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DISTILLERIE ITALIANE: Stato di Grazia

C’è un sacco di roba dentro la musica dei Distillerie Italiane, formazione bolognese di sei elementi che dopo due demo nel 2013 e 2014 pubblica su Seahorse Recordings questo album d’esordio, “Stato di Grazia”. La matrice della band, come si intuisce già dalla copertina, affonda le radici nel rock psichedelico e progressive, seguendo una certa tradizione felsinea, senza limitarsi però nei confini del genere: non mancano infatti incursioni post-rock, kraut, elementi elettronici, e un certo lirismo nei testi. A tratti, insomma, più che avere l’impressione di trovarsi davanti a degli epigoni di PFM e Area, nel recitativo della voce si trovano echi delle esperienze di Giovanni Lindo Ferretti (“La Solitudine di Cerbero”) o di Pierpaolo Capovilla (“Persuaso”). Si rileva però che nel disco emergono le canzoni, mentre i brani più lunghi e marcatamente psych perdono un po’ di mordente. I Distillerie Italiane sono davanti a un bivio: lavorare meglio sulle strutture lunghe, oppure trasformarsi definitivamente in una band rock più compatta? Noi speriamo nella seconda ipotesi.

(Seahorse Recordings) CD / Digitale

DYNAMICA: Dynamica

Chi conosce un pochino la scena musicale di Modena sicuramente li ha già sentiti nominare, dato che i Dynamica esistono da ben 10 anni (a memoria forse anche qualcosina di più) e si sono sempre dati un gran da fare, soprattutto sul palco, coprendo in una decade quasi tutto il Nord Italia e non facendosi mancare un bel po’ di concorsi. Come mai questo album di debutto omonimo arrivi solo ora è (quasi) un mistero… oppure no? Ascoltando questo disco, quattordici (quattordici!) tracce di hard rock vecchio stile, blues, riff di chitarra tirati e voci che vanno sempre più su, fino a qualche tempo fa sarebbe stato facile marchiare i Dynamica come gruppo di nicchia, arrivato fuori tempo massimo a rivivere i fasti di un genere ormai morto. Ma ora, con band come i Greta Van Fleet che riempiono i palazzetti un po’ ovunque, e i Maneskin che fanno riscoprire il rock al pubblico televisivo italiano, la situazione è un bel po’ diversa. Che i tempi siano maturi perché i ragazzi finalmente si possano togliere qualche soddisfazione? Long live rock’n’roll!

(Areasonica Records) CD / Digitale

Quid: SONDAinONDA

I Quid nascono nel 2016 e suonano rock in italiano. Un anno fa pubblicano il primo, omonimo, contenente tre brani.
Al momento hanno in cantiere un importante progetto che andrà a concretizzarsi in un live di beneficenza a febbraio 2020 presso il Teatro Storchi di Modena.
Ascolta il brano Resti che i Quid hanno suonato in acustico a fine intervista

SONDAcase: Le Piccole Morti

Il nucleo della band è attivo dal 2010 e durante questi anni ha pubblicato due dischi autoprodotti con il nome Old Scratchiness.
La svolta arriva nel 2017: cambio di line-up, testi in italiano e un nuovo nome. Si definiscono noir rock, una sorta di rock alternativo con spunti elettronici e cantautorali.
Per SONDAcase Le Piccole Morti presentano in anteprima assoluta il nuovo ep Vol.1 uscito a fine settembre.

Niko Albano: SONDAinONDA

Niko è un giovane cantautore campano, bolognese d’adozione, che si ispira prevalentemente ad artisti britannici come James Morrison e Paolo Nutini. Nel 2018 pubblica il primo singolo autoprodotto Forget Your Touch per poi passare alla lingua italiana con i successivi Volersi Liberi e Non Serve Domani.
Ascolta Non Serve Domani che Niko ha suonato per SONDAinONDA in coda all’intervista

Telegraph Tehran: SONDAinONDA

Telegraph Tehran è un progetto musicale synth-electro pop che nasce a Bologna. Le sonorità rock-shoegaze del primo album vengono abbandonate dopo un cambio di organico che porta alla pubblicazione dell’ep Marea del 2018. La band sta ultimando le registrazioni del nuovo disco che uscirà entro fine anno.

