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SondaMusicaResidente: Syncope(S) for masked singers, piano & electronics
Un’occasione per giovani cantanti provenienti dalla Regione Emilia-Romagna e interessate sia alla musica di ricerca che a quella colta contemporanea: questo in sintesi è stato “Syncope(s) for masked singers, piano & electronics”, residenza artistica rivolta a 5 cantanti che sono andate a comporre un coro femminile che ha lavorato alla realizzazione di un’opera inedita sotto la guida del compositore australiano Anthony Pateras e del coordinatore della residenza Riccardo La Foresta.
L’organico composto da Alice Norma Lombardi, Anais Del Sordo, Clara La Licata, Regina Granda e Matilde Lazzaroni – queste le cantanti selezionate fra i candidati al bando – al termine della residenza ha presentato la composizione in un concerto a La Torre del Centro Musica domenica 4 Ottobre 2020.
Anthony Pateras, special guest del progetto, è un compositore e pianista originario di Melbourne. Il suo linguaggio musicale si sviluppa sul nesso tra notazione, improvvisazione e musica elettronica, esplorando il conflitto e la confluenza tra struttura e immediatezza, analogico e digitale, virtuosismo e intuizione. é autore di oltre 60 lavori per diverse combinazioni di strumenti e elettronica, dal solo ai lavori orchestrali. Le sue composizioni sono state eseguite da Brett Dean, LA Philharmonic Association, Australian Chamber Orchestra, Erkki Veltheim, Speak Percussion, Richard Tognetti e Satu Vänskä, The Hague, Melbourne Symphony Orchestra, Ensemble Phoenix Basel, Timothy Munro, Ensemble Intégrales e Vanessa Tomlinson. In altri ambiti di ricerca musicale ha suonato e registrato con Jérôme Noetinger, Mike Patton, Han Bennink, Stephen O’Malley, Jon Rose, Christian Fennesz, Paul Lovens, Lucas Abela, eRikm, Valerio Tricoli, Erkki Veltheim, Scott Tinkler, Rohan Drape, Anthony Burr e The Necks. Ha pubblicato per Tzadik, Mego, Synaesthesia, Ipecac, e ha fondato le etichette discografiche Immediata e Off Compass. E’ stato direttore artistico della Melbourne International Biennale of Exploratory Music.
SondaMusicaResidente: Multimedi-On
La creatività personale, la consapevolezza timbrica e dinamica, l’esplorazione delle varie strategie e metodologie di composizione istantanea sono state le linee guida su cui si è mosso il progetto “Multimedi-On”, residenza artistica coordinata da Camilla Battaglia (voce, elettronica, direzione e composizione) e dal light designer Martin Mayer. A seguito della selezione svoltasi a Marzo 2020, l’organico di 6 musicisti composto da Michele Bonifati (chitarra), Simone Di Benedetto (contrabbasso), Giovanni Minguzzi (batteria), Filippo Orefice (sassofono), Nicola Raccanelli (elettronica), Elena Roveda (flauto), ha lavorato assieme ai due tutori della residenza per la creazione di un’opera incentrata sull’interazione tra espressione artistica e light sculpture, in un contesto di smaterializzazione della presenza scenica in favore di una rappresentazione visiva dell’azione musicale. Durante il concerto finale tenutosi all’interno de La Torre Domenica 25 Ottobre, la luce e il buio sono diventati il palcoscenico su cui dialogare e i musicisti si sono trasformati in quello che nelle opere di Mayer si definisce “interactive audiovisual sculpture”, ovvero delle silhouettes che nell’atto della performance sono influenzate dall’azione della luce.
Camilla Battaglia – Nata nel 1990, figlia d’arte (e che arte: il pianista Stefano Battaglia e la cantante Tiziana Ghiglioni), ha una formazione classica, come pianista e cantante. Ma il dna jazzistico familiare non tarda a manifestarsi: appena ventenne esordisce su disco col trio di Renato Sellani (Joyspring). Sempre nel 2010 si fa notare al Premio Internazionale Massimo Urbani, l’anno successivo si distingue al Premio Internazionale Chicco Bettinardi e nel frattempo si afferma in vari concorsi organizzati da festival jazz italiani. La si trova quindi come voce solista (e talvolta corale) con l’Orchestra Jazz della Sardegna, la Siena Jazz Orchestra, l’Orchestra Nazionale Jazz Giovani Talenti diretta da Paolo Damiani, la Civica Jazz Band diretta da Enrico Intra.
