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CHIARA PELLONI: Eve
Chiara è una cantante jazz (e non solo). Si è diplomata con lode al Conservatorio Martini in Canto jazz, ha studiato con la cantante Deborah Carter in Spagna, ha vinto diversi premi ed una borsa di studio per partecipare al New York Voices International Vocal Jazz Camp in Germania. “Eve” è stato registrato nel 2021 e pubblicato quest’anno dalla Caligola Records. Il disco conta otto tracce una più emozionante dell’altra. Musiche delicate per una voce vellutata che ti porta a sognare ad occhi aperti. Un disco che nella grazia ha la sua chiave di lettura. Un album che ti rapisce con le sue sonorità, una tromba lontana, una voce che ti sussurra all’orecchio ed una batteria che suona in punta di piedi. Un viaggio a tappe (le canzoni) sui tasti di un pianoforte, con liriche in inglese (una eccezione con un brano in italiano), che ti accarezzano la pelle. Da ascoltare ripetutamente.
GODIVA RE-LOAD: Ancora25
I Godiva erano una band in attività nel periodo d’oro del grunge. Dopo un biennio di concerti e canzoni lo scioglimento. Fine della storia. Stop. Negli anni successivi alcuni componenti del gruppo hanno continuato a frequentare sale prove, studi di registrazione e rock club. Poi nel 2021 i Godiva si sono ritrovati per registrare un ep e darsi un nuovo nome: Godiva Re-Load. Da quelle sedute è uscito un ep con quattro brani. Testi in italiano che poggiano su sonorità rock, tra il grunge e l’ombra di band come i Litfiba (soprattutto nell’interpretazione vocale, “Su di dosso” ne è un esempio), canzoni energiche che sembrano una macchina del tempo. Per gli amanti del classico rock una certezza. Chitarre infuocate e batteria “pestona”. Ci siamo capiti?
NURAD1N: Tutto passerà
Nurad1n è un somalo arrivato in Italia nel 1993. Ama la musica e probabilmente per lui è ossigeno vitale. Scrive canzoni che sono un inno alla vita. Canzoni pop che possono dare la carica giusta per superare attimi difficili. Pop all’ennesima potenza, che nello spazio di tre minuti riesce a raccontarti una storia. “Il pop deve mandare messaggi positivi” dice Lola Ponce, un’artista che di pop se ne intende. Nurad1n l’ha capito da subito e ci crede con tutta la sua musica, perché tutto passerà.
NAGUAL: Too far gone
I Nagual esistono dal 2006 e provengono dalla provincia di Piacenza. Tra le loro influenze citano: Led Zeppelin, Black Sabbath, Deep Purple, Whitesnake, Soundgarden, Temple of the Dog, Alice in Chains e generi musicali come il rock, blues, prog e grunge. Nel nuovo lavoro discografico i nostri mettono in file quattro tracce che richiamano l’hard rock anni Settanta ed influenze anni Ottanta con maestria e capacità compositiva. Non si tratta della scoperta di un nuovo filone musicale, non si respira quell’odore tipico della “next big thing”, perché qui c’è il sacro fuoco del rock, quello granitico ma melodico, quello capace di portarti in vetta per poi gettarti in pasto agli squali. Se amate i gruppi sopracitati i Nagual sono la vostra band. Se cercate suoni plastificati andate oltre.
FELIX ROVITTO: Mariposa
Nuovo singolo per Felix Rovitto, innamorato, da bambino, delle canzoni di Madonna e Michael Jackson per poi farsi rapire dal grunge di Nirvana, Pearl Jam e Alice in Chains. Oggi Felix si è gettato tra le fauci della pop dance con testi in italiano. “Mariposa” strizza l’occhio ai brani reggaeton che nella stagione più calda dell’anno imperversano anche alle nostre latitudini. Ascoltato ora, in pieno inverno, sembra emanare un tepore che riscalda l’anima e la mente, mentre il corpo cerca di seguire il sound del brano. In attesa di vedere Felix dal vivo, forse nel 2023, “Mariposa” mette sul tavolo le sue carte sbaragliando gli altri giocatori.
STRANO: Giocare Insieme a Te; Occhi; Un sogno bellissimo
Michele Perri, in arte Strano, è un cantautore bolognese d’adozione, con il dono dell’orecchio assoluto, non può vivere senza musica. Dopo passate esperienze, ha incontrato sulla sua strada il team della SanLucaSound. Nel 2022, in attesa dell’album, ha pubblicato tre singoli: “Giocare insieme a te”, “Occhi” e “Un sogno bellissimo”, brani che raccontano storie d’amore su melodie zuccherine. Pop intriso di emozioni accompagnato da videoclip con squarci del capoluogo emiliano. Un rocker (per look e tatuaggi) prestato al pop, tra chitarre sognanti e arrangiamenti solari. Ma l’amata di Strano è poi tornata?