Ascolta il brano Box Ten in versione semi-acustica che i Telegraph Tehran ci hanno lasciato in coda all’intervista.

SONDA NIGHT. 13 settembre, Giardini Ducali – Modena

Sonda Night, una serata con le band di Sonda all’interno della manifestazione Giardini d’Estate presso i Giardini Ducali di Modena.

Sul palco, a partire dalle 21.30:
Track Chase
Natan Rondelli
The Glan
Particles

Sonda Tour: le aperture nei locali partner 2018/2019

Ecco le prime aperture confermate con gli artisti di Sonda per questa stagione di collaborazione con live club e festival dell’Emilia Romagna:

COVO CLUB
– 12 ottobre: SILKI + CADORI in apertura a Molly Nilsson + Generic Animal
– 23 febbraio: OAKS FOR RENT 
in apertura a Trail of Dead

BRONSON
– 12 ottobre: DELLA + BY.LL in apertura a Santii

OFF
– 16 novembre: IL CORPO DOCENTI
in apertura a Matteo Borghi dj
– 7 dicembre: COLLECTIN’S SPARKS in apertura a Matteo Borghi dj
– 22 dicembre: LUDWIG MIRAK in apertura a La Municipal
– 26 gennaio: FUXIMILE, SAPONE INTIMO, ROADHOGS in apertura a Passerotto dj

LA TENDA
– 12 ottobre: GIVE VENT in apertura a Fine Before You Came
– 16 febbraio: LE ZAMPE DI ZOE + ELIA 
in apertura a Colombre
– 7 marzo: GIACK BAZZ
in apertura a Fast Animals and Slow Kids
– 21 marzo: BARONE LAMBERTO
in apertura a Willie Peyote
– 11 aprile: IL GRANDE GALLO NERO in apertura a Maria Antonietta

SPLINTER CLUB
– 12 ottobre: OVERTOUGHT + IL CORPO DOCENTI in apertura a Scarda
– 1 febbraio: MESSIA in apertura a Cor Veleno
– 5 maggio: BINGE DRINKERS in apertura a Little Villains

LOCOMOTIV CLUB
– 1 marzo: MESSIA in apertura a Dutch Nazari
2 marzo: LUCA MARIA BALDINI in apertura a Giardini di Mirò
– 4 aprile: ONE GLASS EYE
in apertura a Fil Bo Riva
– 23 maggio: GIACK BAZZ in apertura a The Messthetics

FESTA DELLA MUSICA DI NONANTOLA (MO)
– 14 giugno: FUNNETS in apertura a Rumba de Bodas

FESTA DELLA MUSICA DI MODENA
– 21 giugno: GIACK BAZZ, MEDICAMENTOSA, DAVIDE AMATI  in apertura a Dutch Nazari e Giorgio Poi

GODOT FESTIVAL
– 6 settembre: ANDRE VELENO + FUCKING COOKIES  in apertura a Auroro Borealo
– 7 settembre: HYGGE in apertura a Venerus + Lo Straniero

 

I pensieri dei valutatori: Marcello Balestra

Nuovi negozi di dischi stanno aprendo un po’ dovunque. Il vinile è tornato ad essere un supporto amato ed acquistato. Ai concerti si registrano sold-out ad un ritmo vertiginoso, mentre i talent e il Festival di Sanremo macinano share da capogiro. Sono segnali di una ripresa o di una imminente apocalisse? Ecco cosa ne pensano i valutatori di Sonda.

IL TALENTO È FUORI DAL TALENT CHE PRODUCE SOLO
L’ISTANT SHOW”!
(lettera da Casartista, un luogo fuori tempo)

Se in Italia e nel mondo nel 2019 si parla ancora di talent, è perché la noia mista alla pigrizia ci pervadono a tal punto che, tanto vale vedersi chi va al talent……al posto nostro.

Sì, in fondo lo specchio del talent è talmente pulito e chiaro, che non facciamo altro che rivedere noi stessi, al posto di chi prova a salire sul palco per il suo “istant-show”, quello della performance canora sul suo cavallo di battaglia “a dondolo”! Sì, oramai anche i cavalli non sono più da battaglia, visto che le battaglie a cavallo esistono solo nella finzione del cinema o dal vivo in qualche gara clandestina della periferia italiana. L’Italia dei cantanti e dei navigatori, ma che oramai navigano solo in rete, come i cantanti cantano solo per un istante e poi ciao a tutti, baci, foto, selfie e a casa, a vedere chi canta per l’istante successivo!

