Stefano Casoli Inizia la sua carriera musicale esibendosi con alcuni gruppi musicali nella zona di Reggio Emilia, Modena, Parma e Bologna, dall’età di sedici anni. Dopo alcune prime esperienze all’interno di tribute-band, ad un tratto Stefano sente il bisogno di proporre brani inediti. Polistrumentista, iniziò a collaborare con un progetto rock/roots di brani originali firmati dal cantautore reggiano Fabio Gualerzi, gli Statale 9, in qualità di batterista ed arrangiatore, proponendo un repertorio cantautoriale in varie manifestazioni musicali emiliane guadagnando numerosi passaggi radiofonici su RadioReggio e K-Rock Radio, note stazioni radiofoniche dell’Emilia Romagna. Attualmente colllabora come autore, chitarrista, cantante e batterista nel progetto Nuovo Delirio, band che propone un repertorio in lingua italiana di brani inediti; nel loro primo EP hanno collaborato con Lucio Boiardi Serri, fonico di artisti come Luciano Ligabue (Mix di “Arrivederci Mostro” Acustico, premio Luigi Tenco 2011) e Lucio Dalla. Nel 2013 Stefano si propone anche come cantautore e a SONDAinONDA ci parla proprio di questo nuovo percorso solista regalandoci la versione acustica del brano Elena.
Tre bands di Sonda – Settembre Adesso, Soul Stirring Sound, Ex Presidenti – apriranno il concerto di Capodanno il 31 dicembre sul palco di Piazza Grande a Modena, a partire dalle ore 22.30.
Alle 23.30 Paolo Belli in concerto.
Chiki è un cantautore e produttore nato in Ghana che vive a Modena da dieci anni. La musica è la sua grande passione fin da bambino e già nel periodo in cui frequenta le scuole superiori acquista, grazie a un lavoro part-time, le attrezzature per il suo primo home studio. Dopo qualche anno collabora con American Records come artista e come autore per altri giovani indipendenti. Chiki spazia dalla musica dance al pop, dall’electro fino all’hiphop. Ha collaborato con artisti tedeschi noti nell’ambito rap/r&b come il rapper Carlprit e la band Cascada. Il suo video del brano My Lady Gaga ha già ottenuto oltre 200mila visualizzazioni su Youtube.
I Chicken Queens nascono alla fine del 2011 dalla grande passione per il blues di Matteo, il cantante chitarrista, cresciuto con i vinili del nonno, chitarrista pure lui. Dopo due cambi di batteristi Matteo riesce a trovare finalmente l’intesa perfetta con Luca, conosciuto durante una jam. Subito i due si mettono a lavorare alla stesura di pezzi proprio mescolando blues e garage creando una sonorità estremamente ruvida e primitiva. Dopo pochi mesi di sala prove, a ottobre 2012, il duo registra amatorialmente The Blues EP, con 4 tracce che già delineano il genere e le intenzioni della band. Segue un inverno ricco di live e con un intenso lavoro per migliorare l’affinità tra i due che fanno dell’improvvisazione sul palco una delle loro carte vincenti. Nonostante la giovane età il gruppo ha già in repertorio molti brani originali tra cui anche ‘The Edge of Fear’ che hanno registrato in versione acustica per il nostro canale Youtube.
Alesya esce con il nuovo singolo Dolce pioggia.
Dopo il debutto estivo con Notte Elettrica arriva in radio dal 15 novembre il nuovo singolo Dolce Pioggia, una rock ballad recentemente presentata nell’ambito del Pinktober all’Hard Rock Cafè di Firenze.
Il brano è stato scritto da Alesya , registrato e mixato alla Barchessa Bolivar di Rubiera (RE) da Marco Montanari che ha anche suonato le chitarre e curato la produzione artistica, con la collaborazione di Alessandro Costoli al basso e Gabriele Ferrari alla batteria.
