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Il tuo pezzo e un produttore – Incontri 2024
Il Centro Musica ripropone gli incontri con i valutatori del progetto Sonda. La nostra intenzione è quella di portare a conoscenza degli iscritti di Sonda, e più in generale dei musicisti interessati, le varie figure professionali della filiera musicale. I valutatori di Sonda coprono i diversi aspetti del mercato musicale e possono fugare ogni dubbio o perplessità nel loro specifico campo professionale.
Gli incontri, rivolti principalmente e musicisti e gruppi musicali, sono aperti a tutti.
Si svolgeranno di pomeriggio e ruoteranno principalmente attorno agli ascolti dei brani; tutti potranno far sentire un proprio brano e avere una sorta di ‘report’ in diretta dai valutatori.
• sabato 2 marzo 2024, dalle 14.30 alle 18.30
Incontro con Carlo Bertotti (produttore, autore), Gabriele Minelli (A&R e marketing manager Virgin Music Italy); Roberto Trinci (responsabile artistico Edizioni SonyAtv-Emi).
• sabato 13 aprile 2024, dalle 14.30 alle 18.30
Incontro con Marco Bertoni (produttore, musicista), Luca Fantacone (catalogue director Sony Music); Nicola Manzan (produttore, musicista).
Gli incontri si terranno presso La Torre_71MusicHub – Via Morandi 71, Modena
I pensieri dei valutatori: Roberto Trinci
La pandemia ha inferto un duro colpo alla musica, intesa non solo come arte ma anche nelle sue vestigie commerciali. Abbiamo chiesto ai nostri valutatori una riflessione sulle criticità nate in conseguenza a questo stato eccezionale. Uno sguardo che passa attraverso gli occhi di produttori, discografici, direttori artistici, musicisti.
E’ strano scrivere degli effetti della pandemia in un momento (scrivo a fine luglio, in Italia i numeri per fortuna sono molto bassi, ricominciano i primi tour in luoghi particolari) in cui non si sa se il peggio è passato o se invece deve ancora arrivare, magari a ottobre.
Non essendo il mago Otelma scriverò di quello che vedo e Adesso e Qui il peggio sembra passato.
Le prospettive per la discografia stando così le cose non cambiano poi di molto, un po’ di ritardi ma niente di che. Se parliamo del mercato musicale invece è chiaro che tutto il mondo della musica live dovrà rivedere conti e prospettive (i costi si alzano, i profitti calano) per cui ci saranno grandi problemi e probabilmente sarà necessaria anche una vera e propria ristrutturazione di tutto il comparto in Italia.
La ripartenza dopo il lockdown è più lenta del previsto per noi editori che, dalla morte del disco in poi, basiamo molti dei nostri introiti sulla musica dal vivo. Per fortuna restano gli introiti derivanti da radio e tv (visto che purtroppo anche il cinema è bloccato). Lo streaming che non ha risentito molto del lockdown purtroppo non è – incredibilmente! – ancora una voce significativa per gli editori.
Per quel che riguarda il lavoro a distanza in SonyATV è sembrato funzionare e sta ancora andando avanti ma mi sembra di poter dire che non ha superato pienamente la prova. Manca lo spirito aziendale e il lavoro di gruppo tra reparti diversi e per chi come me lavora direttamente con gli autori e gli artisti il contatto fisico, l’incontro vero e proprio, non è sostituibile con telefonate o videoconferenze (che peraltro io odio, ma questo è un problema mio…).
Se avessi una formula di business che potrebbe sostituire il “live” sarei l’uomo più ricco dello show-business. Purtroppo non è così ed inoltre penso che, a parte la questione economica. la musica live non potrà mai essere sostituita da un surrogato. Andare in un posto (magari bello) con persone (magari simpatiche) a vedere un artista che ti piace o con cui sei cresciuto non è una esperienza sostituibile e prima o poi dovrà tornare!