Istagram è esattamente in linea con i talent, il tempo di una “storia” e non esisti più! Ma allora che dire nel 2019 sui talent? Che sono il palco della fanteria musicale, che con rispetto per ogni fanteria ha la dignità di partecipare al programma, sapendo che sarà la prima a cadere o a morire, a sparire per fare da massa critica per la cavalleria che segue e per i carri armati, quelli che a volte hanno la stoffa per colpire, per difendersi e per dare sicurezza al popolo, ops al pubblico. Sì, oramai sopravvivono solo i super-armati di qualità e di forza fisica e mediatica, ma in fondo solo quelli armati di capacità di coinvolgimento con il suono della voce, con la coerenza tra arte e persona, con la sincerità e trasparenza di chi è risolto nella vita e nella musica, con l’intensità di chi ha veramente bisogno di comunicare qualcosa, come se non ci fosse l’attimo dopo, così come il destino del popolo che partecipa ai talent, senza alcun peso specifico artistico e comunicativo!

Ma immaginiamo per un attimo se ai talent ci fossero solo i tank e non le pecorelle smarrite, magicamente non li guarderebbe nessuno, perché sarebbe come vedere un programma su Real time di sollevamento pesi, per cui nessuno a casa si sentirebbe rappresentato, nella sua mollezza e magrezza, da certi omoni muscolosi e rudi. Ecco allora che i talent finiscono per raccogliere sempre più persone molli, fuori tema, per dar luce e sostenere come regia chi è l’opposto e quindi mediamente dotato, per renderlo poi ancora più visibile, fino a sposarne il destino, proclamandolo vincitore del momento mediatico.

Finisce ancora così il talent nel 2019? Se è ancora così, vuol dire che il talent è solo e sempre rivolto a chi ama partecipare con gioia ignorante alla mattanza, ad essere giustiziato in massa, senza avere nemmeno capito perché o per cosa sia defunto, senza nemmeno aver detto chi fosse veramente. E il problema è solo questo, al talent ci si va per mentire anche a noi stessi, per mostrarci nella finzione della partecipazione, dell’emozionarci, del provarci, del canticchiare, del cercare la telecamera che ci aiuti a parlare ai genitori o a chi ci dovrebbe amare, che non sanno nulla di noi figli, che non hanno capito nulla della tv e che sperano di provare emozioni grazie al suicidio televisivo dei figli, che proprio in quel momento di coraggio imposto dal meccanismo mediatico, provano a chiedere scusa a se stessi per non aver avuto il coraggio di dire di no a tutti quelli che direttamente o indirettamente li hanno portati lì, lasciandoli soli a vivere un istante di vera finzione televisiva.

Il talent come tutta la tv è normalmente onesto e cinico, il partecipante è sempre incosciente, è una papera di plastica da pescare al luna park, che presto cambierà città. Il talento? Quello non basta, anzi non esiste o non si vede, se non si ha il coraggio di accettarlo come dono, di mostrarlo quindi in modo naturale e libero, anche cantando le solite canzoni utili agli ascolti televisivi, finché la tv saprà tenersi lo spazio che ha.

Ma allora cos’è, dov’è e chi ha talento? Talento è il vino che ci piace bere, il luogo dove andare al mare, il piatto che mangiamo con gioia, ossia sono le cose che sono in grado di emozionarci tutti i giorni, anche se non sono le più acclamate o famose. Ecco che chi ha qualcosa da dire, utilizza la rete per mostrare coraggio, bisogno di comunicare le sue novità, per poi dare appuntamento dal vivo ai curiosi e agli appassionati del nuovo artista di turno. Cantautori o band di apparente nicchia oggi scorazzano tra rete e concerti, totalmente incuranti del non essere così visibili, ma presenti nei sentimenti del pubblico che ascolta le loro storie, fatte di curiosità e normalità di quest’epoca, dove i veri fenomeni se non utilizzano brani commestibili, rimangono nell’ombra e dove i semplici autori cantanti possono colpire al cuore, per convinzione e semplicità narrativa, così come il pubblico mai sazio riesce a riconoscere, rivivendo in loro sentimenti costanti e comunque rassicuranti.