Martin Mayer – Nato ad Altötting nel 1976. Vive e lavora a Monaco. Nel 2001 ha fondato il gruppo video “Shado sinfusion synkretistem” con cui affronta le possibilità di manipolazione creativa di immagini in movimento. Nel 2006 fonda il collettivo Kopffuessler, con l’obiettivo di approfondire ulteriormente le tematiche legate al design audiovisivo. Dal 2003 al 2010 ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Monaco con il professor Res Ingold. Dal 2005 al 2007 ha interrotto gli studi per studiare con il professor Michael Bielicky presso la State University of Design di Karlsruhe e per lavorare nel campo della post-produzione a Ho Chi Minh City in Vietnam. Dal 2010 lavora come media artist freelance ma anche come consulente nel campo dei media digitali.
SondaMusicaResidente: Rock ALL Opera
Quinta edizione per il progetto realizzato dal Centro Musica del Comune di Modena assieme alla Fondazione Teatro Comunale Luciano Pavarotti con l’obiettivo di realizzare la produzione di un live a teatro, sviluppando l’idea di un concept album da portare il scena all’interno della rassegna “L’Altro Suono” del Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena. Novità più importante della scorsa edizione è l’inedita formula della una residenza artistica, svoltasi all’interno de La Torre con la supervisione dei tutor di Rock All Opera: Alex Class (musicista collaboratore di Irene Grandi, Biagio Antonacci, Patty Pravo), Lalo Cibelli (cantante e attore, ha partecipato al musical “Tosca, amore disperato” di Lucio Dalla e a diverse edizioni del “Pavarotti & Friends”), Tommy Togni (musicista e autore) e Tony Contartese (attore e regista, docente allo Sted di Modena).
Ad andare in scena sabato 25 Luglio ai Giardini Ducali di Modena, all’interno del programma dell’Estate Modenese – purtroppo infatti il concerto previsto a teatro il 23 Aprile è stato rimandato a causa delle restrizioni per il Covid19 – è stato “The Summit”, rock opera della giovane autrice Gaia Bedini, accompagnata sul palco da Nicolò Bertoni alla batteria, Mattia Fazio a basso e contrabbasso, Luca Bonfiglioli e Michele Zanasi alle chitarre. Le canzoni di “The Summit” affrontano la dualità fra desiderio di partire e nostalgia di casa, muovendosi fra memorie, amore familiare, richiamo della libertà, frenesia della partenza e malinconie. Fra le canzoni dell’album, l’autrice ne ricorda cinque: “Amber” è un inno alla memoria, incastonata nell’ambra appunto, e all’amore familiare che persiste a ogni lontananza; “Fish Out of Water” rappresenta la paura di essere inadeguati e di non essere compresi nelle proprie intenzioni; “Golden-eyed girl” è una canzone allegra e ritmata che rappresenta la frenesia del viaggio, la fierezza di essere per strada e la luce delle cose nuove; “How Far is Far” è una malinconia dolce e delicata, che ricorda la mia pianura emiliana nell’arsura estiva e i primi amori sbocciati all’ombra degli alberi; “Vagabond Blood” è come rassegnarsi alla propria natura, abbandonarsi ad essa, conoscendo però la solitudine che ne deriva.
SondaMusicaResidente: Soundtracks 2020
Ottava edizione per Soundtracks – Musica da film, progetto di residenza artistica incentrato su le sonorizzazioni e gli esperimenti tra cinema muto e musica contemporanea, e che si rivolge a tutte le realtà musicali interessate all’integrazione tra linguaggi musicali e cinematografici. Promosso da Associazione Culturale MUSE in collaborazione con Centro Musica del Comune di Modena, e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, è curato da Corrado Nuccini dei Giardini di Mirò. Nell’edizione 2020 sono stati selezionati 8 giovani musicisti emiliano-romagnoli, che nel corso di una intensa residenza artistica presso La Torre hanno avuto modo di approfondire argomenti che spaziano dalla registrazioni d’ambiente e il field recording, alle contaminazioni tra rock, musica elettronica, musica jazz e avanguardie, dall’improvvisazione sulle immagini all’uso di effetti e strumenti autocostruiti e non convenzionali. Fra i docenti dei workshop Soundtracks ha ospitato Stefano Boni (Museo del Cinema di Torino), Massimo Carozzi (Accademia Belle Arti di Bologna, Zimmerfrei), Xabier Iriondo (musicista, Afterhours). Durante il periodo di residenza, il collettivo musicale formato dagli artisti selezionati – Laura Agnusdei, Marta Ascari, Tullia Benedicta D’Aquino Canestraro, Simone Di Benedetto, Giovanni Minguzzi, Giulia Pastorino, Giulio Stermieri, Alessandro Turrini – ha lavorato su due produzioni sonore, finalizzate ad altrettante performance pubbliche e coordinate da due guest d’eccezione: il 21 giugno 2020 al SuperCinema Estivo di Modena, nel contesto della Festa Europea della Musica, con lo spettacolo “Anemic Cinema” – composto da cortometraggi del cinema d’avanguardia del secolo scorso, da Marcel Duchamp e Man Ray fino a Maya Deren e Kenneth Anger, passando per Luis Bunuel – in cui il collettivo ha avuto modo di lavorare assieme ad Enrico Gabrielli, polistrumentista già in formazioni come Mariposa e Calibro 35, e collaboratore di artisti del calibro di Mike Patton e PJ Harvey.