Chiaramente dal punto di vista economico l’unica possibilità per non subire il calo degli introiti della musica live sarà di aumentare e razionalizzare gli introiti derivanti dal digitale. La discografia in questo (tra youtube e spotify) è già più avanti e i ritardi accumulati dal mondo dell’editoria musicale vanno assolutamente recuperati o perlomeno ridotti. Non è possibile che nel 2020 per un editore musicale rappresentino una entrata economica più importante la vendita di vinili e cd che tutta la musica che passa da youtube…
Non mi sembra che siano uscite cose superflue da eliminare durante questa pandemia. Le cose, a mio avviso, superflue (tipo gran parte della promozione digitale) lo erano prima e lo resteranno poi.
E’ ovvio che le richieste di molti artisti andranno ridimensionate e questo purtroppo porterà ad allargare ancora di più il solco (già molto, troppo, grande) tra chi ha successo e chi non ce l’ha. La sparizione della “classe media” nel mondo della musica è un fenomeno che era già iniziato da anni e questa pandemia l’ha senz’altro peggiorata.
Voglio però chiudere con una nota positiva. Secondo me questa pandemia ha dimostrato che la musica (come il cinema, la letteratura, il teatro) non sono un semplice passatempo ma il tessuto stesso che va a formare le nostre vite che senza di esse si ridurrebbero ad una semplice alternanza tra lavoro e riposo. Penso che il dover fare a meno di concerti, festival, nuove uscite abbia fatto capire alla gente che la vita varrebbe meno (o sarebbe senz’altro molto meno divertente) senza questi “passatempi”.
Incontri con i valutatori 2020
Il Centro Musica ripropone quest’anno gli incontri con i valutatori del progetto Sonda. La nostra intenzione è quella di portare a conoscenza degli iscritti di Sonda, e più in generale dei musicisti interessati, le varie figure professionali della filiera musicale. I valutatori di Sonda coprono i diversi aspetti del mercato musicale e possono fugare ogni dubbio o perplessità nel loro specifico campo professionale.
Gli incontri si svolgeranno di pomeriggio e ruoteranno principalmente attorno agli ascolti dei brani; i partecipanti potranno far sentire un proprio brano e avere una sorta di ‘report’ in diretta dai valutatori.
Gli incontri 2020, nel rispetto delle normative igieniche legate all’emergenza Covid, avranno una modalità di accesso leggermente diversa.
Potranno partecipare al massimo 30 persone per ciascun incontro (di conseguenza chiediamo alle band di mandare un solo componente) registrandosi attraverso un modulo on line (il login dovrà essere effettuato con un account Google/Youtube/Gmail).
Unitamente ai dati occorrerà inviare il brano che verrà ascoltato durante l’incontro. In questo modo eviteremo il passaggio di cd, chiavette usb, ecc…
Coloro che si iscriveranno riceveranno l’eventuale conferma di partecipazione via email all’indirizzo indicato, compatibilmente con il numero di posti disponibili.
E’ richiesto a tutti i partecipanti di essere presenti dall’inizio dell’incontro alle ore 14.
Chiediamo di comunicarci tempestivamente eventuali rinunce in modo da consentire ad altri di partecipare
Gli incontri del 7 e 28 novembre sono stati entrambi rimandati come da disposizioni del DPCM del 24/10/2020 e verranno riprogrammati appena possibile.
I pensieri dei valutatori: Roberto Trinci
Se nella tua vita sei diventato un produttore, musicista, direttore artistico, editore, discografico, talent scout, manager qual è stata la tua formazione musicale negli anni dell’adolescenza?
Una semplice domanda che nasconde una profonda risposta. Scopriamo insieme cosa ascoltavano e cosa leggevano i valutatori di Sonda.
Ho cominciato ad ascoltare (e acquistare) musica in maniera quasi maniacale esattamente a 10 anni (1976).
Riempivo quaderni di nomi di artisti e canzoni e seguivo le classifiche internazionali in un programma Radio Rai che ogni settimana faceva ascoltare le canzoni più vendute in Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti (peccato abbiano smesso di trasmetterlo già nei primi ottanta).
In seguito per quel che riguarda la radio l’adolescenza è stata occupata dai programmi serali e pomeridiani Rai (Planet rock, Stereodrome, Alberto Campo poi fondatore di Rumore era il mio speaker preferito per le selezioni che faceva, tutta la prima new wave, il post punk e la prima wave italiana da Bologna e Firenze).
