Tanta energia da incanalare nel modo giusto per mettere a fuoco lo scatto perfetto. Sferzate chitarristiche glaciali, distorsioni e ritmi serrati. Una commistione di stoner, hardcore e psichedelia, una voce rabbiosa, a tratti rancorosa, a tratti rassegnata. Questi sono i Ground Control, che con il debut album “Untied” partono dalle sonorità di Bowie e Reed per approdare a territori ben lontani, tra Queens of the Stone Age e Nine Inch Nails. Nonostante i paragoni internazionali, suggeriti dalla band stessa, troviamo la produzione molto vicina a quella di una scena post hardcore emiliana, ancora florida e attiva, dalla quale il quartetto reggiano potrebbe cogliere a piene mani. Di tanto in tanto la band sorprende con accostamenti spiazzanti, quando una mitragliata post rock sfuma in un riff blues (First Fire), oppure quando il basso segue la batteria in ritmiche a tratti math rock, con gusto e affiatamento (Italiani Brava gente). La presenza della lingua inglese, tutto sommato un plus trascurabile, non stona con il cantato in italiano, lirico, affannato, che quasi fa desiderare una maggiore sguaiatezza. Nota di merito per i campionamenti vocali, che incorniciano e impreziosiscono un ottimo primo lavoro.
(Autoprodotto) CD