Il Covo Club è in viale Zagabria 1 a Bologna. Ha una capienza di 270 spettatori e si può contattare alla pagina www.covoclub.it www.facebook.com/ilcovoclub. Tra gli artisti più importanti che hanno calcato il suo palco: The XX, Mumford & Sons, The Libertines, Gossip, Refused, Decemberists, Franz Ferdinand, Animal Collective, Mogwai, Black Lips, The Drums, Godspeed You Black Emperor, Trail Of Dead, Mars Volta, Afterhours, Subsonica, Broken Social Scene, Beach House, Teenage Fan Club, Superfurry Animals, Jay Reatard. I sold out più clamorosi, quelli in cui la gente ha iniziato ad arrivare dal pomeriggio, sono stati quelli di The XX, Blood Brothers, The Brian Jonestown Massacre, Baustelle, Le Luci della Centrale Elettrica, Shout Out Louds, Clap Your Hands Say Yeah, Franz Ferdinand, The Go Team, The Organ, Long Blondes, Xiu Xiu, Calla e recentemente la serata dedicata a Manchester con Peter Hook dei Joy Division/New Order e Mike Joyce dei The Smiths.
“Il Covo nasce nel 1980 come un ritrovo di ragazzi di un quartiere difficile, come era San Donato a Bologna. Si usciva dagli anni 70 e mentre si scopriva il punk rock, nella periferia si diffondeva anche l’eroina. Il Casalone diventò da subito un rifugio per un gruppo di ragazzi che pensava che c’era un modo migliore di ‘evadere’ dalla difficoltà della vita di periferia rispetto alla droga. Piano piano il ritrovo di quartiere ha cominciato a diventare una meta per tutti i creativi della città, poi una istituzione culturale di Bologna ed infine un club conosciuto in tutta Europa. Noi amiamo dire che il Covo esiste da più di trenta anni ed ha una gestione continuativa. Ancora oggi i due fondatori del Club, Yanez e Dedu, oltre ad essere dj residents, rimangono un punto di riferimento importante per noi che gestiamo il locale ora”, ci racconta il Comitato Direttivo del club, aggiungendo: “C’e un lavoro di ricerca continua, compriamo una marea di dischi e di riviste musicali di tutto il mondo e non ci stanchiamo mai di scoprire gruppi nuovi. Questo perché da sempre il Covo cerca di proporre il meglio della scena rock indipendente/alternativa e non possiamo non essere sempre super aggiornati. Solo in questo modo siamo riusciti a regalare al nostro pubblico alcune chicche, gruppi che hanno suonato da noi poco prima di esplodere in tutto il mondo come Mumford & Sons, The Libertines, Franz Ferdinand, Beach House, Gossip o Animal Collective. Tutto questo senza dimenticarsi che il nostro è un locale di dimensioni molto ridotte e tanti dei nostri concerti sono così diventati storici”. Sull’aspetto della direzione artistica ecco il loro pensiero: “Sappiamo che possiamo sembrare presuntuosi, ma più di trenta anni di storia pesano molto sulle nostre spalle. Per questo pensiamo che la direzione artistica di un locale come il Covo sia una responsabilità enorme”. Il Comitato è anche ben sicuro sul consiglio da dare ad un giovane artista che voglia suonare al Covo: “Esibirsi da noi è sicuramente un trampolino di lancio, ma anche un piccolo punto di arrivo. Quindi, quando si ha l’opportunità di suonare qui, ci vuole una proposta musicale valida, una grande motivazione e soprattutto una forte identità”. Sulle carenze del locale il Direttivo è unanime: “Al Covo manca almeno un metro di larghezza in più nella sala concerti… Ci fosse quello sfioreremmo la perfezione” e mentre sorridono ci consigliano anche altri club: “Una doverosa citazione per l’Estragon, con cui collaboriamo da anni, dove lavorano persone con un livello di professionalità davvero straordinario. Invece in Italia sono da citare lo Spazio 211 a Torino e il Circolo degli Artisti a Roma, dove spesso passano gruppi che fanno tappa anche da noi”. Infine scatta un paragone: “Sicuramente un locale come il Covo funzionerebbe meglio in città come Londra, Berlino, Parigi, New York o San Francisco. Potrebbe essere aperto sette giorni a settimana e permettersi una programmazione davvero unica. Ma onestamente siamo felici di essere a Bologna, che da un punto di vista musicale è sempre stata all’avanguardia e che non ha nulla da invidiare a città di pari dimensione nel resto del mondo”.
Richieste insolite ce ne sono state tante, ma onestamente niente di veramente incredibile… Forse perché con gli anni ci siamo abituati anche ai rider più inconsueti. Un episodio curioso è successo quando hanno suonato da noi i The Fall di Mark E. Smith. A quanto pare il giorno prima Mark litigò con il suo tour manager, che per scusarsi con il suo artista ci telefonò chiedendo di far trovare un mazzo di rose in camerino. Sul versante dei bei ricordi è bello rammentare due concerti storici come quelli di Teenage Fanclub e Spoon, gruppi che davvero, anche nel momento in cui hanno suonato qui, non era facile vedere in un locale così piccolo. Due concerti indimenticabili, con la sensazione di avere avuto davvero delle vere rockstar sul palco. Con dispiacere ne ricordiamo due che non ci sono mai stati, quelli di We Were Promised Jetpacks e di Leisure Society. Dovevano suonare al Covo nel weekend in cui abbiamo ricevuto la terrificante notizia della scomparsa del nostro socio Max, per anni anima di questo club.