La curiosità oramai è fuori dalla tv, il talento non è di quest’epoca, ma almeno si esce per ascoltare, per sentirsi ascoltati come pubblico di sentimento e non solo come fan da evento di massa o conseguenza di un focus televisivo. Viva chi si confronta con lo standard della tv, chi riesce a usarla per dare al suo pubblico assaggi pop, in pensieri e musiche utili al sentimento collettivo quotidiano.

I pensieri dei valutatori: Marco Bertoni

Nuovi negozi di dischi stanno aprendo un po’ dovunque. Il vinile è tornato ad essere un supporto amato ed acquistato. Ai concerti si registrano sold-out ad un ritmo vertiginoso, mentre i talent e il Festival di Sanremo macinano share da capogiro. Sono segnali di una ripresa o di una imminente apocalisse? Ecco cosa ne pensano i valutatori di Sonda.

Da molti anni faccio il produttore musicale e mi trovo spesso ad affiancare professionalmente giovani artisti che vogliono concretizzare il loro lavoro e che vogliono proporsi all’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori.
Ho quindi la possibilità di vedere le due facce della medaglia: chi fa le cose e chi prova poi a venderle.
In questi ultimi tempi le praterie lasciate libere dal declino dell’industria discografica sono state invase da altri soggetti commerciali, più adatti a rendersi protagonisti del mercato.
Esempi di questi soggetti sono Nicola Cani, Bomba Dischi, Maciste Dischi, 42Records.
Questi non sono rivoluzionari, non hanno soppiantato nulla.
Hanno colmato spazi imprenditoriali lasciati vuoti dalle majors che si sono ridimensionate e che ora si occupano d’altro (molto spesso però collaborando con loro per alcuni segmenti della filiera).

