Ambient, elettronica, lounge. Una formazione composta da flauto, sassofono, basso, tastiere e voce recitante. Dalla loro pagina Facebook si scopre ben poco, ma già dal nome e dai simboli all’interno del libretto si capisce che davanti a questo album omonimo degli Arcadia Meccanica ci si trova al cospetto di un rituale, più che di un semplice disco. Un insieme di 10 brani strumentali ben realizzati, dalle atmosfere cinematiche che fondono basi elettroniche a strumenti a fiato e a corda, a cui si aggiunge in più episodi la voce che recita poesie piuttosto che testi di canzoni. Ed è proprio in questa unione tra parole e musica che qualcosa non funziona, non perché uno dei due elementi manchi di qualcosa, ma perché non riescono a compenetrarsi e scorrono a loro modo su due binari paralleli. Un matrimonio non del tutto riuscito, purtroppo, che rappresenta però il margine di miglioramento su cui il trio, che su disco diventa quartetto, ha spazio per lavorare e mettere meglio a fuoco il progetto.
(Autoprodotto) CD