Ogni genere musicale vive dentro le sue regole. Se il primo album dei Circle Jerks (gruppo hardcore punk americano) durava 15 minuti e 40 secondi, la sola canzone che chiude l’ep di debutto dei bolognesi Marble House è lunga 24 minuti e 43 secondi. Una suite che può essere apprezzata da tutti coloro che amano il prog e le sonorità di band come Porcupine Tree o Genesis, per citare il passato e il quasi presente. Non per niente l’uso di strumenti quali Hammond, Farfisa o Mellotron sono pura formalità per i Marble House, che si divertono un mondo a passare da momenti di furore strumentale a delicati passaggi vocali. In questo ep che dura come un album, energia e irrequietezza vanno di pari passo, equilibrio e spaesamento si danno la mano, mentre la band è intenta a portare a segno un risultato strabiliante. “Embers” è un disco anni ’70 calato nell’attualità dell’oggi. I Marble House dovrebbero espatriare e cercare fortuna all’estero. Dimostrare a tutti quanti che dall’Italia possono arrivare band degne di sedersi accanto ai nomi internazionali altisonanti. I Marble House sono i nostri King Crimson. Può bastare o abbiamo esagerato?
(Lizard Records) CD