A 13 anni ho cominciato a comprare Mucchio Selvaggio e Rockerilla, poi quando è partito intorno al 92 ho cominciato l’acquisto mensile di Rumore (che mi accompagna ogni mese da allora).
Per quel che riguarda la radio durante l’università mi ricordo di Radio Ulisse (Pisa), Controradio (Firenze) e Radio Flash (Torino). A seconda di dove mi trovavo.
L’acquisto di dischi veniva quindi influenzato dalle recensioni delle riviste specializzate (anche straniere, prima Q, NME, Melody Maker poi Mojo dalla Gran Bretagna e Les Inrockuptibles, la mia rivista in assoluto preferita, dalla Francia) e dagli ascolti radiofonici dei programmi specializzati in nuovo rock e musica elettronica.
Sono molto presto diventato un “ascoltatore professionista” con lunghi elenchi di dischi da ascoltare e acquistare.
In fondo anche da Direttore Artistico, il mio vero ruolo è quello di “ascoltatore professionista” e si può dire che ho iniziato a 12 anni.
Per quel che riguarda i dischi che mi hanno influenzato si parte dai cantautori italiani (intorno ai 10 anni), poi Beatles e Kraftwerk. Poi a 13 anni (era il 1979) è arrivata la rivoluzione new wave (e a quel punto per anni ho sentito Devo, Cure, Joy Division, Depeche Mode, Costello, John Foxx e i primi vagiti della wave italiana Diaframma, Neon, Litfiba e Italian Records in primis.
Successivamente tutta l’ondata inglese degli anni ottanta (dai New Order agli Smiths, dai Jesus & Mary Chain alla Sarah Records) e il mio gruppo italiano preferito di sempre (insieme ai miei Baustelle): i CCCP.
Vivendo in un paese come Borghetto Vara (La Spezia) abbastanza lontano da tutto, i concerti non sono stati una grande parte della mia crescita musicale (anche se mi ricordo qualche viaggio in treno da adolescente con un gruppo di amici fidati verso Bologna, Genova e Firenze per vedere U2, Depeche Mode, Psychedelic Furs e Cure negli anni ottanta). Memorabili i primi concerti dei Litfiba (ancora dark) e soprattutto dei Diaframma (ancora con Miro Sassolini) e CCCP.
E devo dire che mi entusiasmavano più i gruppi italiani che quelli internazionali.
Il lavoro che ho fatto sulla nuova musica italiana (firmando nel tempo Subsonica, Baustelle, Tre Allegri Ragazzi Morti, Massimo Volume, Zen Circus, Stato Sociale, Luci della Centrale Elettrica, Cosmo tra gli altri…) deriva senz’altro da questa mia passione giovanile.
Alla fine il ragazzo adolescente che passava il tempo nei negozi di dischi o a prendere appunti ascoltando la radio sarebbe fiero di me. Almeno penso.
Da ragazzo volevo cambiare le multinazionali, invece ci ha pensato la tecnologia a cambiarle (e spesso per il peggio). Ma qualche virus gliel’ho iniettato anch’io.
I pensieri dei valutatori: Roberti Trinci
Nuovi negozi di dischi stanno aprendo un po’ dovunque. Il vinile è tornato ad essere un supporto amato ed acquistato. Ai concerti si registrano sold-out ad un ritmo vertiginoso, mentre i talent e il Festival di Sanremo macinano share da capogiro. Sono segnali di una ripresa o di una imminente apocalisse? Ecco cosa ne pensano i valutatori di Sonda.
Dal mercato ci arrivano dati contrastanti (il continuo calo del cd e del download, la crescita di streaming e vinile) che comunque certificano se non altro che il fondo ormai era stato toccato. Oltre a chiarire che pagare per avere ESATTAMENTE quello che si può avere gratis (il download) non è mai stata una grande idea.
La musica continua dunque ad essere un consumo importante nel mercato culturale, soprattutto quello giovanile ma non solo (dato che le generazioni nate dagli anni cinquanta in poi non smettono di consumare musica una volta diventati adulti, come facevano invece le generazioni precedenti) e semplicemente è l’acquisto di musica che se non è giustificato dalla bellezza dell’oggetto (il disco di vinile, i packaging particolari) non è più una abitudine.
