Bisogna ammetterlo: a trovarsi tra le mani questo “La Fenice risorge quando la poesia muore”, in un primo momento si rimane un po’ perplessi. Con quel titolo così complesso e anche un po’ altisonante, ci si aspetta un disco pesante, dai testi complessi, introversi e indecifrabili. Inutile dire che già dalle prime note della opener ‘Purezza immacolata’ si capisce che qui siamo in un campo totalmente diverso, e che quello di Alessandro Polisco non è un album ma un libro, una storia, un concept album quantomai vario, con brani strumentali, tracce che spaziano dai 7 minuti agli appena 39 secondi, da cupe atmosfere Reznoriane a tappeti elettronici sovrastati dalla voce dell’autore che declama il testo in uno stile alla Offlaga Disco Pax. Il tutto impreziosito da un ritmo di narrazione che prende davvero bene, tra criptiche e brevi riflessioni della rapidità di un haiku, e veri e propri capitoli, episodi della storia personale dell’autore. Insomma, una bella sorpresa. L’album anche se ci è arrivato solo ora non è nuovissimo, risale infatti al 2013, e non ha ancora un seguito.
(Autoprodotto) CD