Il progetto Karbonio14 è creato e condiviso da quattro artisti emiliani che evocano e interpretano l’immaginario sonoro del british‐pop: suoni caldi, apparentemente imprecisi, ma al tempo stesso curati, tipici della scena moderna inglese, che guarda al percorso tracciato da gruppi come i Coldplay. L’album di esordio “Tra le Luci Bianche”, uscito lo scorso Aprile, parla delle dinamiche che si generano quando un individuo è costretto a confrontarsi con qualcosa che è più forte di lui, sia questa una persona di cui è follemente innamorato o che ha definitivamente perduto, una dipendenza o qualcosa che non c’è più. In ogni traccia dell’album sono presenti due soggetti, quello narrante, l’io, e una controparte, non sempre identificabile in una persona, con cui il “protagonista” interagisce in diversi modi. L’album è il frutto di una lunga gestazione in due anni di lavoro, in vari studi di registrazione e frutto di tante collaborazioni tra cui Mistachic, Paolo Alberta, Luca Pernici, Fabrizio Barbacci, Andrea Mazzali e Marco Ligabue.
A fine intervista ci hanno regalato una versione acustica del brano “Un Tuffo Dentro al Cielo” che potete vedere e ascoltare sul nostro canale Youtube.
Dopo la prima, leggendaria intervista per SONDAinONDA, i Tange’s Time sono tornati per raccontarci la gestazione del nuovo album Un Agosto Senza Uova.
Per chi non li conoscesse i Tange’s sono un gruppo di Carpi le cui origini sono tuttora avvolte nel mistero. C’e chi dice che il gruppo esistesse già dai primi anni 90, durante i quali avrebbe realizzato, in maniera del tutto LO-FI, almeno 4 o 5 dischi, tutti rigorosamente irreperibili e con chissà quale formazione. È comunque solo dal 2007 che il gruppo trova la propria identità e inizia a suonare in pianta stabile, intraprendendo un intensa attività live atta a promuovere la propria musica: non un genere vero e proprio, ma un mix di musica delirante che si fa largo tra vari generi; alcuni potrebbero definirli, sbagliandosi, “demenziali”, di sicuro quello che non manca al gruppo è un attitudine rock, forse quasi punk.
Difficile in ogni caso descrivere i Tange’s Time a parole… i Tange’s Time vanno visti dal vivo. Già, perché è proprio sul palco che la band dà il meglio di sé, proponendo non un semplice concerto, ma un vero e proprio show capace di intrattenere e divertire gli spettatori; uno spettacolo delirante, ma allo stesso tempo innovativo e originale.
Al Diagonal Loft Club hanno suonato tra gli altri: Matt Elliott, The Dub Sync, Little Dragon, Subsonica, Marco Parente, Gala Drop, Paolo Benvegnù, Like a Stuntman, Oh No Ono, Manuel Agnelli, Le Luci della Centrale Elettrica. Ha una capienza di 200 posti e si trova in viale Salinatore 101 a Forlì. Per informazioni: info@diagonaloftclub.it – tel. 338.3269866.
Paolo Spaccamonti live
“Il Diagonal Loft Club nasce nel dicembre del ‘95 da un pezzetto degli ‘attivisti’ che organizzavano le serate Ex-Machina a Forlì. Era una specie di collettivo informale in cerca di un luogo proprio. Così alcuni di questi ragazzi ristrutturarono e misero a norma gli spazi che ancora oggi sono quelli del Diagonal Loft Club. In origine la forma societaria era la cooperativa e il locale fu affiliato all’ARCI. Nonostante i parecchi cambiamenti di personale e di gestione avvenuti in quasi 17 anni di attività, il Diagonal Loft Club è sostanzialmente rimasto fedele alla visione (e missione) di allora”, ci dice con entusiasmo Davide Fabbri, che prosegue: “Dal punto di vista – diciamo così – oggettivo ci sono alcune caratteristiche del locale che limitano l’organico delle band a 4/5 persone e che scoraggiano dall’ospitare gruppi con eccessivo volume dal palco. Se a