Quinta edizione per il progetto realizzato dal Centro Musica del Comune di Modena assieme alla Fondazione Teatro Comunale Luciano Pavarotti con l’obiettivo di realizzare la produzione di un live a teatro, sviluppando l’idea di un concept album da portare il scena all’interno della rassegna “L’Altro Suono” del Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena. Novità più importante della scorsa edizione è l’inedita formula della una residenza artistica, svoltasi all’interno de La Torre con la supervisione dei tutor di Rock All Opera: Alex Class (musicista collaboratore di Irene Grandi, Biagio Antonacci, Patty Pravo), Lalo Cibelli (cantante e attore, ha partecipato al musical “Tosca, amore disperato” di Lucio Dalla e a diverse edizioni del “Pavarotti & Friends”), Tommy Togni (musicista e autore) e Tony Contartese (attore e regista, docente allo Sted di Modena).
Ad andare in scena sabato 25 Luglio ai Giardini Ducali di Modena, all’interno del programma dell’Estate Modenese – purtroppo infatti il concerto previsto a teatro il 23 Aprile è stato rimandato a causa delle restrizioni per il Covid19 – è stato “The Summit”, rock opera della giovane autrice Gaia Bedini, accompagnata sul palco da Nicolò Bertoni alla batteria, Mattia Fazio a basso e contrabbasso, Luca Bonfiglioli e Michele Zanasi alle chitarre. Le canzoni di “The Summit” affrontano la dualità fra desiderio di partire e nostalgia di casa, muovendosi fra memorie, amore familiare, richiamo della libertà, frenesia della partenza e malinconie. Fra le canzoni dell’album, l’autrice ne ricorda cinque: “Amber” è un inno alla memoria, incastonata nell’ambra appunto, e all’amore familiare che persiste a ogni lontananza; “Fish Out of Water” rappresenta la paura di essere inadeguati e di non essere compresi nelle proprie intenzioni; “Golden-eyed girl” è una canzone allegra e ritmata che rappresenta la frenesia del viaggio, la fierezza di essere per strada e la luce delle cose nuove; “How Far is Far” è una malinconia dolce e delicata, che ricorda la mia pianura emiliana nell’arsura estiva e i primi amori sbocciati all’ombra degli alberi; “Vagabond Blood” è come rassegnarsi alla propria natura, abbandonarsi ad essa, conoscendo però la solitudine che ne deriva.
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