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Le scelte dei valutatori: Luca Fantacone

Luca Fantacone segnala alcuni degli iscritti a Sonda più interessanti tra quelli che sono stati lui attribuiti negli ultimi anni.

Mangroovia
A volte mi capita di non riuscire ad ascoltare in tempi brevi la musica che mi viene inviata con una certa regolarità (nonostante non mi occupi quotidianamente di artisti italiani ormai da parecchio tempo). Non è il massimo, me ne rendo conto, ma a volte capita, e per motivi banali: immediata mancanza di tempo unita alla voglia di ascoltare con la testa libera e senza telefonate in arrivo, fondamentalmente.
Perché la curiosità non manca mai, anzi non ne posso fare a meno.
E spesso capita anche che proprio quando ritardo in un ascolto, vengo poi particolarmente sorpreso dalla musica che ha dovuto “aspettare il suo turno”…
Anche nel caso dei Mangroovia mi ci è voluto parecchio tempo prima di ascoltare i loro brani, e sinceramente me ne sono pentito: perché se avessi ritardato meno avrei goduto prima, semplicemente…
I pezzi dei Mangroovia mi si sono dischiusi con naturalezza, nonostante siano tutt’altro che “immediati”.
Ma soprattutto mi hanno ricordato immediatamente artisti molto diversi fra di loro ma che tutti fanno parte del mio background, di una parte della mia crescita musicale come ascoltatore e come irrinunciabile amante della musica: di colpo mi sono passati davanti Steely Dan, Me’shell Ndegeoshello, e perfino la Bill Bruford Band di “Gradually Going Tornado”…insomma artisti e musica che per me contano molto, e ai quali non è proprio facile rapportarsi…questo la dice molto lunga sulla qualità del progetto dei Mangroovia: grande tecnica (ovviamente, per riuscire a fare musica come la loro non si può suonare così così…) e molto gusto (non facile da trovare…).
Fin qui tutto bene (cit.). Ma ovviamente il mio mestiere è composto da due elementi saldamente legati l’uno all’altro: la sensibilità nei confronti della musica e l’attenzione nei confronti del mercato in cui si opera. Perché qualunque musica si desideri di portare ad un pubblico attraverso attività di marketing, promozione e ovviamente vendite, deve confrontarsi col pubblico che può comprare, downloadare, streamare o andare a vedere dal vivo quella musica, nonché con tutti i canali di comunicazione che permettono di raggiungere un determinato pubblico: radio, TV, stampa, siti, piattaforme social, etc.
Di conseguenza, nel momento in cui mi metto il “cappello” del discografico, riconosco che la scelta musicale dei Mangroovia sia molto difficile da commercializzare in quanto il mercato italiano non la premia sicuramente con facilità…
Pertanto, con un po’ di cinismo ben riposto, dico che “vendere dischi” (detto in modo un po’ old school…) con un tipo di progetto musicale come quello dei Mangroovia è sicuramente molto più difficile che con altri. Detto ciò, ho sempre pensato che alla base di una scelta ci deve essere la serenità nel farla, e che quindi alla base di una band ci deve essere una prima importante coesione nelle intenzioni che, nel tempo qualificherà e distinguerà la band stessa, in un modo o in un altro. E che quindi un artista debba fare quello che si sente innanzitutto, mantenendo la lucidità per capire anche perché quello che fa possa o non possa “funzionare”. Ossia, non è detto che quello che si vuole fare possa piacere facilmente ad un certo numero di persone, piccolo o grande che sia, e quindi bisogna essere molto appassionati tanto quanto molto disincantati ed eventualmente pronti a cambiare nel tempo qualcosa della propria produzione, possibilmente senza snaturarsi o abdicare da se stessi.
Nei Mangroovia ho trovato molta auto coscienza e serenità, così come molta sagacia in quello che fanno.
Del resto un proprio pubblico c’è sempre o quasi, soprattutto se l’idea alla base di un progetto è chiara e presentata nel modo giusto. Nella musica dei Mangroovia ci sono ottime basi tecniche e compositive, nonché una notevolissima visione organica e dinamica della struttura dei brani (caratteristica fondamentale secondo me delle band che non fanno della struttura della canzone mainstream pop un proprio cardine).
E tantissimo stile, quello naturale, non traslato dalle tendenze contemporaneo. Quello che piacerebbe a uno come Pharrell tanto per capirci.
Purtroppo non sono ancora riuscito ad ascoltarli e vederli dal vivo. E spero di poterlo fare presto, sempre per la curiosità di cui non posso fare a meno. E sono convinto che riuscire a conquistare il pubblico dal vivo sia uno degli strumenti più efficaci per un progetto come il loro. Così come sono convinto che si debba sempre e comunque provare a cambiare un po’ le “carte in tavola”, altrimenti ci si annoia… Forse i Mangroovia non cambieranno la storia della musica, ma meno male che ci sono.