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LA CONVALESCENZA: Ce lo avevano detto

La Convalescenza torna con un nuovo singolo, Ce lo avevano detto, una grido di difesa o di attacco, dipende dai punti di vista. Un pezzo che canta di dubbi, paure e certezze (poche a dire il vero). “Ce lo avevano detto che ci sarebbe servito un lavoro. Ce lo avevano detto che avremmo dovuto mettere su famiglia. Ce lo avevano detto che avremmo dovuto costruire qualcosa”, dice La Convalescenza che continua: “È un brano dedicato a tutti noi, che abbiamo avuto bisogno della più dolorosa e sanguinosa delle cadute, “di abbracciare l’asfalto”, prima di poterci rialzare in piedi per davvero, senza peso addosso”. Un alternative rock per chi ha superato la trentina e vive in quella bolla che potrebbe scoppiare da un momento all’altro. E se scoppia cosa succederà? Ve lo avevano detto ma forse è meglio non credere sempre a tutto ciò che ci viene raccontato. Da ascoltare a volume altissimo con le finestre aperte mentre si canta a squarciagola.

 

MAN MAZE: Man Maze

Man Maze è un viaggio. Man Maze è un sentiero da percorrere insieme. Man Maze è uno sguardo sull’uomo. Man Maze evoca spazi immensi dove perdersi (fisicamente e mentalmente). Man Maze si guarda attorno e vede in lontananza i Pink Floyd (nessuna eresia) e i Beach House (nessun paragone spropositato). Man Maze è mistero che avvolge le canzoni. Man Maze è un lavoro a quattro mani tra Natan Rondelli e il produttore Marco Bertoni. Man Maze è l’oggi, l’adesso, l’ora. Man Maze ti porta lontano pur rimanendo fermo. Man Maze sogna ad occhi aperti. Man Maze vorrebbe, perché è consapevole che può. Man Maze è siderale. Man Maze è rosso sangue. Man Maze è così potente che può scaraventarci a terra. Man Maze osa dove altri si sono arresi. Man Maze è un distillato di emozioni. Man Maze è un concept. Man Maze è tanta roba. Man Maze è bellissimo.

NAGUAL: Too far gone

I Nagual esistono dal 2006 e provengono dalla provincia di Piacenza. Tra le loro influenze citano: Led Zeppelin, Black Sabbath, Deep Purple, Whitesnake, Soundgarden, Temple of the Dog, Alice in Chains e generi musicali come il rock, blues, prog e grunge. Nel nuovo lavoro discografico i nostri mettono in file quattro tracce che richiamano l’hard rock anni Settanta ed influenze anni Ottanta con maestria e capacità compositiva. Non si tratta della scoperta di un nuovo filone musicale, non si respira quell’odore tipico della “next big thing”, perché qui c’è il sacro fuoco del rock, quello granitico ma melodico, quello capace di portarti in vetta per poi gettarti in pasto agli squali. Se amate i gruppi sopracitati i Nagual sono la vostra band. Se cercate suoni plastificati andate oltre.

NERS: The panic room of happiness

I Ners sono tornati. Da Reggio Emilia il loro pop rock risplende come non mai. Nei dieci brani dell’album i nostri eroi si danno daffare per lasciare emozioni nell’ascoltatore. I riferimenti sono quelli di Stereophonics in prima battuta, a volte i pezzi potrebbero benissimo figurare in un disco della band anglosassone, ma anche The Cure, Oasis, Counting Crows, Editors, White Lies o The Killers. Il disco ha un suono internazionale, quello di produzioni di alto livello. Tutto gira per il verso giusto, le musiche, il cantato, l’atmosfera. I Ners forse si guardano in faccia e pensano di essere stati teletrasportati oltre i patri confini, dove il rock alberga da sempre. Gran bel disco.

NURAD1N: Tutto passerà

Nurad1n è un somalo arrivato in Italia nel 1993. Ama la musica e probabilmente per lui è ossigeno vitale. Scrive canzoni che sono un inno alla vita. Canzoni pop che possono dare la carica giusta per superare attimi difficili. Pop all’ennesima potenza, che nello spazio di tre minuti riesce a raccontarti una storia. “Il pop deve mandare messaggi positivi” dice Lola Ponce, un’artista che di pop se ne intende. Nurad1n l’ha capito da subito e ci crede con tutta la sua musica, perché tutto passerà.

OYKU DOGAN: I see stars around

La cantante emiliana d’adozione, Öykü Doğan, ha pubblicato un nuovo singolo, “I see stars around”, che la vede collaborare con un chitarrista classico. L’atmosfera che ne esce è un dipinto dai colori pastello, personale e coinvolgente. La bravura della cantante non è un mistero, come le sue collaborazioni con artisti internazionali che hanno portato la sua voce in giro per il mondo. Però, in questo singolo, supera sé stessa, vestendo gli abiti di una popstar alle prese con una ballad che può mandare in tilt i cuori dei fan.

PANDOREA: Il velo di Maya

Le Pandorea sono una band rock di Modena che gioca con il pop, l’alt-rock e il metal in ugual misura. Testi in italiano per non dare adito a nessuna strana interpretazione ma anche in inglese. In questo singolo, hanno debuttato con l’ep “XX”, le musiciste prendono il pensiero filosofico di Schopenhauer, l’illusione che impedisce al genere umano di fare esperienza dalla realtà che lo circonda. Uno strato di menzogne che annebbia la mente. La band, però, cerca di lanciare un grido d’allarme: bisogna aprire gli occhi e guardare in faccia la realtà, anche se non è come pensiamo che sia. Il brano ricorda il lavoro di gruppi come Evanescence, o Paramore e rotola che è un piacere. Un perfetto compromesso tra rock arcigno e pop. Complimenti, adesso dovete “solo” suonare dappertutto, macinare chilometri su chilometri e costruire una fan base agguerrita.

PAOLO G.: Mo’… Jazz!

Nuovo album per Paolo Giannelli, in arte Paolo G., che da Ravenna dove vive, vede il mondo in maniera diversa rispetto a noi comuni mortali. In questo quarto album a suo nome si destreggia in 14 brani tra pezzi originali e cover di alta classe. Il suo brano, “Pensando a te” è presente in due versioni, quella acustica è decisamente emozionante. Nel resto dell’album si passa con molta naturalezza da “Balla balla ballerino” di Lucio Dalla ad “Estate di Bruno Martino, arrivando fino “Love for sale” di Cole Porter e “All of me” di Gerald Marks e Seymour Simons. Nelle note del disco Paolo G. scrive: “Music saved my life”, noi ne siamo felici ed ascoltando l’album anche voi potreste trovare motivo di appagamento sonoro. Astenersi fan di suoni duri e contorti.