Se nella tua vita sei diventato un produttore, musicista, direttore artistico, editore, discografico, talent scout, manager qual è stata la tua formazione musicale negli anni dell’adolescenza?
Una semplice domanda che nasconde una profonda risposta. Scopriamo insieme cosa ascoltavano e cosa leggevano i valutatori di Sonda.
Radio, dischi, riviste, concerti. Ho iniziato a suonare intorno agli 11 anni, spinto da curiosità per questi organi Farfisa che avevano due tastiere, la pedaliera dei bassi e una batteria elettronica con ritmi ed accompagnamenti preprogrammati su diversi generi musicali: samba. cha cha. swing…
Mio padre me ne regalò uno e questo fu il primo strumento della lunga serie che invase la mia camera da allora in poi.
Poi il pianoforte, le lezioni di pianoforte, poi l’Istituto Nazionale di Studi sul Jazz a Parma con Franco D’Andrea (istituto gratuito e pubblico) per imparare armonia. Quindi un percorso fatto di hardware (gli strumenti) e software (la passione, l’interesse, il piacere).
Sicuramente elementi che hanno supportato e alimentato questo amore per la musica, prima come ascoltatore poi come musicista compositore e produttore
sono stati appunto la radio, i dischi, le riviste, e i concerti.
La radio era una radiolina portatile a pile che ascoltavo in terrazza d’estate e i programmi erano solo quelli della RAI. Amavo le canzonette e ricordo “Crocodile Rock” di Elton John, “Sugar Baby Love” dei The Rubettes. Inutile dire che il tipo di selezione e di fruizione era completamente diverso da quello che hanno i giovani ora, vabbè l’ho detto…
I dischi erano proprio i dischi, cioè soprattutto i vinili lp che si compravano in 2/3 negozi a Bologna (negozi che non ci sono più: Nannucci, La coja, La casa del disco) anche se il primissimo 45giri l’ho comprato in un negozio di elettrodomestici sotto casa ed era ‘Come together’ dei Beatles, avevo 8 anni e alla radio avevo sentito questa musica con questi tamburi particolari…e poi ‘Venus’ degli Shocking Blue”, “Chirpy chirpy Cheep Cheep’ dei Middle of the road, ma questa era già del 71. Tutti vinili suonati rigorosamente dal mangiadischi Lesa bianco e rosso portatile e a pile.
Quindi, in ordine: la radio nelle trasmissioni di canzonette della RAI, i 45 giri, poi l’organo, la musica suonata in camera. Dopo andando alle superiori inizio a suonare in un gruppo, vado a vedere i concerti e leggo le riviste specializzate (CIAO2001 anche se più tardi arrivarono Musica 80 e Rockstar e Popster).
Crescendo gli episodi che vorrei fissare sono due. Due concerti gratuiti tenuti nel corso di una rassegna estiva presso il Parco della Montagnola di Bologna, non saprei dire che anno precisamente, ma sicuramente seconda metà degli anni ’70.
Ero proprio un ragazzino e mi meraviglio che mi fosse permesso di uscire così tardi per andare così a zonzo…ma insomma: Enrico Rava e la sua tromba in trio (o in quartetto) e poi un’altra sera Frederic Rzewski con un concerto per piano solo. Ricordo Rzewski suonò alcune variazioni di ‘El pueblo unido, jamás será vencido’ e un pezzo di (credo) Braxton. MERAVIGLIA E STUPORE: Non capivo niente, in fondo non mi interessava sapere niente, solamente ricordo che sentivo la magia che sprigionavano queste esecuzioni e queste musiche, decidendo proprio lì che la musica sarebbe stata dentro la mia vita.
Questo facilitò e confortò il naturale passaggio da ascoltatore a musicista.
Sentire dopo qualche anno la conferenza che Brian Eno tenne nella Sala dei 600 a Bologna fu per me una conferma. Sentire Eno che parlava della assoluta fondamentale importanza della registrazione multitraccia, e del “suonare lo studio di registrazione” era esattamente quello che in quei giorni con Gianni Gitti stavo facendo per registrare il mio disco “18/8/81”. Quella descritta da Eno era per noi una prassi creativa molto istintiva naturale e, insomma, c’eravamo anche noi ed era appunto il 1981 e avevo già 20 anni.
Già dal 1978 suonavo con il Confusional Quartet , a Bologna era tutto veloce in quello scorcio 1978/1981 (suonare in un gruppo e trovarsi adolescente davanti a migliaia di persone in Piazza Maggiore, alla Bussola a Camaiore, in vari palazzetti dello sport e locali in giro per l’Italia), sembrava tutto naturale e sequenzialmente normale.
Ma frequentavo la seconda superiore, anni prima, quando andai al primo concerto che vidi dal vivo: il Banco del Mutuo Soccorso al MAC2 tra Modena e Bologna. Nelle radio arrivarono anche le frequenze delle radio libere, e non si ascoltavano più canzonette, ma si ascoltavano gli Area de ‘La mela di Odessa’, i Suicide di ‘Cherie Cherie’, Vasco Rossi di ‘Albachiara’ e la nostra ‘Volare’ tutte mescolate insieme come se fosse normale.
Oltre le occasioni casuali, sono importanti anche i nomi e le persone. Mio padre che mi comprò i primi strumenti musicali, Stefano che mi fece innamorare nel 73 dei Genesis (disco basilare nei miei ascolti di allora “The lamb lies down on Broadway), e Luca che mi consigliò di ascoltare gli Area e i Suicide. Bang.