La musica la si ascolta (radio, youtube, spotify), non la si compra.
La resistenza (anzi la crescita) del live è la prova che il bisogno di musica non solo non è calato ma anzi è addirittura cresciuto.
Va poi detto che, in particolare in Italia, i nuovi consumi musicali e il successo di nuovi macrogeneri identificati (in modo scorretto ma chiaro) come musica indie e musica trap (senza scordare l’annuale ricambio di prodotti post-talent) ha molto rafforzato il target più giovanile che fino a qualche anno fa sembrava praticamente sparito dai radar delle case discografiche.
Sono gli adolescenti e i pre-adolescenti ormai il nocciolo duro del consumo in streaming . Basta guardare le classifiche di vendita streaming-oriented per rendersene conto con la TOP10 continuamente occupata militarmente da nomi che non dicono assolutamente niente agli over-30.
Altra caratteristica peculiare del mercato italiano è la nettissima preferenza per gli artisti nazionali, preferenza che a questi livelli non si riscontra in nessun altro paese europeo con spesso 8 o 9 titoli nazionali ad occupare i primi 10 posti.
Come ha reagito l’industria musicale (non parlerei più semplicemente di industria discografica dato che i numeri di settori come quello del live, quello editoriale o quello del merchandising sono ormai altrettanto importanti) a questa sorta di “rimbalzo” che ha fermato una crisi che sembrava irreversibile? D’altra parte quando il prodotto che tu vendi improvvisamente può essere ottenuto gratuitamente era difficile mantenere l’ottimismo.
La reazione è stata quella di puntare da una parte sul bell’oggetto (per un pubblico più maturo). La musica si può avere gratis ma non un oggetto da collezione capace di testimoniare il tuo gusto e la tua storia e di “arredare” la casa.
Dall’altra parte la reazione è stata molto più prosaicamente di “arrendersi” al pubblico giovane inseguendo le passioni momentanee dei talent o le nuove risposte generazionali alla musica dei genitori (che nel frattempo è diventata rock e new wave) fatte di trap e indie. L’ addetto ai lavori (di nuovo, la parola “discografico” ormai è limitativa) ormai non prova più ad imporre i suoi gusti (se mai l’ha fatto) ma insegue in modo quasi disperato tutte le nuove correnti che arrivano dal basso.
Si potrebbe dire che l’ha sempre fatto ma c’è una novità importante. Fino ad un decennio fa erano i ventenni o al massimo i 15/16enni a dettare il mercato e il discografico o l’editore medio (immaturo per costituzione) non aveva problemi ad interpretarne i desideri. Adesso i trendsetter sono bambini di 9/10 anni (non sto scherzando, andate ad un qualsiasi firmacopie dei nuovi idoli) e capirete che per l’addetto ai lavori trentenne o quarantenne (ben che vada) il gioco si fa un bel po’ più difficile e direi scivoloso.
Il potere quindi passa totalmente al pubblico e ai musicisti che ne sanno interpretare i gusti con un lavoro spesso solo “notarile” dell’addetto ai lavori che, certificato l’impatto di un artista sul pubblico, cerca di appropriarsene spesso strapagandolo e senza una reale comprensione né della specificità né della durata del fenomeno in questione.
Diciamo, per sintetizzare, che per gli artisti e per il pubblico la situazione sta migliorando. Per l’addetto ai lavori resta sempre (molto) complicata.
Incontri con i valutatori 2019
Il Centro Musica ripropone quest’anno gli incontri con i valutatori del progetto Sonda. La nostra intenzione è quella di portare a conoscenza degli iscritti di Sonda, e più in generale dei musicisti interessati, le varie figure professionali della filiera musicale. I valutatori di Sonda coprono i diversi aspetti del mercato musicale e possono fugare ogni dubbio o perplessità nel loro specifico campo professionale.
Gli incontri, rivolti principalmente e musicisti e gruppi musicali, sono aperti a tutti.
Si svolgeranno di pomeriggio e ruoteranno principalmente attorno agli ascolti dei brani; tutti potranno far sentire un proprio brano e avere una sorta di ‘report’ in diretta dai valutatori.
