Se nella tua vita sei diventato un produttore, musicista, direttore artistico, editore, discografico, talent scout, manager qual è stata la tua formazione musicale negli anni dell’adolescenza?
Una semplice domanda che nasconde una profonda risposta. Scopriamo insieme cosa ascoltavano e cosa leggevano i valutatori di Sonda.
Ho cominciato ad ascoltare (e acquistare) musica in maniera quasi maniacale esattamente a 10 anni (1976).
Riempivo quaderni di nomi di artisti e canzoni e seguivo le classifiche internazionali in un programma Radio Rai che ogni settimana faceva ascoltare le canzoni più vendute in Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti (peccato abbiano smesso di trasmetterlo già nei primi ottanta).
In seguito per quel che riguarda la radio l’adolescenza è stata occupata dai programmi serali e pomeridiani Rai (Planet rock, Stereodrome, Alberto Campo poi fondatore di Rumore era il mio speaker preferito per le selezioni che faceva, tutta la prima new wave, il post punk e la prima wave italiana da Bologna e Firenze).
A 13 anni ho cominciato a comprare Mucchio Selvaggio e Rockerilla, poi quando è partito intorno al 92 ho cominciato l’acquisto mensile di Rumore (che mi accompagna ogni mese da allora).
Per quel che riguarda la radio durante l’università mi ricordo di Radio Ulisse (Pisa), Controradio (Firenze) e Radio Flash (Torino). A seconda di dove mi trovavo.
L’acquisto di dischi veniva quindi influenzato dalle recensioni delle riviste specializzate (anche straniere, prima Q, NME, Melody Maker poi Mojo dalla Gran Bretagna e Les Inrockuptibles, la mia rivista in assoluto preferita, dalla Francia) e dagli ascolti radiofonici dei programmi specializzati in nuovo rock e musica elettronica.
Sono molto presto diventato un “ascoltatore professionista” con lunghi elenchi di dischi da ascoltare e acquistare.
In fondo anche da Direttore Artistico, il mio vero ruolo è quello di “ascoltatore professionista” e si può dire che ho iniziato a 12 anni.
Per quel che riguarda i dischi che mi hanno influenzato si parte dai cantautori italiani (intorno ai 10 anni), poi Beatles e Kraftwerk. Poi a 13 anni (era il 1979) è arrivata la rivoluzione new wave (e a quel punto per anni ho sentito Devo, Cure, Joy Division, Depeche Mode, Costello, John Foxx e i primi vagiti della wave italiana Diaframma, Neon, Litfiba e Italian Records in primis.
Successivamente tutta l’ondata inglese degli anni ottanta (dai New Order agli Smiths, dai Jesus & Mary Chain alla Sarah Records) e il mio gruppo italiano preferito di sempre (insieme ai miei Baustelle): i CCCP.
Vivendo in un paese come Borghetto Vara (La Spezia) abbastanza lontano da tutto, i concerti non sono stati una grande parte della mia crescita musicale (anche se mi ricordo qualche viaggio in treno da adolescente con un gruppo di amici fidati verso Bologna, Genova e Firenze per vedere U2, Depeche Mode, Psychedelic Furs e Cure negli anni ottanta). Memorabili i primi concerti dei Litfiba (ancora dark) e soprattutto dei Diaframma (ancora con Miro Sassolini) e CCCP.
E devo dire che mi entusiasmavano più i gruppi italiani che quelli internazionali.
Il lavoro che ho fatto sulla nuova musica italiana (firmando nel tempo Subsonica, Baustelle, Tre Allegri Ragazzi Morti, Massimo Volume, Zen Circus, Stato Sociale, Luci della Centrale Elettrica, Cosmo tra gli altri…) deriva senz’altro da questa mia passione giovanile.
Alla fine il ragazzo adolescente che passava il tempo nei negozi di dischi o a prendere appunti ascoltando la radio sarebbe fiero di me. Almeno penso.
Da ragazzo volevo cambiare le multinazionali, invece ci ha pensato la tecnologia a cambiarle (e spesso per il peggio). Ma qualche virus gliel’ho iniettato anch’io.