Giampiero Bigazzi segnala alcuni degli iscritti a Sonda più interessanti tra quelli che sono stati lui attribuiti negli ultimi anni.
Una delle tante cose che mi piacciono del progetto Sonda è la buona qualità delle proposte musicali. I selezionatori iniziali del Centro Musica, mi attribuiscono, di solito, progetti “di confine”: cantautori “irregolari” e post-rock, profumi di prog e di ambient, world quando capita e spesso musiche strumentali. Il livello è molto buono. Veramente. Non è una frase di circostanza. Alcune volte manca l’intervento di un produttore, che probabilmente arriverà se l’operazione avrà le gambe per andare avanti. Molte altre volte la musica è attraente, ma destinata a faticare se vuol trovare un qualche circuito di diffusione. Ma è in ogni modo confortante che ci siano tanti giovani artisti che ci provano e che lo facciano con positivi elementi di talento e, soprattutto, convinzione.
Faccio questa iniziale considerazione (affettuosa ma un po’ scontata), da anziano operatore della musica, per alleviare l’angoscia di dover selezionare solo tre o quattro band o solisti “(particolarmente interessanti) tra quelli che ti sono stati attribuiti negli ultimi anni”. Cioè: se avessi spazio mi piacerebbe parlare di tutti e non escludere nessuno…
E allora. Riccardo Lolli. Non è proprio un “emergente”, ha alle spalle la collaborazione con Central Unit e di quell’esperienza ha mantenuto i colori dei suoni scelti e un’elettronica minimale e giusta. Ma le sue proposte sono spiazzanti… Sono andato a cercare altri pezzi dal vivo con titoli che già promettono: “Me ne frega”, “Tracotanz”, “Telefonati da solo”, “Apericena”. Testi arguti. “Telefonati da solo” è una specie di manifesto sulla prigionia contemporanea in cui siamo tutti più o meno ridotti. Una certa (voluta) incertezza nel cantare li fanno ancora più forti. Dal vivo poi ha una nonchalance nel cantare le sue canzoni che rende l’operazione ancora più importante. Ci si diverte ad ascoltarlo, e l’ironia gioca con un impianto musicale che invece appare “serio”, contornato da un leggero low-fi. E’ una bella alternativa alle canzoni fotocopia oggi in circolazione.
Chameleon Mime. La curiosità è venuta subito fuori… e già vederli così tanti è una bella cosa. La musica è un mix di tante contaminazioni. C’è il sapore trascinante dello swing, ma poi si sentono molte influenze. Il camaleonte, appunto. Coinvolgente è il ritmo che sprizza energia e gioia. Funzionano il canto a due voci (femminile e maschile) e anche i cori. Accrescono l’idea della banda, del lavoro collettivo, ed è una bella impressione. Piacevole anche il miscuglio di lingue differenti. Dal vivo hanno la forza che ti dà una situazione di divertimento come una strada piena di gente che li ascolta. Quindi la scommessa è mantenere la stessa energia, lo stesso “tiro”, gli stessi sentimenti nella registrazione. Continuando a suonare insieme si porrà poi il problema di trovare maggiore originalità rispetto a un “modo” che non dovrà essere un limite. Ma per il momento funziona.
Infine (e mi spiace finire…), Il Conte Trio. La formazione è già in partenza intrigante: un trio messo bene. C’è una effettiva ricerca sull’originalità dei suoni (aspetto molto rilevante che spesso viene sottovalutato).
Qualche melodia mi ricorda un po’ qualcosa di Bandabardò, ma non è un male… il “già sentito” in questi casi aiuta. Tecnicamente giusti, si sente che ci sono esperienza e capacità. Gli arrangiamenti (cioè il ruolo e la tessitura degli strumenti) sono messi bene e le strutture sono interessanti.
Lavorandoci, forse, ci sarà bisogno di qualche approfondimento: quella che si chiama “produzione”. Anche negli arrangiamenti. Ma si sente che si divertono a suonare. Buoni anche i testi. Raccontano cose che si fanno ascoltare.
Finisco qui?… no, dài, ho ancora un po’ di spazio. E quindi transigo alle ferree indicazioni e vi segnalo brevemente un po’ di altra bella gente, fra quella che mi è capitato ascoltare.
E allora… Moorder (tuba, trombone e basso insieme sono una bella – e coraggiosa – scelta.); Babel Fish (impostazione post e alternative-rock, strano effetto: mi ricordano cose di Durutti Column); Axe & Eugene (minimalismo, positiva sintesi, nell’affollamento sonoro che ci circonda); Le Foto Di Zeno (folk, o nu-folk, che gira bene); Hard Weather (sulla via Emilia come stare in un pub a Dublino).
Due proposte “frizzanti” e ironiche: Macola E Vibronda (composizioni “leggere” ma con sapori originali) e Feat. Esserelà (primo premio per il nome e buon progressive). Elettronica valida e non scontata: Emmanuele Gattuso (scenari sintetici che confinano con il rumore); Fabio Zaccaria (efficaci colonne sonore senza film); Biasanot (belli scuri ed evocativi). Segnalo anche Supernovos e Canaja: classico prog e rock, rock, rock: e che poi non si dica che amo solo le musiche tranquille…
E per finire (e questa volta chiudo sul serio), all’opposto: Paolo Buconi (straordinario violino… diciamo che è un po’ una specie dei “fuori quota” in questo contesto); Francesco Trento (nell’eterno pianeta del pianoforte); Misticanza (musica di confine: mescolanze fatte con sapienza).
Ecco qui. Cercateli e ascoltateli.