• I giovani artisti esordienti non sanno di quanto si è ridimensionato il lavoro in termini economici se paragonato a 20 anni fa quando una hit ti cambiava la vita, non sono figli del declino ma costituiscono la generazione dopo il declino che, anche dal punto di vista artistico, non subisce pesantezze o depressioni.
Una generazione che non deve portare testimonianza di alcunché ma può e vuole essere solo di intrattenimento, più o meno leggero.
• Il declino può essere individuato come coincidente con l’epoca televisiva, i lunghi anni di televisione commerciale, un buio culturale.
La ripresa è paradossalmente individuabile con la nascita del web (o per meglio dire con l’inizio di un uso specifico del web dato dai suoi tempi e dai suoi linguaggi) che ha di certo generato la grande crisi industriale della vendita dei supporti (cd, film, giornali), ma ha anche poi generato nuove procedure e opportunità promozionali e nuovi mercati per nuove generazioni di artisti e di consumatori.
Chi è vecchio o hipster e ama gli oggetti, la musica la compera volentieri in vinile, di cui osserviamo una ripresa commerciale oramai consolidata.
Chi è giovane la musica non la compra, la ascolta e basta, dalla rete.
• Parallelamente, gli eventi live tornano ad affermare la loro importanza come momento sia popolare, sia economico.
È impossibile immaginare un prodotto musicale odierno che non abbia una valenza live, senza la quale tale prodotto non sarebbe utile a generare consensi popolari e incassi.
• In termini artistici chi costituisce la scena indipendente è passato dall’essere “protagonista perché antagonista” all’essere “protagonista” e basta. Cioè se prima essere “contro” aveva una valenza rappresentante una precisa collocazione sia culturale che di mercato, ora non vi è più “alternativa”: la scena indipendente è diventata tutt’uno con la scena mainstream, a parte qualche rivolo di risulta dai vecchi tempi.
Culturalmente sono stati sdoganati, digeriti e superati tanti aspetti e tanti tabù che hanno irrigidito e reso disperata e per certi versi snob per molto tempo la musica indipendente italiana.
La musica definita indipendente o alternativa è oggi diventata in breve tempo mainstream e popolare, trovandosi già adatta e pronta per quell’uso.
Vedere oggi il cast di Sanremo mescolarsi al cast del Primo Maggio non deve apparire strano.
• Senza problemi i nuovi cantautori e autori di canzonette rifanno (in parte) il verso a voci e a melodie considerate fino a poco tempo fa inavvicinabili (echi di Venditti, Dalla, Battisti ecc), e così sentiamo delle nuove canzoni, che possiamo cantare tutti insieme, con melodie e testi contemporanei.
Escono sul mercato nuovi nomi che muovono interessi e soldi, e questo per l’Italia è un dato positivo per tutta la scena.
Le estati tornano ad avere le canzoni di successo, dopo anni di oblio delle canzonette.
Il juke box degli anni 60 e 70 adesso è dentro ogni telefono.
E rimbalza sulle radio e nelle TV.
Il click, il passaggio, è avvenuto durante l’apertura di Radio DeeJay alle musiche di Cosmo e di Brunori SAS, è avvenuto con l’uscita di Calcutta, con l’uscita di Motta, con la crescita mainstream de Lo Stato Sociale, la conferma stilistica de I Cani.
Intendiamoci, non è che si sono aperte le porte del paradiso a cani e porci: le forche caudine della qualità del linguaggio, di cosa funziona e cosa no, ci sono sempre.
I progetti sopra scritti hanno avuto anni di incubazione, crescita, gavetta.
Può cambiare l’attitudine, ma c’è sempre bisogno di essere a fuoco come prodotto, di lavorare tanto, di avere un ruolo attivo soprattutto in una scena germinale live, vero banco di prova per la selezione e la crescita dei prodotti.
• Adesso per chi ci prova c’è la concreta consapevolezza (non più solo la speranza), che se si è adatti al mondo della comunicazione e del mercato ci sono delle possibilità di uscire fuori e di farsi notare, di segnalare la propria esistenza.
Intorno agli esordienti non vi è più il deserto che costringeva noi produttori a dover spiegare ai gruppi ed agli artisti che, parallelamente alla produzione di un progetto, ci si doveva occupare in proprio di mettere in fila – se non sostituire – tutti o quasi tutti i pezzi di una filiera ‘discografica’ e ‘manageriale’ che era sempre più estemporanea disperata e agonizzante.
Fino a pochi anni fa si auspicava una forzata autarchia che oggi pare non più necessaria in modo così disperante.
• La generazione del dopo declino non sente il peso ed il fardello culturale del fare musica ereditato dagli anni 60/70.
Per la maggioranza degli artisti alternativi non si è più degli “antagonisti con la voglia di fare soldi”, ma si è dentro e parte della macchinetta dello spettacolo.
Si è, finalmente e consapevolmente, “intrattenimento”.
Intrattenimento è una parola utile per spiegare la leggerezza l’energia e la differenza di come vengono sentiti il fare il vendere e il consumare musica oggi, rispetto alle generazioni precedenti.
Gli autori di Sanremo attenti ad accontentare ogni possibile ascoltatore, da decenni riservavano una casella alla musica indipendente italiana.
Subsonica, Blu Vertigo, Afterhours…
Oggi quella casella si è parecchio allargata e, il tentativo di “partecipare provocatoriamente per valorizzare la propria differenza e contrapposizione”, da attitudine è mutato in naturale ammiccamento e voglia e piacere di vincere.
• Ridefinito il “nuovo mainstream” molti individuano nella musica trap l’odierna tendenza “ribelle” e “contro”.
Per tutte le cose scritte più sopra non credo sia applicabile una definizione e soprattutto una analisi simile; trovo interessante però osservare che la trap da un punto di vista commerciale e comunicativo utilizza esclusivamente il web per quanto riguarda la diffusione e la promozione.
È musica che gira solo nei telefonini, nelle playlist e nei passaparola.
Poi, come ogni corrente alternativa, travasa alcuni progetti nel mondo mainstream.
• A livello planetario il comparto entertainment ha davanti a sè ancora una bella prospettiva di crescita (la nostra società per come è e per come sarà richiede e richiederà valvole di decompressione, momenti di realtà virtuale dove la gente possa utilizzare il “tempo libero”).
Quindi c’è e ci sarà richiesta di musica che ci tenga compagnia.