Un singolo di debutto che è un manifesto programmatico. Da Bologna una piccola “rivoluzione musicale finalizzata all’abbattimento dell’industria musicale” (lo dicono loro). Un progetto che “punta a rinnovare la scena Itpop eliminando le stantie chitarre acustiche e imbracciando la Digital Audio Workstation come nuovo strumento di lotta di classe direttamente da Via Stalingrado” (lo dicono sempre loro). Il brano inizia con queste parole: “Odio i borghesi del centro, odio la vita da accampamento. L’inquilino del piano di sotto che canta Calcutta alle quattro di notte e poi odio le tasse di soggiorno, il permesso la sera, l’affitto di giorno, il cemento bagnato”. Boom. Un pezzo nato e pensato in un sottoscala a Bologna affittato a 600 euro al mese dove il mondo è il cielo in una stanza. Musica catchy per la rivoluzione 2023. Un brano da cantare su un autobus zeppo di gente mentre l’autista frena di colpo perché è rimasto incollato su una gettata di asfalto fumante. Ma non si può scendere e il Natale non potrai trascorrerlo con i tuoi. Peccato sarà per il prossimo anno.
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