• sabato 16 marzo 2019, dalle 14 alle 18
Incontro con Daniele Rumori (direttore artistico Covo Club);
Giampiero Bigazzi (produttore discografico), Carlo Bertotti (produttore, autore).
• sabato 13 aprile 2019, dalle 14 alle 18
Incontro con Roberto Trinci (direttore artistico Sony/Emi Music Publishing); Marco Bertoni (produttore, musicista); Gabriele Minelli (A&R manager di Universal Music Italia); Marcello Balestra (produttore-editore musicale).
Gli incontri si terranno presso La Torre all’interno del polo 71MusicHub (Via Morandi 71 – Modena) dalle 14 alle 18.
Ingresso gratuito.
Le scelte dei valutatori: Roberto Trinci
Roberto Trinci segnala alcuni degli iscritti a Sonda più interessanti tra quelli che sono stati lui attribuiti negli ultimi anni.
I Due Bugiardi
Ascoltando i brani risulta evidente che il progetto potrebbe avere buone possibilità di inserirsi nell’attuale mercato indipendente (penso a Picicca, Garrincha, Tempesta). L’originalità e l’approccio musicale al passo con i tempi sono senz’altro i punti di forza (e penso che il “live” possa essre coinvolgente e divertente). Un rischio che vedo è la ricerca della battuta a tutti i costi, il che è molto pericoloso perchè non c’è niente di peggio che un comico che non fa ridere. Come consiglio mi terrei più sull’ironia e sul surrealismo che sul battutismo vero e proprio. Comunque nel complesso una proposta interessante che lascia la curiosità di ascoltare altro materiale.
Na Isna
Fin dal primo ascolto devo dire che sono rimasto colpito molto favorevolmente.
L’incrocio tra canzone d’autore e rock è qui molto matura ed elegante.
Direi che questo progetto è certamente all’altezza dei migliori esponenti del genere e l’unica cosa necessaria è mantenersi fedele all’idea originaria senza cercare scorciatoie verso il mercato.
Il genere è ultimamente inflazionato ma chi ha le capacità di questa band ha il dovere di provarci. Gli inizi saranno magari un po’ duri ma continuando a crescere su questa strada penso che non mancheranno strutture interessate a lavorare con voi su questo progetto.
I Segreti Di Charlotte
Le due canzoni che ho ascoltato sono ben scritte. Sull’esecuzione si può senz’altro fare meglio in quanto è fin troppo minimale (ma va detto che questo spesso non rappresenta un problema).
Mi sembra di poter dire che ci sono tutte le possibilità di entrare in quella scena neo-cantautorale piuttosto attiva di cui si parla da tempo (dente, brunori, appino, dimartino)
La strada da seguire mi sembra quella della canzone Cecilia.
A questo punto il mio consiglio è di concentrarsi sul live, è solo così che ci si può procurare un reale pubblico. Poi etichette, editori e manager vengono dopo.
Una volta creato un repertorio che si mantenga su questi livelli il percorso potrebbe farsi interessante.
Giovanna Dazzi
Una cantautrice brava lontana dai difetti spesso riscontrabili nel cantautorato femminile (soprattutto una eccessiva concentrazione sul proprio ombelico). Giovanna scrive da tempo canzoni che in un mercato discografico normale troverebbero tranquillamente il loro posto nelle programmazioni radiofoniche. Solo l’attuale sovraffollamento di produzione e parallelamente il concentrarsi delle majors da una parte sui talent e dall’altra sui fenomeni indie o hip-hop già emersi fa sì che produzioni di questo tipo non abbiano la diffusione che meriterebbero.
Inoltre anche l’interpretazione è misurata e malgrado si tratti in fondo di pop italiano i richiami al mercato internazionale e alla tradizione rock e blues è sempre riscontrabile.
Certamente un nome da tenere d’occhio.
Incontri con i valutatori 2018
Il Centro Musica ripropone quest’anno gli incontri con i valutatori del progetto Sonda. La nostra intenzione è quella di portare a conoscenza degli iscritti di Sonda, e più in generale dei musicisti interessati, le varie figure professionali della filiera musicale. I valutatori di Sonda coprono i diversi aspetti del mercato musicale e possono fugare ogni dubbio o perplessità nel loro specifico campo professionale.