Seconda produzione invece come di consueto è stata quella ospitata all’interno di Festivalfilosofia, sabato 19 settembre 2020, in cui i musicisti si sono cimentati nella sonorizzazione di Metropolis di Fritz Lang, pietra miliare assoluta del cinema muto e di fantascienza, supportati nel lavoro dal chitarrista e compositore Stefano Pilia (Afterhours, Massimo Volume, Rokia Traoré).
Sonda Club 2020
“Grande è la confusione sopra e sotto il cielo” sono le parole presenti in uno dei brani della nuova accoppiata di Sonda Club con cui volevamo iniziare questa presentazione.
Perché se la confusione regna sovrana Sonda Club rimane una certezza e la scia di singoli che questa collana si lascia alle spalle aumenta anno dopo anno.
La formula è invariata. Un big della regione (presente con un suo brano sul lato A) fa da garante ad un giovane artista iscritto al progetto Sonda (presente sul lato B).
Le scelte operate dai big sono la conseguenza di alcuni ascolti nel grande bacino di Sonda, al fine di trovare il pezzo più intrigante ed originale da accompagnare alla loro canzone.
Scelte difficili per l’alta qualità degli iscritti che testimoniano ancora una volta il ricco panorama regionale pronto ad invadere il mercato discografico nazionale.
Quest’anno siamo particolarmente soddisfatti e contenti.
I big che hanno deciso di sposare le finalità di Sonda Club sono Massimo Zamboni (ex chitarrista dei CCCP Fedeli Alla Linea, C.S.I.) e i Modena City Ramblers. Due progetti di indubbio valore nei rispettivi ambiti musicali che hanno scritto pagine indelebili nella storia della musica italiana.
Massimo Zamboni ci ha regalato “A ritroso”, brano apparso per la prima volta nel cd del 2010 “L’Estinzione di un colloquio amoroso”, poi ripreso nel disco dal vivo dell’anno successivo “Solo una terapia: dai CCCP all’estinzione” e proprio questa versione live è quella impressa sul vinile di Sonda Club.
I Modena City Ramblers, invece, ci hanno omaggiato un brano apparso nel loro album del 2017, “Mani come rami, ai piedi radici”, intitolato “Volare controvento”, poi ripreso nel disco del 2019 “Riaccolti”, registrato dal vivo all’Esagono Recording Studio.
Una delle caratteristiche delle 300 copie di ciascun vinile è il colore, che cambia ad ogni pubblicazione.
Per Massimo Zamboni abbiamo scelto un colore particolare. Pensando alla sua attitudine punk siamo andati alla ricerca di una pasta di vinile color oro. Il punk incontra il lusso e ne rimane turbato o indifferente. Dipende dal momento o dal caso (che diventa caos).
Per i Modena City Ramblers il colore del vinile poteva essere uno e solo uno: il verde, quello dell’Irlanda, del loro folk rock, della natura e della voglia di libertà senza confini. Verde trasparente come l’acqua che purifica e lava le ingiustizie ed i soprusi.
Ma sul lato B cosa succede?
Succede che Massimo Zamboni ha scelto il brano “Interludio” di Arianna Poli (da Ferrara). Un pezzo dall’incedere dorato (vuoi vedere che il colore del vinile è perfetto anche per lei), una canzone delicata che sul finire diventa arrabbiata per qualche secondo grazie ad una chitarra alla cartavetrata, che scuote e ti fa sgranare gli occhi. “Riesci a vedere quella pioggia?” canta Arianna “e tutti noi saremo coinvolti” in “subbugli, tumulti, palazzi, campagne elettorali”. Un brano così breve che quando finisce rimani disorientato. Così con un balzo felino vai alla ricerca della puntina del giradischi per poterlo riascoltare. E boom tutto ricomincia.