JOY AGE: 30 anni più tardi
I Joy Age arrivano da Reggio Emilia, la provincia più rock dell’intera regione. Nel titolo del loro album “30 anni più tardi”, c’è tutta la loro storia. Nati nel 1988, sono rimasti in attività fino al 1992, per poi sciogliersi e dare vita ad altri progetti. Oggi si sono ritrovati ad hanno registrato otto pezzi che ritornano alle origini. Un rock cantato in italiano che ricorda i primi Diaframma e Litfiba, un tuffo nel passato per chi nel 2022 ha superato la cinquantina e ha ben nitidi gli ascolti di un tempo che fu, i sopracitati gruppi fiorentini e quella scena rock trascinata da sonorità che mescolavano di tutto e di più. Per i più giovani un esempio di cosa succedeva in Italia negli anni Ottanta. Da ascoltare con le lacrime agli occhi per il tempo che è scivolato tra le dita.
ANDREA ZACCHI: Via Emilia
Diciamolo: il primo singolo inedito di Andrea Zacchi, che arriva dopo due EP di cover acustiche, non poteva che essere una dichiarazione d’amore per la propria terra. Il giovane cantautore di Castel San Pietro Terme viene proprio dal confine fra Emilia e Romagna, come fosse nato su quel trattino che le unisce in forma scritta, e racconta le due anime della regione in un viaggio immaginario su quella Via Emilia che unisce il territorio da est a ovest e che ha ispirato tanta musica. E infatti nel testo Andrea cita un po’ tutti, da Vasco Rossi a Lucio Dalla, senza dimenticare i Nomadi, Ligabue, Cesare Cremonini, Nek, Laura Pausini e chi più ne ha più ne metta. Il pop chitarristico di “Via Emilia” è solido e convincente, e il pezzo è corredato da un video (lo potete trovare facilmente su YouTube) che racconta le storie parallele di due gruppi di ragazzi agli estremi della Regione. Ok, raccontata così sembra un po’ un’operazione “pro loco”, ma se avete questa impressione è perché l’abbiamo spiegata male noi. La soluzione? Cercare il singolo di Andrea Zacchi e farvi la vostra idea!
(Autoprodotto) Singolo Digitale
YATRA: Behind the great disguise
Gli Yatra da Reggio Emilia hanno scelto questo nome (un termine sancrito che deriva dalla lingua sacra indiana che significa viaggio o pellegrinaggio) perché i cinque componenti della band sentono di aver intrapreso un viaggio che è un pellegrinaggio alla ricerca di un nirvana fatto di ritmi e melodie. Un rock contaminato da tante influenze (prog, hard, grunge, alternative) che si sviluppa in queste otto tracce. Caratterizzato da un sound arcigno e dalla voce di Denise Pellacani, per ascoltare questo album bisogna prepararsi. Prepararsi fisicamente a sostenere una prova. Gli Yatra non sono per tutti. Non sono per chi cerca di ascoltare qualcosa da mettere in sottofondo alla vita quotidiana. Con gli Yatra viene richiesta partecipazione e attenzione. Perlomeno una capacità fisica per andare incontro a tempi dispari, controtempi e crescendo. Uno sguardo nei meandri della società che ha portato all’apice il puro e crudo materialismo. Gli Yatra non fanno sconti. Gli Yatra sono alla ricerca del nirvana e noi con loro. Potenza e alienazione per le masse. Da ascoltare a volume altissimo.
(Autoprodotto) CD
TUGO: Giorni
Un po’ come il fuoco che rinasce dalle braci ancora calde nascoste dalla cenere, Tugo prende il via da un’altra band dall’esperienza decennale, un progetto acustico di cui non sveliamo il nome. Fatto sta che dopo un paio di anni di stop Francesco Mazzini (batteria), Andrea Rossi (basso/voce) e Andrea Mordonini (chitarra/voce) hanno deciso di dare vita a questo power trio, la cui prima manifestazione è questo EP “Giorni”, totalmente autoprodotto – nel senso che hanno proprio deciso di produrre, registrare, mixare e masterizzare tutti i brani in autonomia – e pubblicato il 25 Settembre 2020. Un reset totale per i tre, che sono tornati alle proprie origini, alla spontaneità di quel rock che, arrivato dal mondo anglosassone, si è impossessato della provincia (in particolare di quella emiliana) negli anni a cavallo del millennio. Dobbiamo tirare in ballo i soliti Gazebo Penguins e Fine Before You Came? Facciamolo, dai, tanto per rendere l’idea. Senza fare operazioni nostalgia però i Tugo nelle quattro tracce di “Giorni” riescono a fare un disco indie-rock credibile e spontaneo, che di questi tempi non è poco.
(Autoprodotto) Digitale