Gli incontri, rivolti principalmente e musicisti e gruppi musicali, sono aperti a tutti.
Si svolgeranno di pomeriggio e ruoteranno principalmente attorno agli ascolti dei brani; tutti potranno far sentire un proprio brano e avere una sorta di ‘report’ in diretta dai valutatori.
• sabato 24 febbraio 2018, dalle 14 alle 18
Incontro con Roberto Trinci (direttore artistico Sony/Emi Music Publishing); Luca Fantacone (direttore marketing Sony Music); Daniele Rumori (direttore artistico Covo Club); Marcello Balestra (produttore-editore musicale).
• sabato 24 marzo 2018, dalle 14 alle 18
Incontro con Giampiero Bigazzi (produttore discografico, musicista); Marco Bertoni (produttore, musicista); Gabriele Minelli (A&R manager di Universal Music Italia); Carlo Bertotti (produttore, autore).
Gli incontri si terranno presso l’Off all’interno del polo 71MusicHub (Via Morandi 71 – Modena) dalle 14 alle 18.
Ingresso gratuito.
Non ci sono più le mezze stagioni di una volta – Roberto Trinci
Negli ultimi dieci anni (ma forse qualcosa era già iniziato a fine anni novanta) si è verificato e poi consolidato nel tempo un cambiamento importante nell’approccio che devono avere gli artisti esordienti per “iniziare” una carriera. Cercherò in queste righe di spiegarlo al meglio (estremizzando un po’ le cose per renderle più chiare) almeno per come lo vedo io.
Nella discografia classica, diciamo quella che si è lentamente strutturata negli anni sessanta per poi confermarsi e consolidarsi nel corso degli anni settanta e ottanta, il compito dell’artista esordiente era quello di farsi notare dagli addetti ai lavori: il discografico o l’editore che riceveva una cassetta e che impressionato da quello che sentiva ti richiamava, il giornalista che veniva al tuo concerto e poi scriveva di “aver visto il futuro del rock”, un deejay radiofonico che ricevuto un brano lo cominciava a passare senza preoccuparsi che fosse pubblicato ufficialmente o meno solo perché gli piaceva.
Il bombardamento a tappeto di demo, telefonate, agguati a questi addetti ai lavori era quindi un buon modo per iniziare una carriera. Catturata la loro attenzione sarebbero poi stati loro (in prima battuta i discografici, ma anche editori, giornalisti, deejay) a trovare un pubblico al giovane artista per poi condividere gli utili o la gloria.
Ancora adesso ho l’impressione che la maggior parte dei giovani che vuole iniziare una carriera pensi che questo sia quello che succede e questo sia quello che si deve fare. Convincere un importante addetto ai lavori del proprio valore e poi occuparsi della parte musicale mentre lui e i suoi collaboratori si occupano di renderci famosi, sostanzialmente di trovarci un pubblico.
Una prospettiva in fondo comoda (l’artista si occupa di fare l’artista e basta) ma anche poco democratica (se non piaci ai 10 o 20 o 30 addetti ai lavori del momento hai chiuso, anche se potenzialmente là fuori c’è un pubblico a cui potresti interessare).
Ma non è più così.
Nella stragrande maggioranza dei casi ormai il discografico o l’editore di turno sono alla ricerca più di un pubblico che di un artista. E saranno interessati quindi quasi esclusivamente a quegli artisti che da soli o con l’aiuto di piccole strutture (spesso amicali) abbiano saputo procurarsene uno. Si passa dall’artista pop che, grazie ad un talent televisivo, porta già in dote un pubblico (da Alessandra Amoroso ad Emma, da Marco Mengoni a Lorenzo Fragola) agli artisti dell’area rock o cantautorale che il pubblico se lo sono procurato con centinaia di date in giro per l’Italia (dai Subsonica a Brunori, da Vasco Brondi a Lo Stato Sociale) fino agli artisti hip-hop che quando firmano il primo contratto discografico hanno già centinaia di migliaia di fan grazie al circuito hip-hop e magari al lavoro sulle piattaforme web e i social network (da Salmo a Emis Killa, da Fedez a Noyz Narcos).