I Modena City Ramblers, al contrario, hanno deciso che “Muto” di Matteo Polonara & Mataara Trio (da Bologna) doveva accompagnare il loro brano. Matteo con la sua canzone riesce senza ombra di dubbio a farci battere il piedino, riesce a farci girare la testa, riesce a portarci in giro per il mondo. “Come è andata la tua giornata?” chiede Polonara, una domanda che nasconde una curiosità e la voglia di entrare in contatto con mondi diversi. Una giostra di parole e musica che all’improvviso si ferma lasciandoci nel vuoto della solitudine. Un turbinio di colori che nel verde trasparente del vinile ci sguazza come un bambino che ha appena trovato una nuova scatola piena di giochi.
Sonda Club continua la sua scia di pezzi di plastica colorata. Plastica piena di emozioni musicali.
Emozioni che per 300 ascoltatori saranno (addirittura) gratuite.
I live di Sonda visti da voi: Sons of Lazareth
SONS OF LAZARETH
Covo Club, Bologna, 15 novembre 2019
(main guest The Detroit Cobras)
Può capitare di frequentare un rock club da spettatore e con Sonda arrivarci nelle vesti di musicista: “Il locale dove abbiamo suonato, Il Covo, essendo un club storico dell’underground bolognese lo conoscevamo molto bene e tante volte lo abbiamo frequentato da spettatori sognando anche da bolognesi d.o.c. di poter un giorno salire su quel palco. Però non si era mai creata l’occasione, che è arrivata con l’apertura ai Detroit Cobras. È stato un sogno che si è avverato”. Una apertura perfetta per i Sons Of Lazareth che continuano a raccontare: “Conoscevamo già i The Detroit Cobras essendo molto legati alla musica statunitense e ci sentiamo in linea con il loro genere, considerando che molti ci attribuiscono sfumature garage rock o proto punk”. Però una serata diventa piacevole anche quando l’atmosfera è quella giusta: “I gestori del Covo sono persone amiche che conosciamo perché molti di loro “in primis” sono musicisti con cui ci troviamo a condividere serate e palchi nelle varie nottate bolognesi. Persone sempre professionali in tutto e per tutto. Inoltre, è stato molto bello vedere sotto il palco musicisti “giramondo” di una band come i Detroit Cobras ascoltarci interessati”. Fin qui tutto bene ma il pubblico come ha reagito ai Sons Of Lazareth: “Noi siamo sempre soddisfatti dei live perché suoniamo principalmente per noi stessi e quindi non facciamo mai troppo caso a chi ci guarda mentre ci esibiamo (una sorta di dimensione parallela nel momento in cui siamo sul palco); poter presentare la nostra musica è qualcosa di inspiegabile ed impagabile. Quindi per noi qualsiasi risposta del pubblico ci fa piacere e ci soddisfa”. Se poi in platea c’è qualche faccia conosciuta che addirittura ti critica non si può certo chiedere di più: “Ci siamo scambiati contatti e complimenti con l’altra band d’apertura, i Fucking Cookies e poi tutte le volte c’è sempre qualche nostro amico che ci critica la scaletta perché lasciamo fuori la sua canzone preferita. Un grande classico”. Momenti indelebili da raccontare e riraccontare: “Avevamo talmente tanta carica che abbiamo praticamente suonato i pezzi ad una velocità esagerata ma in quel momento per noi era normale. Dopo riguardando i video avevamo gli occhi sbarrati”. Ma del progetto Sonda cosa ne dicono i ragazzi: “Il Progetto Sonda andrebbe reso “patrimonio nazionale”. Da custodire e mantenere”. Bene, anche noi di Sonda siamo felici della riuscita del concerto: “È stato un live da mettere nella zona alta della nostra classifica anche per una questione di orgoglio e blasone del locale oltre che per la bellezza della serata”.