questo aggiungiamo la particolare predilezione dello staff per le sonorità elettroniche, viene fuori una programmazione orientata su piccole band con un’importante (ma non esclusiva) componente tecnologica/elettronica. Cerchiamo di portare sul nostro palco gruppi stranieri in tour in Italia, che molto spesso hanno le caratteristiche appena menzionate. Poi, ovvio, capita che ci innamoriamo anche di progetti folk particolari e altre situazioni più comuni”. Davide, dal canto suo, ha ovviamente una visione di cosa significhi ‘direzione artistica’: “è una questione delicata, direi che la vivo come un totale arbitrio dalla forte ricaduta politica. Posso affermare che reputo riuscita una scelta artistica quando tutti (band, pubblico, tecnici, baristi, ecc.) sono felici di quello che sta accadendo e nel modo in cui accade. Credo che la direzione artistica di un posto come il nostro abbia tanto a che fare con la diplomazia e la capacità di mediazione quanto con la visione e l’azzardo”. Una sua disamina sul mondo dei live è saldamente ancorata alla realtà: “Pensando in generale mi viene da dire che la proliferazione di band, booking, etichette e promoter abbia sfilacciato e livellato verso il basso tutta la questione, perlomeno per quanto riguarda spazi come il nostro. è molto bello avere a che fare con la musica in qualche modo, questo lo capisco bene, ma non è perché hai un indirizzario che sei un promoter, o perché ti prestano una stanza in un circolo che diventi un locale. Questo solo per dire che di situazioni a costo zero rette esclusivamente sulla buona volontà ne abbiamo viste nascere e morire parecchie. Quello chiamato il business dei live è una cosa complessa che va dalla dotazione tecnica ai permessi per gli spettacoli, passando naturalmente dal compenso degli artisti al biglietto d’ingresso (il Diagonal Loft Club è a ingresso gratuito da sempre), fino alla richiesta di finanziamenti. La questione strettamente economica invece è alquanto semplice, ci sono pochi soldi. E questo lo sanno tutti. Ma mettere gli artisti nelle condizioni di fare un bel live, avendo cura di loro può, in qualche modo, compensare quello che economicamente è venuto a mancare nel tempo”. Infine ci cita due locali degni di nota: “Starei in zona e dico Area Sismica e Clandestino”.
Davide Fabbri
Un grande concerto è stato sicuramente quello dei portoghesi Gala Drop qualche mese fa, band incredibile, con tanto di sigarette accese sul palco (in Portogallo è ancora ammesso) e rimozione del furgone per divieto di sosta. Fu pessimo, invece, quando due artisti italiani più che navigati (non farò nomi) si lamentarono del chiacchiericcio del nostro pubblico, così poco “rispettoso” della loro maestria.
Il Covo Club è in viale Zagabria 1 a Bologna. Ha una capienza di 270 spettatori e si può contattare alla pagina www.covoclub.it www.facebook.com/ilcovoclub. Tra gli artisti più importanti che hanno calcato il suo palco: The XX, Mumford & Sons, The Libertines, Gossip, Refused, Decemberists, Franz Ferdinand, Animal Collective, Mogwai, Black Lips, The Drums, Godspeed You Black Emperor, Trail Of Dead, Mars Volta, Afterhours, Subsonica, Broken Social Scene, Beach House, Teenage Fan Club, Superfurry Animals, Jay Reatard. I sold out più clamorosi, quelli in cui la gente ha iniziato ad arrivare dal pomeriggio, sono stati quelli di The XX, Blood Brothers, The Brian Jonestown Massacre, Baustelle, Le Luci della Centrale Elettrica, Shout Out Louds, Clap Your Hands Say Yeah, Franz Ferdinand, The Go Team, The Organ, Long Blondes, Xiu Xiu, Calla e recentemente la serata dedicata a Manchester con Peter Hook dei Joy Division/New Order e Mike Joyce dei The Smiths.
