli dei brani, ma qualcosa non convince. Il fatto è che ILD sono semplicemente troppo bravi, non ce la fanno proprio a spacciarsi per credibili menefreghisti. Basta ascoltare una volta il disco: un decalogo di tutto ciò che è post. Crescendo à la Explosions in the Sky, chitarroni riverberati stampo Soviet Soviet, tappeti ambient spezzati da bassi marci, batterie sgangherate su arpeggi nervosi. C’è la rabbia di chi vuole entrare in sala prove e sudare sul manico dello strumento tutte le frustrazioni di un’esistenza ingiusta; c’è anche la voglia di sperimentare, di mischiare gli ascolti, poco importa se il risultato è un morphing non perfettamente inquadrabile. I Love Degrado è un blob, un impasto di creature, una Cosa spietata e nerboruta. “Siamo dei cazzo di pionieri ci abbiamo sempre creduto” è il loro disco, andate ad ascoltarlo.

(Autoprodotto) Digitale

GAPPA: Passeggeri

Ogni volta che ascoltiamo un lavoro di Gappa (Gaspare Palmieri) siamo consapevoli di trovarci di fronte ad un disco profondo, suonato in modo impeccabile e con una raccolta di testi dove ogni singola parola è messa al punto giusto. Se poi ci aggiungiamo la voce di Gappa, calda, rassicurante il risultato non può essere che eccezionale. “Passeggeri” è l’ennesima riprova di questo stato di cose. Gappa passa dalla canzone d’autore al blues, dal cantautorato a venature pop e racconta. Racconta di resistenza, di vita, di stazioni che ci vedono viaggiatori, di libertà, di affetti e di futuro. Gappa ci prende per mano e ci porta negli anfratti della sua vita (“E cammina, cammina, cammina”), nella sua città (“Nei cieli di Modena”), o nelle sue scelte di campo (“Chi resiste”). Gappa ha scritto un album con testi da imparare a memoria, da ricordare in quei momenti di sconforto che ogni tanto possono far capolino nelle nostre giornate. Un album di nove canzoni che sono lo specchio dove la nostra immagine riflette emozioni, sicurezze ma soprattutto incertezze. “Passeggeri” è una valigia dentro la quale ci sono le nostre speranze, le nostre solitudini, i nostri sogni. Un disco da ascoltare preferibilmente in compagnia.

(Private Stanze/Audioglobe) CD

DANIELE FORTUNATO: Quel filo sottile

Daniele Fortunato è un cantautore di stanza in Romagna, giunto al suo nuovo lavoro discografico che va a sommarsi alle precedenti produzioni in questi anni di attività. Un cantautore che ricorda quel pop raffinato alla Concato (tanto per fare un nome), capace di raccontare la propria vita e farla diventare la vita di tanti. “Quel filo sottile” è un concept album che mette in scena il legame tra due persone grazie a sette dipinti sonori. Nel disco si incontra la leggerezza ed il tormento, il ritrovarsi dopo tanti anni con la voglia di restare, il messaggio d’amore per i propri figli. Un disco che strizza l’occhio al pop ma anche al jazz o al country, fino ad arrivare ai ritmi latini che vivono di folk. Inciso al Marzi Recording studio di Riccione, sotto la regia di Daniele Marzi, il disco vede la partecipazione di Milko Merloni al contrabbasso, Gianluca Nanni alla batteria e Massimo Semprini al sax. Un viaggio tra le pieghe di una storia d’amore che può lasciarti segni profondi e che alla fine non ti abbandona mai. Pop con una chitarra acustica sempre in primo piano a sottolineare ogni attimo di questa lunga storia.

(Believe Digital) Digitale

AKCEL FILIPPETTI: Old memories

Nato ad Ancona ma trasferitosi a Bologna, Akcel Filippetti è da sempre innamorato della chitarra. Da qualche anno si è lasciato rapire dal fingerstyle percussive guitar, iniziando un percorso come chitarrista solista. La sua prima fatica discografica è “Old memories”, un lavoro con sette tracce che mette in luce la sua passione per la sei corde e per il suo suono. Brani dall’incedere evocativo, scritti, registrati e prodotti in maniera totalmente autonoma. Un sentiero che si dipana tra tecnica ed emozione anticipato dalla pubblicazione di due singoli “Old memories” e “D.A.D.”, che nell’album figurano in scaletta al terzo e quinto posto. Se anche voi siete perdutamente innamorati della chitarra e di questo particolare mondo del fingerstyle percussive guitar “Old memories” è il vostro disco da ascoltare a ripetizione. Se, invece, non siete troppo amanti di una sei corde potrebbe essere il giusto album per farvi cambiare opinione. Un viaggio interstellare, alla scoperta di nuovi mondi. Là dove nessuno si era ancora avventurato. O perlomeno non in tanti.

(Autoprodotto) Digitale

DAVE: Fuori dalle finestre

Tornare a sorridere alla fine di una relazione, farsi forza e – appunto – aprire le finestre e cambiare aria, lasciando uscire i cattivi pensieri e gli spettri di un amore ormai passato. Questo è il leitmotiv di “Fuori dalle finestre”, primo singolo di Dave, progetto solista di Davide Calafato, cantautore classe ’92 trapiantato a Bologna dalla natia a Mazara del Vallo. Dopo anni di militanza in formazioni post-hardcore e alternative rock, il nostro ha deciso di tentare la strada del indie-pop, miscelando la propria necessità di cantautore con i beat della black music d’oltreoceano, equilibrando barre ritmate con ritornelli melodici. Tutto rigorosamente in italiano, quindi tanto di cappello. “Fuori dalle finestre” anticipa, assieme a “Livido”, quello che sarà il primo EP solista di Dave, intitolato “Glicine”. Il video del primo lo trovate su YouTube, mentre entrambi i brani sono già disponibili su Spotify, quindi la domanda è: lo state già ascoltando? E se non lo state facendo, cosa aspettate?