I live di Sonda visti da voi: Hemp
HEMP
Splinter Club, 15 Febbraio 2020
(main guest Mondo Generator)
“Eccome se conoscevamo i Mondo Generator! Nick Olivieri è sicuramente uno degli ‘inventori’ dello stoner, in quanto presente nelle formazioni di ‘Wretch’ e ‘Blues for the Red Sun’ dei Kyuss”. Con una premessa così è ovvio che la serata potesse essere memorabile per gli HEMP, progetto stoner/doom nato nel 2016 a Ferrara, con un disco all’attivo (“The Eye”, 2018) e un live in studio di prossima uscita. Anche se per il quartetto emiliano non si è trattato del primo live in apertura ad artisti più grossi – “Abbiamo suonato con i Coven, una delle band più antiche dell’occult rock, con i RIP che sono sotto Riding Easy (una delle etichette di punta del genere negli states), i cileni King Heavy, un paio di volte con gli Epitaph e i Voodoo Highway” ci raccontano – incontrare un mostro sacro dello stoner rock è stata sicuramente un’esperienza nuova. “Da quello che si legge su internet avevamo l’idea che Nick Oliveri e la sua band fossero dei pazzi scalmanati, in realtà avendo avuto modo di parlarci si sono rivelati dei ragazzi molto umili, sono dei professionisti e anche se sono famosi non hanno dimenticato che il vero spirito di questi generi musicali non risiede negli stadi o nei palazzetti enormi stracolmi di gente, ma nei piccoli club, nelle realtà underground, nelle band un po’ sgangherate dei fattoni. Queste sono le cose che rendono autentiche queste situazioni, ecco”. Una serata rafforzata da un’ottima presenza di pubblico, anche da fuori regione, molta partecipazione e un generale mood di “presabbene” (parola degli HEMP). “Queste iniziative sono come un faro nel buio del panorama musicale italiano”, conclude la band, “Inutile lamentarsi per come funziona la musica nel nostro Paese, sappiamo bene le dinamiche di queste situazioni e infatti siamo rimasti molto colpiti da quello che fa Sonda: dare un’opportunità a dei giovani serve non solo a fargli fare esperienza, ma a dare fiducia nel fatto che allora ‘si può fare!’”.
I live di Sonda visti da voi: La Convalescenza
LA CONVALESCENZA
ATP Live Music Club in collaborazione con
Godot Festival, 19 Dicembre 2019
(main guest I Botanici)
“La cosa più memorabile in una serata crediamo sia sempre conoscere artisti e persone nuove, e condividere la serata con I Botanici ci ha permesso di confrontarci con artisti di alto livello, consapevoli e molto piacevoli!”: questo in sintesi il commento de La Convalescenza, quintetto rock modenese già sicuramente noto ai lettori di queste pagine, che si è trovato grazie a Sonda a condividere assieme a I Botanici il palco dell’ATP Live Music Club di Carpi. Quella non è stata però la prima volta della band alternative/indie rock modenese in apertura a nomi più noti, infatti nel corso della loro storia hanno avuto modo di suonare già assieme ai Cara Calma e La Tigre. L’entusiasmo però, da quello che ci dicono, è sempre quello della prima volta: “Conoscevamo già I Botanici – trio di Bevenento con due dischi all’attivo, “Solstizio” e “Origami” – e li avevamo già visti live un paio di volte. È stato veramente bello poter condividere il palco con loro, sono una gran band! Nonostante il pubblico fosse esiguo un po’ perché la serata è stata organizzata all’ultimo momento, un po’ perché sotto periodo natalizio, dobbiamo dire che per noi è stato bellissimo, come ogni volta che ci è data la possibilità di salire su un palco”. Un bilancio quindi positivo sia per l’attitudine de La Convalescenza, positiva e aperta alle nuove esperienze, sia per l’iniziativa di Sonda che si riconferma importante per dare spazio alle band emergenti. “Pensiamo che Sonda sia una “macchina” che funzioni già più che bene, ma che sia limitata purtroppo dai pochi locali sul territorio che permettano di dare lo spazio che merita alla scena emergente locale”. Che dire? Ringraziamo e speriamo nascano nuovi locali e nuovi palchi per La Convalescenza e le tante band emiliane che, come loro, meritano di essere ascoltate!
