I Moorder sono arrivati al secondo capitolo sulla lunga distanza. Se già il primo disco ci aveva piacevolmente sorpresi, questo nuovo album è ancora di più, rispetto al suo predecessore, uno spettacolo circense dove funanboli si alternano a domatori, dove clown martellano le caviglie di uomini forzuti e dove contorsionisti vengono calpestati da elefanti. Qui c’è Zappa che guarda i King Crimson che stanno mangiando della malva insieme ai Primus, mentre Burt Bacharach guarda meravigliato John Zorn che si mette le dita nel naso. Qui c’è “Dico in ferro” ma anche “Jesus zombies crew” e “Abcd”. Qui c’è il rock al servizio del jazz. Qui c’è il jazz al servizio del rock. Qui ci sono suoni che non ti aspetti, ci sono gli anni ‘70 e la sperimentazione. Qui c’è un disco internazionale che non sfigurerebbe in nessuna discografia di altolocati musicisti stranieri. Qui c’è una chitarra, un basso, una batteria, un trombone e una tuba. Qui ci sono i Moorder. Venghino siore e siori, i bambini non pagano, lo spettacolo sta per iniziare.
(Lizard/Eclectic Polpo Records) CD