Nessuno di questi artisti è stato firmato dalla major di turno perché “aveva la faccia giusta” o “le canzoni del demo sono ottime” (anche se ovviamente queste cose contano ancora: sia la faccia che le canzoni). Sono stati tutti firmati e lavorati quando già avevano dimostrato di avere un pubblico pronto a seguirli. Poi certo, il lavoro di discografici ed editori è quello di aumentare, consolidare e confermare questo pubblico. Ma è pubblico che, per così dire, sono gli artisti stessi ad aver portato alla casa discografica.
Un processo totalmente ribaltato rispetto alle epoche precedenti.
Il compito dell’artista esordiente oggi quindi non è più farsi notare dagli addetti ai lavori (con la propria bravura o originalità) ma “essere capace di trovarsi un pubblico da solo”.
E non sempre i veri artisti sono anche i migliori promoter di se stessi per cui molto spesso non è detto che, ai giorni nostri, siano gli artisti migliori ad arrivare al successo.
Questo è certamente il lato negativo di un cambiamento che d’altra parte ha reso però più democratico il tutto perché, alla fine, oggi è il pubblico che sceglie. E non più gli addetti ai lavori.
La discografia oggi (M.Balestra, L.Fantacone, R.Trinci)
Se state leggendo queste pagine quasi certamente siete musicisti, molto probabilmente giovani, con un progetto musicale avviato o ancora chiuso in sala prove. E sicuramente vi starete domandando: come faccio a farmi notare, a trovare un’etichetta, a portare la mia musica alle persone? In questo articolo cercheremo di fare un quadro della situazione attuale nella discografia, per cercare di capire quali sono ad oggi i suoi meccanismi e come muoversi al loro interno.
“Scovare un artista oggi è complesso, dato il numero esagerato di giovani in evidenza tra talent, rete e live”, ci racconta Marcello Balestra, “Ma specialmente per la tipologia diversa di artisti che si propongono per stile, lingua, linguaggio e potenzialità commerciali o comunicative”. In misura proporzionale alla moltiplicazione dei canali comunicativi e delle occasioni per farsi conoscere, è quindi aumentato anche il rumore di fondo: un ‘rovescio della medaglia’ che ha in parte annullato gli effetti positivi del vero e proprio bagno di musica in cui siamo immersi negli ultimi anni. A pensarci, infatti, prima dell’avvento dei vari talent show c’era molta meno musica nella televisione generalista. Il problema è che sono diventati gli unici interlocutori delle grandi major, in parte a causa della contrazione del mercato discografico e in parte per l’arretratezza culturale fisiologica del nostro Paese. Nelle parole di Roberto Trinci: “In altri paesi con una cultura musicale diversa, l’editore può essere il primo a lanciare una promozione sincronizzando un brano in una pubblicità o in un film. Se la cosa funziona salterà fuori un discografico che si interessa a quel brano, e da lì potrebbe nascere un contratto discografico e la relativa promozione. Purtroppo, invece, in Italia le case di produzione (televisive, cinematografiche e pubblicitarie) di solito chiedono hits o nomi già consolidati, per cui questa strada è molto difficile da percorrere”.
Quindi l’unica possibilità per promuovere un nuovo progetto è convincere un discografico a lavorarci sopra, sempre che l’artista in questione abbia già dei risultati alle spalle, una carriera già avviata. “Sono convinto che ormai le multinazionali discografiche abbiano ben poche possibilità di lanciare effettivamente un artista esordiente, se non passando da uno dei talent show in corso”, spiega sempre Roberto. “Le case discografiche ormai non investono più su artisti effettivamente esordienti, ma solo su artisti che abbiano saputo già trovarsi un pubblico, tramite un talent televisivo o tramite un’attività live di successo”. Insomma, in uno scenario in cui anche a detta di Balestra “non sono più le major a fare il mercato, ma a comprarsi i piccoli o medi attori sul mercato” per un emergente che vuole agganciare una casa discografica importante è indispensabile ‘farsi notare’ prima dal pubblico. Però non volendosi giocare la ‘carta’ del talent show, quali alternative rimangono? Quella di maggiore impatto è sicuramente il live, la gavetta ‘vecchia maniera’ insomma, anche secondo Roberto Trinci, per il quale il live è ad ora “l’unica vera promozione per un artista esordiente che non voglia passare da un talent. Lo provano esempi recenti come Dente, Brunori Sas, Lo Stato Sociale, Le Luci Centrale Elettrica: tutti artisti che sono diventati quello che sono da soli, senza che nemmeno un’etichetta indipendente ci abbia messo una lira, anzi molti si sono creati la propria etichetta”.