Franz Ferdinand live
“Il Covo nasce nel 1980 come un ritrovo di ragazzi di un quartiere difficile, come era San Donato a Bologna. Si usciva dagli anni 70 e mentre si scopriva il punk rock, nella periferia si diffondeva anche l’eroina. Il Casalone diventò da subito un rifugio per un gruppo di ragazzi che pensava che c’era un modo migliore di ‘evadere’ dalla difficoltà della vita di periferia rispetto alla droga. Piano piano il ritrovo di quartiere ha cominciato a diventare una meta per tutti i creativi della città, poi una istituzione culturale di Bologna ed infine un club conosciuto in tutta Europa. Noi amiamo dire che il Covo esiste da più di trenta anni ed ha una gestione continuativa. Ancora oggi i due fondatori del Club, Yanez e Dedu, oltre ad essere dj residents, rimangono un punto di riferimento importante per noi che gestiamo il locale ora”, ci racconta il Comitato Direttivo del club, aggiungendo: “C’e un lavoro di ricerca continua, compriamo una marea di dischi e di riviste musicali di tutto il mondo e non ci stanchiamo mai di scoprire gruppi nuovi. Questo perché da sempre il Covo cerca di proporre il meglio della scena rock indipendente/alternativa e non possiamo non essere sempre super aggiornati. Solo in questo modo siamo riusciti a regalare al nostro pubblico alcune chicche, gruppi che hanno suonato da noi poco prima di esplodere in tutto il mondo come Mumford & Sons, The Libertines, Franz Ferdinand, Beach House, Gossip o Animal Collective. Tutto questo senza dimenticarsi che il nostro è un locale di dimensioni molto ridotte e tanti dei nostri concerti sono così diventati storici”. Sull’aspetto della direzione artistica ecco il loro pensiero: “Sappiamo che possiamo sembrare presuntuosi, ma più di trenta anni di storia pesano molto sulle nostre spalle. Per questo pensiamo che la direzione artistica di un locale come il Covo sia una responsabilità enorme”. Il Comitato è anche ben sicuro sul consiglio da dare ad un giovane artista che voglia suonare al Covo: “Esibirsi da noi è sicuramente un trampolino di lancio, ma anche un piccolo punto di arrivo. Quindi, quando si ha l’opportunità di suonare qui, ci vuole una proposta musicale valida, una grande motivazione e soprattutto una forte identità”. Sulle carenze del locale il Direttivo è unanime: “Al Covo manca almeno un metro di larghezza in più nella sala concerti… Ci fosse quello sfioreremmo la perfezione” e mentre sorridono ci consigliano anche altri club: “Una doverosa citazione per l’Estragon, con cui collaboriamo da anni, dove lavorano persone con un livello di professionalità davvero straordinario. Invece in Italia sono da citare lo Spazio 211 a Torino e il Circolo degli Artisti a Roma, dove spesso passano gruppi che fanno tappa anche da noi”. Infine scatta un paragone: “Sicuramente un locale come il Covo funzionerebbe meglio in città come Londra, Berlino, Parigi, New York o San Francisco. Potrebbe essere aperto sette giorni a settimana e permettersi una programmazione davvero unica. Ma onestamente siamo felici di essere a Bologna, che da un punto di vista musicale è sempre stata all’avanguardia e che non ha nulla da invidiare a città di pari dimensione nel resto del mondo”.
Richieste insolite ce ne sono state tante, ma onestamente niente di veramente incredibile… Forse perché con gli anni ci siamo abituati anche ai rider più inconsueti. Un episodio curioso è successo quando hanno suonato da noi i The Fall di Mark E. Smith. A quanto pare il giorno prima Mark litigò con il suo tour manager, che per scusarsi con il suo artista ci telefonò chiedendo di far trovare un mazzo di rose in camerino. Sul versante dei bei ricordi è bello rammentare due concerti storici come quelli di Teenage Fanclub e Spoon, gruppi che davvero, anche nel momento in cui hanno suonato qui, non era facile vedere in un locale così piccolo. Due concerti indimenticabili, con la sensazione di avere avuto davvero delle vere rockstar sul palco. Con dispiacere ne ricordiamo due che non ci sono mai stati, quelli di We Were Promised Jetpacks e di Leisure Society. Dovevano suonare al Covo nel weekend in cui abbiamo ricevuto la terrificante notizia della scomparsa del nostro socio Max, per anni anima di questo club.