(Autoprodotto) Singolo Digitale

CORNER IN BLOOM: Easily

Amici da una vita, band da due anni, i Corner in Bloom si stanno prendendo, senza manierisimi di sorta, il loro meritatissimo posto nel panorama pop indipendente italiano. Ragionano come un collettivo e non si danno limiti di genere, se gli chiedi quali sono le loro band di riferimento ti risponderanno probabilmente “le band che ci piacciono”, senza approfondire ulteriormente. I brani dei Corner nascono da suggestioni cromatiche, accostamenti emozionali, mischiando gli stati d’animo sulla tavolozza. E così come la tristezza è blu, il singolo “Easily” è sulle tonalità del verde acqua, a cavallo tra l’indolenza di una domenica mattina e lo slancio estatico di un venerdì sera. Come quando, dopo una serata di bevute, sei sbronzo seduto sul marciapiedi che ti ripeti “non cambierò mai” e arriva l’amico di una vita a metterti la mano sulla spalla come a dirti “io credo in te, ce la puoi fare”. Forse è questo il punto di forza dei Corner, che suonano rassicuranti, familiari e allo stesso tempo raffinati e ricercati. Come un’ottima miscela di caffè nero, nella tua tazza preferita.

(Autoprodotto) Digitale

CAR3939: Simply Mente

Car3939 è il moniker con cui, dal 2006, in cantautore bolognese Giancarlo JC Parma diffonde la propria musica sul web e nel mondo. Iniziato come un canale YouTube di cover dedicate ai classici del rock chitarristico, nel 2017 arriva il debutto con le prime composizioni originali nel disco “Rock Places”, seguito a ruota da “Walking” (2018) e “Out of Things” (2019): ebbene si, con una media di un disco all’anno non si può dire che Car3939 non sia un autore prolifico, complice anche il fatto che fa tutto da solo, ma proprio tutto, dal mixaggio al mastering, incluso ovviamente scrivere i brani e suonare (quasi) tutti gli strumenti. E anche nel 2020 si tiene in media con questo quarto disco dal titolo bilingue “Simply Mente” – infatti contiene canzoni sia in inglese che in italiano – con 10 nuove tracce di rock chitarristico nella sua accezione più classica e che rispecchia le influenze dichiarate da Car3939, attraversando lo spettro dei grandi chitarristi da Dave Gilmour fino a Steve Vai. Il sound è certo retrò, non si discute, ma se cercate un disco di adult rock morbido le vostre peregrinazioni sono finite.

(Autoprodotto) Digitale

ATOMI: Armønia

“Non mi ricordo come stavo, prima di esser nato, ma un dolce bisogno di niente nel grembo, si, lo ricordo” cantava Morgan e , nonostante la musica di ATO-MI non abbia nulla a che fare con il cantautore monzese, la sensazione che evoca è proprio quella. Un Big Bang inverso dell’esistenza umana. Un ritornare nel ventre materno e galleggiare nel liquido amniotico, per poi avvicinarsi all’inesistenza, a uno step ancora precedente ed infine accedere all’infinito, ricongiungersi con il tutto. ARMØNIA è un Ep composto da cinque suite elettroniche, tra ambient, drone, glitch, noise che trovano la loro completezza nelle corrispettive opere di visual art, create ad hoc da altrettanti artisti visivi, in un dialogo costante tra suono e immagine. Si tratta del primo capitolo di una trilogia basata sull’utilizzo delle frequenze risonanti ricavate dalle orbite dei pianeti del sistema solare, un concept che collega la vita terrena a quella “altra”, spirituale, cosmica.
Lorenzo Setti arriva ad una prima prova, preparato e puntuale, plasmando mondi sonori, per nostra fortuna e a portata di click.

(Jikken Records) Digitale

SONS OF LAZARETH: Blue Skies Back to Gray

Rancho De La Luna, Desert Session, stoner abrasivo e a tratti viscerale, misto hardcore, produzione in tiro, esecuzione anche. I Sons of Lazareth scrivono un disco che spacca, in barba ai neologismi dei trendsetter. Un disco con le chitarre in faccia, urla, virate inaspettate che strizzano l’occhio ad altri mondi, per evitare la noia di una scena in cui i portabandiera hanno piantato paletti apparentemente inestirpabili. Perché è proprio questo il punto di forza del quartetto bolognese: accompagnare gradualmente l’ascoltatore nel loro mondo fatto di stridori ed energia dirompente. Una sapiente commistione di momenti distensivi e psichedelici, consapevolezza e controllo nel dinamismo ed esplosioni hard rock/metal rendono questo lavoro un buon punto di partenza per chiunque voglia addentrarsi, partendo dal blues, nelle terre desolate dello stoner. “Blue Skies Back to Gray” lo ascolti quando torni a casa da lavoro, con un sigaro in bocca, il jack in mano e il desiderio di perpetrare nefandezze ai danni di chi ti ostacola; oppure dal vivo, dove siamo sicuri possa trovare il suo habitat ideale.

(Argonauta Records) CD / Digitale