E allora le etichette e le major a cosa servono? O meglio, servono ancora? Meglio pensare a crearsi il proprio percorso senza attendere un ‘aiuto’ discografico, che può al limite ‘aiutare’ a fare un salto di livello in un secondo momento. “L’etichetta o la major hanno sicuramente un vantaggio in esperienza e nel gestire nel tempo il percorso di un artista. Vero è che se queste entità non si impegnano nel fare grandi sforzi per sostenere un progetto nuovo, tanto vale fare da sé, utilizzando i Social e il Web in modo organico, e credendoci molto di più di quanto un’etichetta possa fare” conferma Balestra, “Bisogna però cercare di capire l’entità del progetto che propone, la sua potenzialità reale, poi decidere di chi si può o si deve aver bisogno. Il potenziale del progetto non è facile da capire da soli, ma ci si può far aiutare da esperti del settore, che possono indirizzare il progetto con o senza etichetta”.
Se rimboccarsi le maniche e mettersi in proprio a questo punto non vi sembra più una cattiva idea, Internet diventerà per forza il vostro principale canale promozionale per un emergente: economico, massivo, accessibile. Il problema è che è ormai talmente saturo di musica, di nuovi artisti, di blog e webzine che parlano di musica, che farsi notare da un pubblico distratto come quello del Web al giorno d’oggi non è per niente facile. Anche a costo di regalare totalmente la propria musica per fare in modo che più gente possibile abbia modo di ascoltarla, e con la consapevolezza che comunque avere un ritorno economico dalla vendita (anche digitale) del proprio disco sia quasi impossibile.
“Ci troviamo nel bel mezzo di un momento epocale, di un netto cambiamento di modalità di consumo di musica e di tutte le attività che ruotano intorno ad esso” spiega Luca Fantacone. “Esattamente come quando iTunes cominciò a diventare importante in Italia, il modello di consumo e di business ora sta cambiando profondamente in favore dello streaming, e l’impatto che Spotify e i maggiori servizi di streaming hanno sul mercato sta cambiando le regole del gioco. Questo non vuol dire: ‘non si vendono più i CD’, ma ‘si consumerà sempre più musica in streaming’”. A fronte di un’opinione così entusiastica bisogna però dire che si vendono pochi dischi, e che si è ancora ben lontani dal poter ottenere un introito dallo streaming: “Spotify o YouTube (che indubbiamente sono i ‘posti’ dove effettivamente gira la musica oggi) sono purtroppo calibrati sui mercati internazionali, per cui un artista pop internazionale con milioni di visualizzazioni può avere un ritorno economico, ma non un artista locale di buona popolarità”. Questo secondo Roberto Trinci, per il quale “sarà senz’altro necessario ricalibrare nei prossimi anni il modello economico di queste imprese e i contratti che intercorrono tra i soggetti del mercato musicale per fare in modo che tutte le parti in causa (autori e interpreti, editori e discografici) possano vedere riconosciuto anche economicamente il successo del loro lavoro”.
Quindi, in conclusione, cosa ci rimane? Un quadro di un sistema frammentato, che sta ancora cercando un equilibrio economico e in cui è sempre più importante per un musicista, oltre a saper suonare e scrivere canzoni, anche saper fare (bene) tutto il resto: promuoversi, organizzare concerti, saper dialogare con i fan, crearsi un pubblico, un’immagine. Oppure mettersi in gioco in qualche talent televisivo. Tutto questo sempre tenendo a mente, ci sentiamo di dirlo, di rimanere sinceri e fedeli alla propria arte, senza inseguire le mode del momento: perché al di là della qualità artistica o del genere o del gusto, nulla colpisce di più che vedere un artista che si diverte nel suonare e crede in quello che fa.