Il Calamita è ubicato in Via Tornara a Cavriago (RE), ha una capienza di circa 200 spettatori e per raggiungerlo, una volta arrivati in paese è sufficiente seguire le indicazioni per “La Cremeria”, che è il centro di formazione proprio di fianco al locale. Tra gli artisti che sono saliti sul suo palco è doveroso ricordare: Morgan dei Bluvertigo, Baustelle, Cristina Donà, Bugo, Offlaga Disco Pax, Marta Sui Tubi, Lydia Lunch, Faust, Howe Gelb, Teatro Degli Orrori, Dente, Diaframma e Malfunk. Tutti questi nomi hanno fatto il sold out, in particolare gli Offlaga nel 2010 e Cristina Donà nel 2003: in entrambi i casi non si riusciva a metter piede al Calamita dal fitto di gente che c’era.
Paolo Benvegnù live
“Il Calamita nasce alla fine del 1997 su un’iniziativa di alcuni ragazzi con la passione per la musica, alcuni musicisti e altri semplicemente appassionati, che decidono di formare un circolo, questo grazie anche al comune di Cavriago che mise a disposizione lo spazio del centro giovani e all’appoggio della Pro Music di Vezzano s/c che portò le attrezzature per creare un circolo esclusivamente per musica dal vivo. Grazie alla passione mai diminuita, il Calamita è diventato, negli anni, un punto di riferimento per la musica dal vivo non solo per la provincia di Reggio, ma anche per la regione e non solo”, ci racconta con trasporto Davide Fontanili, che prosegue: “Gli artisti che sono in cartellone al Calamita sono scelti da un’apposita direzione artistica, in collaborazione con la webzine Kalporz.com. Da ormai 9 anni la programmazione si concentra su musica originale, quindi evitiamo le cover band e quelle che omaggiano un artista, concentrandoci sul panorama indie-rock italiano e straniero”. Davide alla domanda di cosa significhi direzione artistica è molto sintetico, a ragion veduta: “La direzione artistica del Calamita, una volta decisa la linea con il direttivo del circolo, seleziona le varie proposte che giungono copiose al locale”. Davide è anche disposto a dare un consiglio agli artisti che volessero proporsi come attrazione per una serata nel locale di Cavriago: “Innanzitutto devono fare musica originale, o al massimo cover molto personalizzate, oppure iscriversi al concorso ‘Premio A.Daolio’ che si tiene al Calamita da 18 anni grazie Comune di Cavriago e all’Arci provinciale” e poi con passione ci racconta che “Per noi non è mai stato un business, ma una vera e propria passione nei confronti della musica che ci ha spronato ad andare avanti anche quando il periodo, come negli ultimi anni, non è certamente dei migliori. Pensando a una mancanza del locale mi viene in mente subito la sua capienza, ma forse anche no. Ovvero il fatto di essere piccolo e intimo è uno dei suoi punti di forza, ma se ci fosse più capienza si potrebbero fare anche artisti che attualmente non possiamo permetterci per questioni di budget”. Davide ci tiene a consigliarci anche un paio di locali: “Un club come il Fuori Orario non si può non menzionare e consigliare e poi trovo molto interessante la programmazione di un circolo ARCI in provincia di Treviso, il New Age, che ha un calendario molto simile al nostro ma con alcuni artisti famosi in più”.
Davide Fontanili
Lo storico gruppo tedesco di kraut-rock “Faust” è stato al Calamita nel 2007 e cosa buffa, ma anche preoccupante, durante il concerto ha acceso un flessibile tagliando della lamiera con una cascata di scintille che scendeva sul pubblico e sugli arredi del locale. Potete immaginare l’ansia che ci assalì tutti quanti ma fortunatamente non successe niente di tragico o drammatico. Tra i tantissimi concerti che sono passati per il Calamita, ne ricordo molti con piacere ed altri che non mi sono piaciuti per niente, ma evito di fare nomi.
Sonda Music Sharing è un progetto di promozione per giovani artisti articolato su tre ambiti, con l’obiettivo di valorizzare la scena musicale emiliano romagnola stimolando le…