I live di Sonda visti da voi: Lei, (No) Innocence
LEI, (NO) INNOCENCE
Locomotiv Club, Bologna, 22 novembre 2019
(main guest Telefon Tel Aviv)
A volte capita che il 2 diventa 3 e tutto assume un’altra piega: “Viviamo a Bologna ormai da tanti anni. È una città molto viva, tanto che a volte è difficile star dietro a tutte le proposte e realtà interessanti che fioriscono periodicamente. Il Locomotiv, soprattutto per quanto concerne l’attività live, è un punto di riferimento. Del locale apprezziamo il suono e la resa acustica”. Un numero da solo però non basta ne occorre un altro: “Seguiamo i Telefon Tel Aviv da tempi non sospetti. Son più di 15 anni che li ascoltiamo. Con tutte le dovute differenze direi che concettualmente siamo molto vicini. Anche la resa potrebbe essere accomunabile ad un genere simile”. Dopo una affermazione del genere tutto diventa diverso, quasi idilliaco, se poi ci aggiungiamo che “Josh dei Telefon Tel Aviv ha passato più tempo nel nostro camerino che nel suo. Abbiamo parlato molto e scherzato. La situazione era molto rilassata”. Beh possiamo affermare che l’apertura del duo bolognese ha dato i frutti sperati: “Ci sono stati dei momenti in cui ho percepito il silenzio e l’attenzione del pubblico. Quando riesci a catturare anche solo poche persone e stringerle in una specie di morsa, basta per renderci soddisfatti della nostra esibizione. In ogni caso il pubblico era attento, numeroso e ricettivo”. Come in ogni fiaba che si rispetti non tutto, però, può essere perfetto: “Capita spesso dopo i live di essere contattati. Dopo questo concerto, in particolare, una persona ci ha scritto chiedendoci per favore di non suonare mai più. L’abbiamo trovato divertente”. Se il divertimento è anche una critica non troppo velata, un concerto si può ricordare per un aneddoto particolare: “Jr (la seconda metà dei Lei, (No) innocence) è sparito verso la fine, lasciandomi da solo a caricare la macchina. Insomma la parte più pesante e noiosa di un live. Spero anche io che abbia degli aneddoti convincenti da raccontare!”. Fatica a parte, questo concerto lo si può inserire in una classifica di merito e con sorpresa si trova dove osano solo le aquile: “In vetta. Per quanto si trattasse di un live più spoglio dal punto di vista della scena, senza i visual di cui ci serviamo solitamente, l’approccio è stato più diretto e istintivo. L’adrenalina era tanta, il petto anelante. E anche la risposta del pubblico ci ha messo in condizione di dare il massimo”. Adesso manca solo un consiglio per migliorare il progetto Sonda: “Siamo grati a Sonda per il lavoro che svolge. Sarebbe bello assistere ad una crescita di identità di tutta la scena locale. Ma lavorando con un gruppo di proposte piuttosto eterogeneo, non è facile e non si tratta di una pecca direttamente imputabile a Sonda”.
I live di Sonda visti da voi: Mister Peculiar
MISTER PECULIAR
Splinter Club, Parma, 15 Novembre 2019
(main guest Greyson Capps Band)
Quella sul palco del club di Parma è stata, se si può dire, una prima volta per il bolognese Mister Peculiar (al secolo Fabio Tassinari), anche se dalla sua storia non si direbbe: due album pubblicati e uno in cantiere, tantissimi concerti alle spalle, ma come ci racconta lui mai uno in apertura ad un altro artista, come nel caso di Grayson Capps. “Che io ricordi ho sempre e solo suonato in concerti ‘miei’ o assieme ad altri artisti in alcuni, ma mai effettivamente aperto il concerto di qualcun altro. È un’esperienza diversa, perché instauri con il pubblico un rapporto più distaccato, almeno per come io sono abituato a vivere il live, ma comunque è un’occasione di suonare per persone che non ti conoscono. È quindi a modo suo un’esperienza interessante, e di conseguenza divertente”. Un’ottima serata in un’ottimo locale, che ha visto Mister Peculiar anticipare il concerto di Greyson Capps, una sorta di proprio alter ego americano: entrambi cantautori, entrambi accompagnati dalla propria band, diversi nel genere ma accomunati nelle intenzioni. “Avevo sentito parlare di Grayson Capps – racconta Fabio – ma non conoscevo la sua musica nel dettaglio. L’ho trovato in linea con me, non tanto per il ‘tipo’ di musica (che a mio parere è soltanto il mezzo attraverso il quale un artista trasmette il proprio messaggio) quanto piuttosto in ciò che lo spinge a scrivere. E questo mi ha fatto piacere, perché è un aspetto che ritengo molto importante nell’arte, oltre al fatto che si è rivelato un grande artista e un ottimo performer, ed è sempre un piacere ed un onore condividere il palco con artisti di quello spessore. Inoltre è bello vedere che l’interesse del pubblico è ancora vivo, che grazie a realtà come lo Splinter e Sonda è ancora possibile trattare la musica come una forma d’arte e non come intrattenimento… o peggio come un sottofondo!”. Meglio di così non poteva andare, no?